Epica, estatica o drammatica?
Scopri la tua sessualità
di
Maurizio Stupiggia
Finalmente, dopo molto tempo, ho visto un film in cui ho trovato una
forte atmosfera erotica, anche se dal punto di vista delle pratiche
sessuali c’è ben poco da vedere. È il film di Mike Figgis Via da Las
Vegas, la storia d’amore tra un alcolista votato al lento suicidio e
una prostituta abituata a ricevere violenza e dileggio in dosi
massicce; una vicenda quindi molto lontana dalle lenzuola profumate di
Pretty Woman e ancor meno parente degli spot pubblicitari di 9
Settimane e mezzo. È invece l’incontro tra due mondi malati, ognuno a
modo suo, che delinea così tutti gli scenari possibili, tranne quello
di una sana sessualità.
È
proprio questa ultima considerazione che mi ha fatto riflettere: come
è possibile che solo l’intreccio di patologia e sessualità possa far
vibrare le corde profonde del mio essere? Come è possibile che proprio
l’abbraccio tra malattia e sesso possa entrare in contatto con quella
parte di me che ho sempre ritenuto responsabile della mia salute e del
mio benessere psico-fisico? E ha veramente un senso parlare in maniera
così spensierata di "sana" sessualità?
Che
ci sia una relazione importante tra sessualità e malessere ormai ci è
noto; Freud per primo ha gettato le basi di una teoria della
psicopatologia che ha come fondamento il funzionamento sessuale
dell’individuo nella cornice sociale di repressione e divieto.
Semplificando il suo pensiero si può dire che per Freud nessuna
nevrosi fosse compatibile con una sana vita sessuale: i nostri tic, le
nostre angosce, le nostre ossessioni derivano fondamentalmente
dall’incapacità di arrivare a vivere e a esprimere la pienezza della
propria sessualità genitale.
UN’EPICA POTENZA
Wilhelm Reich (che fu allievo di Freud) ha preso alla lettera le
indicazioni del maestro e ha indicato nell’orgasmo il massimo
strumento di cura della nevrosi e di tutti i disturbi ad essa
correlati. Ha quindi lavorato a contatto diretto con il corpo del
paziente, con la pressione e la respirazione, proprio per sbloccare
l’energia libidica ingabbiata in alcune aree del corpo che
costituiscono una vera e propria corazza che limita lo scambio
fisiologico tra l’individuo e l’ambiente a una serie di stereotipie
nevrotiche e ripetitive.
Reich ha indicato perciò nella potenza orgastica la meta finale della
terapia emotiva, "la capacità di arrendersi al flusso dell’energia
biologica senza alcuna inibizione; la capacità di scaricare
completamente tutta l’eccitazione sessuale accumulata attraverso
contrazioni piacevoli e involontarie del corpo". I temi e gli slogan
per la liberazione sessuale degli anni Cinquanta e Sessanta nascono
proprio dalle teorie reichiane che pongono la liberazione del corpo
alla base della guarigione psichica e addirittura dell’autentico
benessere sociale. È chiaro che per Reich orgasmo non equivale a
eiaculazione, ma ha una portata molto più vasta, addirittura cosmica,
dato che lo definisce come l’unione più profonda di due organismi
immersi nell’energia universale che egli chiama orgonica. Orgone è
infatti la componente basica dell’energia cosmica.
Fin
qui tutto abbastanza coerente, inserito però in una cornice un po’
meccanicista: concetti come flusso, blocco, potenza fanno pensare più
ad una teoria idraulica che non ad un incontro speciale tra esseri
umani, anche se lui stesso si rende perfettamente conto che "non puoi
volere un orgasmo e ottenerlo come ottieni una birra al banco".
Possiamo quindi dire che per Reich la sessualità ha come meta
l’orgasmo, e che questo a sua volta è il risultato di onde di
eccitazione che crescono sempre più fino a toccare l’involontarietà,
la perdita di una coscienza chiara e distinta e la fusione dei due
esseri in un organismo cosmico che li comprende entrambi in una
totalità di energia.
Molto importante, in questo caso, è il ruolo svolto dalla
respirazione: noi sappiamo che essa è stimolata e amplificata
dall’eccitazione sessuale, ma pochi sanno che una respirazione
insufficiente, superficiale o addirittura bloccata riduce il livello
di eccitazione sessuale. Un respiro contratto blocca il propagarsi
delle sensazioni piacevoli e confina il godimento dentro l’area
genitale, così come l’inibizione sessuale è una causa delle difficoltà
respiratorie. La respirazione è la pulsazione basica (assieme al
cuore) del corpo, ed è perciò il fondamento organico e funzionale
delle sensazioni sia di piacere che di dolore.
IL SESSO ACQUARIANO
Per
oltrepassare i rischi di una visione esclusivamente organicistica
della sessualità, Alexander Lowen (il fondatore dell’analisi
bioenergetica), è costretto ad allargare l’ottica reichiana
introducendo ciò che da sempre è peculiarità umana: il cuore.
Dice Lowen: "L’estasi dell’orgasmo è un’unica risposta corporea
all’eccitazione sessuale, che inizia nel cuore e finisce con il cuore,
così aperto da abbracciare il mondo. Connettere testa e cuore è solo
metà del compito per diventare una persona amorevole. L’altra metà è
connettere il cuore ai genitali."
A
questo punto però le parole di Lowen ci portano verso un altro
territorio, verso una dimensione più spirituale e sensitiva e meno
esuberantemente vitalistica; il regno di quella che possiamo
denominare "sessualità acquariana", in forza del suo legame ideale con
lo spirito del futuro terzo millennio, l’età dell’acquario, appunto.
Dunque, se Reich ha descritto e propugnato una sessualità fatta di
muscoli, sangue e cuore che si mobilitano in un escalation sempre più
rapida, fino ad assomigliare ad una epica cavalcata verso una sorta di
Graal, sta da più parti emergendo la nuova tendenza ad una dimensione
pacifica ed estatica dell’erotismo e dell’amore.
Anche Willy Pasini ha mostrato il cambio d’abito progressivo della
relazione d’amore, dove l’intimità diventa il vero progetto dei
prossimi decenni: un’intimità fatta più di pelle che di sesso e dove
il bisogno di contatto corporeo domina sulle richieste sessuali. In
questo quadro dominano i sensi forse più antichi, come il tatto e
l’olfatto, a scapito della vista e dell’udito; sono cioè privilegiati
i sensi che configurano una situazione estatica e fusionale piuttosto
che di movimento. È in un certo modo il risveglio dell’elemento
femminile, inteso archetipicamente, la riscoperta di ciò che è
morbido, lento e interiore. È la risposta epocale a secoli di
dominanza maschile e patriarcale attraverso il tentativo di
riunificazione dei due elementi opposti: esempio ne è il simbolo
cinese del Tao che è quello che meglio riassume in sé la sintesi di
Yin e Yang.
Il
sesso diventa quindi, in questa prospettiva, la ricerca alchemica
delle nozze sacre, la compenetrazione degli opposti, la fine delle
distinzioni tra luce ed ombra, bene e male, forte e debole... in
definitiva un’esaltazione della ricerca del bisessualismo presente in
ognuno di noi.
La
metafisica tantrica diviene il manifesto di questa area culturale:
nella concezione indù, infatti, è proprio la divisione dell’Unità
primordiale in due principi opposti, Shiva e Shakti, a causare la
sofferenza, ed è perciò suo scopo la riunificazione della coppia
divina dentro di sé. Vi sono comunque due vie tantriche per arrivare
alla coincidentia oppositorum, la via secca e la via umida, la prima
basata sull’astinenza, la seconda sul rapporto sessuale.
Nella via secca il praticante risveglia le energie vitali con il
"trattenere", la castità, e arriva quindi al centro di sé attraverso
un’implosione interna spirituale prima ancora che fisica.
La
via umida prescrive comunque anch’essa il trattenimento dell’orgasmo e
l’incanalamento dell’energia fino al chakra dell’apice della testa
attraverso il canale di "Onios": lì è il luogo alchemico di contatto
con tutto l’universo.
LA DIMENSIONE DRAMMATICA
Ma
è veramente così paradisiaca la dimensione sessuale? E se così fosse,
come si spiega la dimensione erotica presente nel film di cui si
accennava all’inizio?
Credo onestamente che le idee esposte finora siano suggestive ma
incomplete, dato che non fanno i conti con quell’elemento di Ombra e
di rimosso che appartiene congenitamente all’essere umano, la morte.
"Non vi è libertino - osserva De Sade - che ignori quale dominio sui
sensi abbia l’assassinio". Ma senza arrivare a toccare la morte in
senso reale, come ci propone Sade, noi ci limitiamo a rilevare che
esiste pur sempre un rapporto tra morte ed eccitazione.
Entriamo così nella dimensione drammatica della sessualità, là dove il
nostro essere sperimenta la propria incompletezza, la precarietà e lo
smarrimento: in una parola, l’angoscia. È vero che, come ci dicono i
tantrici, noi siamo esseri colmi di nostalgia per la perduta unità, e
che l’amore ha come essenza e meta la fusione di due individui
frammentari, "ma si tratta - ci avverte Bataille - di una fusione che
si manifesta soprattutto nell’angoscia, vale a dire negativamente,
nella misura in cui è inaccessibile, nella misura in cui è perseguita
nell’insufficienza e nel tremore. Le probabilità di soffrire sono
tanto maggiori in quanto solo l’angoscia manifesta il pieno
significato dell’essere amato. Se l’amante non può possedere l’amato,
egli pensa talvolta di ucciderlo: preferirebbe ucciderlo che perderlo.
Oppure egli desidera la propria morte. Se l’unione di due amanti è
prodotta dalla passione, l’unione chiama la morte, come desiderio di
omicidio o di suicidio".
Queste frasi di Bataille ci arrivano come sassi in faccia dopo aver
sorvolato gli eterei territori dello spirito acquariano o attraversato
il fuoco purificatore delle energie reichiane; ci portano in un
territorio impervio in cui le regole sono momentaneamente sospese,
dove incontriamo i nostri desideri più imprevedibili e scandalosi e
quindi anche i nostri fantasmi. Violenza, costrizione e
automortificazione, anche se rimangono nell’ambito del simbolico,
mettono a rischio il nostro essere, e contemporaneamente sono la
spinta per l’oltrepassamento di noi stessi: sacrificio e martirio
donano al sesso una sorta di divina trascendenza, avvicinandolo alla
santità.
Credo che ognuno di noi abbia provato, almeno una volta, il piacere
della sopraffazione, data o ricevuta, e che lungi dal ridurre questa
sensazione a una definizione clinica di sado-masochismo, abbia sentito
la trascendenza possibile di quel momento. Non si capirebbero
altrimenti quelle persone che non usano il profilattico con partner
sieropositivi, o quei padri di famiglia, sempre più numerosi, che
frequentano i "viados" la notte: è la trascendenza sotto forma di
trasgressione.
Insomma la via della sessualità non è una sola e non è sempre al sole,
questo può disorientarci e spaventarci, ma è solo tale complessità che
può portarci nel fondo del nostro cuore che è, paradossalmente, il
fondo delle nostre viscere, così che disgusto e purezza per una volta
coincidono.