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Rosa Sapienza
Un
anno vissuto con il diavolo di Rosario Messina ( Dalla rivista " Camillianum " n°22 anno VIII - 2008 )
L'articolo del Prof. Moreno Fiori sul Maleficio' ha destato notevole interesse nei lettori e in me ha fatto riaffiorare con prepotenza alla mente una forte esperienza vissuta per caso in gioventù, durante l'anno di noviziato, a contatto di una giovanissima ragazza posseduta dal diavolo, vittima inconsapevole di un maleficio. Ho ritenuto pertanto di qualche
utilità rendere partecipi i lettori di questa
mia prolungata frequenza con il diavolo, dando così anche una prova di fatto e una dimostrazione concreta a
quanto il Prof. Fiori asseriva nel suo articolo "che non ripugna alla
ragione la possibilità attraverso un maleficio, dell'innesco di un
influsso straordinario da parte del demonio,
sia sotto forma di possessione diabolica, sia in termini di infestazione personale esterna ed interna".2 Per dare però una giusta e
corretta collocazione alla mia testimonianza
ritengo opportuno offrire una preliminare breve catechesi sulla presenza del diavolo nella Storia della
Salvezza, dividendo così la mia
relazione: a) Il diavolo nella Sacra Scrittura e in alcuni recenti documenti della Chiesa; b) Una esperienza
unica e irripetibile vissuta con Rosa Sapienza, posseduta dal diavolo; c) Riflessioni e suggerimenti pastorali.
Il diavolo nella Rivelazione Divina, e in alcuni recenti documenti della Chiesa Cattolica Il diavolo, la sua
esistenza, la sua natura, i suoi poteri, i suoi limiti, la sua azione nel mondo e tra gli uomini, devono
essere studiati e compresi nell'unico
ambito in cui essi hanno avuto origine e trovato il loro fondamento critico e scientifico, Così i nomi
diavolo, demonio, satana, nomi generici applicabili a tutti che significano avversario, accusatore,
menzognero, invidioso. Il soggiorno
abituale del demonio è, secondo A questa breve
carrellata biblica vogliamo aggiungere altri particolari che si riferiscono al diavolo e che, come
pennellate aggiuntive, contengono
altri aspetti, sempre deteriori o negativi, della sua persona e della sua opera. Il diavolo è raffigurato negli
uccelli che divorano il seme caduto
lungo la strada: "poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori perché non credano e così siano
salvati" (Lc.8,12). È il nemico
che di notte sparge la zizzania nel campo seminato di buon grano: "la zizzania sono i figli del maligno
e il nemico che l'ha seminato è il diavolo" (Mt. 13,39). È il
"maligno" per eccellenza, per essere liberati dal quale Gesù ci insegna a pregare: "non ci indurre in
tentazione ma liberaci dal
maligno" (Mt. 6,13). È lo "spirito immondo" che Gesù caccia dal corpo degli ossessi: "e lo
spirito immondo straziandolo e
gridando forte, uscì da lui" (Mc. 1,26). È il "principe di questo mondo" tentatore dei nostri progenitori che
con la morte di Cristo viene
sconfitto: "ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori" (Gv.12,31), "il principe di questo mondo è già
stato giudicato" (Gv.16,11). È
il "leone ruggente" che va in cerca della preda da divorare, "al quale è necessario opporre la valida
resistenza della fede" ( Nelle lettere apostoliche S. Paolo, S. Giovanni,
S. Giacomo accennano spesso ai
"lacci del demonio" da cui i fedeli devono guardarsi per non essere
troppo facile preda delle sue insidie e dei suoi inganni. Concludiamo questo aspetto con le parole durissime di
Gesù contro i farisei, i sadducei,
gli anziani e gli scribi del popolo che avevano attribuito a Gesù una stretta
parentela con il diavolo: "perché voi non potete dare ascolto alle mie
parole, voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato
omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché la
verità non è in lui. Quando dice il falso
parla del suo perché è menzognero e padre della menzogna. A me invece voi non credete perché dico la
verità" (Gv. 8,43-45). A sottolineare la presenza e l'azione del diavolo oggi, è utile ricordare alcuni recenti documenti della Chiesa. Anzitutto il Concilio Ecumenico Vaticano II che parla del diavolo 18 volte sempre con testi corredati da citazioni scritturali in riferimento a satana e alla sua attività malefica. Citerò solo tre brani della Costituzione pastorale "Gaudium et Spes-:" "Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine fuori di Dio" (n. 13). "Così l'uomo si trova in se stesso diviso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da sè medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore stesso è venuto a liberare l'uomo scacciando il "principe di questo mondo" (ivi). "Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre. lotta cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore (Mt. 24,13;), fino all'ultimo giorno. Inserito in questa battaglia l'uomo deve combattere senza sosta per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche e con l'aiuto della grazia di Dio" (n. 37). Prima ancora del Concilio il Papa Leone XIII ne aveva parlato in diverse sue encicliche e lettere apostoliche, accennando anche al culto satanico praticato e promosso da diverse società segrete di chiara derivazione massonica. Per ostacolare l'opera di satana, aveva scritto la preghiera a San Michele Arcangelo che i sacerdoti erano tenuti a recitare tutti i giorni al termine della Santa Messa. Paolo VI il 30 giugno Anche Giovanni
Paolo II nelle sue tradizionali catechesi del mercoledì non poteva fare a meno di tornare più volte
sul tema dell'esistenza del diavolo. Ne riporto solo qualche stralcio:
"lo spirito maligno tenta di trapiantare
nell'uomo l'atteggiamento di rivalità, di insubordinazione e di ribellione, che è diventato quasi la
motivazione di tutta la sua esistenza. Respingendo la verità conosciuta
su Dio, satana diventa menzognero cosmico
"padre della menzogna". Per questo egli vive nella radicale e
irreversibile negazione di Dio e cerca di imporre agli altri esseri creati a immagine di Dio la sua tragica menzogna
sul "Bene", che è Dio. In
questa condizione di menzogna satana diventa, secondo san Giovanni, anche "omicida" cioè
distruttore della vita soprannaturale
Nel discorso del 20 agosto
1986 il Papa insisteva sulla vittoria riportata da Cristo crocifisso e
risorto sul diavolo a beneficio di tutti i credenti: "Satana continua
contro di noi la sua opera tentatrice e malefica, dice il Papa, ma solo e sempre entro i limiti che gli sono
consentiti da Dio, non oltre. Egli
tuttavia non è in grado di annullare la definitiva finalità a cui tendono l'uomo e tutta la
creazione, il bene. Egli non può ostacolare l'edificazione del regno di Dio.
Anzi possiamo dire con San Paolo (Rm.
8,28) che anche l'opera del maligno concorre al bene e che serve a edificare la gloria degli eletti (2 Tm.
2,10). Mentre la esistenza degli angeli cattivi chiede a noi il senso della
vigilanza per non cedere alle loro lusinghe, siamo certi che la
vittoriosa potenza del Cristo redentore
circonda la nostra vita perché ne siamo noi stessi vincitori". Ma noi preghiamo affinché la famiglia umana sia
liberata da Satana e dalle sue
opere" (n. 597).
Un anno vissuto con Rosa Sapienza Molte testimonianze del vangelo
insistono sulla esistenza della possessione diabolica. Uno dei caratteri
più impressionanti della missione di Gesù è
il dominio da lui esercitato sui demoni, i suoi frequenti interventi contro di
essi e il potere dato ai suoi apostoli, attraverso loro alla Chiesa Cattolica, di cacciare i demoni:
"curate i malati ...cacciate i demoni" (Mt. 10,8). Gesù incontra
spesso quei poveri posseduti dal demonio e domanda con autorità:
"qual è il tuo nome? "e il demonio è costretto a rispondere: "il mio nome è legione perché siamo in
molti" (Mc. 5,9) e lo obbliga ad abbandonare la sua vittima: "Taci!
Esci da quest'uomo" (Mc. 2,21).
Tali casi sono frequenti, anche se il Vangelo ne riporta specificamente
solo alcuni, riassumendoli alla fine in una frase generica: "Portarono a lui quelli che avevano demoni ed Egli li
curò" (Mt. 4,24). Egli che era
venuto "per distruggere l'opera del diavolo" (1Gv. 3,8) e che affidava ai discepoli il compito
di cacciare ì demoni, non poteva
lasciar dubbi su una verità così importante e fondamentale. Nella storia della Chiesa, dai primi secoli, dai
tempi apostolici fino ai giorni
nostri, i casi di possessione diabolica debitamente controllati e autenticati
sono sempre esistiti e i santi e gli esorcisti sono intervenuti a liberare le
infelici vittime. Per questo Durante la possessione diabolica il paziente perde la
conoscenza di ciò che fa e di ciò che dice e
passata la crisi, non ricorda più nulla di quello che ha fatto e detto. Il demonio invade per speciale permissione di Dio il corpo di un uomo o di una donna e ne
muove gli organi a suo arbitrio come
se si trattasse di cosa propria. Il fatto risale a settembre 1951 quando iniziai il
noviziato presso l'O.A.S.I.8
di Aci S. Antonio, paesino allora di circa
seimila abitanti alle pendici dell'Etna.
Questa struttura, destinata ad accogliere Vescovi e Sacerdoti anziani malati e soli, era stata
fortemente voluta e realizzata da uno zelante sacerdote locale Monsignor
Michele Cosentino il quale,insieme alla
sorella Marianna con la quale viveva, avevano donato tutte le loro
proprietà per realizzare un opera giudicata utile e necessaria non solo
dal Vescovo di Acireale ma anche da tutti i vescovi della Sicilia.Infatti sono tornato a visitarla qualche mese fa e
l'ho trovata, enormemente ampliata, con cinque vescovi in pensione
oltre una trentina di sacerdoti. Per assistere gli ospiti ricoverati Mons.
Cosentino aveva desiderato e ottenuto che
fossero i Camilliani e soprattutto i novizi ad esercitare il carisma di San Camillo e occasione
propizia per verificare la loro
vocazione. La giornata in noviziato era scandita dalla
preghiera, dallo studio e dal servizio
completo ai sacerdoti infermi; inoltre a ciascun novizio veniva assegnata anche qualche mansione particolare:
a me fu affidata la cura e la custodia della Cappella.
Fin qui nulla di
particolare. Ma dopo qualche tempo venimmo a sapere che Mons. Cosentino, particolarmente sensibile ai bisogni della gente e dei poveri, aveva accolto in casa sua una
ragazza del paese, una certa Rosa Sapienza
di 17 anni, cacciata dai parenti e buttata sulla pubblica viali perché aveva cominciato ad assumere comportamenti strani, violenti, incomprensibili. Per esempio non
voleva più mangiare come tutti i
comuni mortali nei soliti piatti, ma si trovava a suo agio e riusciva ad ingurgitare il cibo solo se servito in
grandi recipienti come ai maiali, non
utilizzando affatto le posate o le mani, ma solo la lingua la bocca e il naso; fu questo per lei un modo del
tutto naturale di nutrirsi per circa
un anno, alla presenza di molti testimoni e di noi novizi che assistevamo giornalmente a questo triste
spettacolo. Oppure Rosa compiva un'altra stranezza: mentre era tranquilla e
chiacchierava piacevolmente,
improvvisamente se si sentiva ragliare un asino, e al quel tempo in paese ve ne erano molti, cominciava anche
lei a farlo in maniera perfetta, con
modulazioni e tonalità assolutamente identiche, infatti le registrazioni che riuscivamo a fare ne
erano una prova inconfutabile. Queste ed altre stranezze che sapevano un po' di mistero, indussero il saggio Monsignore ad affidare Rosa a un gruppo di neurologi e psicologi presso il Reparto di Neurologia e Psichiatria dell'Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Dopo un mese di studio e di indagini fu dimessa dall'ospedale dichiarata totalmente sana di mente e di corpo. La cartella clinica è conservata agli atti.A questo punto Mons. Cosentino, uomo di grande esperienza ed equilibrio, ne parlò al Vescovo di Acireale, il quale incaricò un gruppo di teologi e moralisti perché esperissero le prove canoniche e verificassero se si fosse in presenza di una possessione diabolica.Rosa intanto continuava a vivere in casa di Monsignore, continuava a fare le stranezze dette prima, la incontravamo spesso nel cortile, potevamo parlare con lei, perfino scherzare ed io in quanto sacrista potevo seguire tutte le prove alle quali veniva sottoposta dai sacerdoti sia in Cappella che fuori. Ne citerò alcune che mi sono rimaste più impresse. Un giorno Rosa fu
invitata a bere l'acqua contenuta in due bicchieri: uno conteneva acqua benedetta senza sale e l'altro
acqua naturale. Quando Rosa inghiottì
l'acqua benedetta, ebbe reazioni così violente da sentirsi bruciare dentro da un fuoco ardente,
sbavando urlando e sbattendo capo e
corpo contro il muro di marmo senza alla fine procurarsi una benché
minima scalfitura.Rosa prima di questo inspiegabile evento era stata
una ragazza normalissima; aveva
frequentato la scuola fino alla quinta elementare, era molto modesta, semplice,
profondamente religiosa; il tempo libero lo passava presso il laboratorio delle
Suore Salesiane dove imparava a ricamare,
si era fidanzata da qualche tempo con un bravo ragazzo. Partecipava con devozione alla Messa, riceveva
l'Eucaristia nella Cappella dell'OASI e talvolta, subito dopo avere ricevuto
l'Ostia consacrata si scatenava l'inferno: cominciava a urlare, gli occhi
quasi gli uscivano dalle
orbite, si agitava con violenza, ma soprattutto si buttava e dimenava per terra sbattendo con tutta la forza che
aveva la testa contro il marmo dell'altare, ma alla fine, quando riusciva a
calmarsi, Rosa risultava totalmente
integra, senza mostrare né gonfiore alla testa né segni di violenza; eppure
avevamo registrato le urla e soprattutto i rumori causati dalla
sua testa contro il marmo che si sarebbe dovuta rompere schizzando lontano il suo cervello. Un giorno Monsignore, alla presenza di alcuni
teologi e biblisti esperti in lingue
semitiche, le diede da leggere Chiacchierando Monsignore
con Rosa, le confidò che da lì a tre mesi
sarebbe andato a Siracusa per predicare un corso di Esercizi ai seminaristi. Lei con fare sicuro replicò: lei non vi
andrà. Ogni mese che passava, Monsignore
le ricordava l'impegno degli esercizi e lei confermava con determinazione la sua risposta. Mancavano
due giorni alla partenza e Monsignore
disse a Rosa: vedi sto preparando la valigia, dopodomani partirò, mi dispiace hai perso la scommessa. E lei con ancora più certezza gridando gli disse: lei non
partirà! Glielo garantisco, non
partirà! La vigilia, appena prima di partire, Monsignore riceve una telefonata dal Rettore che lo sconsigliava di
partire perché tre quarti dei
seminaristi erano a letto con una forte influenza. Quando Rosa lo venne a sapere cominciò a ridere a crepapelle
sottolineando la vittoria riportata. Fu nominato come esorcista il Sacerdote
Antonino Maugeri, ancora vivente ad
Acireale, uomo di grande fede e di ardore apostolico. Fu deciso con Monsignore che gli esorcismi si facessero
di notte, a porte chiuse, nella
cappella dell'OASI, abitualmente dalle ore due alle quattro circa della mattina, ed io essendo il sacrista
avevo l'incarico non solo di preparare l'occorrente: la cotta, la stola,
l'acqua santa, il rituale, una corona del
rosario, un bel crocifisso e una teca che Monsignore conservava gelosamente in casa contenente una reliquia
della santa croce, ma anche, di
presenziare per tutta la durata dell' esorcismo. Abitualmente gli esorcismi si tenevano due volte la settimana
con uno svolgimento dei fatti sostanzialmente ripetitivi: il gruppo di
persone che presenziavano era costituito
dall'esorcista, dal Canonico Leotta che fungeva da notaio per relazionare poi di tutto al vescovo,
dal sottoscritto che serviva
all'occorrenza l'acqua santa e l'aspersorio, da alcuni laici robusti di comprovata serietà e riservatezza pronti ad
intervenire per difendere l'incolumità
di Rosa quando tentava di farsi male o aggredire i presenti con straordinaria forza e violenza, mentre accanto
all'altare vegliava e pregava un santo fratello camilliano e infermiere
Sebastiano Caprio, anche lui pronto ad
intervenire per improvvisi collassi di Rosa e quasi sempre, al termine dell'esorcismo estenuante e
sfibrante, le iniettava un farmaco
ricostituente. La poveretta sembrava svegliarsi da un lungo sonno, prostrata da una stanchezza mortale,
vergognosa di trovarsi in mezzo a tante persone, assolutamente ignara di
quanto era avvenuto prima, arrossiva per
trovarsi in mezzo a tanti sacerdoti, con le vesti strappate, i capelli scarmigliati e come stralunata,
barcollante, a stento si reggeva in piedi. Infatti durante l'esorcismo,
quando il demonio prendeva il sopravvento e la possedeva totalmente, Rosa non
era più lei: le sue grida erano talmente forti e potenti da essere ascoltate
dalle persone che per curiosità sostavano
fuori dalla Cappella in religioso silenzio; quando dopo molte preghiere il rapporto e il dialogo tra l'esorcista e Rosa diventavano sempre più incalzanti e lo scontro
frontale fra i due diventava sempre
più infuocato, Rosa assumeva un aspetto demoniaco spaventoso e inconfondibile. Gli occhi diventavano
strabici, la pupilla scompariva quasi del tutto, la lingua sporgeva il
più possibile dalla bocca, la bellezza del volto si cambiava in una bruttezza
ributtante e schifosa, la voce che
inizialmente somigliava a un gemito doloroso, a poco a poco diventava come un
grugnito e le parole pronunciate erano il massimo dell'oscenità e
dell'empietà, una voce rauca, cavernosa, sibilante, sempre maschile. Alla contraffazione del viso si
accompagnava l'aggressività che si
manifestava violenta e improvvisa con tentativi di assalire e ferire gli astanti, di graffiarli e di
sputare loro in faccia, il tutto portato
a termine con inganni astuzie e bugie, tanto più numerose e frequenti quanto più la crisi era profonda e
violenta. Esorcista e demonio si
trovavano spesso di fronte a un vero duello tra giganti, i colpi si succedevano ai colpi, gli assalti e le resistenze
potevano durare a lungo, finché nella fase finale, la forza divina
rappresentata dal sacerdote esorcista,
aveva il sopravvento. Le persone più odiate dal demonio erano Gesù Cristo e Nei giorni
intercorrenti tra un esorcismo e l'altro, Rosa alternava momenti di vita
tranquilla a momenti di grande agitazione. Per tutto il tempo dell'esorcismo il demonio ha sempre mostrato un grande rispetto
per il sacerdote esorcista, mentre quando altri sacerdoti tentavano di attivare qualche preghiera di liberazione, Rosa li
inseguiva buttando loro addosso quanto aveva per le mani e gridandogli dietro
tutti i peccati da loro commessi. La
stessa cosa avvenne un giorno con il Vescovo di Noto, inseguito dal diavolo con un manico di scopa e
mentre correva si sentì snocciolare tutti i suoi peccati.Spesso nel cortile
durante la ricreazione, capitava a noi novizi di incontrare Rosa, di
chiacchierare con lei e addirittura di cantare insieme a lei; più le canzoni erano mondane e licenziose più le piacevano cantando a squarciagola insieme a noi. Un giorno la
prendemmo a braccetto, a quel tempo
non ci rendevamo conto di scherzare con il fuoco, e volutamente ci mettemmo a cantare una canzone molto
volgare, ma all'improvviso, previo
tacito accordo, intonammo un canto alla Madonna, e Rosa strattonandoci violentemente e sputandoci addosso e bestemmiando "quella puttana" fuggì via
lontano. All'OASI si era ricoverato come primo ospite il
Canonico Giovanni D'Agostino
proveniente da Aci Catena, famoso e zelante sacerdote il quale da venticinque anni non aveva dormito a
letto ma su una poltrona con tutta la
talare, per essere sempre pronto alle chiamate dei moribondi. Rosa per questo zelante sacerdote ebbe un odio
mortale, perché a suo dire gli aveva
rubato molte anime riconciliandole con Dio prima di morire. Per questo, appena lo intravedeva da
lontano, prendeva la rincorsa gli si
buttava addosso tentando di affogarlo. Ciò avvenne più volte, ma non vi è mai riuscita perché noi novizi lo
custodivamo a vista e lo difendevamo
con tutte le nostre forze. Allora il diavolo per vendicarsi, impediva che dormisse di notte: il canonico,
nel bel mezzo della notte, con ritmo martellante e assordante,
cominciava a sentire abbaiare dei cani e
miagolare dei gatti, risultandogli alla lunga un fastidio insopportabile. Ero costretto a svegliarmi perché sacrista
e di conseguenza dovevo a sua volta
svegliare il Padre Lorenzo Mantovani, anche lui tuttora vivente a Milano, e ambedue muniti di Croce, Acqua
Santa, cotta e stola, verificando
anche noi il fastidioso disturbo accusato dal canonico, iniziavamo le preghiere di liberazione finché non
fosse tornata la calma e il silenzio. E ciò avvenne più volte in
quell'anno.Un giorno il Maestro P. Lorenzo Mantovani, che Rosa aveva soprannominato "Caprone o Testa di cocuzza"
ebbe la felice idea di invitare il diavolo
a tenere a noi giovani studenti una conferenza in Cappella e Rosa accettò di buon grado. Satana, assumendo il
tono suadente di un padre spirituale,
il diavolo è chiamato la scimmia di Dio, materializzò una tentazione in piena regola, definendoci
anzitutto stupidi e sciocchi per avere noi scelto un ideale assurdo e
contro natura! Voi che siete giovani -
diceva - dovreste godervi la vita,
divertirvi, fare sesso dando libero sfogo ai desideri e alle passioni che sono
il sale della vita. Vi supplico cari giovani, non sciupate gli anni più
belli della vostra vita: se volete essere felici, abbandonate questo carcere
che vi rende tristi, divertitevi senza freni o inibizioni Dio è morto, non
esiste nulla dopo la morte, l'unico paradiso
lo avete quaggiù ora e subito, se asseconderete questo mio consiglio. Ve
lo giuro, non ve ne pentirete! Con queste ed altre
simili "riflessioni ed esortazioni" il diavolo aveva dato corpo e
vita agli impulsi naturali che
possono passare nella mente e nel cuore di qualsiasi giovane,
concludendo con un ultimo affondo: "non siate pecoroni e non ascoltate quel caprone che vi impedisce di dare libero sfogo alle vostre voglie giovanili".Purtroppo questa meditazione dopo qualche mese
sortì un esito positivo, e uno dei
novizi proveniente da Palagonia, abbandonò il noviziato. Di questo fatto il diavolo se ne vantò a più
riprese considerandola una sua personale vittoria.Si avvicinavano le feste di carnevale e per antica
tradizione nella vicina Acireale vi si celebrava il più bel carnevale
di Sicilia, addirittura, il sindaco per
l'occasione consegna le chiavi della città al carro principale che rappresenta carnevale, divenendo
simbolicamente il Signore e Padrone
della città. Per questa circostanza, ritenuta da Satana importante, aveva
anticipato a Rosa che per qualche settimana l'avrebbe lasciata in pace perché avrebbe avuto molto da fare in città e
che sarebbe ritornato all'inizio della Quaresima. E così avvenne.Intanto le notizie andavano diffondendosi intorno
agli esorcismi di Rosa e destavano molta impressione nella gente;
cominciavano ad apparire articoli sui giornali,
continue interviste richieste a Mons. Cosentino, turisti di passaggio e gente comune chiedevano di saperne di
più, talvolta sacerdoti e studiosi si proponevano di approfondire l'argomento, e molti curiosi si fermavano perfino di notte
sulla pubblica strada per ascoltare
rumori e grida durante gli esorcismi. Un forte impatto benefico veniva esercitato sui fedeli, i quali
impressionati dalle parole e dai
fatti di Rosa riscoprivano il fervore della fede, si accostavano ai Sacramenti, prendevano sul serio le verità sul
diavolo, sul peccato e sull'inferno,
le chiese diventavano sempre più stracolme di gente. In quei mesi avvennero moltissime conversioni al
Cattolicesimo e molti ritorni alla
fede viva e alla grazia. Addirittura nella primavera del 1952 alle elezioni
politiche il partito comunista, non solo ad Aci S. Antonio teatro dell'evento, ma anche in molte città della
Sicilia, accusò un drammatico crollo
di voti. Durante le settimane precedenti di campagna elettorale, Rosa aveva cercato di dare man forte al partito
comunista aggiungendo due nuove strofe da lei composte all' inno "Avanti
popolo alla riscossa, bandiera rossa
trionferà", che canticchiava sempre nei tempi liberi e invitava ripetutamente anche noi a cantare con lei.
Purtroppo non sono più in grado di
ricordare quelle nuove strofe, anche se Rosa allora ce le ha ripetute
fino alla noia. Intanto i mesi passavano e Intanto nella Biblioteca riservata della Curia di Acireale si conservava gelosamente un libro particolare, grande quanto
un rituale liturgico,con i fogli in
pergamena, tutti vergati da punti, segni, incroci di linee, geroglifici
assolutamente incomprensibili. Tale strano cimelio, affermava Mons. Cosentino, era stato portato via e
sequestrato dalla casa di una strega
trovata morta, famosa a Catania per le sue nefandezze. Bisogna chiarire che in questo caso non si trattava delle
solite fattucchiere che appaiono spesso sui canali televisivi per dare i
numeri della fortuna o leggere la mano per scongiurare disgrazie, qui si
trattava di una vera strega che aveva consacrato e venduto l'anima al
diavolo; infatti in fondo a quel
libro, all'ultima pagina vi era anche riprodotta la formula di consacrazione
o di donazione, composta da poche parole drammatiche e pesanti come macigno, che non ho più
dimenticato: "Io N.N. dono a Te Satana la mia
anima,prendine possesso quando vuoi, ma dammi i tuoi poteri...Oppure: il potere di...Nota finale: da firmare
personalmente con il proprio sangue". Un tale nefando
libro un giorno Monsignore lo mostrò a Rosa, la quale, appena lo vide, cominciò a ridere, a saltare a gioire e commuoversi fino alle lacrime, glielo strappò dalle
mani, cominciò a baciarlo, a stringerlo
al petto, a mostrarlo come l'oggetto più caro e prezioso del mondo. Monsignore a questo punto le chiese: Rosa
puoi spiegarci cosa significano tutti
questi segni a noi incomprensibili? E Rosa con estrema agilità
e prontezza, con cognizione di causa, cominciò a spiegare meticolosamente il significato di tutti quei
geroglifici che indicavano i tempi, i
modi, i materiali, gli oggetti, gli intrugli da utilizzare per compiere i malefici "ad personam", cioè colpire
persone determinate. Il tutto lo fece con
tale naturalezza, chiarezza e semplicità di linguaggio da lasciare tutti stupefatti, da costringerci a prendere
atto che a nostra insaputa, esiste un mondo sotterraneo, losco, cattivo,
diabolico, che trama cattiverie e
azioni contro il prossimo talmente malvagie da risultare inconcepibili
e innominabili; un prossimo ignaro e talvolta innocente come nel caso di Rosa.
Inoltre tutti questi riscontri inoppugnabili danno ragione e confermano quanto il Prof. Moreno ha descritto nel suo articolo sul maleficio.13 Intanto gli
esorcismi si tenevano come al solito due volte la settimana e dopo molte domande da parte dell'esorcista e
molte resistenze da parte del diavolo,
finalmente un giorno riuscì a rivelare all'esorcista e a tutti noi presenti, nei minimi particolari, come e
perché aveva preso possesso di Rosa. Il tutto
era iniziato molto tempo addietro con una rottura di rapporti e un odio
insanabile tra il papà e la mamma di Rosa, per motivi ereditari.Molti sacerdoti, il
parroco del luogo e anche il nostro Padre Gino Cisternino, avevano tentato di ricucire i contrasti per giungere ad una riconciliazione, ma senza mai riuscirvi. I figli, pur consapevoli dei rischi che correvano, scavalcarono il recinto del cimitero, disseppellirono la salma, scoperchiarono la bara, e fecero come la strega aveva loro ordinato. Quei capelli furono poi portati alla strega e mescolati e nascosti in una polpetta che la madre avrebbe dovuto. consumare in un normale pasto. I figli, per riuscire nell'intento, simularono una falsa riconciliazione con la madre e la invitarono ad un pranzo che avrebbe dovuto sancire la pace ritrovata. Purtroppo però, per un improvviso malore, la mamma non poté partecipare al pranzo e pregò i figli di considerare come "suo alter ego" cioè sua rappresentante Rosa che era la figlia più giovane. Ormai tutto era pronto, il pranzo non si poteva rimandare e a Rosa fu offerta la pietanza che era stata destinata alla madre. Da quel momento iniziò per lei quel calvario che stiamo descrivendo, vittima innocente ed espiatrice di una colpa non sua. È questo un mistero che può trovare significato e luce solo da un altro infinito mistero che è la morte di Cristo in croce, che pur non avendo fatto nulla di male(Lc. 23,22) ha espiato il peccato del mondo e per le sue piaghe noi tutti siamo stati guariti (Is. 58,5). Qui si vuole ricordare che questa tristissima storia ci è stata resa nota dal diavolo in persona, diversamente sarebbe rimasta una vicenda oscura e nascosta come tante altre ispirate dalle potenze del male. Consapevoli di tanta sofferenza nella vita di Rosa, iniziammo le funzioni della Settimana Santa con particolare fervore, devozione, ma anche con timore e tremore per quanto poteva ancora accadere. A quel tempo le celebrazioni liturgiche
del Triduo Pasquale si svolgevano
ancora di mattina; l'esorcista invece della notte, scelse di iniziare l'esorcismo alle ore 15 del Venerdì Santo,
nell'ora in cui Cristo aveva sconfitto
il potere di satana. Un esorcismo particolarmente lungo, violento e infuocato da ambedue le parti e
quel giorno mi ricordo che noi novizi
unimmo tutte le nostre lunghe corone di rosario che tenevamo appese alla fascia della talare: diventò una
sola corona di circa quindici metri con la quale letteralmente accerchiammo il
corpo di Rosa, mentre lei soffriva e gemeva come circondata da una corona di
spine. L'esorcista le posava sul capo
sempre più spesso la reliquia della croce,
costringendo satana a ripetere molte volte: "Ti adoriamo o Cristo e Ti benediciamo, perché con
Appena sputato quell'orribile involucro
che faceva rabbrividire solo a vederlo, Rosa cadde a terra come morta,
continuava a respirare ma era totalmente
incosciente e inerme; rimase così quasi mezz'ora nonostante fosse intervenuto l'infermiere Fratel Caprio per
rianimarla. Poi lentamente cominciò
a muoversi, ad aprire gli occhi, a biascicare delle parole senza senso, finché si riprese totalmente,
assolutamente ignara di quanto era accaduto. Diceva solo di sentirsi
tremendamente stanca e sfinita, ma
cominciava ad essere se stessa: quella Rosa, dolce, serena, mite, pia e religiosa che tutti conoscevano prima
della terribile prova.Per tutto il resto della vita Rosa non seppe mai
nulla della possessione diabolica, diceva solo di essere stata molto male e di
volere pienamente guarire. Quel groviglio di capelli fu posto da Monsignore in
un grande bicchiere ripieno di alcool ed
esposto nella Cappella dell'OASI per
più di quindici giorni al pubblico, meta ininterrotta di pellegrini visitatori provenienti dalla Sicilia e da tutta
Italia, studiosi e curiosi, giornalisti e miscredenti. Poi Monsignor
Cosentino, dopo avere fotografato il
misterioso e diabolico reperto, lo bruciò e ne disperse le ceneri nel mare di Acireale. Naturalmente il fisico di Rosa ne aveva
molto risentito, era parecchio
invecchiata, aveva perso tra l'altro il fidanzato, ma rimase profondamente religiosa e tramite Monsignore trovò un
po' di lavoro presso un pasticciere del paese.Dopo alcuni anni l'andai a trovare, era serena, talvolta anche sorridente, ma fortemente segnata dentro. Non visse
molto a lungo e una ventina di anni
dopo l'evento, serenamente morì.Questo è quanto ho vissuto in prima persona e
ho cercato di raccontare fedelmente, dopo essermi confrontato con altri
confratelli che allora come me sono stati spettatori e testimoni: P. Gino
Cisternino, P. Lorenzo Mantovani,
P. Antonio Paladino, P. Antonio Maugeri.
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