Entriamo ora nella seconda parte, nella seconda porta.
Vi condurrò come un custode che non consce bene le
proprie chiavi, le chiavi del proprio palazzo, della
propria città. Chiavi ossidate dall’umido, dai miasmi di
uno stagno nascosto, segreto... putrido. Questo, per non
togliere ai visitatori il gusto della disubbidienza, il
sapore della marachella, delle mani nella marmellata,
dell’onanismo. Seguite me, un custode che conosce bene
il posto e che vi condurrà in modo incerto,
inaffidabile... oppure andate per conto vostro, andate,
ognuno per la sua strada, aprendo le porte di cui non
avete le chiavi, sfondandole, camminando per un posto
insano, ma con una certezza; potete almeno fidarvi di
voi stessi.
Io resto qui, vicino, non lontano. Resto a
crocifiggere, impiccare, impalare le illusioni. Seguite
il bercio di ogni esecuzione e troverete l’opaco tesoro.
Martino lo ha trovato, presto, tardi, il malinconico
fantasmino della prima parte, lo ha trovato, prima della
fine, prima della completa consapevolezza, abbracciando
man mano l’io narrante, fondendosi, nell’io narrante.
Questo è stato l’inizio del viaggio, un viaggio lungo,
estenuante, che dura da diversi anni. Un viaggio che non
ho completato, che non posso certo completare, ma che ho
intenzione almeno di mostrarvi, di mostrarvi dove sono
arrivato, dove ora sono, dove per ora resto. Per farlo,
però, dovrò crocifiggere, impalare, inchiodare le
illusioni alla realtà, per mostrarla, per tagliarla,
stringerla, succhiarla, suggerla, strizzarla... come un
impalatore, un molitore. Voglio incidere la realtà,
quella che conosco, che vedo dalla mia piccola finestra,
voglio sezionarla con un bisturi, farla sanguinare,
cosicché, esangue, mi lasci in pace, libero. Non la sua
magia, non da lei mi lascerò illudere... ma da me, dalla
mia magia, dal mio bisogno di illusione. Impregnerò la
realtà dell’odore dei miei bisogni, perchè sono
convinto, che anche se nuda, struccata, la realtà, la
vita, abbia una sua magia intrinseca. Sono convinto che
dopo averci passato la notte, al mattino, puoi girarti a
guardarla nel letto senza timore, riconoscendola...
riconoscendone ancora la bellezza, la nuda illusione.
Questa, questa è la mia illusione, il mio bisogno... il
mio mazzo di chiavi spruzzato di ruggine.
Ora andate, andate dove volete... qui non troverete
alcuna Verità, alcun Insegnamento. Il tesoro opaco è un
altro.