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BOLLE DI SAPONE

Ho chiuso gli occhi. Non volevo permettere alle lacrime di fuggire. Li ho stretti sì forte da farmi male. Sono riuscita a ricacciarle. Quelle si sono mutate in spine di ghiaccio e sono andate a conficcarsi nel mio cuore. Era una spugna intrisa di minio il mio cuore! Una lieve pressione sarebbe bastata a far stillare gocce scarlatte… Provate ad immaginare cosa abbia provocato il Dolore che ci si è seduto sopra!

La mia anima piange sangue e fiocchi di neve ora.

Poetico?

No!… Triste!… Molto triste…

Non volevo correre il rischio che Lui mi vedesse piangere, così ho chiuso gli occhi. Quando li ho riaperti, centinaia di bolle di sapone fluttuavano intorno al mio corpo. Ovunque spaziasse il mio sguardo, non vedevo che sfere d’oro e di turchese, indaco e malva, celesti e lilla, d’argento o di smeraldo.

Faticavo a comprendere cosa rappresentassero. Erano belle, ma non riuscivo a cogliere il loro significato. Avevano riempito la stanza e volteggiavano nell’aria silenziose e languide.

Chissà cosa avrebbe pensato se fosse entrato in quel momento!

Fortunatamente non lo ha fatto.

Mi chiedo quale espressione ebete fosse dipinta sul mio volto! Sola, in mezzo a centinaia di bolle di sapone entrate da chissà dove (avevo chiuso la finestra diversi minuti prima che quelle apparissero!) ed alle prese con la rabbia, il dolore e la frustrazione.

Puf!

La prima bolla è esplosa accanto alla porta socchiusa.

Puf!

La seconda ha preferito morire fra i miei capelli.

Puf!

La terza è spirata sulle mie labbra.

Puf! Puf! Puf!

Puf! Puf! Puf!

Un’altra si è adagiata sul tavolo e vi ha lasciato impressa la sua anima.

Puf! Puf! Puf!

Due si sono unite in un tenero abbraccio e per qualche istante sono rimaste sospese di fronte ai miei occhi. Dolcissime!

Pufpuf!

Sono esplose contemporaneamente. Un sorriso amaro ha illuminato appena il mio volto cupo.

Puf!

Una delle ultime ha raggiunto il soffitto ed è deceduta nel tentativo di attraversarlo.

Puf!

Le ho guardate scoppiare una dopo l’altra fino a quando non siamo rimaste solo una grossa bolla ed io.

 (Non mi sarebbe dispiaciuto terminare la mia vita in quel modo!

PUF! Ed io non rimango che un ricordo nella mente di chi mi ha amato!

PUF! Ed il dolore che Lui mi ha causato scompare insieme a me…

PUF! No, non peggioriamo le cose. Non chiediamoci se Lui poi sentirebbe la mia mancanza…)

 Mi sono avvicinata alla grossa bolla. Decisamente non era come le altre. Pareva che tutti i colori dell’universo fossero concentrati nel suo corpo sferico. Si è soffermata a mezz’aria ed ha iniziato a vorticare su se stessa. Ha continuato così per qualche minuto.

Qualcuno, oltre la mia stanza, ha chiuso la porta d’ingresso.

Bene!

Ora avrei potuto anche piangere un po’…

Male!

Nonostante la delusione, già mi mancava… Maledetto cuore di burro!

D’improvviso la bolla si è fermata ed una figura ha preso forma al suo interno. Ancora adesso stento a credere di aver visto quello che ho visto…

Oltre le pareti scivolose e trasparenti della bolla ho scorto una ragazza alta non più di trenta o quaranta centimetri. Lunghi capelli rossi le cadevano sulle spalle. Indossava un abito color porpora (il mio colore portafortuna!) di quello che a prima vista pareva lino e teneva nella mano destra un pennello. Ai suoi piedi giacevano decine di secchi colmi di vernice di ogni colore. Si è girata verso di me e ci siamo guardate negli occhi. Meno di un decimo di secondo per riconoscerci.

Lei era me ed io ero lei.

Ho improvvisamente udito la sua voce nella mia mente.

“Non puoi passare la vita a studiare come dipingere il tuo mondo per convincerlo ad entrare!

Rifletti!

Bianco? Troppa purezza esula dall’essere umani…

Nero? Non credi che il mondo sia già abbastanza tetro?

Celeste? Rischi che lo scambi per il cielo. E se poi non ama volare?

Verde? Oh, il verde è così rilassante, ma lo può scorgere ogni mattina fissando i suoi occhi nello specchio!

Giallo? Troppa luce acceca, piccola!

Rosso? E’ il colore della passione. E se poi ci fraintende?

Grigio? Non è il nostro colore. Troppo neutro…”

La voce si è interrotta e il mio minuscolo alter ego ha scagliato con rabbia il pennello contro le pareti della bolla.

Puf!

La grossa bolla è esplosa in una miriade di spruzzi (schegge d’arcobaleno!) e con lei la figurina vestita di rosso.

“Per la prima volta il re è riuscito a darmi scacco.” Ho pensato. “Forse è giunto il momento di arrendersi.”

Mi sono seduta ed ho appoggiato i gomiti sul tavolo. Con la testa fra le mani sono rimasta a lungo a riflettere sul nostro passato, sul nostro presente e sul nostro futuro senza giungere ad alcuna conclusione. Alla fine, una parte di me si è nascosta ed è scoppiata in singhiozzi. L’altra, invece, ha inveito contro il cuore accusandolo di troppo amore.

Non volevo piangere, così ho chiuso gli occhi.

Quando li ho riaperti, decine di “perché?”, “dove ho sbagliato?”, “vorrei che mi amasse come io amo lui!”, “quanto sono stupida!”, “questa non è amicizia…” fluttuavano intorno a me come delicate sfere di sapone. Ho radunato le mie cose e me ne sono andata. Non aveva senso rimanere lì. Loro mi hanno seguito e, a differenza delle bolle, sono ancora intorno a me.

E’ notte.

Puf!

Le mie convinzioni si sono dissolte.

Puf!

Il mio sorriso si è spento.

Non voglio piangere, così chiudo gli occhi. Con un gesto della mano, Morfeo scaccia tutti i dubbi che mi assillano. Mi prende fra le braccia, mi culla e mi promette un sogno bellissimo.

“Il guaio è che io ho bisogno di lui e lui no…” bisbiglio con voce impastata dal sonno.

“Smetti di pensare a quell’uomo!” sussurra Morfeo “Non tormentarti, piccola!”

Appoggia le sue labbra umide sulla mia fronte.

PUF!

Finalmente mi addormento.