FRA LE VALLI BERGAMASCHE

 

 

Quel bosco, il profumo di terra muschiata buona per i funghi,

l’albero sradicato che reclama la sua posizione verticale, le sue radici che rimpiangono la terra.

 

Quel prato, la serpe con la testa fracassata dal forcone, sfortunata ad incrociare nel suo cammino quel contadino che raccoglieva il fieno.

 

Quelle case in pietra, ormai abbandonate dalla quotidiana attenzione delle famiglie contadine. Pietre che narrano continuamente di storie recenti ma già antiche, dimenticate troppo in fretta, che nessuno più ascolta.

 

Quello stagno che attende con ansia la pioggia così da abbeverare quelle bestie che han lasciato, con la loro impronta, la richiesta d’acqua.

 

Quei piccoli fiori che riescono a tener testa alla maestosità dei giganteschi alberi.

 

Quelle foglie cadute che giocano a far da materassi ed aspettano le altre che cadranno.

 

Quei fogli di corteccia caduti a terra, abbandonati da tronchi ormai invecchiati. Fogli come papiri su cui scrivere un testamento, proprio lì, dove appare chiaro il ciclo vitale della natura, dove la morte non spaventa ma viene semplicemente accolta.

 

Quella musica che si sente lontana, che chiama tutti i paesani alla festa nel cascinale. Ora si distinguono i suoni delle fisarmoniche…di corsa, lungo il sentiero. Per condividere momenti gioiosi, dopo questa immersione nel delicato  mondo del bosco.

 

 

 

Rita Dorigo 04/12/06