Tuttavia la qualità del calcestruzzo prodotto in Italia non è da primato a causa di molteplici e complesse problematiche non ancora risolte. Quando si parla di qualità carente il pensiero volge subito alla scarsa durabilità delle opere in conglomerato cementizio e al rapido degrado delle strutture in c.a. e c.a.p.
L’esperienza maturata dopo oltre un secolo di costruzioni e di ricerca ha dimostrato come si può produrre un calcestruzzo durevole solo se si affrontano le seguenti regole operative:
La durabilità di una struttura in calcestruzzo è la capacità di durare nel tempo garantendo il servizio per il quale la struttura è stata progettata. La durabilità del calcestruzzo è una condizione necessaria ma non sufficiente per la durabilità della struttura.
Un’indagine effettuata su 139 strutture degradate dimostrano come il problema della qualità è molto importante. Da questa ricerca è risultato che il 42% dei degradi rilevati è da attribuire al non perfetto confezionamento del calcestruzzo. Il 22% si sono degradate per le deficienze della messa in opera del materiale. I degradi imputabili ad un errore progettuale ammontano solo al 12 % il che può far ritenere che la responsabilità dei progettisti sia trascurabile rispetto i produttori del calcestruzzo. In realtà le responsabilità del progettista e del committente sono molteplici poiché dovrebbero stimare le condizioni ambientali e di esercizio che le strutture devono sopportare durante la vita utile.
I parametri che influiscono sulla durabilità del conglomerato sono:
Maggiore è il valore acqua/cemento e maggiore è la distanza tra le particelle del cemento e il tempo di stagionatura necessario per poter raggiungere l’isolamento dei pori.
Il calcestruzzo indurito risulta poco poroso se il contenuto d’acqua è basso e se la stagionatura e la quantità di cemento sono stati sufficientemente opportuni. Il dosaggio corretto di cemento deve, infatti, garantire un completo contatto tra gli aggregati utilizzati e la pasta cementizia per creare una continuità nel conglomerato ed il tempo di stagionatura oltre il quale il getto risulta impermeabile dipende dal rapporto acqua/cemento.
Essa può condizionare notevolmente le caratteristiche del calcestruzzo stagionato. Se per garantire la durabilità si adotta un basso rapporto acqua/cemento il calcestruzzo che si ottiene non consente una completa compattazione e, a causa della limitata lavorabilità del prodotto, si formeranno notevoli macroporosità.
La lavorabilità del calcestruzzo, di solito, è tanto più spinta quanto più complicata risulta essere l’esecuzione delle opere. Per poter ottenere elevate lavorabilità con bassi valori di acqua si possono utilizzare specifici additivi fluidificanti o superfluidificanti.
Un’adeguata stagionatura è molto importante in particolare nei
climi asciutti e per le strutture ancora calde provenienti da un trattamento
a vapore e quindi più soggette all’evaporazione dell’acqua. Occorre,
infatti, assicurare l’impermeabilità del calcestruzzo ma bisogna
evitare una essiccazione del calcestruzzo che determina un ritiro eccessivo
con conseguenti fessurazioni.
Quando il conglomerato viene immerso nell’acqua potabile esso tende a gonfiare ma in maniera limitata. Questo fenomeno è esattamente l’opposto di quello che si manifesta su un calcestruzzo lasciato in ambiente asciutto dove si manifesta il ritiro per l’evaporazione dell’acqua verso l’ambiente esterno. Il rigonfiamento di un calcestruzzo immerso in acque solfatiche è notevolmente maggiore di quello ottenibile in acque potabili.

Figura 9.1: Espansione lineare causata dell'immersione
del calcestruzzo in acqua potabile ed in acqua solfatica
![]()
ettringite
I solfuri (
) sono presenti
in natura nei terreni, nelle acque di falda, di palude o di fogna. Può
presentarsi come sale( solfuro di pirite
)
o come acido (idrogeno solforato
).
Il solfuro direttamente non è un agente degradante del calcestruzzo
ma lo sono i composti che può formare con altri materiali. Nei terreni
argillosi esso è presente sotto forma di pirite che in presenza
di aria ed umidità può essere ossidata e dar luogo a solfati,
acido solforico ed anidride carbonica che per ragioni diverse sono notevolmente
dannose per il calcestruzzo:
![]()
![]()
![]()
Se il carbonato di calcio è a contatto con acqua povera di anidride
carbonica l’equilibrio si sposta verso sinistra con la formazione di
solido. In tal caso l’acqua è incrostante perché tende a
formare incrostazioni e depositi di carbonato di calcio.
Nelle costruzioni stradali, invece, la presenza dei cloruri è determinata dalla necessità di spargere, durante la stagione invernale, sostanze anticongelanti a base di cloruro di calcio. Il degrado del copriferro in questo caso è facilitato dai cicli gelo-disgelo. Per rendere minimo il rischio dell’attacco dei cloruri si deve ridurre il rapporto acqua/cemento, compattare molto bene il materiale durante il getto e aumentare lo spessore di copriferro.
Qualsiasi forma di silice può reagire con il sodio ed il potassio per dare un silicato alcalino gelatinoso capace di aumentare il volume in ambiente umido. Il processo è molto veloce se la silice ha una grado di cristallinità molto basso e diventa massima se è amorfa come in alcuni minerali come l’opale e il calcedonio.
La reazione che porta alla formazione di gel gelatinoso e ad un aumento di volume dannoso per il calcestruzzo è comunque molto lenta ed occorrono mesi e talvolta anni perché il fenomeno diventi insidioso per l’opera cementizia.
Il meccanismo di aggressione avviene con una reazione chimica tra
e la portlandite presente nel calcestruzzo dopo l’idratazione (
)
da cui si forma l’ossicloruro di calcio idrato (
):
![]()
Questo composto ha un effetto dirompente nel calcestruzzo ma non è
ancora spiegata la vera azione disgregante anche se probabilmente, come
avviene per l’ettringite, l’ossicloruro si forma con un aumento di volume
che causerebbe il fenomeno descritto.
Presentano una buona resistenza a questa variazione climatica i calcestruzzi essiccati prima di essere sottoposti al fenomeno disgregante in quanto l’effetto espansivo dell’acqua congelata è il maggiore responsabile di questo deterioramento.
La valutazione della resistenza ai cicli termici si effettua misurando i modulo elastico dinamico prima e dopo il fenomeno naturalmente ripetuto più volte in laboratorio.

Figura 9.2: Andamento della temperatura in un
getto di calcestruzzo:
T
= riscaldamento del nucleo centrale;
T
= gradiente tra nucleo e periferia
La soluzione più semplice è quella di realizzare getti
di basso spessore o, se questo non è possibile, di utilizzare cementi
con bassi calori di idratazione che garantiscono uno sviluppo più
lento delle reazione chimiche e, quindi, un gradiente termico minore.
Anche in questo caso la qualità superficiale del calcestruzzo fornisce una buona difesa all’erosione ed è conveniente rinforzare superficialmente il calcestruzzo dopo la sua realizzazione
Questa tipologia di calcestruzzi fibrorinforzati vengono largamente utilizzati per ridurre i danni causati dalle onde d’urto generate da cariche esplosive o per fenomeni di cavitazione molto frequenti nelle opere idrauliche.
I punti base di queste normative che hanno fatto della durabilità un’esigenza principale sono i seguenti:
Alla classe d’esposizione 1 appartengono gli ambienti caratterizzati d condizioni termo-igrometriche tipiche di abitazioni ed uffici: temperatura (T) > 0°C; umidità relativa (U.R.) < 70 %. In queste condizioni l’unico agente aggressivo è l’anidride carbonica dell’aria che può provocare la completa neutralizzazione della calce (carbonatazione) nello spessore dei copriferri delle strutture in c.a. e c.a.p. creando le premesse per una corrosione delle armature. E’ evidente, quindi, che mentre nessun limite viene posto per le opere in calcestruzzo normale per le opere in calcestruzzo armato a precompresso è necessario impiegare calcestruzzi non molto porosi caratterizzati da un rapporto acqua/cemento contenuto.
Se alle precendenti azioni si aggiunge l’effetto del gelo ne consegue il congelamento dell’acqua che con la sua dilatazione nel passaggio di stati provoca l’espansione del calcestruzzo.
Alla classe di esposizione 2 appartengono gli ambienti caratterizzati da una U.R. maggiore del 70 %; essi comprendono ambienti aerei esterni in genere, quelli sotto l’acqua ed in terreni non contenenti specifici sali aggressivi. In questa classe, rispetto la precedente, interviene l’azione dell’acqua (piovana, corrente, di condensa, di risalita capillare) che in aggiunta alla presenza di anidride carbonica comporta un elemento di addizionale degrado per il dilavamento del calcestruzzo, oltre alla corrosione dei ferri.
La classe di esposizione 3 considera l’effetto congiunto del gelo e
dei sali disgelanti in ambienti umidi. Questa classe riguarda le opere
in calcestruzzo sulle cui superfici nella stagione invernale vengono sparsi
sali disgelanti per rimuovere il ghiaccio. I fenomeni di degrado del calcestruzzo
comprendono l’attacco del sodio del
sugli aggregati eventualmente reattivi e l’attacco del
sulla matrice legante del calcestruzzo.
La presenza di sali disgelanti porta alla scagliatura superficiale del conglomerato con degrado interno ed esterno. L’effetto di sali disgelanti contenente cloruri si manifesta anche nelle accelerazioni della corrosione dei ferri di armatura e in presenza di alcali anche nell’innesco e nella accelerazione della reazione alcali aggregati.
Alla classe di esposizione 4 appartengono gli ambienti marini sia quelli sotto l’acqua o semi immersi che quelli in prossimità della zona costiera dove può pervenire acqua marina trascinata eolicamente. L’acqua di mare si presenta aggressiva sia nei confronti del calcestruzzo che dei ferri di armatura soprattutto per il suo contenuto di ioni solfato, sodio e cloruro. Il calcestruzzo può essere aggredito tanto dagli ioni solfato nei confronti della pasta cementizia quanto dagli ioni sodio nei confronti degli aggregati eventualmente reattivi. I ferri d’armatura di armatura possono essere corrosi, invece, dalla presenza di ioni cloruri. L’eventuale presenza di gelo, raro in Italia, in prossimità di mare determina una condizione di aggressività analoga a quella del gelo in presenza di sali.
Alla classe di esposizione 5 appartengono gli ambienti aggressivi genericamente
definiti "chimicamente aggressivi" e suddivisi in tre classi di esposizione
ambientale: 5a, 5b, 5c a seconda che l’aggressione sia debole, moderata
o forte.
|
|
|
||
|
|
|
|
|
|
|
ambiente umido | a) senza gelo |
|
| b) con gelo |
|
||
|
|
ambiente umido con gelo e uso sali |
|
|
|
|
ambiente marino | a) senza gelo |
|
| b) con gelo |
|
||
| Le seguenti classi possono presentarsi da sole o assieme alle precedenti | |||
|
|
ambiente chimicamente aggressivo ** | a) |
|
| b) |
|
||
| c) |
|
||
| * Questa classe di esposizione
resta valida se, prima che la costruzione sia terminata, la strutture o
i componenti non si trovino esposti a condizioni più severe per
un prolungato periodo di tempo
** Gli ambienti chimicamente aggressivi per la presenza di ioni solfato e di anidride carbonica aggressiva sono classificati nella UNI 8982 |
|||
In relazione alle varie classi di esposizione ambientale la UNI ENV 206 prescrive rapporti a/c ed i dosaggi minimi di cemento previsti nella tabella seguente. La stessa riporta anche i valori minimi di copriferro indicati dall’Eurocodice 2.
|
|
|
||||||||||||
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||
Rapporto a/c max
|
-
0.65 0.60 |
0.70
0.60 0.60 |
0.55 | 0.50 | 0.50 | 0.50 | 0.55 | 0.50 | 0.45 | ||||
Dosaggio minimo di
cemento kg/m
|
150
260 300 |
200
280 300 |
200
280 300 |
200
300 |
300 | 300 | 280 | 300 | 300 | ||||
| Contenuto minimo %
di aria aggiunta per aggregati con diametro max. di: 32 mm 16 mm 8 mm |
4 5 6 |
4
5 6 |
4 5 6 |
||||||||||
| Aggregati resistenti
al gelo |
si | si | si | si | si | si | si | ||||||
| Calcestruzzo impermeabile | si | si | si | si | si | si | si | ||||||
| Tipi di cemento per calcestruzzo normale e armato secondo ENV 197 | resistente ai solfati |
||||||||||||
| Copriferro minimo (mm) secondo l’Eurocodice 2[6] | c.a.
c.a.p. |
15
25 |
20
30 |
25
35 |
40
50 |
40
50 |
40
50 |
25
35 |
30
40 |
40
50 |
|||
3) Con un fattore di spaziatura delle microbolle d’aria inglobata di 0.20 mm. misurato sul calcestruzzo indurito. 4) Nei casi in cui il grado di saturazione del calcestruzzo resti elevato per lunghi periodi di tempo, valori o misure diversi possono essere utilizzati qualora venga accertato mediante prove che il calcestruzzo possiede un’adeguata resistenza al gelo in accordo con UNI 7087. 5) La resistenza ai solfati di un cemento deve essere determinata secondo UNI 9156 ed UNI 9607. 6) Determinazione secondo la UNI 8520/20 |
|||||||||||||
La proposta di una nuova classificazione è stata prevista anche dalla recente linea guida del Ministero dei Lavori pubblici del 1996 e prevede la seguente terminologia:
|
|
|
|
|
|
|
|
Nessun rischio di corrosione delle armature o di attacco al calcestruzzo (X0) |
|
|
|
|
Corrosione delle armature indotta da carbonatazione del calcestruzzo (XC) |
|
|
|
|
Corrosione indotta dai cloruri (XD) |
|
|
|
|
Corrosione indotta dai cloruri dell’acqua di mare (XS) |
|
|
|
|
Attacco da cicli di gelo/disgelo (XF) |
|
|
|
|
Attacco chimico (XA) |
|
Questi criteri sono comuni a tutte le normative riguardanti la durabilità: all’aumentare dell’intensità dell’attacco si aumenta il contenuto minimo di cemento, si abbassa il rapporto a/c e si aumenta lo spessore del copriferro.
Nelle seguente tabelle sono indicate le prescrizioni per la varie classi con la limitazione riguardante il massimo rapporto acqua cemento e il minimo dosaggio di cemento.
|
|
|
|
|
|
| X0 | molto secco | Interni di edifici con umidità relativa molto bassa |
|
|
| XC1 | Secco | Interni di edifici con umidità relativa bassa |
|
|
| XC2 | bagnato, raramente secco | Parti di strutture di contenimento liquidi; fondazioni |
|
|
| XC3 | umidità moderata | Interni di edifici con umidità da moderata ad alta; calcestruzzo all’esterno riparato dalla pioggia |
|
|
| XC4 | Ciclicamente secco e bagnato | Superfici soggette a contatto con acqua non comprese nella classe XC2 |
|
|
| * cemento Portland 32.5 R, |
||||
|
|
|
|
|
|
| XD1 | umidità moderata | Superfici esposte a spruzzi diretti d’acqua contenente cloruri |
|
|
| XD2 | bagnato, raramente secco | Piscine; calcestruzzo esposto ad acque industriali contenenti cloruri |
|
|
| XD3 | Ciclicamente secco e bagnato | Parti di ponti; pavimentazioni; parcheggi per auto |
|
|
| * cemento Portland 32.5 R, |
||||
|
|
|
|
|
|
| XS1 | Esposizione alla salsedine marina ma non in contatto diretto con acqua di mare | Strutture sulla costa o in prossimità |
|
|
| XS2 | Sommerse | Parti di strutture marine |
|
|
| XS3 | nelle zone di maree, nelle zone soggette a spruzzi | Parti di strutture marine |
|
|
| * cemento Portland 32.5 R, |
||||
|
|
|
|
|
|
| XF1 | grado moderato di saturazione, in assenza di agenti disgelanti | Superfici verticali esposte alla pioggia e al gelo |
|
|
| XF2 | grado moderato di saturazione, in presenza di sali disgelanti | Superfici verticali di opere stradali esposte al gelo e ad agenti disgelanti nebulizzati nell’aria |
|
|
| XF3 | grado elevato di saturazione, in assenza di sali disgelanti | Superfici orizzontali esposti alla pioggia e al gelo |
|
|
| XF4 | grado elevato di saturazione, in presenza di sali disgelanti | Superfici verticali e orizzontali esposte al gelo e a spruzzi d’acqua contenenti sali disgelanti |
|
|
| * cemento Portland 32.5 R, |
||||
|
|
|
|
|
|
| XA1 | Aggressività debole |
|
|
|
| XA2 | Aggressività moderata |
|
|
|
| XA3 | Aggressività forte |
|
|
|
| * cemento Portland 32.5 R, |
||||
|
nelle acque |
|
||
|
|
|
|
|
| pH |
|
|
|
|
|
|
|
|
| ioni ammonio (mg |
|
|
|
| ioni magnesio (mg |
|
|
|
| ioni solfato (mg |
|
|
|
| Agente aggressivo nel terreno | |||
| ioni solfato (mg |
|
|
|
Tabella 9.1
|
|
|
||||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
|
|
|
|
|||
Per quanto riguarda la durabilità Le Linee Guida recepiscono le indicazioni delle normative europee e nazionali quando, per identificare le caratteristiche di composizione del materiale, fanno riferimento alla classificazione dell’aggressività dell’ambiente in cui le opere di calcestruzzo dono destinate a vivere.
La bozza di norma europea per il calcestruzzo prEN 206 ha sostituito allo schema articolato in sette classi e sottoclassi di esposizione della ENV 206 con un nuovo schema di classificazione. Tale schema prevede sei classi principali ()X0, XC, XD, XS, XA) a loro volta articolate in sottoclassi identificate con un numero d’ordine crescente con il livello di aggressività. A tale schema fa riferimento la classificazione proposta dalle Linee Guida che riporta, per ciascuna elle sottoclassi, alcuni esempi applicativi.
La nuova classe di esposizione è stata prevista per cogliere l’articolazione delle condizioni presenti nei diversi paesi della Comunità: si pensi, ad esempio, alle diverse condizioni ambientali a cui sono sottoposte strutture marine si calcestruzzo realizzare nel mare del Nord, con temperature al di sotto di 0°C per un numero elevato di giorni dell’anno o nel mare Mediterraneo, ove le condizioni di gelo sono rare.
Nella pagina seguente è riportato una tabella di confronto tra
le prescrizione promosse dalla UNI 206/UNI 9858 e quelle relative alle
Linee Guida.
|
|
|
|
|
(5) |
|||||||||||
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||
|
|
|
|
|
|
(1) |
(2) |
(3) |
|
(1) |
(2) |
(3) |
|
|||
| SECCO | Interni di edifici con umidità molto bassa |
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||
| UMIDO | Interno di edifici con umidità relativa moderata. Parti di strutture per contenimento liquidi, fondazioni |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
| UMIDO CON GELO | Superfici permanentemente o temporaneamente bagnate soggette al gelo |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
| UMIDOCON GELO E SALI DISGELANTI | Superfici orizzontali e verticali esposte al gelo e all’azione di agenti disgelanti anche nebulizzati in aria |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
| MARINO | Strutture esposte alla salsedine: strutture sella costa o in prossimità. Strutture a contatto con acque contenenti cloruri |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||
| MARINO CON GELO | Strutture sulla costa o in prossimità soggette a gelo |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
| DEBOLMENTE AGGRESSIVO | Strutture esposte ad attacco debole e a spruzzi di acque contenenti cloruri |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||
| DEB. AGGRESSIVO CON GELO | Strutture esposte ad attacco debole e a spruzzi di acque contenenti cloruri soggette a gelo |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||
| MODERATAMENTE AGGRESSIVO | Interni di edifici con umidità medio-alta. Piscine, strutture esposte ad acque industriali contenenti cloruri. Strutture prossime alla costa |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||
| MOD. AGGRESSIVO CON GELO | Strutture sottoposte ad attacco chimico di media entità soggette al gelo |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||
| FORTEMENTE AGGRESSIVO | Strutture fortemente aggredite chimicamente: calcestruzzi per ponti, pavimentazioni, solette di parcheggi aggredite da cloruri. Strutture marine |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||
| FORT. AGGRESSIVO CON GELO | Impalcati stradali e ponti esposti ad agenti disgelanti, superfici verticali e orizzontali esposte al gelo e a spruzzi d’acqua contenenti agenti disgelanti |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||
| (1) Struttura
non armata
(2) Struttura armata (3) Struttura precompressa (4) Cemento Portland 32.5 R, dmax 20-.32 mm (5) Espresso in |
|||||||||||||||