Home Page Pagina Iniziale L 'angolo di Delphine Io, Delphine
DAL DIARIO DI UN MARINAIO
Ci sono notti in cui il cielo è sì
gonfio di stelle che t’aspetti che esploda da un momento all’altro inondando
la terra di fiocchi d’argento. Ci sono poi notti in cui il mare assume
un’insolita luminescenza e tutto pare incredibilmente velato di magia. E’ in
quelle notti, soprattutto quando la luna decide di non mostrare il suo volto
troppo simile a quello della mia amata madre, che è possibile udire il più
sublime dei canti. All’inizio le note si perdono nello sciabordio delle onde
tanto da farti credere di non aver udito altro che il rumore della nave che
fende il mare. Ma se decidi di ascoltare con più attenzione, la melodia entrerà
in te ed allora sarà l’inizio della fine. Non c’è notte in cui non
tenderai l’orecchio ansioso di carpire anche solo una scheggia di quella
magia; non c’è notte in cui non resterai sveglio a pregare che ti venga
concesso di udire un’altra nota soltanto. Non basterà il dolce rollio della
nave a farti prender sonno. Al resto del mondo dirai che ami il mare, così come
ho sempre fatto io, mentendo persino a me stesso. In realtà, non vorrai
scendere dalla nave perché è impossibile udire quel canto dalla terraferma.
E’ poi utopia riuscire a scorgerne una se ci si allontana dal loro elemento.
Il mare le protegge, le culla ed ascolta pazientemente ogni loro melodia. E’
il loro padre così come credo che la spuma lattescente sia la loro madre, anche
se non ne sono del tutto sicuro. (Di cosa si nutre il mare? Forse degli uomini
che le dolci sirene riescono ad irretire con le loro voci suadenti?) So solo che
venderei l’anima al diavolo per vederne una. (Mi chiedo quante creature fatate
esistessero prima dell’avvento di noi uomini). Dicono (ma chi ha avuto tanta
fortuna da riuscire a scorgerle? ... Forse quella di Ulisse non è solo
leggenda... Ah, benedetto fra i mortali!) che la parte inferiore del loro corpo
sia ricoperto di squame sulle quali le stelle accendono riverberi d’un verde
quasi metallico. La parte superiore del loro corpo è però quella che
maggiormente rende noi esseri umani così terribilmente vulnerabili. Leggendaria
è la bellezza dei loro visi rosei sui quali brillano purpuree labbra carnose,
dei loro occhi verdi traboccanti di malizia e delle loro fluenti chiome di
smeraldo che nascondono a malapena i loro seni conturbanti. E’ la loro voce,
però, che piega la nostra volontà rendendoci schiavi di un amore impossibile.
Talvolta credo che sia intrisa di un’antica magia che noi non conosciamo e
contro la quale non possiamo far altro che tentare di resistere, se è proprio
questo che vogliamo. Se incontrassi una sirena (e prego Dio che questo accada!)
lascerò che la magia mi avvolga e faccia di me qualsiasi cosa la creatura
fatata desideri. In fondo, perché sarei rimasto in mare per tutti questi anni
se non per questo? La mia volontà non è più forte come un tempo. Dalla prima
volta in cui ho udito il canto tante cose sono cambiate. Ho lottato contro me
stesso per anni, poi il lato umano (quello bestiale?) ha prevalso su quello
razionale ed il desiderio ha iniziato a corrodere lentamente la mia ferrea
volontà. Ora, non c’è nessuna cosa che più mi interessi. Bramo solo di
scorgere una sirena e so che prima o poi ne vedrò una. Non c’è tempo per
scrivere altre righe su questo diario che molti in futuro attribuiranno ad un
pazzo. Non c’è neppure più tempo per spiegare a quegli uomini che non esiste
soltanto ciò che tutti sono in grado di toccare! Se così fosse, il mondo
sarebbe il più orribile dei luoghi dove vivere ed io non avrei esitato a
gettarmi in mare molto tempo fa. Là fuori, oltre le assi che scricchiolano e le
onde che cullano la TEMERARIA, una sirena ha già intonato il suo soave canto.
Devo andare. Il mio cuore non sa resistere. Devo andare. E prego Dio che sia la
volta buona.