Natale

tratto da: http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/con%20maria%20in%20attesa%20del%20figlio.htm 

CON MARIA IN ATTESA DEL FIGLIO

 

NATALE TRA STORIA E FEDE  

Dalla rivista mensile religiosa “PAPA GIOVANNI” n. 4, realizzata dai ‘Sacerdoti del S. Cuore’ (Dehoniani) Collegio Missionario Via Barletta – 70031 Andria (Bari) Tel.: 0883.592345 – Fax.: 0883. 592014. c.c.p.: 5702   - Chi volesse ricevere la rivista mensile cartacea, può richiederla al Collegio Missionari succitati.

Veramente a Betlemme nacque un bambino di nome Gesù. Questo avvenimento fu registrato sulle pergamene destinate a formare quel rudimentale tabulato dal quale risultano i dati raccolti nella piccola città ove erano con­fluiti da ogni località quanti avevano ancora a Betlemme la loro residenza anagrafica o la loro famiglia di origine. Il Natale, dunque, per il suo carattere soprannaturale rap­presenta un fatto unico nella storia e, pertanto, conserva - come tutto ciò che è eterno - il medesimo ed immuta­bile valore in ogni epoca anche se bisogna riconoscere che, nella nostra civiltà, esso ha perduto parecchio del suo sen­so originale di potente richiamo alla vita dello spirito. Tut­tavia la figura di Gesù colpisce e seduce molti uomini del nostro tempo, specialmente i giovani, per la carica di uma­nità che trasmette, per il suo amore ai poveri, la sua coe­renza, la sua presa di posizione, spinta sino alla morte, con­tro le pretese di ogni sopruso o di ogni potere.

   Dal 29 a.C. al 14 d.C. a Roma comandava l'imperato­re Cesare Augusto. Era padrone di quasi tutto il mondo allora conosciuto. Con lui ci fu un periodo di pace e di pro­sperità. Roma era ogni giorno più forte. Il prestigio a cui Augusto aveva innalzato l'impero non doveva scompari­re con la sua morte. Per questo bisognava organizzare bene il governo e lo stato. Per farlo doveva sapere, prima di tut­to, quanti erano gli uomini su cui aveva potere di vita e di morte. Per questo ordinò un censimento. Sarebbe stato utile anche per far pagare le tasse. Ogni capofamiglia dove­va ritornare al suo paese di origine e dire agli impiegati dell'impero chi era e cosa faceva. In Palestina il rappre­sentante di Cesare Augusto era Publio Sulpicio Quirinio, responsabile della politica romana dal 12 a.C.

   Quirinio sapeva bene che gli Ebrei erano sempre sta­ti dei duri. Per tenerseli buoni, Roma aveva concesso diversi privilegi. Il censimento sarebbe stata una buona idea per far sentire l'organizzazione e la potenza dell'im­pero. Le proteste non mancarono. Non semplici cortei con striscioni e qualche urlata, ma vere rivolte con tanto di assassini e imboscate alle legioni romane. Solo per i commercianti il censimento significava affa­ri d'oro. Per dissetare i viaggiatori che percorrevano le strade polverose della Palestina avrebbero dato fondo a tutte le riserve. Almeno loro non si sarebbero lamentati.

   Dal nord della Palestina, da Nazaret, Giuseppe e Maria scesero verso Betlemme: 150 chilometri a dorso di un asi­no. La strada che fecero non era importante per i Roma­ni. Non c'era manutenzione e neanche un minimo di pro­tezione. I banditi depredavano i viaggiatori e il gruppo ter­rorista degli Zeloti attaccava i viandanti per scoraggiarli ad obbedire all'impero romano, visto come una potenza straniera che dominava ingiustamente sulla Palestina. Cari­cato il povero bagaglio sul dorso di un asino, i due sposi si misero in cammino verso Betlemme. In quel tempo Betlemme contava poco più di mille abi­tanti. L'unico riparo che Giuseppe riuscì a trovare era un caravanserraglio posto poco lontano dalla cittadina. Un edificio quadrangolare con un cortile per gli animali e un portico dove trovavano riparo gli uomini. Vi erano anche alcune stanze riservate agli ospiti più importanti e facol­tosi. Giuseppe e Maria non erano né importanti, né ricchi: per loro, quindi, niente posto.

   Passare la notte all'aperto, Giuseppe lo avrebbe anche fatto. Ma per Maria non se ne parlava nemmeno. Il bam­bino poteva nascere da un momento all'altro. A Betlem­me erano arrivati tardi. Una camera libera non l'avrebbe­ro trovata neanche a pagarla a peso d'oro. L'unica cosa da fare era quella di cercare ancora. Qualunque posto pote­va andare bene per quella notte. Non molto distante, dovevano esserci dei ripari natu­rali per gli animali. Degli anfratti, usati anche dai pastori durante le abbondanti piogge di marzo e ottobre. Ancora qualche passo. Fra poco sarebbero stati fuori Betlemme, la città del grande re Davide. Sistemato alla meglio un angolo, Giuseppe preparò un giaciglio di paglia. Ancora una notte così e Maria non ce l'avrebbe più fatta. Il giorno dopo sarebbero andati a far­si registrare per il censimento. Un sottile mormorio uscì dalle labbra di Maria: "Giuseppe, Giuseppe!". Poi si acco­modò sulla paglia e attese. Un vagito squarciò la notte... Maria prese quel Bambino, lo avvolse con delle fasce e lo depose nella mangiatoia. Improvvisamente il cielo s'il­luminò. Migliaia e migliaia di angeli cantavano: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà".

 

29 novembre. TU, FIORE D’ISRAELE

La storia sacra dell'umanità si può distinguere in tre tempi: quello anteriore alla venuta del Salvatore o tempo dell'at­tesa; quello del compimento delle pro­messe messianiche o della Redenzione; e quello della pienezza, quando "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15, 28). Ebbene Maria è il culmine di quella Attesa e ne è insie­me il compimento. Se tutto Israele era il popolo a cui Dio aveva promesso che avrebbe portato il seme dell'Atteso, Maria fu il fiore di Israele che portò e maturò in sé quel seme. Infatti, quando venne la pie­nezza dei tempi, "il Verbo si fece carne", "nato da donna", da Maria! A Maria, dun­que, va la nostra venerazione perché in lei - "Dio ha operato grandi cose" e la nostra supplica perché nostra Soccorritrice presso il trono del­l'Altissimo, nostro Signore.

   Il nostro destino sacro è già stato vissuto, in modo tut­to speciale da Maria: imitiamola. Confidiamo nel suo aiu­to. Animiamoci con entusiasmo a vivere il nostro tempo di attesa della gloria futura con la virtù della speranza, viviamo il tempo della Redenzione con la virtù della fede e la fruttuosa partecipazione al mistero di Cristo nei Sacra­menti.

Preghiamo: Ti salutiamo, Maria. Madre di Dio, tesoro venerato dall'universo intero. Grazie a te, colui che viene in nome del Signore è benedetto nei Vangeli. Grazie a te, la Tri­nità Santa è adorata e glorificata. Grazie a te, il cielo esulta, gli, Angeli sono nella gioia. Grazie a te, il Figlio unico di Dio ha fatto brillare la sua luce. Per que­sto l'universo intero esulta di gioia! (S. Cirillo d'Alessandria)

 

30 novembre. SEI MADRE DI CRISTO.

Quando Dio, per salvarci, decise di vivere tra noi, nella nostra condizione, con sangue e carne e vita umana come la nostra, volle avere una madre. La scelse non tra le donne più ricche del mondo o tra le più ari­stocratiche di Roma o di Atene, ma in mez­zo a un popolo religioso, tra le più virtuo­se e sante. Dio, che rispetta sempre la libertà dell'uomo, mandò l'arcangelo Gabriele a chiedere a Maria se accettava di divenire la Madre del Redentore. Maria aprì l'animo in tutta la sua larghezza e profon­dità per accogliere la volontà di Dio, il suo piano divino di salvezza, senza riguardo alle gioie e alle sofferenze, che le avrebbe procurato la missione di Madre del Messia. Accogliendo il messaggio di Dio con animo aperto, Maria diviene Madre di Dio e collaboratrice del Reden­tore. Così, la scena dell'Annunciazione costituisce il fat­to più grande e più importante della storia umana. Essa sta al centro e al vertice di tutti i fatti umani, di tutte le vere aspirazioni dell'umanità.

   Gli uomini venuti prima del giorno dell'Annuncia­zione aspettavano e desideravano ardentemente la venu­ta del Messia e della Donna che lo avrebbe generato, per salvarli dal peccato; e tutti gli uomini che sono venuti e verranno dopo, se vogliono salvarsi, devono conoscere e vivere secondo l'esempio di Gesù e di sua Madre.

Preghiamo: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta, in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'u­miltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chia­meranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua mise­ricordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1, 46-50).

  1 dicembre. CREATURA PARTICOLARE.

Elisabetta, nel salutare la giovane parente, le dice "benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" e la proclama Madre del Signore, sorpresa e ammirata per gli effetti risentiti nel suo bambino. Maria è veramente Madre di Cristo, Signore e Dio: gli ha comunicato il suo sangue, la sua carne, un esse­re umano puro e perfetto. Gesù è vero figlio di Maria, è tutto di Maria. Maria è stata la madre perfetta nella car­ne e nello spirito, perché, già prima, era talmente dispo­nibile e piena di Dio che la maternità fisica ne fu, per così dire, la fioritura concreta, la maturazione privilegiata. Nel Vangelo di S. Giovanni si avverte un senso profon­do: il Verbo, generato dal Padre per conoscenza e amore, è stato accolto e generato dal grembo di Maria similmen­te per conoscenza e amore, a differenza del mondo e del­le sue tenebre che generano figli per impulso di carne e di sangue. "Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini" (Gv 1,3-4).

   Credendo e accogliendo il Verbo, Maria ricevette il potere di divenire Madre di Dio; noi credendo e acco­gliendo il Figlio di Maria, riceviamo il potere di divenire figli di Dio. Imitiamo la Madonna e chiediamole una capa­cità larga e profonda di credere e accogliere Gesù e il Padre.

Preghiamo: Ti saluto, o Maria, piena di grazia, il Signo­re è con te. I sacerdoti si vestiranno di giustizia e i tuoi devoti esulteranno di gioia. Per amore di David, tuo servo, Signore, salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità. Alla Vergine glo­riosa, piena di grazia, salve! Il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne. Benedetto il frutto del tuo seno tu hai concepito il Cristo, Figlio di Dio, il Redentore delle anime nostre. (da un Inno antico)

 

2 dicembre. RIFLESSO DI DIO.

Maria è madre senza concorso di volontà umana. Ella è Madre di Dio, per­ché Dio ha operato tutto. Dopo il fiat, lo Spirito Santo le ha comunicato capacità e forza di rice­vere il Verbo. Lo Spirito l'ha trasformata a "sua immagi­ne e somiglianza"; l'ha resa, cioè, un riflesso e un vincolo dell'amore fra il Padre e il Figlio. Così, mentre in ogni altra maternità, puramente umana, è la madre che comunica tut­to al figlio, e lo invade anche con tutta la sua particolare vitalità, qui è Maria, è la Madre che riceve tutto da Dio, che è ineffabilmente invasa da Dio, da Dio Padre che se l'as­socia nella generazione temporale e umana del Figlio; da Dio Figlio che la costituisce madre, da Dio Spirito Santo, che la rende, per così dire, terza persona della famiglia tri­nitaria in terra, nel senso accennato; cioè quasi riflesso e vincolo di amore tra il Padre e il Figlio Incarnato.

   Anche noi possiamo lasciarci invadere da Dio, dallo Spirito Santo. Quanto più ampia sarà questa divina inva­sione, tanto più ricca e sicura sarà la nostra personalità umana e cristiana, tanto più feconda di successo vero e di beni non illusori sarà la nostra azione. Così è avvenuto nei Santi, per esempio in S. Caterina da Siena che, pur giovanissima fragile donna, agiva in modo determinante e benefico su città, fazioni, principi e sullo stesso papa.

Preghiera: O Donna gloriosa, alta sopra le stelle, tu nutri sul tuo seno il Dio che ti ha creato. La gioia che Eva ci tolse ci rendi nel tuo Figlio e dischiudi il cammino verso il regno dei cieli. Sei la via della pace, sei la porta regale: ti acclamino le genti redente dal Signore. A Dio Padre sia lode, al Figlio e al Santo Spirito, che ti hanno adornata di una veste di grazia. Amen. (dalla Liturgia Romana)

 

3 dicembre. NASCE COME UN PRODIGIO.

Ogni donna che diventa madre, mette alla luce il suo bambino con amore e dolo­re grandi. Ogni figlio, se potesse, certo risparmierebbe alla madre ogni dolore. Gesù, il frutto divino, si staccò dal seno di Maria come il frutto maturo si stacca dal ramo senza spezzarlo. Gesù, luce vera da Dio vero, sortì e si irradiò dal seno della Madre come la luce che passa attraverso il cristallo senza infrangerlo, come il fulmi­ne che esce dalla nube senza squarciarla. Anche questo fatto meraviglioso e divino ci rivela e attesta l'identità di Maria come Madre di Dio. Da sola, nel parto a Betlemme, Maria accolse con immenso amore il bambino Gesù tra le sue braccia, lo fasciò di panni e di tenerezza materna, lo pose nella mangiatoia come su un trono, ed estasiata s'inginocchiò ad adorarlo, beata, come suo Dio e suo Figlio.

   Quando Dio prende possesso di una creatura non le toglie niente: le conserva ciò che ha di buono e lo aggiun­ge ad altri doni attraverso una vocazione di rinuncie e di sacrifici estremi. I beni dell'anima, virtù e grazia, sono tal­mente efficienti e vivificanti che influiscono, sublimano e traspaiono anche dal corpo, come attraverso un cristallo; ed esso tanto più vale quanto più è grande la luce e il calo­re dell'anima, della grazia che l'investe.

Preghiamo: O benedetta fra le donne, il Signore ti ha par­lato; ti ha annunziato la buona novella. Salve, prediletta del Signore, salve, tu che sei accanto all'Altissimo, salve, Madre di Dio, Madre del Salvatore. Salve a te che hai ricevuto Dio e che Dio ha ricevuto nei cieli. Salve, o Vergine. Salve, o Maria, libro dell'eterna luce, salve, salve! (da Antiche Preghiere)

4 dicembre. MADRE DI DIO.

A Nazareth, la maternità divina di Maria si arricchiva e cresceva a misu­ra che cresceva la statura fisica e uma­na del Figlio. La vita con Gesù, nel­l'amore, nella preghiera è nel servizio reciproco, aumentava la santità di Giuseppe e di Maria. Ma la santità di Maria portava un sigillo, un carattere nella sua carne, nel suo sangue e nel­lo spirito, che si allargava, si approfondiva e la diviniz­zava sempre più: la divina maternità. Immaginiamo que­sto crescere, questo arricchirsi interiore della maternità di Maria di fronte al Figlio nei momenti privilegiati della loro santa intimità: nella preghiera, nell'affetto recipro­co, nel servizio amoroso, nel dialogo frequente che risuo­na nella santa casa di Nazareth. E nelle ore di silenzio, quando la Madre seguiva e contemplava ogni gesto del Figlio, Ella certo l'adorava e l'amava con sempre maggior ricchezza e consapevolezza della sua speciale maternità.

   L'indicazione precisa di Gesù: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli", trova solo in Maria il più alto adempimento. Anche noi, se seguiamo e imi­tiamo la Madre di Dio, realizzeremo la nostra configura­zione al Figlio di Dio e di Maria e al Padre nostro che è nei cieli, nell'amore, nella preghiera, nel lavoro come ser­vizio reciproco.

Preghiamo: O dimora della gloria di Dio, tutto di te parla di Dio. Cristo ha glorificato il Padre con la sua obbedienza, e tu sei la terra obbediente dove ha potuto fiorire. Il tuo sì gene­roso era la tua croce e ti associava a quella di tuo Figlio. Maria, aiutaci! Donaci la certezza che in Cristo ogni croce, segno di povertà, può diventare segno di gloria, purché accol­ta con obbedienza e portata con amore: come hai fatto tu, die­tro al Maestro di sapienza.

 

5 dicembre. MADRE DELL’UMANITA’.

La maternità di Maria, oltre alla dimen­sione divina, come Madre di Dio, ha preso anche una dimensione, orizzontale, umana, divenendo Madre dell'umanità. Questa duplice dimensione si rivela, in modo mera­viglioso e commovente, alle nozze di Cana. Quando sul più bello del banchetto venne a mancare il vino, la Madre di Gesù, che, come una buona madre aveva l'occhio attento, restò sorpresa ma non disorientata; sentì per essi un desiderio materno di soc­corso. I suoi occhi passarono pensosi dagli sposi al Figlio, la cui presenza rivelava e ricordava a lei tanti eventi divi­ni nella vita, e, decisa, sollecitò maternamente l'interven­to del Figlio.

   Ecco come Maria si rivela veramente Madre di Dio, di cui sollecita l'onnipotenza per ottenere un miracolo; è veramente Madre degli uomini, di tutta la famiglia uma­na, verso cui ha amore e premure spirituali ineffabili. Maria, Madre di Gesù, prega, intercede, ottiene anche miracoli e collabora col suo Figlio a salvarci, e con lo Spi­rito Santo a santificarci. Collaboriamo anche noi a questa opera materna e divi­na di Maria con l'apostolato dell'esempio, della preghiera e dell'azione per tanti nostri fratelli che non hanno la fede.

Preghiamo: O Maria, tu hai generato in Cristo l'umanità nuova. Nel tuo Figlio Gesù l'uomo trova la verità che lo ren­de libero, la via per raggiungerla e la vera vita. Cristo è la pie­tra angolare dell'edificio spirituale che è la Chiesa; tu sei la prima pietra di questa abitazione di Dio, perché la prima cre­dente. Fa' che ci sentiamo popolo santo, popolo che accoglie i lonta­ni e vive l'unità nella comunione, impegnato nell'esperienza di una comunità aperta ad accogliere i peccatori.

 

6 dicembre. REGINA DEGLI APOSTOLI.

Gli apostoli furono i primi a essere investiti e compresi nel cerchio d'onda d'amore mater­no di Maria. Vediamo spesso che le mamme amano con simpatia gli amici dei loro figli. Lo stesso avvenne in Maria per i discepoli e gli ami­ci del suo Figlio, ma con maggior verità e inten­sità. Questo amore di Maria si manifesta reale e operante. Nei primi mesi che gli apostoli seguono Gesù, Maria li avrà incoraggiati ad avere fidu­cia nel Figlio. A Cana, la Madre ottiene il primo miraco­lo, forse anche per aprire la fede dei dodici nella missio­ne di Gesù. Nella settimana della Passione, Maria avrà sostenuto l'animo degli apostoli dubbiosi e paurosi. Gio­vanni, sul Calvario, sotto la croce, a fianco di Maria, sentì più forza e fede nel Maestro crocifisso. Infine nel Cena­colo, nei nove giorni di preghiera e preparazione alla Pen­tecoste, nei primi anni della Chiesa nascente, Maria tra gli apostoli e gli altri discepoli era la Madre e la Maestra.

   Beati quei giovani che sono chiamati e si aprono gene­rosamente a questa nobilissima Madre e prestano fedel­mente a Gesù mani e piedi e tutta la loro vita per portare il Vangelo a tutte le creature e per salvarle. Le mamme, le famiglie cristiane ritengano un onore grande il poter offrire un loro figlio al Signore, come sacerdote, come mis­sionario, anche in terre lontane.

Preghiamo: O Madre santa, prima discepola del Maestro, la tua disponibilità deve insegnare anche a noi ad accogliere la divi­na chiamata e ad essere degni del nome cristiano che portia­mo. Tu sei stata fedele: perciò sei "beata perché hai creduto". La nostra risposta alla chiamata di Dio trasfonda l'amore, l'in­contro con la Parola di Dio in una vita dedita agli altri. Ogni nostra azione sia giusta, non tanto perché corrispondente a leg­gi, ma perché risposta fiduciosa alla chiamata di Cristo.

 

7 dicembre. MADRE GLORIOSA.

La morte e la corruzione del corpo nel sepol­cro sono castigo e conseguenza del peccato. Il peccato è come un veleno da cui non ci si può disintossicare completamente se non dopo che la sua azione ha fatto tutto il suo corso. Bisogna che questo nostro corpo di peccato sia distrutto, affinché la morte e il peccato siano distrutti. Allora esso sarà risuscitato da Cristo e vivificato dalla sua Risurrezione. Ma la Vergine Santissima non si macchiò mai di pec­cato: da Dio fu preservata dal peccato originale, e poi, coo­perando, ella stessa non fece mai peccato, anzi si rese sem­pre più simile a Dio. Per questo alla fine della sua vita ter­rena fu assunta anima e corpo alla gloria del Paradiso, vici­no al suo Figlio, per sempre. L'Assunzione non fu per Maria solo premio, onore e gloria; fu come la maturazio­ne della sua santità e una ulteriore grazia sublime.

   E’ un esempio e una speranza certa anche per noi: l'assunzione di Maria ha lasciato una scia luminosa che ci fa strada da questa terra al Paradiso, che ci illumina sul valore ultraterreno dell'anima e del corpo, se insieme sono consacrati a compiere giorno per giorno la volontà del Padre nostro che sta nei Cieli. Quelli, invece, che seguen­do prepotenti istinti e sregolate passioni, vorranno cerca­re solo nella materia e nelle scelte ingannevoli di questa terra una loro ragione di vita e di arricchimento, affoghe­ranno anche l'anima col corpo nella corruzione, dei costu­mi prima e del sepolcro poi.

Preghiamo: O Dio onnipotente ed eterno che hai assunto in corpo ed anima alla gloria celeste, l'Immacolata Vergine Maria Madre del tuo Figlio, concedi a noi che ricercando sem­pre le cose del cielo, diventiamo partecipi della sua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

L’IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

8 dicembre 1854. Oggi non ricorre la memoria di un Santo, ma la solennità più alta e preziosa di Colei che dei Santi è chiamata Regina. L'Immacolata Conce­zione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX, Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L’avevano chiamata “Intemerata, senza colpa, bellezza dell’innocenza, più pura degli Angeli, giglio purissimo, germe non avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata”. Sulle piazze d’Italia, predicatori celebro tessevano le lodi della Vergine Immacolata.

   Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una Medaglia miracolosa, con l’immagine dell’Immacolata, cioè “della concepita senza peccato”. Questa medaglia suscitò un’intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.         

Così, l'8 dicembre 1854, Pio IX procla­mava la "Donna vestita di sole" esen­te dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata. Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del cristianesi­mo, perché il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti. Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes furono una pro­digiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine "tutta bella", "piena di grazia" e priva di ogni macchia del peccato originale.

 

INIZIAMO LA NOVENA DI NATALE sullo stesso sito

 

16 dicembre.

LA LIBERAZIONE E’ VICINA.

La venuta di Cristo nel mondo è sta­ta annunciata. Un popolo, da secoli, lo aspettava, viveva nell'attesa di lui: "Uscirà un rampollo da Jesse"; "Ecco che io mando il mio messaggero e pre­parerà il cammino davanti a me; e subito verrà nel suo tem­pio il Signore che voi cercate"; "Il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre"; "Alzate la testa, raddrizzatevi, poi­ché la vostra liberazione è vicina". "E quando io sarò anda­to e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me" (Gv 14, 3). Il Cristo verrà per il giudizio, per prende­re possesso di tutte le cose e rimetterle al Padre suo. Il Cristo verrà, perché si è creduto in lui, si è lavorato e sofferto per lui, perché lo si è seguito nell'ombra della fede, desiderato con l'ardore della speranza, amato con l'energia della carità. Egli ha portato la luce della sua parola e della sua vita. Egli porterà la luce della sua gloria. Egli porta la consolazione d'Israele nel mondo. Egli porterà la beatitu­dine. Egli viene adesso... per preparare la sua venuta in glo­ria. Noi non lavoriamo soli, in vista della gloria che ci atten­de: Egli lavora con noi. Tutti gli avvenimenti della nostra vita sono delle venute di Gesù. In questo tempo d'Avvento, Egli viene; è l'ora della sua venuta: è l'ora di svegliarsi. Per­ché il suo ritorno è in ogni istante. "Ecco, sto alla porta e bus­so. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e egli con me" (Ap. 3, 20).

Preghiamo: Signore Gesù Cristo, re di gloria, tu che sei la nostra pace e l'amore senza fine, illumina in profondità la nostra vita con lo splendore della tua luce e purifica i nostri cuori con la dolcezza del tuo amore. Lo chiediamo a te che vieni a noi, Salvatore e Redentore, e vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

LA PROFEZIA DI ISAIA

Una pagina della Bibbia, scritta anni prima della nascita di Maria, parla di lei in modo meraviglioso: annunzia che sarebbe stata Vergine-madre dell'Emanuele, cioè di Dio fatto visibile e vivente tra noi. Ecco, in breve, le circostanze in cui fu pronunciata la profezia: Israele, il popolo scel­to e prediletto da Dio, era minacciato da molti nemici. Il re si affannava a preparare for­tificazioni e a contrarre allean­ze con i popoli pagani e corrot­ti, per avere aiuti. "Il Signore parlò ancora al re dicendo: "Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto". Ma il re rispose. Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore Allora Isaia disse: "Ascoltate casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stes­so vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emma­nuele" (Is 7,14). Noi sappiamo che questa pro­fezia si è avverata a Nazaret: la Vergine-Madre è Maria, l'Emmanuele, suo figlio, è Gesù Cristo, il Dio-con-noi, vero Dio e vero Uomo. In questa profezia, la figura luminosa del­la Madonna ci appare in tutta la sua sublime gran­dezza: come Madre di Dio e collaboratrice del Redentore è la più vicina a Dio nei cieli.

 

17 dicembre. IL PRECURSORE DI CRISTO.

"Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato" (Ger 1,4). Fin da questo primo incontro, Giovanni è consacrato da Dio alla sua missione. "Il fanciullo cresceva e si for­tificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manife­stazione a Israele" (Lc 1, 80). È tutto ciò che sappiamo sul modo in cui Giovanni si preparò alla sua missione. Per scuotere il mondo dalla sua indiffe­renza, occorrono degli uomini che sia­no interiormente toccati dalla divina visione delle cose; dei testimoni che abbiano visto le cose di Dio interiormente. Dio ha dap­prima introdotto Giovanni nel mistero delle sue inten­zioni, vale a dire che, per una decina d'anni, egli l'ha tenuto lontano da tutto ciò che non è Dio. "Giovanni por­tava un vestito di peli di cammello e una cintura di pel­le attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele sel­vatico" (Mt 3,4). La sua vita nel deserto era rude. La sua anima fu temprata come l'acciaio dall'ascesi. La solitudine è necessaria per mettersi in sintonia con Dio, e ci insegna ad ascoltare Dio e non le esigenze del mondo o quelle del nostro essere. Penitenza, preghiera e gioia, misteriosamente connesse, compongono il clima di vigore dove fioriscono i santi.

Preghiamo: Fammi conoscere, Signore, le tue vie, inse­gnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva i suoi precetti. (dal Salmo 24)

 

ANTICHE USANZE PAGANE

Ancor prima della venuta di Cristo, nel mese di dicembre la gente raccoglieva sempre­verdi e con essi decorava le case ed i templi, per allontanare gli spiriti maligni e ricordare loro che presto sarebbe ritornata la primavera e l'erba sarebbe ricresciuta nuovamente. In seguito alcuni capi della cristianità disapprovavano queste usanze pagane, altri invece volevano continuarle, dando ad esse significati cristiani. E il parere di questi ultimi ebbe il sopravvento. Uno scrittore del XV secolo attesta che a Lon­dra "ogni casa e ogni parrocchia era ornata di agrifoglio, di edera, di lauro... e di ogni altra pianta sempreverde". All'agrifoglio vennero dati ogni sorta di significati cristiani. Alcuni raccontavano la storia che un albero di agrifoglio pri­vo di bacche, perché erano state mangiate dagli uccelli, si trovava fuori dalla stalla dove Cristo era nato. In onore della nascita di Cristo sull'albero nacquero subito gemme, fiori e bacche, tutti in una sola notte! Nel canto di Natale "L'agrifoglio e l'e­dera", le sacre foglie spinose sono l'immagine del­la corona di spine di Cristo, e le bacche rosse sim­boleggiano il sangue sparso per noi. Il vischio fa parte del folcklore di molti paesi ed occupava un posto rilevante nei riti pagani per l'anno nuovo, in Britannia presso i Druidi.

 

18 dicembre. E’ LUI CHE CI SALVA.

Cristo viene per la salvezza di tutto l'universo, ma protagonista della storia di questo mondo è sem­pre l'uomo: e l'uomo pertanto è il primo a risentire il beneficio della redenzione di Cristo. Ecco come l'a­postolo Paolo ci presenta la libera­zione dell'uomo attraverso la venu­ta di Cristo. "Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di pas­sioni e di piaceri, vivendo nella mal­vagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, sal­vatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiu­te, ma per sua misericordia median­te un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna" (Tt 3,3-7).

   Cristo entra nel mondo quale manifestazione della bontà Dio e del suo amore per gli uomini che non cono­sce ostacolo, neppure nel peccato. La situazione prece­dente, fatta di cattiveria e di peccato, è cambiata totalmente attraverso la venuta di Cristo. In Cristo, Dio ci ha riscat­tati dalle nostre prevaricazioni, ci ha rigenerati e rinno­vati nello Spirito effuso in abbondanza su di noi, e ci ha proiettati nella speranza verso la beata eternità.

Preghiamo: Padre Santo e infinitamente buono, tu non hai abbandonato l’uomo alla sua sorte, ma lo hai salvato e chiamato ad essere tuo figlio in Cristo Gesù. Ti ringraziamo per tutti i benefici del tuo amore e per averci donato come madre Maria Santis­sima. Ci  affidiamo al suo cuore materno, per diventare suoi imitatori nel compiere la tua volontà e a prepararci ad accoglie­re Gesù che nasce per noi Amen.

 

L’ABETE E LA PIRAMIDE

Probabilmente non tutti sanno che la tradizione  di addobbare l'abete è nata in Egitto. In quei luoghi infatti l’albero era costituito da una piccola piramide di legno, costruita a imitazione dei giganteschi monumenti come simbolo cultu­rale e propiziatorio. Dalla terra dei faraoni, dun­que, un viaggiatore portò questa idea in Europa e parte delle popolazioni germaniche, scandinave e russe la adottarono per celebrare il solstizio d'in­verno, il ritorno di quel sole e di quel calore di cui il clima d'Egitto era simbolo. Alla piramide infat­ti era sovrapposta la "ruota solare" e più tardi furono infilate sulle facce di quella figura geome­trica bastoncini che venivano incendiati; se il fuo­co raggiungeva la piramide stessa, l'anno sareb­be stato non soltanto sereno, ma fortunatissimo. Fu Martin Lutero, dicono alcuni, ad introdurre l'a­bete, sostituendolo al simulacro egizio di cui ricor­dava la forma. Le sue fronde sempre verdi pote­vano essere anche in pieno inverno presagio di pri­mavera. Le candeline, poi, furono inventate in sostituzione dei bastoncini di legno. Le candeline hanno questo significato: la loro luce rappresenta la vita e la fede. (da "Natale nella storia..." di M. Contardi - EP).

 

19 dicembre. FIGLIO DELL’ALTISSIMO.

“L' angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine... Ti saluto, o piena di grazia, il Signo­re è con te”. Le espressioni dell'angelo le ricor­dano le parole di Dio che annuncia al suo popo­lo il saluto messianico: "Rallegrati, figlia di Sion". Chi è, Ella, per ricevere oggi questo mes­saggio? Nell'anima generosa, lo spirito del bene spande la pace e la gioia. È questo il suo compito e il carattere del­la sua azione. "Non temere, Maria, perché hai trovato gra­zia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù... e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1, 30-33). Nel­l'udirle, Maria non si turba: Ella confida nel Signore.

   Grandezza di questa fede: si, niente è impossibile a Dio. Adoriamo il Verbo che si incarna nel seno della Ver­gine Maria e comincia così la sua opera di redenzione. Per intraprendere l'innovazione di tutte le cose, il Signore domanda a Maria il suo consenso. Essa lo dà liberamen­te, nell'umiltà, nella gioia di partecipare ai disegni di Dio, alla salvezza del suo popolo. Per questa accettazione sen­za riserva della volontà di Dio, Maria diventa madre di tut­te le creature in un senso incomparabile e madre di Colui che è la Vita stessa. Così siamo chiamati a continuare l'o­pera della redenzione. Così dobbiamo, con una fede tota­le, rispondere alla chiamata di Dio.

Preghiamo: A te, Vergine Madre, è dato un onore unico e grande: generare dal tuo grembo l'infinito Signore. Tu, piena di grazia, sei la Madre del Creatore. Il Tu gioiosa accogli il Verbo splendente del Padre, accogli il Salvatore del mondo. tuo "si" è evento di gioia per l'universo intero, è momento solenne per la nostra salvezza, è momento meraviglioso per tutta l'umanità. Noi ti rendiamo grazie.

 

LA STELLA DI NATALE

C'è una pianta che troneggia nei nego­zi dei fiorai in questo periodo e accende le vetrine con le sue brattee rosso fiamma. E’ la Stella di Nata­le. Solo alcuni ricordano che questa pianta si chia­ma Euforbia, perché il nome popolare è talmente bello e indovinato, talmente in armonia con ciò che deve esprimere, che è quello che istintivamente si ricorda.  Esprime, infatti, anche il senso profondo della festa che ricorda. Per il colo­re, le foglie rosse sembrano fiaccole accese nella notte e ricordano la luce di Betlem­me, che ha squarciato final­mente le tenebre. Per la for­ma, sembrano grandi stelle e ricordano la cometa, il viaggio dei Magi, che simboleggia il cammino di ogni uomo alla ricerca di verità, bontà e pace. Le foglie verdi, poi, parlano della grande speranza, che con Gesù fa il suo ingresso definitivo nel mondo; il loro rigoglìo ricorda la vitalità del­la promessa, l'esuberanza di vita che Gesù è venuto a por­tare per ciascuno. Quante cose belle ci dice la Stella di Natale! E altre ancora vengono in mente, mentre ci incantiamo a guardarla fiammeggiare nelle vetrine dei fiorai. Infine ci viene spontaneo ripetere, col cuore pie­no di gioia e di riconoscenza, alcuni titoli di Gesù: "Luce delle genti, Germoglio di giustizia, Stella del mattino, Padre dei poveri, Primizia dei risorti, Cri­sto nostra speranza" (M. Silvia)

 

20 dicembre. CHIAVE DELLA CASA DI DAVIDE.

Novello Davide, il Messia ha ricevuto "la chiave della casa di Davide sulle sue spalle; se egli apre, nessuno chiuderà... e sarà un trono di gloria" (Is 22, 22). lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre" (Col 1, 13) non con una dimostrazione di potenza, ma con la sua umiliazione, con un atto d'amore, con la sua Passione. Egli ha infranto il regno della morte e del peccato; ha forzato le porte del nemico e liberato il suo popolo: "Sono io, il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho pote­re sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1, 18). Egli porta la luce. Sarà la luce vera che rischiara gli uomini. Cristo apre il Regno agli umili e ai poveri, a colo­ro che amano la luce. Così il Regno è chiuso a coloro che odiano la luce, aperto a coloro che credono. Egli dà alla sua Chiesa "le chiavi del Regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra..." (Mt 16, 19). E "le porte degli infe­ri non prevarranno contro di essa" (Mt 16, 18).

  Vieni, Signore Gesù, siamo confusi e senza meta. Una moltitudine di uomini è senza speranza e senza luce. Vie­ni a visitarci perché brancoliamo nel buio. Vogliamo aiu­tare i nostri fratelli a ricevere "la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati; grazie alla bontà mise­ricordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'al­to un Sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nel­le tenebre e nell'ombra della morte, e dirigere i nostri pas­si sulla via della pace" (Lc 1, 77-79).

Preghiamo: “Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturi­ranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa... Ci sarà una strada spianata e la chiameranno Via Santa; su di essa cammineranno i redenti. Ecco, il momento è venuto: Dio presto sarà fra noi» (1s 35,4-10).

 

L’ALBERO DI NATALE

Com'è cominciata questa usanza? Nes­suno lo sa esattamente, ma si ritiene che l'uso provenga dalla Germania. Un tempo il 24 dicembre si celebrava "il giorno di Adamo ed Eva Con mele e frutta si decorava un albero, chiamato l'Albero del Paradiso. E si reci­tava la storia del giardino dell'Eden, e come all'inizio, il male corruppe il mondo. Una leggenda collega l'albero di Natale a San Bonifacio di Crediton, che lasciò l'In­ghilterra per portare la Buona Novella alle tribù germaniche. In una notte oscura lui e i suoi monaci incontrarono un gruppo di persone del villaggio che si preparavano a sacrificare un ragazzo al loro dio. Lo ave­vano legato a una quercia. Bonifacio liberò il ragazzo e abbatté la quercia. Indicò poi un abete sempreverde, e i suoi discepoli si fermarono li davanti e posero le loro can­dele sui suoi rami. Alla loro luce la gente ascoltò Bonifacio che parlava loro di un Dio d'amore che aveva portato la vita e la luce nel mondo per mezzo del suo figlio. Altri, invece, dico­no che fu Martin Lutero a portare per primo in casa l'albero di Natale illuminato. Nel camminare nella foresta una sera vide le stelle che brillavano attra­verso i rami. Era così bello che andò a casa a dire ai suoi bambini che l'albero illuminato era come un 'immagine di Gesù, che aveva lasciato il cielo stel­lato per portar la luce sulla terra.

 

21 dicembre. RE DELLE GENTI.

 “ O Re delle genti, che tutte le nazio­ni attendono, pietra angolare che riunisce in uno i due popoli vieni e salva l'uomo che hai creato col fango della terra!”. Cri­sto è Re non per dominare, per togliere agli uomini i loro poteri e le loro respon­sabilità, ma per salvare, per servire. Oggi viene a regnare sui cuori che si aprono liberamente a lui; viene a manifestare il suo amore e a chiedere l'amore; viene a perdonare, a svelare, a riconciliare uomi­ni e cose. E il Re delle nazioni, poiché è atteso dall'umanità intera e risponde all'attesa del mondo moderno. Ma tutto ciò è in prepara­zione e non si svelerà che imperfettamente. Il peccato, l'i­gnoranza, i malintesi sono un ostacolo alla venuta del Cri­sto. Egli è la pietra angolare che riunisce tutti i popoli in uno. Il popolo infedele, dice Isaia (28,1 6), sarà riunito e formerà una città fondata sulla giustizia, della quale la fede sarà la pietra angolare.

   Ha demolito il muro dell’odio fra i due popoli, giu­dei e pagani per creare, nella sua persona, i due in un solo uomo nuovo, per fare la pace e riconciliarli con Dio per mezzo della Croce. Preghiamo per l'unità dei cristiani. Impegniamoci al servizio dell'unità di tutti gli uomini. Occorre impegno sul piano sociale per costruire una città più giusta, più fraterna, più aperta ai bisogni e agli affan­ni del mondo intero.

Preghiamo: Gesù Bambino allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace e confermali nella verità, nella giustizia, nell’amore dei fratelli. Illumina coloro che governano i popoli, affinché, accanto alle giuste sollecitudini per il benessere dei loro fratelli, garantiscano e difendano il grande tesoro della pace. Accendi il desiderio in tutti di superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli dell’amore affinché nel tuo Nome si uniscano e trionfi nelle famiglie, nel mondo, las tua pace.   

 

L’ADVENIAT: UNA GRANDE CORONA

La tradizione più diffusa in Germania è l’albero di Natale e l’Adveniat: la grande corona di rami d’abete con quattro candele che si accendono una per ogni domenica di Avvento fino ad illuminare tutte l’ultima domenica che precede il Natale. La corona è simbolo di unità e di speranza in Cristo; il color viola che stringe la corona, ricorda che l’Avvento è tempo di penitenza. I bambini hanno un calendario d'Avvento che appendono nella loro came­ra, con 24 finestrelle e ogni giorno, aprendo una finestrella si impegnano a compiere una buona azione per Gesù Bambino. A Natale appare sul calendario l'immagine principale: il presepe. L'albero riveste grandissima importanza e si pone, oltre che in tutte le case, in ogni chiesa e sulle tombe. Esso è simbolo di rigenerazione e anche di benessere. C'è un tale rispetto per l'abete che in alcune regioni è proibito appendere all'albero qual­siasi cosa: i doni devono essere deposti ai suoi piedi. Altro simbolo del Natale è il grano, specialmente nel sud: lo si sparge sui tetti perché anche gli uccellini prendano parte alla festa. (da "Natale nelle tradizioni" E.P)

 

22 dicembre. EMMANUELE NOSTRO RE!

“O Emmanuele, nostro re e nostro legislatore che tutti i popoli attendono come loro Salvatore, vieni a salvarci, Signore Dio Nostro!”. Dio aveva pro­messo a Mosè di abitare con il suo popolo, di accompagnarlo nel cammi­no verso la terra promessa, di manife­stare la sua gloria dentro una nube lumi­nosa, sulla tenda dell'Arca dell'Allean­za. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedem­mo la sua gloria (Gv 1,14).Cristo è divenuto simile a noi, è nostro fratello. E noi siamo divenuti simili a lui, viventi in lui, dimoranti in lui, incorporati a lui. Egli ci riconcilia tutti con Dio, ci unisce insieme gli uni agli altri, per formare il suo Corpo misti­co, un tempio dove abita Dio.

   La legge nuova è Cristo.  Egli è la Via. Seguirlo è vive­re in lui. Amare come lui ha amato. La scelta di tale model­lo non impedisce comunque a nessuno di espandere la sua personalità in maniera particolare. Ascoltare la sua paro­la, seguire la sua legge, ciò vuol dire: obbedire al Vange­lo, obbedire alla Chiesa, obbedire a ciò che ci detta la Prov­videnza con gli avvenimenti della vita quotidiana. Egli è venuto per salvare tutte le nazioni, per dare a tutti gli uomi­ni lo Spirito d'amore, per riconciliare tutti gli uomini tra di loro e fame un popolo solo. Gli uomini cercano Dio: essi sperano che qualcosa di misteriosamente prezioso in loro, sfuggirà alla morte e che le loro migliori aspirazioni tro­veranno il loro compimento. Essi cercano la felicità di ama­re, di donarsi, la felicità di essere amati.

Preghiamo: O Signore dei cieli e della terra, che hai volu­to sperimentare la brevità della vita umana, donaci di entrare per sempre nella gioia del tuo Regno. In modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai redenti: fa' che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che ha voluto assumere la nostra natura umana. Egli vive e regna nei secoli dei secoli Amen.

 

UN FIORE DI CANDIDI PETALI

I fiori sono così belli, coi loro petali delicati e con il loro profumo incantevole, che gli uomini hanno sempre pensato a una loro origine prodigiosa. Una leggenda racconta come sia nato il gelsomino. La notte in cui il Bambino Gesù nacque a Betlemme nevicava e faceva un freddo terribile. Sapete che nella stalla dove il Bambino giaceva sulla paglia, l’asinello e il bue lo riscaldavano con il loro fiato dolcemente. Ed egli si era addorme­ntato in un soave sonno. Vicino vegliavano Maria e Giuseppe. Ad un tratto, una raffica di vento impe­tuoso investì la capanna, e la porta mal connessa si spalancò all'improvviso. Una folata d'aria geli­da e di neve candida entrò nella stalla. Presto Giu­seppe corse a chiudere la porta, ma un fiocco di neve si era posato sulla fronte del Bambino Gesù. Temendo che si destasse, Maria si chinò su di lui, e con un bacio rimosse dalla fronte il bianco fiore. Miracolo! Esso si disciolse al calore del­le labbra, ma si trasformò in un piccolo fiore dal profumo intenso e dai petali candidi come neve. Il gelsomino era sbocciato dal bacio della Madon­na sulla fronte del Bambino Gesù. (M. Tibaldi Chiesa)

 

23 dicembre. SOLE CHE SORGI.

“O Oriente, splendido chiarore della luce eterna e Sole di giustizia. Vieni, illumina tutti coloro che vivono nelle tenebre e nel­l'ombra della morte”. Vivono nelle tenebre gli uomini che in questo mondo sono senza speranza e senza Dio. Ed essi non sanno dove vanno. E regna il peccato, così come la morte, alla quale tutto sembra votato, inesplicabilmente. lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei pec­cati" (Col 1,13). Dio che disse: Rifulga la luce, rifulse nei nostri cuori..." (2Cor 4, 6).

   Come divenire figli della luce, uscire dalle tenebre, seguire il Cristo e avere la luce della vita? Come aprirci più interamente alla luce e preferirla in tutto e assoluta­mente alle tenebre. Come brillare di vivida luce nel mon­do e portare a coloro che vivono nelle tenebre la luce del­la vita? Cristo, luce del mondo, venga a noi e ci illumini! Cristo è la vera luce, il sole levante che illumina il mon­do. Nella sua misericordiosa tenerezza, Dio ci ha visitato come Sole di giustizia, perché ha vissuto pienamente nel­la grazia, nella verità, nella santità; perché Egli si è fatto l'immagine di suo Padre e l'ha manifestato in tutte le sue parole e in tutte le sue opere; Egli ha detto ciò che gli ave­va insegnato il Padre, ha fatto la sua volontà, ha glorifi­cato il suo nome. Egli viene perché il mondo viva nella sua luce e nella sua carità.

Preghiamo: O Dio, che fin dall'inizio del mondo creando la luce hai dissi­pato l'oscurità delle tenebre, ascolta la nostra preghiera: ven­ga ormai il Creatore della luce, il Figlio che tu hai generato prima dell'origine del mondo, concedi al tuo popolo di acco­gliere con gioia la sua venuta, libero da ogni peccato e prepa­rato dall'amore. Amen.

 

FALO’, LUMI, DECORAZIONI.

“Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte”'. Così Zaccaria descrisse il primo Natale. Le luci dell’albero di Natale, le decorazioni delle strade, le stelle, le candele e le lampade ci circondano ancora quel giorno di luce. In Svezia, nelle quattro settimane di Avvento,

viene accesa una candela ogni domenica. Esse sono collocate in un apposito candeliere dell’Avvento che porta quattro candele. Una particolar­e stella a luce elettrica viene posta davanti a una finestra. Viene chiama­ta la stella dell'Avvento. In Norvegia le famiglie accendono una candela ogni sera a partire dalla vigilia di Natale fino al nuovo anno. Nel Sud-Indiana i cristiani riempiono delle piccole lampade di argilla con olio, ponendo per lucignolo in ognuna di esse uno stoppino di cotone. Quando si fa sera, pongono le lampade accese lungo il bordo delle loro case bas­se coi tetti piatti. I vicini, che non conoscono la sto­ria del Natale, chiedono perché in quell'epoca del­l'anno accendono dei lumi, ed essi spiegano che Gesù è venuto ed ha portato ad essi la luce. In Mes­sico si accendono dei falò e vengono lanciati fuochi d'artificio nel buio della notte dopo la messa di mezzanotte nella vigilia di Natale.

 

24 dicembre.

UN BAMBINO È NATO

FRA NOI.

“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). La luce oggi brillerà su di noi, per­ché il Signore è nato. La notte sul mon­do è l'ignoranza, l'assenza di speranza, è soprattutto il peccato che allontana da Dio e divide l'uomo nel suo cuore; sono gli uomini divisi tra di loro e che sono impotenti a conoscersi e ad amarsi. La vera Luce: Dio è luce, perché non ha niente da nascondere in sé. Né ombra, né mutamento. Egli è poten­za e maestà infinita. Egli è santo, carità perfetta. Il Verbo è immagine perfetta del Padre, irradiazione della sua glo­ria. E in Lui che tutto è stato creato e tutte le creature por­tano un riflesso della sua perfezione. Per salvare il mon­do dalle tenebre del peccato e dare la sua vita agli uomi­ni, il Padre manda suo Figlio. Così il Dio invisibile si mani­festa e la luce divina brilla ai nostri occhi e si comunica a noi, purificatrice, luminosa, divinizzando ciascuno di noi.

   Tutta la vita di Cristo è la vita del Figlio di Dio; la sua amicizia umana così perfetta per noi è l'amicizia di un cuore tutto penetrato dalla divinità, è l'espressione stessa della carità di Dio. "Questo per voi il segno: tro­verete un bambino avvolto in fasce, che giace in una man­giatoia" (Lc 2, 12). Il Bambino Gesù ci porta la vera pace, illumina il nostro cuore con la conoscenza amorevole di Dio e dei suoi dise­gni per noi. Fa di noi un popolo gradito a Dio, santo, fer­vente nel compimento delle opere di luce. Ci rende un popolo solo, con un unico Dio per tutti, giudei e pagani; tutti uniti in Gesù Cristo.

Preghiamo: Affrettati, non tardare, Signore Gesù; la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

SONO NATO POVERO

Sono nato nudo, perché tu sappia spogliarti di te stesso. Sono nato povero perché tu possa considerarmi l’unica ricchezza. Sono nato in una stalla perché tu impari a santificare ogni ambiente. Sono nato debole perché tu non abbia paura di me. Sono nato per amore perché tu non dubiti mai del mio amore. Sono nato di notte perché tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà. Sono nato persona perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso. Sono nato perseguitato perché tu sappia accettare le difficoltà della vita. Sono nato nella semplicità perché tu smetta di essere complicato. Sono nato nella tua vita, dici o Dio, per portare tutti alla casa del Padre. (Lambert Noben)  

 

“VENIVA NEL MONDO LA LUCE VERA”

San Giovanni presenta Gesù come luce del cammino umano: "Veniva nel mondo la luce vera" (Gv 1,9). Da que­sto profondo significato della presenza di Cristo tra gli uomini è nata l'esigenza, nel V secolo, di sostituire la festa pagana del "Sole invitto" con la festa del Natale di Gesù, il vero Sole che illumina con la sua luce l'universo intero. Per l'intima esigenza che ogni cuore ha di "luminosità" la festa del Natale rimane una delle solennità cristiane che maggiormente parla al cuore e induce gli uomini, le fami­glie e la società tutta a pensieri non offuscati dall'egoismo o dall'odio, ma permeati di bontà e di amore. Tutti sen­tiamo che quel Bambino, nato nella semplicità di una grot­ta, ha aperto uno squarcio di cielo con la luce vera che illu­mina ogni uomo. Quel Bambino è sceso tra noi, rivelan­doci non più una divinità lontana dei pagani o il Dio a vol­te terribile del popolo ebraico, ma il Dio Amore, che si chi­na sull'uomo per elevarlo fino a Lui. Purtroppo, oggi il Natale per molti è solo consumismo, anche se non tutto è da disprezzare. Lo scambio dei doni natalizi sia espressione di gioia, che ogni cuore deve pro­vare nel donare, soprattutto al fratello bisognoso, a quan­ti vivono nella povertà e nella miseria più assoluta. Cerchiamo di vivere l'attesa del Signore, che viene a liberare l'uomo dal suo egoismo e a dargli la gioia di vive­re da figlio di Dio. Il Natale del Signore richiama gli uomi­ni alla bontà e pace. Il Bambino Gesù è sceso fra noi per insegnarci a vincere l'odio, a volerci bene, a sopportarci nei nostri limiti e nei nostri difetti, a saper sempre rico­minciare con pazienza ed umiltà. La grandezza dell'uomo si vede nel Natale del Redentore: nonostante il male che ha compiuto e che può compiere, l'uomo è grande, è il capolavoro dell'amore di Dio, è l'oggetto della sua tene­rezza e lo scopo della sua creazione. Questa realtà è così vera, che Dio diventa uomo.