Domenica 11 novembre
L’EMOZIONE E’ COME UN FIUME
corso di terapia biosistemica condotto da Maurizio Stupiggia

“L’emozione è come un fiume: se è secco, siamo nel deserto; se è sovrabbondante, anneghiamo. Il terapeuta biosistemico diventa come gli argini di questo fiume, aiutando la persona a trovare la sua forza e la sua direzione in un contesto di fiducia e di sicurezza”.
La terapia biosistemica affronta vari aspetti del disagio esistenziale nell’ottica della complessità corpo-mente, offrendo alle persone strumenti originali per prendere contatto con livelli profondi di sé e per attingere ad energie ancora inutilizzate.

Maurizio Stupiggia. Psicoterapeuta, è membro fondatore della Società Italiana di Biosistemica e docente della Scuola di Formazione in Biosistemica. Svolge attività clinica privata da vari anni ed è consulente per un progetto Cee rivolto all’integrazione sociale degli extra-comunitari. Attualmente insegna presso il Corso di perfezionamento in Teorie e Tecniche di Gruppo all’Università di Bologna.
 

Per informazioni più dettagliate su date da definire, orari, modalità di partecipazione e quote di iscrizione, ci si può rivolgere alla segreteria organizzativa in vicolo gomma, 8 – 47900 rimini (rn), tel. e fax 0541.25777.
www.mondaino.com – arboreto@infotel.it

La sede dove si svolgono i corsi è in via pieggia 6, 47836 mondaino (rn), tel. 0541.850123.

 

Epica, estatica o drammatica?
Scopri la tua sessualità

di Maurizio Stupiggia

Finalmente, dopo molto tempo, ho visto un film in cui ho trovato una forte atmosfera erotica, anche se dal punto di vista delle pratiche sessuali c’è ben poco da vedere. È il film di Mike Figgis Via da Las Vegas, la storia d’amore tra un alcolista votato al lento suicidio e una prostituta abituata a ricevere violenza e dileggio in dosi massicce; una vicenda quindi molto lontana dalle lenzuola profumate di Pretty Woman e ancor meno parente degli spot pubblicitari di 9 Settimane e mezzo. È invece l’incontro tra due mondi malati, ognuno a modo suo, che delinea così tutti gli scenari possibili, tranne quello di una sana sessualità.

È proprio questa ultima considerazione che mi ha fatto riflettere: come è possibile che solo l’intreccio di patologia e sessualità possa far vibrare le corde profonde del mio essere? Come è possibile che proprio l’abbraccio tra malattia e sesso possa entrare in contatto con quella parte di me che ho sempre ritenuto responsabile della mia salute e del mio benessere psico-fisico? E ha veramente un senso parlare in maniera così spensierata di "sana" sessualità?

Che ci sia una relazione importante tra sessualità e malessere ormai ci è noto; Freud per primo ha gettato le basi di una teoria della psicopatologia che ha come fondamento il funzionamento sessuale dell’individuo nella cornice sociale di repressione e divieto.

Semplificando il suo pensiero si può dire che per Freud nessuna nevrosi fosse compatibile con una sana vita sessuale: i nostri tic, le nostre angosce, le nostre ossessioni derivano fondamentalmente dall’incapacità di arrivare a vivere e a esprimere la pienezza della propria sessualità genitale.

UN’EPICA POTENZA

Wilhelm Reich (che fu allievo di Freud) ha preso alla lettera le indicazioni del maestro e ha indicato nell’orgasmo il massimo strumento di cura della nevrosi e di tutti i disturbi ad essa correlati. Ha quindi lavorato a contatto diretto con il corpo del paziente, con la pressione e la respirazione, proprio per sbloccare l’energia libidica ingabbiata in alcune aree del corpo che costituiscono una vera e propria corazza che limita lo scambio fisiologico tra l’individuo e l’ambiente a una serie di stereotipie nevrotiche e ripetitive.

Reich ha indicato perciò nella potenza orgastica la meta finale della terapia emotiva, "la capacità di arrendersi al flusso dell’energia biologica senza alcuna inibizione; la capacità di scaricare completamente tutta l’eccitazione sessuale accumulata attraverso contrazioni piacevoli e involontarie del corpo". I temi e gli slogan per la liberazione sessuale degli anni Cinquanta e Sessanta nascono proprio dalle teorie reichiane che pongono la liberazione del corpo alla base della guarigione psichica e addirittura dell’autentico benessere sociale. È chiaro che per Reich orgasmo non equivale a eiaculazione, ma ha una portata molto più vasta, addirittura cosmica, dato che lo definisce come l’unione più profonda di due organismi immersi nell’energia universale che egli chiama orgonica. Orgone è infatti la componente basica dell’energia cosmica.

Fin qui tutto abbastanza coerente, inserito però in una cornice un po’ meccanicista: concetti come flusso, blocco, potenza fanno pensare più ad una teoria idraulica che non ad un incontro speciale tra esseri umani, anche se lui stesso si rende perfettamente conto che "non puoi volere un orgasmo e ottenerlo come ottieni una birra al banco".

Possiamo quindi dire che per Reich la sessualità ha come meta l’orgasmo, e che questo a sua volta è il risultato di onde di eccitazione che crescono sempre più fino a toccare l’involontarietà, la perdita di una coscienza chiara e distinta e la fusione dei due esseri in un organismo cosmico che li comprende entrambi in una totalità di energia.

Molto importante, in questo caso, è il ruolo svolto dalla respirazione: noi sappiamo che essa è stimolata e amplificata dall’eccitazione sessuale, ma pochi sanno che una respirazione insufficiente, superficiale o addirittura bloccata riduce il livello di eccitazione sessuale. Un respiro contratto blocca il propagarsi delle sensazioni piacevoli e confina il godimento dentro l’area genitale, così come l’inibizione sessuale è una causa delle difficoltà respiratorie. La respirazione è la pulsazione basica (assieme al cuore) del corpo, ed è perciò il fondamento organico e funzionale delle sensazioni sia di piacere che di dolore.

IL SESSO ACQUARIANO

Per oltrepassare i rischi di una visione esclusivamente organicistica della sessualità, Alexander Lowen (il fondatore dell’analisi bioenergetica), è costretto ad allargare l’ottica reichiana introducendo ciò che da sempre è peculiarità umana: il cuore.

Dice Lowen: "L’estasi dell’orgasmo è un’unica risposta corporea all’eccitazione sessuale, che inizia nel cuore e finisce con il cuore, così aperto da abbracciare il mondo. Connettere testa e cuore è solo metà del compito per diventare una persona amorevole. L’altra metà è connettere il cuore ai genitali."

A questo punto però le parole di Lowen ci portano verso un altro territorio, verso una dimensione più spirituale e sensitiva e meno esuberantemente vitalistica; il regno di quella che possiamo denominare "sessualità acquariana", in forza del suo legame ideale con lo spirito del futuro terzo millennio, l’età dell’acquario, appunto.

Dunque, se Reich ha descritto e propugnato una sessualità fatta di muscoli, sangue e cuore che si mobilitano in un escalation sempre più rapida, fino ad assomigliare ad una epica cavalcata verso una sorta di Graal, sta da più parti emergendo la nuova tendenza ad una dimensione pacifica ed estatica dell’erotismo e dell’amore.

Anche Willy Pasini ha mostrato il cambio d’abito progressivo della relazione d’amore, dove l’intimità diventa il vero progetto dei prossimi decenni: un’intimità fatta più di pelle che di sesso e dove il bisogno di contatto corporeo domina sulle richieste sessuali. In questo quadro dominano i sensi forse più antichi, come il tatto e l’olfatto, a scapito della vista e dell’udito; sono cioè privilegiati i sensi che configurano una situazione estatica e fusionale piuttosto che di movimento. È in un certo modo il risveglio dell’elemento femminile, inteso archetipicamente, la riscoperta di ciò che è morbido, lento e interiore. È la risposta epocale a secoli di dominanza maschile e patriarcale attraverso il tentativo di riunificazione dei due elementi opposti: esempio ne è il simbolo cinese del Tao che è quello che meglio riassume in sé la sintesi di Yin e Yang.

Il sesso diventa quindi, in questa prospettiva, la ricerca alchemica delle nozze sacre, la compenetrazione degli opposti, la fine delle distinzioni tra luce ed ombra, bene e male, forte e debole... in definitiva un’esaltazione della ricerca del bisessualismo presente in ognuno di noi.

La metafisica tantrica diviene il manifesto di questa area culturale: nella concezione indù, infatti, è proprio la divisione dell’Unità primordiale in due principi opposti, Shiva e Shakti, a causare la sofferenza, ed è perciò suo scopo la riunificazione della coppia divina dentro di sé. Vi sono comunque due vie tantriche per arrivare alla coincidentia oppositorum, la via secca e la via umida, la prima basata sull’astinenza, la seconda sul rapporto sessuale.

Nella via secca il praticante risveglia le energie vitali con il "trattenere", la castità, e arriva quindi al centro di sé attraverso un’implosione interna spirituale prima ancora che fisica.

La via umida prescrive comunque anch’essa il trattenimento dell’orgasmo e l’incanalamento dell’energia fino al chakra dell’apice della testa attraverso il canale di "Onios": lì è il luogo alchemico di contatto con tutto l’universo.

LA DIMENSIONE DRAMMATICA

Ma è veramente così paradisiaca la dimensione sessuale? E se così fosse, come si spiega la dimensione erotica presente nel film di cui si accennava all’inizio?

Credo onestamente che le idee esposte finora siano suggestive ma incomplete, dato che non fanno i conti con quell’elemento di Ombra e di rimosso che appartiene congenitamente all’essere umano, la morte.

"Non vi è libertino - osserva De Sade - che ignori quale dominio sui sensi abbia l’assassinio". Ma senza arrivare a toccare la morte in senso reale, come ci propone Sade, noi ci limitiamo a rilevare che esiste pur sempre un rapporto tra morte ed eccitazione.

Entriamo così nella dimensione drammatica della sessualità, là dove il nostro essere sperimenta la propria incompletezza, la precarietà e lo smarrimento: in una parola, l’angoscia. È vero che, come ci dicono i tantrici, noi siamo esseri colmi di nostalgia per la perduta unità, e che l’amore ha come essenza e meta la fusione di due individui frammentari, "ma si tratta - ci avverte Bataille - di una fusione che si manifesta soprattutto nell’angoscia, vale a dire negativamente, nella misura in cui è inaccessibile, nella misura in cui è perseguita nell’insufficienza e nel tremore. Le probabilità di soffrire sono tanto maggiori in quanto solo l’angoscia manifesta il pieno significato dell’essere amato. Se l’amante non può possedere l’amato, egli pensa talvolta di ucciderlo: preferirebbe ucciderlo che perderlo. Oppure egli desidera la propria morte. Se l’unione di due amanti è prodotta dalla passione, l’unione chiama la morte, come desiderio di omicidio o di suicidio".

Queste frasi di Bataille ci arrivano come sassi in faccia dopo aver sorvolato gli eterei territori dello spirito acquariano o attraversato il fuoco purificatore delle energie reichiane; ci portano in un territorio impervio in cui le regole sono momentaneamente sospese, dove incontriamo i nostri desideri più imprevedibili e scandalosi e quindi anche i nostri fantasmi. Violenza, costrizione e automortificazione, anche se rimangono nell’ambito del simbolico, mettono a rischio il nostro essere, e contemporaneamente sono la spinta per l’oltrepassamento di noi stessi: sacrificio e martirio donano al sesso una sorta di divina trascendenza, avvicinandolo alla santità.

Credo che ognuno di noi abbia provato, almeno una volta, il piacere della sopraffazione, data o ricevuta, e che lungi dal ridurre questa sensazione a una definizione clinica di sado-masochismo, abbia sentito la trascendenza possibile di quel momento. Non si capirebbero altrimenti quelle persone che non usano il profilattico con partner sieropositivi, o quei padri di famiglia, sempre più numerosi, che frequentano i "viados" la notte: è la trascendenza sotto forma di trasgressione.

Insomma la via della sessualità non è una sola e non è sempre al sole, questo può disorientarci e spaventarci, ma è solo tale complessità che può portarci nel fondo del nostro cuore che è, paradossalmente, il fondo delle nostre viscere, così che disgusto e purezza per una volta coincidono.

 

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