tratto da: http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/con%20maria%20in%20attesa%20del%20figlio.htm
NATALE
TRA STORIA E FEDE
Dalla
rivista mensile religiosa “PAPA GIOVANNI” n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti
del S. Cuore’ (Dehoniani) Collegio Missionario Via Barletta – 70031 Andria
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Veramente
a Betlemme nacque un bambino di nome Gesù. Questo avvenimento fu registrato
sulle pergamene destinate a formare quel rudimentale tabulato dal quale
risultano i dati raccolti nella piccola città ove erano confluiti da ogni
località quanti avevano ancora a Betlemme la loro residenza anagrafica o la
loro famiglia di origine. Il Natale, dunque, per il suo carattere soprannaturale
rappresenta un fatto unico nella storia e, pertanto, conserva - come tutto ciò
che è eterno - il medesimo ed immutabile valore in ogni epoca anche se
bisogna riconoscere che, nella nostra civiltà, esso ha perduto parecchio del
suo senso originale di potente richiamo alla vita dello spirito. Tuttavia la
figura di Gesù colpisce e seduce molti uomini del nostro tempo, specialmente i
giovani, per la carica di umanità che trasmette, per il suo amore ai poveri,
la sua coerenza, la sua presa di posizione, spinta sino alla morte, contro
le pretese di ogni sopruso o di ogni potere.
Dal
29 a.C. al 14 d.C. a Roma comandava l'imperatore Cesare Augusto. Era padrone
di quasi tutto il mondo allora conosciuto. Con lui ci fu un periodo di pace e di
prosperità. Roma era ogni giorno più forte. Il prestigio a cui Augusto aveva
innalzato l'impero non doveva scomparire con la sua morte. Per questo
bisognava organizzare bene il governo e lo stato. Per farlo doveva sapere, prima
di tutto, quanti erano gli uomini su cui aveva potere di vita e di morte. Per
questo ordinò un censimento. Sarebbe stato utile anche per far pagare le tasse.
Ogni capofamiglia doveva ritornare al suo paese di origine e dire agli
impiegati dell'impero chi era e cosa faceva. In Palestina il rappresentante di
Cesare Augusto era Publio Sulpicio Quirinio, responsabile della politica romana
dal 12 a.C.
Quirinio sapeva bene che gli Ebrei erano sempre stati dei duri. Per
tenerseli buoni, Roma aveva concesso diversi privilegi. Il censimento sarebbe
stata una buona idea per far sentire l'organizzazione e la potenza dell'impero.
Le proteste non mancarono. Non semplici cortei con striscioni e qualche urlata,
ma vere rivolte con tanto di assassini e imboscate alle legioni romane. Solo per
i commercianti il censimento significava affari d'oro. Per dissetare i
viaggiatori che percorrevano le strade polverose della Palestina avrebbero dato
fondo a tutte le riserve. Almeno loro non si sarebbero lamentati.
Dal nord della Palestina,
da Nazaret, Giuseppe e Maria scesero verso Betlemme: 150 chilometri a dorso di
un asino. La strada che fecero non era importante per i Romani. Non c'era
manutenzione e neanche un minimo di protezione. I banditi depredavano i
viaggiatori e il gruppo terrorista degli Zeloti attaccava i viandanti per
scoraggiarli ad obbedire all'impero romano, visto come una potenza straniera che
dominava ingiustamente sulla Palestina. Caricato il povero bagaglio sul dorso
di un asino, i due sposi si misero in cammino verso Betlemme. In quel tempo
Betlemme contava poco più di mille abitanti. L'unico riparo che Giuseppe
riuscì a trovare era un caravanserraglio posto poco lontano dalla cittadina. Un
edificio quadrangolare con un cortile per gli animali e un portico dove
trovavano riparo gli uomini. Vi erano anche alcune stanze riservate agli ospiti
più importanti e facoltosi. Giuseppe e Maria non erano né importanti, né
ricchi: per loro, quindi, niente posto.
Passare la notte all'aperto, Giuseppe lo avrebbe anche fatto. Ma per
Maria non se ne parlava nemmeno. Il bambino poteva nascere da un momento
all'altro. A Betlemme erano arrivati tardi. Una camera libera non l'avrebbero
trovata neanche a pagarla a peso d'oro. L'unica cosa da fare era quella di
cercare ancora. Qualunque posto poteva andare bene per quella notte. Non molto
distante, dovevano esserci dei ripari naturali per gli animali. Degli
anfratti, usati anche dai pastori durante le abbondanti piogge di marzo e
ottobre. Ancora qualche passo. Fra poco sarebbero stati fuori Betlemme, la città
del grande re Davide. Sistemato alla meglio un angolo, Giuseppe preparò un
giaciglio di paglia. Ancora una notte così e Maria non ce l'avrebbe più fatta.
Il giorno dopo sarebbero andati a farsi registrare per il censimento. Un
sottile mormorio uscì dalle labbra di Maria: "Giuseppe, Giuseppe!".
Poi si accomodò sulla paglia e attese. Un vagito squarciò la notte... Maria
prese quel Bambino, lo avvolse con delle fasce e lo depose nella mangiatoia.
Improvvisamente il cielo s'illuminò. Migliaia e migliaia di angeli cantavano:
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona
volontà".
La
storia sacra dell'umanità si può distinguere in tre tempi: quello anteriore
alla venuta del Salvatore o tempo dell'attesa; quello del compimento delle promesse
messianiche o della Redenzione; e quello della pienezza, quando "Dio sarà
tutto in tutti" (1Cor 15, 28). Ebbene Maria è il culmine di quella Attesa
e ne è insieme il compimento. Se tutto Israele era il popolo a cui Dio aveva
promesso che avrebbe portato il seme dell'Atteso, Maria fu il fiore di Israele
che portò e maturò in sé quel seme. Infatti, quando venne la pienezza dei
tempi, "il Verbo si fece carne", "nato da donna", da Maria!
A Maria, dunque, va la nostra venerazione perché in lei - "Dio ha
operato grandi cose" e la nostra supplica perché nostra Soccorritrice
presso il trono dell'Altissimo, nostro Signore.
Il
nostro destino sacro è già stato vissuto, in modo tutto speciale da
Maria: imitiamola. Confidiamo nel suo aiuto. Animiamoci con entusiasmo a
vivere il nostro tempo di attesa della gloria futura con la virtù della
speranza, viviamo il tempo della Redenzione con la virtù della fede e la
fruttuosa partecipazione al mistero di Cristo nei Sacramenti.
Preghiamo:
Ti salutiamo, Maria.
Madre di Dio, tesoro venerato dall'universo intero. Grazie a te, colui che viene
in nome del Signore è benedetto nei Vangeli. Grazie a te, la Trinità Santa
è adorata e glorificata. Grazie a te, il cielo esulta, gli, Angeli sono nella
gioia. Grazie a te, il Figlio unico di Dio ha fatto brillare la sua luce. Per
questo l'universo intero esulta di gioia! (S. Cirillo
d'Alessandria)
Quando
Dio, per salvarci, decise di vivere tra noi, nella nostra condizione, con sangue
e carne e vita umana come la nostra, volle avere una madre. La scelse non tra le
donne più ricche del mondo o tra le più aristocratiche di Roma o di Atene,
ma in mezzo a un popolo religioso, tra le più virtuose e sante. Dio, che
rispetta sempre la libertà dell'uomo, mandò l'arcangelo Gabriele a chiedere a
Maria se accettava di divenire la Madre del Redentore. Maria aprì l'animo in
tutta la sua larghezza e profondità per accogliere la volontà di Dio, il suo
piano divino di salvezza, senza riguardo alle gioie e alle sofferenze, che le
avrebbe procurato la missione di Madre del Messia. Accogliendo il messaggio di
Dio con animo aperto, Maria diviene Madre di Dio e collaboratrice del Redentore.
Così, la scena dell'Annunciazione costituisce il fatto più grande e più
importante della storia umana. Essa sta al centro e al vertice di tutti i fatti
umani, di tutte le vere aspirazioni dell'umanità.
Gli
uomini venuti prima del giorno dell'Annunciazione aspettavano e
desideravano ardentemente la venuta del Messia e della Donna che lo avrebbe
generato, per salvarli dal peccato; e tutti gli uomini che sono venuti e
verranno dopo, se vogliono salvarsi, devono conoscere e vivere secondo l'esempio
di Gesù e di sua Madre.
Preghiamo: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta, in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1, 46-50).
Elisabetta,
nel salutare la giovane parente, le dice "benedetta tu fra le donne, e
benedetto il frutto del tuo grembo" e la proclama Madre del Signore,
sorpresa e ammirata per gli effetti risentiti nel suo bambino. Maria è
veramente Madre di Cristo, Signore e Dio: gli ha comunicato il suo sangue, la
sua carne, un essere umano puro e perfetto. Gesù è vero figlio di Maria, è
tutto di Maria. Maria è stata la madre perfetta nella carne e nello spirito,
perché, già prima, era talmente disponibile e piena di Dio che la maternità
fisica ne fu, per così dire, la fioritura concreta, la maturazione
privilegiata. Nel Vangelo di S. Giovanni si avverte un senso profondo: il
Verbo, generato dal Padre per conoscenza e amore, è stato accolto e generato
dal grembo di Maria similmente per conoscenza e amore, a differenza del mondo
e delle sue tenebre che generano figli per impulso di carne e di sangue.
"Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato
fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli
uomini" (Gv 1,3-4).
Credendo
e accogliendo il Verbo, Maria
ricevette il potere di divenire Madre di Dio; noi credendo e accogliendo il
Figlio di Maria, riceviamo il potere di divenire figli di Dio. Imitiamo la
Madonna e chiediamole una capacità larga e profonda di credere e accogliere
Gesù e il Padre.
Preghiamo:
Ti saluto, o Maria, piena
di grazia, il Signore è con te. I sacerdoti si vestiranno di giustizia e i
tuoi devoti esulteranno di gioia. Per amore di David, tuo servo, Signore, salva
il tuo popolo, e benedici la tua eredità. Alla Vergine gloriosa, piena di
grazia, salve! Il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne. Benedetto il
frutto del tuo seno tu hai concepito il Cristo, Figlio di Dio, il Redentore
delle anime nostre. (da un
Inno antico)
Maria
è madre senza concorso di volontà umana. Ella è Madre di Dio, perché Dio
ha operato tutto. Dopo il fiat, lo Spirito Santo le ha comunicato capacità e
forza di ricevere il Verbo. Lo Spirito l'ha trasformata a "sua immagine
e somiglianza"; l'ha resa, cioè, un riflesso e un vincolo dell'amore fra
il Padre e il Figlio. Così, mentre in ogni altra maternità, puramente umana,
è la madre che comunica tutto al figlio, e lo invade anche con tutta la sua
particolare vitalità, qui è Maria, è la Madre che riceve tutto da Dio, che è
ineffabilmente invasa da Dio, da Dio Padre che se l'associa nella generazione
temporale e umana del Figlio; da Dio Figlio che la costituisce madre, da Dio
Spirito Santo, che la rende, per così dire, terza persona della famiglia trinitaria
in terra, nel senso accennato; cioè quasi riflesso e vincolo di amore tra il
Padre e il Figlio Incarnato.
Anche
noi possiamo lasciarci invadere da Dio, dallo Spirito Santo. Quanto più
ampia sarà questa divina invasione, tanto più ricca e sicura sarà la nostra
personalità umana e cristiana, tanto più feconda di successo vero e di beni
non illusori sarà la nostra azione. Così è avvenuto nei Santi, per esempio in
S. Caterina da Siena che, pur giovanissima fragile donna, agiva in modo
determinante e benefico su città, fazioni, principi e sullo stesso papa.
Preghiera:
O Donna gloriosa, alta
sopra le stelle, tu nutri sul tuo seno il Dio che ti ha creato. La gioia che Eva
ci tolse ci rendi nel tuo Figlio e dischiudi il cammino verso il regno dei
cieli. Sei la via della pace, sei la porta regale: ti acclamino le genti redente
dal Signore. A Dio Padre sia lode, al Figlio e al Santo Spirito, che ti hanno
adornata di una veste di grazia. Amen. (dalla
Liturgia Romana)
Ogni
donna che diventa madre, mette alla luce il suo bambino con amore e dolore
grandi. Ogni figlio, se potesse, certo risparmierebbe alla madre ogni dolore.
Gesù, il frutto divino, si staccò dal seno di Maria come il frutto maturo si
stacca dal ramo senza spezzarlo. Gesù, luce vera da Dio vero, sortì e si
irradiò dal seno della Madre come la luce che passa attraverso il cristallo
senza infrangerlo, come il fulmine che esce dalla nube senza squarciarla.
Anche questo fatto meraviglioso e divino ci rivela e attesta l'identità di
Maria come Madre di Dio. Da sola, nel parto a Betlemme, Maria accolse con
immenso amore il bambino Gesù tra le sue braccia, lo fasciò di panni e di
tenerezza materna, lo pose nella mangiatoia come su un trono, ed estasiata
s'inginocchiò ad adorarlo, beata, come suo Dio e suo Figlio.
Quando
Dio prende possesso di una creatura non le toglie niente: le conserva ciò
che ha di buono e lo aggiunge ad altri doni attraverso una vocazione di
rinuncie e di sacrifici estremi. I beni dell'anima, virtù e grazia, sono talmente
efficienti e vivificanti che influiscono, sublimano e traspaiono anche dal
corpo, come attraverso un cristallo; ed esso tanto più vale quanto più è
grande la luce e il calore dell'anima, della grazia che l'investe.
Preghiamo:
O benedetta fra le donne,
il Signore ti ha parlato; ti ha annunziato la buona novella. Salve, prediletta
del Signore, salve, tu che sei accanto all'Altissimo, salve, Madre di Dio, Madre
del Salvatore. Salve a te che hai ricevuto Dio e che Dio ha ricevuto nei cieli.
Salve, o Vergine. Salve, o Maria, libro dell'eterna luce, salve, salve! (da
Antiche Preghiere)
4
dicembre. MADRE DI DIO.
A
Nazareth, la maternità divina
di Maria si arricchiva e cresceva a misura che cresceva la statura fisica e
umana del Figlio. La vita con Gesù, nell'amore, nella preghiera è nel
servizio reciproco, aumentava la santità di Giuseppe e di Maria. Ma la santità
di Maria portava un sigillo, un carattere nella sua carne, nel suo sangue e nello
spirito, che si allargava, si approfondiva e la divinizzava sempre più: la
divina maternità. Immaginiamo questo crescere, questo arricchirsi interiore
della maternità di Maria di fronte al Figlio nei momenti privilegiati della
loro santa intimità: nella preghiera, nell'affetto reciproco, nel servizio
amoroso, nel dialogo frequente che risuona nella santa casa di Nazareth. E
nelle ore di silenzio, quando la Madre seguiva e contemplava ogni gesto del
Figlio, Ella certo l'adorava e l'amava con sempre maggior ricchezza e
consapevolezza della sua speciale maternità.
L'indicazione
precisa di Gesù: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che
è nei cieli", trova solo in Maria il più alto adempimento. Anche noi, se
seguiamo e imitiamo la Madre di Dio, realizzeremo la nostra configurazione
al Figlio di Dio e di Maria e al Padre nostro che è nei cieli, nell'amore,
nella preghiera, nel lavoro come servizio reciproco.
5
dicembre. MADRE DELL’UMANITA’.
La
maternità di Maria, oltre alla dimensione divina, come Madre di Dio, ha preso
anche una dimensione, orizzontale, umana, divenendo Madre dell'umanità. Questa
duplice dimensione si rivela, in modo meraviglioso e commovente, alle nozze di
Cana. Quando sul più bello del banchetto venne a mancare il vino, la Madre di
Gesù, che, come una buona madre aveva l'occhio attento, restò sorpresa ma non
disorientata; sentì per essi un desiderio materno di soccorso. I suoi occhi
passarono pensosi dagli sposi al Figlio, la cui presenza rivelava e ricordava a
lei tanti eventi divini nella vita, e, decisa, sollecitò maternamente
l'intervento del Figlio.
Ecco
come Maria si rivela veramente Madre di Dio, di cui sollecita l'onnipotenza
per ottenere un miracolo; è veramente Madre degli uomini, di tutta la famiglia
umana, verso cui ha amore e premure spirituali ineffabili. Maria, Madre di Gesù,
prega, intercede, ottiene anche miracoli e collabora col suo Figlio a salvarci,
e con lo Spirito Santo a santificarci. Collaboriamo anche noi a questa opera
materna e divina di Maria con l'apostolato dell'esempio, della preghiera e
dell'azione per tanti nostri fratelli che non hanno la fede.
Preghiamo:
O Maria, tu hai generato
in Cristo l'umanità nuova. Nel tuo Figlio Gesù l'uomo trova la verità che lo
rende libero, la via per raggiungerla e la vera vita. Cristo è la pietra
angolare dell'edificio spirituale che è la Chiesa; tu sei la prima pietra di
questa abitazione di Dio, perché la prima credente. Fa' che ci sentiamo
popolo santo, popolo che accoglie i lontani e vive l'unità nella comunione,
impegnato nell'esperienza di una comunità aperta ad accogliere i peccatori.
Gli
apostoli furono i primi a essere investiti e compresi nel cerchio d'onda d'amore
materno di Maria. Vediamo spesso che le mamme amano con simpatia gli amici dei
loro figli. Lo stesso avvenne in Maria per i discepoli e gli amici del suo
Figlio, ma con maggior verità e intensità. Questo amore di Maria si
manifesta reale e operante. Nei primi mesi che gli apostoli seguono Gesù, Maria
li avrà incoraggiati ad avere fiducia nel Figlio. A Cana, la Madre ottiene il
primo miracolo, forse anche per aprire la fede dei dodici nella missione di
Gesù. Nella settimana della Passione, Maria avrà sostenuto l'animo degli
apostoli dubbiosi e paurosi. Giovanni, sul Calvario, sotto la croce, a fianco
di Maria, sentì più forza e fede nel Maestro crocifisso. Infine nel Cenacolo,
nei nove giorni di preghiera e preparazione alla Pentecoste, nei primi anni
della Chiesa nascente, Maria tra gli apostoli e gli altri discepoli era la Madre
e la Maestra.
Beati
quei giovani che sono chiamati e
si aprono generosamente a questa nobilissima Madre e prestano fedelmente a
Gesù mani e piedi e tutta la loro vita per portare il Vangelo a tutte le
creature e per salvarle. Le mamme, le famiglie cristiane ritengano un onore
grande il poter offrire un loro figlio al Signore, come sacerdote, come missionario,
anche in terre lontane.
Preghiamo:
O Madre santa, prima
discepola del Maestro, la tua disponibilità deve insegnare anche a noi ad
accogliere la divina chiamata e ad essere degni del nome cristiano che portiamo.
Tu sei stata fedele: perciò sei "beata perché hai creduto". La
nostra risposta alla chiamata di Dio trasfonda l'amore, l'incontro con la
Parola di Dio in una vita dedita agli altri. Ogni nostra azione sia giusta, non
tanto perché corrispondente a leggi, ma perché risposta fiduciosa alla
chiamata di Cristo.
La
morte e la corruzione del corpo nel sepolcro sono castigo e conseguenza del
peccato. Il peccato è come un veleno da cui non ci si può disintossicare
completamente se non dopo che la sua azione ha fatto tutto il suo corso. Bisogna
che questo nostro corpo di peccato sia distrutto, affinché la morte e il
peccato siano distrutti. Allora esso sarà risuscitato da Cristo e vivificato
dalla sua Risurrezione. Ma la Vergine Santissima non si macchiò mai di peccato:
da Dio fu preservata dal peccato originale, e poi, cooperando, ella stessa non
fece mai peccato, anzi si rese sempre più simile a Dio. Per questo alla fine
della sua vita terrena fu assunta anima e corpo alla gloria del Paradiso, vicino
al suo Figlio, per sempre. L'Assunzione non fu per Maria solo premio, onore e
gloria; fu come la maturazione della sua santità e una ulteriore grazia
sublime.
E’
un esempio e una speranza certa anche per noi: l'assunzione di Maria ha
lasciato una scia luminosa che ci fa strada da questa terra al Paradiso, che ci
illumina sul valore ultraterreno dell'anima e del corpo, se insieme sono
consacrati a compiere giorno per giorno la volontà del Padre nostro che sta nei
Cieli. Quelli, invece, che seguendo prepotenti istinti e sregolate passioni,
vorranno cercare solo nella materia e nelle scelte ingannevoli di questa terra
una loro ragione di vita e di arricchimento, affogheranno anche l'anima col
corpo nella corruzione, dei costumi prima e del sepolcro poi.
Preghiamo:
O Dio onnipotente ed
eterno che hai assunto in corpo ed anima alla gloria celeste, l'Immacolata
Vergine Maria Madre del tuo Figlio, concedi a noi che ricercando sempre le
cose del cielo, diventiamo partecipi della sua gloria. Per Cristo nostro
Signore. Amen.
L’IMMACOLATA
CONCEZIONE DI MARIA
8
dicembre 1854. Oggi non ricorre la memoria di un Santo, ma la solennità più
alta e preziosa di Colei che dei Santi è chiamata Regina. L'Immacolata Concezione
di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX, Ma la storia della
devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi
di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una
novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri
della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto
espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L’avevano
chiamata “Intemerata, senza colpa, bellezza dell’innocenza, più pura
degli Angeli, giglio purissimo, germe non avvelenato, nube più splendida del
sole, immacolata”. Sulle piazze d’Italia, predicatori celebro tessevano le
lodi della Vergine Immacolata.
Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale
diffuse poi una Medaglia miracolosa, con l’immagine dell’Immacolata, cioè
“della concepita senza peccato”. Questa medaglia suscitò un’intensa
devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che
ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così,
l'8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la "Donna vestita di
sole" esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata.
Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i
fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del cristianesimo, perché
il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei
materialisti. Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes furono una prodigiosa
conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine "tutta bella",
"piena di grazia" e priva di ogni macchia del peccato originale.
INIZIAMO
LA NOVENA DI NATALE sullo
stesso sito
LA
LIBERAZIONE E’ VICINA.
La
venuta di Cristo nel mondo è stata annunciata. Un popolo, da secoli, lo
aspettava, viveva nell'attesa di lui: "Uscirà un rampollo da Jesse";
"Ecco che io mando il mio messaggero e preparerà il cammino davanti a
me; e subito verrà nel suo tempio il Signore che voi cercate"; "Il
Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre"; "Alzate la testa,
raddrizzatevi, poiché la vostra liberazione è vicina". "E quando
io sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con
me" (Gv 14, 3). Il Cristo verrà per il giudizio, per prendere
possesso di tutte le cose e rimetterle al Padre suo. Il Cristo verrà, perché
si è creduto in lui, si è lavorato e sofferto per lui, perché lo si è
seguito nell'ombra della fede, desiderato con l'ardore della speranza, amato con
l'energia della carità. Egli ha portato la luce della sua parola e della sua
vita. Egli porterà la luce della sua gloria. Egli porta la consolazione
d'Israele nel mondo. Egli porterà la beatitudine. Egli viene adesso... per
preparare la sua venuta in gloria. Noi non lavoriamo soli, in vista della
gloria che ci attende: Egli lavora con noi. Tutti gli avvenimenti della nostra
vita sono delle venute di Gesù. In questo tempo d'Avvento, Egli viene; è l'ora
della sua venuta: è l'ora di svegliarsi. Perché il suo ritorno è in ogni
istante. "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e
mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e egli con me" (Ap.
3, 20).
Preghiamo:
Signore Gesù Cristo, re
di gloria, tu che sei la nostra pace e l'amore senza fine, illumina in profondità
la nostra vita con lo splendore della tua luce e purifica i nostri cuori con la
dolcezza del tuo amore. Lo chiediamo a te che vieni a noi, Salvatore e
Redentore, e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
LA
PROFEZIA DI ISAIA
Una
pagina della Bibbia, scritta anni prima della nascita di Maria, parla di lei
in modo meraviglioso: annunzia che sarebbe stata Vergine-madre
dell'Emanuele, cioè di Dio fatto visibile e vivente tra noi. Ecco, in breve,
le circostanze in cui fu pronunciata la profezia: Israele, il popolo scelto
e prediletto da Dio, era minacciato da molti nemici. Il re si affannava a
preparare fortificazioni e a contrarre alleanze con i popoli pagani e
corrotti, per avere aiuti. "Il Signore parlò ancora al re dicendo:
"Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure
lassù in alto". Ma il re rispose. Non lo chiederò, non voglio tentare
il Signore Allora Isaia disse: "Ascoltate casa di Davide! Non vi basta di
stancare la pazienza degli uomini perché ora vogliate stancare anche quella
del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine
concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is
7,14). Noi sappiamo che questa profezia si è avverata a Nazaret: la
Vergine-Madre è Maria, l'Emmanuele, suo figlio, è Gesù Cristo, il
Dio-con-noi, vero Dio e vero Uomo. In questa profezia, la figura luminosa della
Madonna ci appare in tutta la sua sublime grandezza: come Madre di Dio e
collaboratrice del Redentore è la più vicina a Dio nei cieli.
"Prima
di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti
avevo consacrato" (Ger 1,4). Fin da questo primo incontro, Giovanni
è consacrato da Dio alla sua missione. "Il fanciullo cresceva e si fortificava
nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione
a Israele" (Lc 1, 80). È
tutto ciò che sappiamo sul modo
in cui Giovanni si preparò alla sua missione. Per scuotere il mondo dalla sua
indifferenza, occorrono degli uomini che siano interiormente toccati dalla
divina visione delle cose; dei testimoni che abbiano visto le cose di Dio
interiormente. Dio ha dapprima introdotto Giovanni nel mistero delle sue intenzioni,
vale a dire che, per una decina d'anni, egli l'ha tenuto lontano da tutto ciò
che non è Dio. "Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una
cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico"
(Mt 3,4). La sua vita nel deserto era rude. La sua anima fu
temprata come l'acciaio dall'ascesi. La solitudine è necessaria per mettersi in
sintonia con Dio, e ci insegna ad ascoltare Dio e non le esigenze del mondo o
quelle del nostro essere. Penitenza, preghiera e gioia, misteriosamente
connesse, compongono il clima di vigore dove fioriscono i santi.
Preghiamo:
Fammi conoscere, Signore,
le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami
nella tua verità
e istruiscimi, perché sei tu il
Dio della mia salvezza.
Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo
giustizia, insegna ai poveri le sue vie. Tutti
i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva i suoi precetti.
(dal Salmo 24)
ANTICHE
USANZE PAGANE
Ancor
prima della venuta di Cristo, nel mese di dicembre la gente raccoglieva sempreverdi
e con essi decorava le case ed i templi, per allontanare gli spiriti maligni e
ricordare loro che presto sarebbe ritornata la primavera e l'erba sarebbe
ricresciuta nuovamente. In seguito alcuni capi della cristianità
disapprovavano queste usanze pagane, altri invece volevano continuarle, dando
ad esse significati cristiani. E il parere di questi ultimi ebbe il
sopravvento. Uno scrittore del XV secolo attesta che a Londra "ogni
casa e ogni parrocchia era ornata di agrifoglio, di edera, di lauro... e di
ogni altra pianta sempreverde". All'agrifoglio vennero dati ogni sorta di
significati cristiani. Alcuni raccontavano la storia che un albero di
agrifoglio privo di bacche, perché erano state mangiate dagli uccelli, si
trovava fuori dalla stalla dove Cristo era nato. In onore della nascita di
Cristo sull'albero nacquero subito gemme, fiori e bacche, tutti in una sola
notte! Nel canto di Natale "L'agrifoglio e l'edera", le sacre
foglie spinose sono l'immagine della corona di spine di Cristo, e le bacche
rosse simboleggiano il sangue sparso per noi. Il vischio fa parte del
folcklore di molti paesi ed occupava un posto rilevante nei riti pagani per
l'anno nuovo, in Britannia presso i Druidi.
Cristo
viene per la salvezza di tutto l'universo, ma protagonista della storia di
questo mondo è sempre l'uomo: e l'uomo pertanto è il primo a risentire il
beneficio della redenzione di Cristo. Ecco come l'apostolo Paolo ci presenta
la liberazione dell'uomo attraverso la venuta di Cristo. "Anche noi un
tempo eravamo insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni
e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e
odiandoci a vicenda. Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore
nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere
di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di
rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi
abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché
giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della
vita eterna" (Tt 3,3-7).
Cristo entra nel mondo quale
manifestazione della bontà Dio e
del suo amore per gli uomini che non conosce ostacolo, neppure nel peccato. La
situazione precedente, fatta di cattiveria e di peccato, è cambiata
totalmente attraverso la venuta di Cristo. In Cristo, Dio ci ha riscattati
dalle nostre prevaricazioni, ci ha rigenerati e rinnovati nello Spirito effuso
in abbondanza su di noi, e ci ha proiettati nella speranza verso la beata
eternità.
Preghiamo:
Padre Santo e
infinitamente buono, tu non hai abbandonato l’uomo alla sua sorte, ma lo hai
salvato e chiamato ad essere tuo figlio in Cristo Gesù. Ti ringraziamo per
tutti i benefici del tuo amore e per averci donato come madre Maria Santissima.
Ci affidiamo al suo cuore materno,
per diventare suoi imitatori nel compiere la tua volontà e a prepararci ad
accogliere Gesù che nasce per noi Amen.
L’ABETE
E LA PIRAMIDE
Probabilmente
non tutti sanno che la tradizione di
addobbare l'abete è nata in Egitto. In quei luoghi infatti l’albero era
costituito da una piccola piramide di legno, costruita a imitazione dei
giganteschi monumenti come simbolo culturale e propiziatorio. Dalla terra
dei faraoni, dunque, un viaggiatore portò questa idea in Europa e parte
delle popolazioni germaniche, scandinave e russe la adottarono per celebrare
il solstizio d'inverno, il ritorno di quel sole e di quel calore di cui il
clima d'Egitto era simbolo. Alla piramide infatti era sovrapposta la
"ruota solare" e più tardi furono infilate sulle facce di quella
figura geometrica bastoncini che venivano incendiati; se il fuoco
raggiungeva la piramide stessa, l'anno sarebbe stato non soltanto sereno, ma
fortunatissimo. Fu Martin Lutero, dicono alcuni, ad introdurre l'abete,
sostituendolo al simulacro egizio di cui ricordava la forma. Le sue fronde
sempre verdi potevano essere anche in pieno inverno presagio di primavera.
Le candeline, poi, furono inventate in sostituzione dei bastoncini di legno.
Le candeline hanno questo significato: la loro luce rappresenta la vita e la
fede. (da
"Natale nella storia..." di M. Contardi - EP).
“L'
angelo Gabriele fu mandato
da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine... Ti
saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. Le espressioni dell'angelo
le ricordano le parole di Dio che annuncia al suo popolo il saluto
messianico: "Rallegrati, figlia di Sion". Chi è, Ella, per ricevere
oggi questo messaggio? Nell'anima generosa, lo spirito del bene spande la pace
e la gioia. È questo
il suo compito e il carattere della sua azione. "Non temere, Maria, perché
hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce
e lo chiamerai Gesù... e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo
regno non avrà fine" (Lc 1, 30-33). Nell'udirle, Maria non si
turba: Ella confida nel Signore.
Grandezza di questa fede: si,
niente è
impossibile a
Dio. Adoriamo
il Verbo che si incarna nel seno della Vergine Maria e comincia così la sua
opera di redenzione. Per intraprendere l'innovazione di tutte le cose, il
Signore domanda a Maria il suo consenso. Essa lo dà liberamente, nell'umiltà,
nella gioia di partecipare ai disegni di Dio, alla salvezza del suo popolo. Per
questa accettazione senza riserva della volontà di Dio, Maria diventa madre
di tutte le creature in un senso incomparabile e madre di Colui che è la Vita
stessa. Così siamo chiamati a continuare l'opera della redenzione. Così
dobbiamo, con una fede totale, rispondere alla chiamata di Dio.
Preghiamo:
A te, Vergine Madre, è dato
un onore unico e grande:
generare dal tuo grembo l'infinito Signore. Tu, piena di
grazia, sei la Madre del Creatore. Il Tu gioiosa accogli il Verbo splendente del
Padre, accogli il Salvatore del mondo. tuo "si" è evento di gioia per
l'universo intero, è momento
solenne per la nostra salvezza,
è momento meraviglioso per tutta
l'umanità. Noi ti rendiamo
grazie.
LA
STELLA DI NATALE
C'è
una pianta che troneggia nei negozi dei fiorai in questo periodo e accende
le vetrine con le sue brattee rosso fiamma. E’ la Stella di Natale. Solo
alcuni ricordano che questa pianta si chiama Euforbia, perché il
nome popolare è talmente bello e indovinato, talmente in armonia con ciò che
deve esprimere, che è quello che istintivamente si ricorda.
Esprime, infatti, anche il senso profondo della festa che ricorda. Per
il colore, le foglie rosse sembrano fiaccole accese nella notte e ricordano
la luce di Betlemme, che ha squarciato finalmente le tenebre. Per la forma,
sembrano grandi stelle e ricordano la cometa, il viaggio dei Magi, che
simboleggia il cammino di ogni uomo alla ricerca di verità, bontà e pace. Le
foglie verdi, poi, parlano della grande speranza, che con Gesù fa il suo
ingresso definitivo nel mondo; il loro rigoglìo ricorda la vitalità della
promessa, l'esuberanza di vita che Gesù è venuto a portare per ciascuno.
Quante cose belle ci dice la Stella di Natale! E altre ancora vengono in
mente, mentre ci incantiamo a guardarla fiammeggiare nelle vetrine dei fiorai.
Infine ci viene spontaneo ripetere, col cuore pieno di gioia e di
riconoscenza, alcuni titoli di Gesù: "Luce delle genti, Germoglio di
giustizia, Stella del mattino, Padre dei poveri, Primizia dei risorti, Cristo
nostra speranza" (M. Silvia)
Novello
Davide, il Messia ha ricevuto "la chiave della casa di Davide sulle sue
spalle; se egli apre, nessuno chiuderà... e sarà un trono di gloria" (Is
22, 22). "È lui
che ci ha liberati dal potere delle tenebre" (Col 1, 13) non
con una dimostrazione di potenza, ma con la sua umiliazione, con un atto
d'amore, con la sua Passione. Egli ha infranto il regno della morte e del
peccato; ha forzato le porte del nemico e liberato il suo popolo: "Sono io,
il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e
sopra gli inferi" (Ap 1, 18). Egli porta la luce. Sarà la
luce vera che rischiara gli uomini. Cristo apre il Regno agli umili e ai poveri,
a coloro che amano la luce. Così il Regno è chiuso a coloro che odiano la
luce, aperto a coloro che credono. Egli dà alla sua Chiesa "le chiavi del
Regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra..." (Mt 16, 19). E
"le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Mt 16, 18).
Vieni, Signore Gesù, siamo
confusi e senza meta. Una
moltitudine di uomini è senza speranza e senza luce. Vieni a visitarci perché
brancoliamo nel buio. Vogliamo aiutare i nostri fratelli a ricevere "la
conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati; grazie alla bontà
misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un Sole
che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della
morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace" (Lc 1, 77-79).
Preghiamo:
“Dite agli smarriti
di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la ricompensa
divina. Egli viene a salvarvi”.
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei
sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del
muto, perché scaturiranno
acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa... Ci sarà una strada
spianata e la chiameranno Via Santa; su di essa cammineranno i redenti. Ecco, il
momento è venuto: Dio presto sarà fra noi» (1s 35,4-10).
L’ALBERO
DI NATALE
Com'è
cominciata questa usanza? Nessuno
lo sa esattamente, ma si ritiene che l'uso provenga dalla Germania. Un tempo
il 24 dicembre si celebrava "il giorno di Adamo ed Eva Con mele e frutta
si decorava un albero, chiamato l'Albero del Paradiso. E si recitava la
storia del giardino dell'Eden, e come all'inizio, il male corruppe il mondo.
Una leggenda collega l'albero di Natale a San Bonifacio di Crediton, che lasciò
l'Inghilterra per portare la Buona Novella alle tribù germaniche. In una
notte oscura lui e i suoi monaci incontrarono un gruppo di persone del
villaggio che si preparavano a sacrificare un ragazzo al loro dio. Lo avevano
legato a una quercia. Bonifacio liberò il ragazzo e abbatté la quercia.
Indicò poi un abete sempreverde, e i suoi discepoli si fermarono li davanti e
posero le loro candele sui suoi rami. Alla loro luce la gente ascoltò
Bonifacio che parlava loro di un Dio d'amore che aveva portato la vita e la
luce nel mondo per mezzo del suo figlio. Altri, invece, dicono che fu Martin
Lutero a portare per primo in casa l'albero di Natale illuminato. Nel
camminare nella foresta una sera vide le stelle che brillavano attraverso i
rami. Era così bello che andò a casa a dire ai suoi bambini che l'albero
illuminato era come un 'immagine di Gesù, che aveva lasciato il cielo stellato
per portar la luce sulla terra.
“
O Re delle
genti, che tutte le nazioni attendono, pietra angolare che riunisce in uno i
due popoli vieni e salva l'uomo che hai creato col fango della terra!”. Cristo
è Re non per dominare, per togliere agli uomini i loro poteri e le loro responsabilità,
ma per salvare, per servire. Oggi viene a regnare sui cuori che si aprono
liberamente a lui; viene a manifestare il suo amore e a chiedere l'amore; viene
a perdonare, a svelare, a riconciliare uomini e cose. E il Re delle nazioni,
poiché è atteso dall'umanità intera e risponde all'attesa del mondo moderno.
Ma tutto ciò è in preparazione e non si svelerà che imperfettamente. Il
peccato, l'ignoranza, i malintesi sono un ostacolo alla venuta del Cristo.
Egli è la pietra angolare che riunisce tutti i popoli in uno. Il popolo
infedele, dice Isaia (28,1 6), sarà riunito e formerà una città
fondata sulla giustizia, della quale la fede sarà la pietra angolare.
Ha demolito il muro
dell’odio fra i due popoli, giudei
e pagani per creare, nella sua persona, i due in un solo uomo nuovo, per fare la
pace e riconciliarli con Dio per mezzo della Croce. Preghiamo per l'unità dei
cristiani. Impegniamoci al servizio dell'unità di tutti gli uomini. Occorre
impegno sul piano sociale per costruire una città più giusta, più fraterna,
più aperta ai bisogni e agli affanni del mondo intero.
Preghiamo:
Gesù Bambino allontana
dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace e confermali
nella verità, nella giustizia, nell’amore dei fratelli. Illumina coloro che
governano i popoli, affinché, accanto alle giuste sollecitudini per il
benessere dei loro fratelli, garantiscano e difendano il grande tesoro della
pace. Accendi il desiderio in tutti di superare le barriere che dividono, a
rinsaldare i vincoli dell’amore affinché nel tuo Nome si uniscano e trionfi
nelle famiglie, nel mondo, las tua pace.
L’ADVENIAT:
UNA GRANDE CORONA
La
tradizione più diffusa in Germania è l’albero di Natale e l’Adveniat: la
grande corona di rami d’abete con quattro candele che si accendono una per
ogni domenica di Avvento fino ad illuminare tutte l’ultima domenica che
precede il Natale. La corona è simbolo di unità e di speranza in Cristo; il
color viola che stringe la corona, ricorda che l’Avvento è tempo di
penitenza. I bambini hanno un calendario d'Avvento che appendono nella loro
camera, con 24 finestrelle e ogni giorno, aprendo una finestrella si
impegnano a compiere una buona azione per Gesù Bambino. A Natale appare sul
calendario l'immagine principale: il presepe. L'albero riveste grandissima
importanza e si pone, oltre che in tutte le case, in ogni chiesa e sulle
tombe. Esso è simbolo di rigenerazione e anche di benessere. C'è un tale
rispetto per l'abete che in alcune regioni è proibito appendere all'albero
qualsiasi cosa: i doni devono essere deposti ai suoi piedi. Altro simbolo
del Natale è il grano, specialmente nel sud: lo si sparge sui tetti perché
anche gli uccellini prendano parte alla festa. (da
"Natale nelle tradizioni" E.P)
“O
Emmanuele, nostro re e nostro legislatore che tutti i popoli attendono come loro
Salvatore, vieni a salvarci, Signore Dio Nostro!”. Dio aveva promesso a Mosè
di abitare con il suo popolo, di accompagnarlo nel cammino verso la terra
promessa, di manifestare la sua gloria dentro una nube luminosa, sulla tenda
dell'Arca dell'Alleanza. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in
mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria (Gv 1,14).Cristo è divenuto
simile a noi, è nostro fratello. E noi siamo divenuti simili a lui, viventi in
lui, dimoranti in lui, incorporati a lui. Egli ci riconcilia tutti con Dio, ci
unisce insieme gli uni agli altri, per formare il suo Corpo mistico, un tempio
dove abita Dio.
La
legge nuova è Cristo. Egli è la
Via. Seguirlo è vivere in lui. Amare come lui ha amato. La scelta di tale
modello non impedisce comunque a nessuno di espandere la sua personalità in
maniera particolare. Ascoltare la sua parola, seguire la sua legge, ciò vuol
dire: obbedire al Vangelo, obbedire alla Chiesa, obbedire a ciò che ci detta
la Provvidenza con gli avvenimenti della vita quotidiana. Egli è venuto per
salvare tutte le nazioni, per dare a tutti gli uomini lo Spirito d'amore, per
riconciliare tutti gli uomini tra di loro e fame un popolo solo. Gli uomini
cercano Dio: essi sperano che qualcosa di misteriosamente prezioso in loro,
sfuggirà alla morte e che le loro migliori aspirazioni troveranno il loro
compimento. Essi cercano la felicità di amare, di donarsi, la felicità di
essere amati.
Preghiamo:
O Signore dei cieli e
della terra, che hai voluto sperimentare la brevità della vita umana, donaci
di entrare per sempre nella gioia del tuo Regno. In modo mirabile ci hai creati
a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai redenti: fa'
che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che ha voluto assumere
la nostra natura umana. Egli vive e regna nei secoli dei secoli Amen.
UN
FIORE DI CANDIDI PETALI
I
fiori sono così belli, coi loro petali delicati e con il loro profumo
incantevole, che gli uomini hanno sempre pensato a una loro origine
prodigiosa. Una leggenda racconta come sia nato il gelsomino. La notte in cui
il Bambino Gesù nacque a Betlemme nevicava e faceva un freddo terribile.
Sapete che nella stalla dove il Bambino giaceva sulla paglia, l’asinello e
il bue lo riscaldavano con il loro fiato dolcemente. Ed
egli si era addormentato in un soave sonno. Vicino vegliavano Maria e
Giuseppe. Ad un tratto, una raffica di vento impetuoso investì la capanna,
e la porta mal connessa si spalancò all'improvviso. Una folata d'aria gelida
e di neve candida entrò nella stalla. Presto Giuseppe corse a chiudere la
porta, ma un fiocco di neve si era posato sulla fronte del Bambino Gesù.
Temendo che si destasse, Maria si chinò su di lui, e con un bacio rimosse
dalla fronte il bianco fiore. Miracolo! Esso si disciolse al calore delle
labbra, ma si trasformò in un piccolo fiore dal profumo intenso e dai petali
candidi come neve. Il gelsomino era sbocciato dal bacio della Madonna sulla
fronte del Bambino Gesù. (M.
Tibaldi Chiesa)
“O
Oriente, splendido chiarore della luce eterna e Sole di giustizia. Vieni,
illumina tutti coloro che vivono nelle tenebre e nell'ombra della morte”.
Vivono nelle tenebre gli uomini che in questo mondo sono senza speranza e senza
Dio. Ed essi non sanno dove vanno. E regna il peccato, così come la morte, alla
quale tutto sembra votato, inesplicabilmente. "È
lui infatti che ci ha liberati
dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto,
per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati" (Col
1,13). "È Dio
che disse: Rifulga la luce, rifulse nei nostri cuori..." (2Cor 4, 6).
Come
divenire figli della luce, uscire dalle tenebre, seguire
il Cristo e avere la luce della vita? Come aprirci più interamente alla luce e
preferirla in tutto e assolutamente alle tenebre. Come brillare di vivida luce
nel mondo e portare a coloro che vivono nelle tenebre la luce della vita?
Cristo, luce del mondo, venga a noi e ci illumini! Cristo è la vera luce, il
sole levante che illumina il mondo. Nella sua misericordiosa tenerezza, Dio ci
ha visitato come Sole di giustizia, perché ha vissuto pienamente nella
grazia, nella verità, nella santità; perché Egli si è fatto l'immagine di
suo Padre e l'ha manifestato in tutte le sue parole e in tutte le sue opere;
Egli ha detto ciò che gli aveva insegnato il Padre, ha fatto la sua volontà,
ha glorificato il suo nome. Egli viene perché il mondo viva nella sua luce e
nella sua carità.
Preghiamo:
O Dio, che fin
dall'inizio del mondo creando la luce hai dissipato l'oscurità delle tenebre,
ascolta la nostra preghiera: venga ormai il Creatore della luce, il Figlio che
tu hai generato prima dell'origine del mondo, concedi al tuo popolo di accogliere
con gioia la sua venuta, libero da ogni peccato e preparato dall'amore. Amen.
FALO’,
LUMI, DECORAZIONI.
“Verrà
a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno
nelle tenebre e nell'ombra della morte”'. Così Zaccaria descrisse il primo
Natale. Le luci dell’albero di Natale, le decorazioni delle strade, le
stelle, le candele e le lampade ci circondano ancora quel giorno di luce. In
Svezia, nelle quattro settimane di Avvento,
viene
accesa una candela ogni domenica. Esse sono collocate in un apposito
candeliere dell’Avvento che porta quattro candele. Una particolare stella
a luce elettrica viene posta davanti a una finestra. Viene chiamata la
stella dell'Avvento. In Norvegia le famiglie accendono una candela ogni sera a
partire dalla vigilia di Natale fino al nuovo anno. Nel Sud-Indiana i
cristiani riempiono delle piccole lampade di argilla con olio, ponendo per
lucignolo in ognuna di esse uno stoppino di cotone. Quando si fa sera, pongono
le lampade accese lungo il bordo delle loro case basse coi tetti piatti. I
vicini, che non conoscono la storia del Natale, chiedono perché in
quell'epoca dell'anno accendono dei lumi, ed essi spiegano che Gesù è
venuto ed ha portato ad essi la luce. In Messico si accendono dei falò e
vengono lanciati fuochi d'artificio nel buio della notte dopo la messa di
mezzanotte nella vigilia di Natale.
UN
BAMBINO
È
NATO
FRA
NOI.
“Veniva
nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). La
luce oggi brillerà su di noi, perché il Signore è nato. La notte sul mondo
è l'ignoranza, l'assenza di speranza, è soprattutto il peccato che allontana
da Dio e divide l'uomo nel suo cuore; sono gli uomini divisi tra di loro e che
sono impotenti a conoscersi e ad amarsi. La vera Luce: Dio è luce, perché non
ha niente da nascondere in sé. Né ombra, né mutamento. Egli è potenza e
maestà infinita. Egli è santo, carità perfetta. Il Verbo è immagine perfetta
del Padre, irradiazione della sua gloria. E in Lui che tutto è stato creato e
tutte le creature portano un riflesso della sua perfezione. Per salvare il mondo
dalle tenebre del peccato e dare la sua vita agli uomini, il Padre manda suo
Figlio. Così il Dio invisibile si manifesta e la luce divina brilla ai nostri
occhi e si comunica a noi, purificatrice, luminosa, divinizzando ciascuno di
noi.
Tutta
la vita di Cristo è la vita del Figlio di Dio; la sua amicizia umana così
perfetta per noi è l'amicizia di un cuore tutto penetrato dalla divinità, è
l'espressione stessa della carità di Dio. "Questo per voi il segno: troverete
un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2, 12). Il
Bambino Gesù ci porta la vera pace, illumina il nostro cuore con la conoscenza
amorevole di Dio e dei suoi disegni per noi. Fa di noi un popolo gradito a
Dio, santo, fervente nel compimento delle opere di luce. Ci rende un popolo
solo, con un unico Dio per tutti, giudei e pagani; tutti uniti in Gesù Cristo.
Preghiamo:
Affrettati, non tardare,
Signore Gesù; la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nel
tuo amore misericordioso. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità
dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
SONO
NATO POVERO
Sono
nato nudo, perché tu sappia spogliarti di te stesso. Sono nato povero perché
tu possa considerarmi l’unica ricchezza. Sono
nato in una stalla perché tu impari a santificare ogni ambiente. Sono nato
debole perché tu non abbia paura di me. Sono nato per amore perché tu non
dubiti mai del mio amore. Sono nato di notte perché tu creda che posso
illuminare qualsiasi realtà. Sono nato persona perché tu non abbia mai a
vergognarti di essere te stesso. Sono nato perseguitato perché tu sappia
accettare le difficoltà della vita. Sono nato nella semplicità perché tu
smetta di essere complicato. Sono nato nella tua vita, dici o Dio, per portare
tutti alla casa del Padre. (Lambert
Noben)
“VENIVA
NEL MONDO LA LUCE VERA”