LA
GRANDE MADRE
Prefigurazione
della Vergine.
Quando
i primi missionari cristiani scoprivano in Gallia un gruppo di Celti intenti a
venerare una figura femminile nell'atto di dare alla luce un bambino, non
tentavano neppure di modificare le loro concezioni religiose. Si limitavano a
spiegare agli indigeni che, senza saperlo, erano già cristiani, e stavano
adorando un'immagine della Madonna. Se tutto andava bene, sul luogo sacro veniva
costruita una chiesa, e l'idolo pagano, trasferito al suo interno, si
trasformava automaticamente in una rappresentazione cristiana; per giustificare
la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita
di Maria, i teologi coniarono addirittura un termine "Prefigurazione della
Vergine ". Ma chi era quella figura materna venerata - con aspetti e nomi
diversi - fin dai primordi dell'umanità?
La
Dea Terra.
Se
fosse necessario dare un'unica denominazione a Iside, a Ishtar, a Venere, a
Athena, a Gea, alla "Signora Seduta di Pazardzik", a Modron, forse
Grande Madre sarebbe la scelta più appropriata. Tutte queste divinità, anche
se in modo diverso, rappresentano la Dea Terra, la gigantesca Madre di ogni
essere vivente; sono il simbolo della natura nei suoi aspetti positivi - la
fertilità, l'abbondanza dei raccolti - e negativi - le tempeste, la carestia.
Per questo suo dualismo, molte antiche rappresentazioni della Dea Madre hanno il
volto metà bianco e metà nero, un particolare su cui ritorneremo.
Vergini
nere
Il
volume The Goddess Sites: Europe (I luoghi della Dea: Europa
), di Anneli S. Rufus e Kristan Lawson elenca un numero davvero
impressionante di luoghi di culto della Grande Madre nel nostro continente; ora
le rappresentazioni della Dea si trovano quasi tutti in superficie, ma gran
parte di esse erano poste originariamente nel sottosuolo, dove la presenza delle
correnti terrestri si fa maggiormente sentire.
Proprio
dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri "Vergini Nere",
le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari. Con un'operazione nota
come "sincretismo", la stessa per cui agli dei del voodoo
di Haiti sono stati associate le immagine dei Santi cattolici importate
dai missionari - la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria,
colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni. Le immagini
delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente
legati alla Dea Terra, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i
loro edifici sacri.
Vergini
nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano
dodici (a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa,
Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia); in Francia
addirittura novantasei. Le pi ù famose sono quelle della cattedrale gotica di
Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e
Notre-Dame-du-Pilier . Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili,
avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, provino una sensazione di
mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il
massimo della loro potenza, e che percorrono con un guizzo la colonna vertebrale
del visitatore, non di rado provocando in lui un'improvvisa
"illuminazione" mistica. Il tredicesimo segno
Nell'interessantissimo
saggio La Dea Bianca (1948), una vera e propria "grammatica del mito
", Robert Graves identifica il culto primitivo per la Grande Madre con un
culto ancora più antico dedicato alla Luna (la "Dea Bianca ",
appunto), a sua volta simbolo celeste della fertilità (molti popoli
dell'Africa, del Sudamerica e gli aborigeni australiani ritengono che il
terriccio rosso sia il sangue sparso dalla Luna quando diede vita alla Terra).
Dei
riti lunari, totalmente dimenticati già in tempi remoti, sarebbero rimaste
alcune confuse tracce in tradizioni successive, tra cui il sinistro
"Sabba" delle streghe. L'americano James Vogh, autore di Arachne
Rising: the Thirteent Sign (Arachne sorgente: il tredicesimo segno, 1977),
ipotizza che, a un certo momento della storia, il culto nei confronti di una Dea
femminile sia stato
violentemente represso a favore di un culto per un Dio maschile. In certe tavolette magiche egizie e in altri reperti archeologici di carattere astronomico ricorre il numero tredici (i mesi lunari nel corso di un anno); Vogh fa rilevare come questo numero sia stato osteggiato dalle religioni successive, al punto che ancor oggi esso è considerato malefico. Secondo Vogh la luna, rappresentata dal simbolo di Arachne, costituiva il tredicesimo segno (poi cancellato) dello zodiaco; questa eliminazione è ricordata in una serie di miti, tradizioni e fiabe ove il tredicesimo personaggio di un gruppo (il più amato) viene tradito e ucciso, quindi risorge segnalando la possibilità di una redenzione. Tra le narrazioni più note, Vogh annovera un antica versione della Bella Addormentata (a farla cadere in catalessi è una di dodici fate), la storia di re Artù e dei suoi dodici cavalieri (il traditore è Mordred), la leggenda del dio scandinavo Baldur (lo uccide Loki, il cattivo dei dodici principali dè i del Walhalla), e, naturalmente, la vicenda di Gesù, circondato da dodici apostoli e tradito da Giuda. Secondo i giornalisti Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, autori de Il sacro Graal, un volume dedicato al mistero di Rennes-Le-Chateau, il culto della Dea Bianca è ancora praticato segretamente; lo custodiscono (insieme a un infinità di altri segreti) gli adepti di una società esoterica denominata "Il Priorato di Sion ".