9  La durabilità

In Italia sono prodotti in ogni anno circa 120 milioni di metri cubi di calcestruzzo e, tenuto conto della popolazione del nostro Paese, la produzione pro capite supera i 2  di calcestruzzo all’anno. Questo rappresenta un primato mondiale e ciò significa che il calcestruzzo è il materiale da costruzione più importante anche rispetto gli altri cinque Paesi (Giappone, Cina, Russia, USA, India) dove la produzione totale è superiore ma la popolazione è maggiore che nel nostro Paese.

Tuttavia la qualità del calcestruzzo prodotto in Italia non è da primato a causa di molteplici e complesse problematiche non ancora risolte. Quando si parla di qualità carente il pensiero volge subito alla scarsa durabilità delle opere in conglomerato cementizio e al rapido degrado delle strutture in c.a. e c.a.p.

L’esperienza maturata dopo oltre un secolo di costruzioni e di ricerca ha dimostrato come si può produrre un calcestruzzo durevole solo se si affrontano le seguenti regole operative:

    9.1 Cause di degrado
La durabilità del calcestruzzo è la capacità del materiale di durare nel tempo resistendo alle azioni aggressive dell’ambiente. Il linea di massima per un calcestruzzo di buona qualità ed in assenza di aggressioni le proprietà del materiale dovrebbero migliorare, sia pure lentamente, a causa del continuo processo di reazione tra l’acqua ed il cemento.

La durabilità di una struttura in calcestruzzo è la capacità di durare nel tempo garantendo il servizio per il quale la struttura è stata progettata. La durabilità del calcestruzzo è una condizione necessaria ma non sufficiente per la durabilità della struttura.

Un’indagine effettuata su 139 strutture degradate dimostrano come il problema della qualità è molto importante. Da questa ricerca è risultato che il 42% dei degradi rilevati è da attribuire al non perfetto confezionamento del calcestruzzo. Il 22% si sono degradate per le deficienze della messa in opera del materiale. I degradi imputabili ad un errore progettuale ammontano solo al 12 % il che può far ritenere che la responsabilità dei progettisti sia trascurabile rispetto i produttori del calcestruzzo. In realtà le responsabilità del progettista e del committente sono molteplici poiché dovrebbero stimare le condizioni ambientali e di esercizio che le strutture devono sopportare durante la vita utile.

    9.2 Fattori che influenzano la durabilità
Un calcestruzzo di buona qualità non è affetto da degrado anche se il suo ambiente di lavoro è particolarmente aggressivo perché possiede delle buone potenzialità contro un eventuale decadimento. Anche un calcestruzzo di scarsa qualità non si degrada se non ci sono fattori esterni o interni che causano una possibile riduzione della funzionalità del materiale. Il parametro che un progettista ha a disposizione non è certamente l’ambiente in cui la struttura viene costruita ma può realizzare un opera con caratteristiche almeno sufficienti da poter durare il più a lungo possibile. Per determinare le caratteristiche di un calcestruzzo durevole occorre analizzare a fondo le condizioni ambientali che esso dovrà affrontare.

I parametri che influiscono sulla durabilità del conglomerato sono:

       
      9.2.1 Rapporto acqua/cemento
         
La durabilità del calcestruzzo dipende in gran parte dalla permeabilità del materiale all’acqua. Se esso è impermeabile gli agenti aggressivi in essa disciolti non possono penetrare nel materiale. Quando queste cavità sono collegate tra loro si può stabilire una porosità all’interno del conglomerato che lo rende permeabile e quindi degradabile in ambiente aggressivo.
         
Nel calcestruzzo ci sono due tipi di cavità: i pori capillari (diametro 0.001-10 micron) situati nella pasta di cemento che avvolge i grani e le macrocavità di dimensioni molto maggiori dovute alla non perfetta compattazione. Si può dimostrare come i pori capillari sono dipendenti dall’entità del rapporto acqua/cemento: minore è questo rapporto e minore è la distanza tra i granuli del cemento e più densa risulta essere la microstruttura che si forma dall’intreccio dei cristalli fibrosi prodotti per l’idratazione del cemento. In questo modo in breve tempo i pori capillari vengono isolati gli uni agli altri garantendo l’impermeabilità e la durabilità del calcestruzzo.

Maggiore è il valore acqua/cemento e maggiore è la distanza tra le particelle del cemento e il tempo di stagionatura necessario per poter raggiungere l’isolamento dei pori.

Il calcestruzzo indurito risulta poco poroso se il contenuto d’acqua è basso e se la stagionatura e la quantità di cemento sono stati sufficientemente opportuni. Il dosaggio corretto di cemento deve, infatti, garantire un completo contatto tra gli aggregati utilizzati e la pasta cementizia per creare una continuità nel conglomerato ed il tempo di stagionatura oltre il quale il getto risulta impermeabile dipende dal rapporto acqua/cemento.

         
      9.2.2 Lavorabilità
La lavorabilità è una caratteristica del calcestruzzo fresco che indica la capacità dell’impasto di poter essere messo in opera. Essa può essere determinata con diversi metodi.

Essa può condizionare notevolmente le caratteristiche del calcestruzzo stagionato. Se per garantire la durabilità si adotta un basso rapporto acqua/cemento il calcestruzzo che si ottiene non consente una completa compattazione e, a causa della limitata lavorabilità del prodotto, si formeranno notevoli macroporosità.

La lavorabilità del calcestruzzo, di solito, è tanto più spinta quanto più complicata risulta essere l’esecuzione delle opere. Per poter ottenere elevate lavorabilità con bassi valori di acqua si possono utilizzare specifici additivi fluidificanti o superfluidificanti.

         
      9.2.3 Stagionatura
La riduzione della porosità, e quindi della durabilità, si ottiene riducendo il rapporto acqua/cemento e aumentando il grado di idratazione del cemento. Per aumentare il grado di idratazione è necessario che il calcestruzzo rimanga in ambiente umido il più a lungo possibile. Si può, ad esempio, proteggere la struttura con agenti stagionanti che consistono in pellicole antievaporanti applicate a spruzzo dopo la scasseratura

Un’adeguata stagionatura è molto importante in particolare nei climi asciutti e per le strutture ancora calde provenienti da un trattamento a vapore e quindi più soggette all’evaporazione dell’acqua. Occorre, infatti, assicurare l’impermeabilità del calcestruzzo ma bisogna evitare una essiccazione del calcestruzzo che determina un ritiro eccessivo con conseguenti fessurazioni.
 
 

    9.3 Cause di degrado chimiche
L’attacco solfatico si manifesta attraverso un rigonfiamento del calcestruzzo.

Quando il conglomerato viene immerso nell’acqua potabile esso tende a gonfiare ma in maniera limitata. Questo fenomeno è esattamente l’opposto di quello che si manifesta su un calcestruzzo lasciato in ambiente asciutto dove si manifesta il ritiro per l’evaporazione dell’acqua verso l’ambiente esterno. Il rigonfiamento di un calcestruzzo immerso in acque solfatiche è notevolmente maggiore di quello ottenibile in acque potabili.

Le cause di questo aumento di volume dannoso per la durabilità del calcestruzzo sono da ricercare nelle sostanze presenti in queste acque come l’acqua marina e acque dolci che sono a contatto con giacimenti di gesso. Queste contengono disciolte piccole quantità di ioni  che reagiscono con gli alluminati idrati della pasta cementizia già indurita e li trasformano in un composto notevolmente espansivo: l’ettringite.
L’aumento di volume del sale, maggiore dell’alluminato idrato, provoca una disgregazione dell’opera cementizia.

I solfuri () sono presenti in natura nei terreni, nelle acque di falda, di palude o di fogna. Può presentarsi come sale( solfuro di pirite ) o come acido (idrogeno solforato ). Il solfuro direttamente non è un agente degradante del calcestruzzo ma lo sono i composti che può formare con altri materiali. Nei terreni argillosi esso è presente sotto forma di pirite che in presenza di aria ed umidità può essere ossidata e dar luogo a solfati, acido solforico ed anidride carbonica che per ragioni diverse sono notevolmente dannose per il calcestruzzo:

Le paste di cemento contengono sempre una certa quantità di idrossido di calcio che è un composto leggermente solubile (solubilità a 20°C circa 1.5 g/litro).A contatto con acque fluenti e povere di ioni calcio l’idrossido passa in soluzione lasciando uno spazio vuoto all’interno del manufatto facendo diminuire notevolmente la sua resistenza meccanica. Il fenomeno è peggiorato dal fatto che le acque fluenti contengono quasi sempre in soluzione piccole quantità di anidride carbonica. Questa, anche sotto forma di bicarbonato, reagisce con l’idrossido di calcio dando luogo a carbonato neutro che è pressochè insolubile:
L’anidride carbonica è però in grado di reagire con il carbonato neutro di calcio trasformandolo in bicarbonato solubile:
La reazione di equilibrio può spostarsi da sinistra verso destra se la percentuale di  supera un certo valore. L’anidride carbonica presente più di quella necessaria per stabilizzare il bicarbonato prende nome di anidride carbonica aggressiva.

Se il carbonato di calcio è a contatto con acqua povera di anidride carbonica l’equilibrio si sposta verso sinistra con la formazione di  solido. In tal caso l’acqua è incrostante perché tende a formare incrostazioni e depositi di carbonato di calcio.

L’azione aggressiva dell’anidride carbonica può anche arrivare dall’aria in cui essa è sempre presente . Questa può penetrare nei pori della pasta cementizia e combinarsi nella soluzione acquosa con la calce di idrolisi dando luogo alla formazione di carbonato di calcio (carbonatazione). In questo caso il fenomeno di degradazione consiste fondamentalmente da un abbassamento del tenore di basicità che da oltre 12 si abbassa al di sotto di 11. Questo rende l’armatura più esposta a fenomeni di ossidazione da parte dell’ossigeno e dell’umidità dell’ambiente.
Il cloruro è naturalmente presente nell’acqua marina e coinvolge quindi le strutture realizzate in prossimità della zona costiera. L’azione degradante dei cloruri avviene sotto varie forme. Le più importanti sono:
         
        9.3.3.1 Corrosione delle armature
Il meccanismo di corrosione si esplica mediante la rimozione dello strato di ossido ferrico compatto e protettivo delle armature e la successiva ossidazione del cloro a danno del ferro. Se il manufatto è vicino la costa l’azione corrosivo dell’acqua di mare sullo strato di copriferro creano la condizione più favorevole per l’attacco dei cloruri verso i ferri d’armatura.

Nelle costruzioni stradali, invece, la presenza dei cloruri è determinata dalla necessità di spargere, durante la stagione invernale, sostanze anticongelanti a base di cloruro di calcio. Il degrado del copriferro in questo caso è facilitato dai cicli gelo-disgelo. Per rendere minimo il rischio dell’attacco dei cloruri si deve ridurre il rapporto acqua/cemento, compattare molto bene il materiale durante il getto e aumentare lo spessore di copriferro.

           
        9.3.3.2 Reazioni alcali-aggregato
Questo fenomeno è causato dal contatto del calcestruzzo con il cloruro di sodio (). Questo composto è in grado di danneggiare il manufatto se il conglomerato è stato confezionato con aggregati reattivi che contengono silice amorfa o scarsamente cristallina.

Qualsiasi forma di silice può reagire con il sodio ed il potassio per dare un silicato alcalino gelatinoso capace di aumentare il volume in ambiente umido. Il processo è molto veloce se la silice ha una grado di cristallinità molto basso e diventa massima se è amorfa come in alcuni minerali come l’opale e il calcedonio.

La reazione che porta alla formazione di gel gelatinoso e ad un aumento di volume dannoso per il calcestruzzo è comunque molto lenta ed occorrono mesi e talvolta anni perché il fenomeno diventi insidioso per l’opera cementizia.

           
        9.3.3.3 Aggressione del cloruro di calcio
Il cloruro di calcio, come il cloruro di sodio , viene utilizzato come sale disgelante nei periodi invernali. Il calcestruzzo, però, a contatto con il cloruro di calcio tende a fessurare e a disintegrarsi.

Il meccanismo di aggressione avviene con una reazione chimica tra  e la portlandite presente nel calcestruzzo dopo l’idratazione () da cui si forma l’ossicloruro di calcio idrato ():

Questo composto ha un effetto dirompente nel calcestruzzo ma non è ancora spiegata la vera azione disgregante anche se probabilmente, come avviene per l’ettringite, l’ossicloruro si forma con un aumento di volume che causerebbe il fenomeno descritto.
 
 

    9.4 Cause di degrado fisico
Il calcestruzzo è costituito da componenti che presentano coefficienti di dilatazioni differenti. Questo può spiegare come al variare delle condizione climatiche l’opera cementizia sia sottoposta a continue tensioni interne causate da questo comportamento termico dei materiali costituenti. L’azione alternata di gelo e disgelo può provocare notevoli problemi di durabilità per il calcestruzzo che si presenta con fessure e distacchi superficiali.

Presentano una buona resistenza a questa variazione climatica i calcestruzzi essiccati prima di essere sottoposti al fenomeno disgregante in quanto l’effetto espansivo dell’acqua congelata è il maggiore responsabile di questo deterioramento.

La valutazione della resistenza ai cicli termici si effettua misurando i modulo elastico dinamico prima e dopo il fenomeno naturalmente ripetuto più volte in laboratorio.

Durante la fase di idratazione del cemento il calcestruzzo subisce un aumento di temperatura a seguito delle reazioni chimiche esotermiche che sono alla base della presa e indurimento. Se il getto fosse isolato termicamente non si realizzerebbero variazioni di temperatura tra le varie zone dell0opera cementizia. Se, invece, il calore di idratazione viene dissipato nell’ambiente circostante si creano all’interno del getto gradienti termici in quanto la parte centrale si riscalda più di quella esterna che è a contatto con l’ambiente. Si generano, quindi, delle tensioni sulla superficie del calcestruzzo che se superano la resistenza a trazione determinano l’insorgere delle fessure.
Durante la fase successiva di raffreddamento la parte centrale del calcestruzzo tende a raffreddarsi più rapidamente di quella esterna per cui è sottoposto ad alte tensioni di trazione solo in parte compensate da quelle di compressione della fase di idratazione.
Il rischio di fessure, quindi, è maggiore nelle zone centrali che in quelle di periferia ed è molto complicato determinare l’entità delle tensioni presenti in quanto i parametri in gioco sono molti e troppo variabili.

La soluzione più semplice è quella di realizzare getti di basso spessore o, se questo non è possibile, di utilizzare cementi con bassi calori di idratazione che garantiscono uno sviluppo più lento delle reazione chimiche e, quindi, un gradiente termico minore.
 

    9.5 Cause di degrado meccaniche
L’abrasione consiste nell’asportazione del materiale a causa dell’attrito superficiale esercitato da polveri più dure del calcestruzzo. La resistenza all’abrasione è migliorata utilizzando conglomerati cementizi con bassi rapporti acqua/cementi, evitando impasti con molta sabbia e preferendo calcestruzzi magri e con aggregati grossi molto resistenti e soprattutto applicando sull’impasto cementizio fresco uno spolvero costituito da cemento, additivi disperdenti ed inerti duri.
L’erosione consiste in un’azione di usura provocata dall’acqua in movimento e contenente particelle solide sospese. Le conseguenze dell’erosione dipendono molto dalla velocità dell’acqua e dalla presenza di vortici che possono creare correnti molto pericolose nonché dalla qualità del calcestruzzo. Per confezionare un materiale resistenze all’erosione è consigliabile aumentare il volume degli aggregati grossi e diminuire il rapporto acqua/cemento .

Anche in questo caso la qualità superficiale del calcestruzzo fornisce una buona difesa all’erosione ed è conveniente rinforzare superficialmente il calcestruzzo dopo la sua realizzazione

Il calcestruzzo è un materiale fragile e quindi resiste poco agli urti. La sua stabilità a questo fenomeno aumenta se all’interno del getto si inseriscono fibre d’acciaio che riescono a dissipare molta parte dell’energia fornita con un urto meccanico.

Questa tipologia di calcestruzzi fibrorinforzati vengono largamente utilizzati per ridurre i danni causati dalle onde d’urto generate da cariche esplosive o per fenomeni di cavitazione molto frequenti nelle opere idrauliche.

    9.6 Normativa
A fronte delle molteplici cause che riducono le potenzialità del calcestruzzo e che sono in contrasto con la durabilità le normative di riferimento, UNI 9858 e la norma europea ENV 206, stabiliscono i criteri di valutazione dei rischi e forniscono linee guida per la progettazione di un calcestruzzo durevole. E’ importante ricordare che la UNI 9858 è stata recepita dal D.M. del 14/02/92 e quindi è diventata norma cogente per tutte le opere in c.a. e c.a.p. regolate dalla legge quadro n. 1086.

I punti base di queste normative che hanno fatto della durabilità un’esigenza principale sono i seguenti:

      9.6.1 La normativa sulla durabilità: UNI 9858/ENV 206
La norma sperimentale ENV 206 (UNI 9858) deve essere utilizzata unitamente alla ENV 1992-1-1 (Eurocodice 2) che definisce le regole generali per la progettazione delle strutture di calcestruzzo. La norme definisce un parametro molto importante: la classe d’esposizione ambientale un parametro molto importante per definire le caratteristiche esecutive delle strutture.

Alla classe d’esposizione 1 appartengono gli ambienti caratterizzati d condizioni termo-igrometriche tipiche di abitazioni ed uffici: temperatura (T) > 0°C; umidità relativa (U.R.) < 70 %. In queste condizioni l’unico agente aggressivo è l’anidride carbonica dell’aria che può provocare la completa neutralizzazione della calce (carbonatazione) nello spessore dei copriferri delle strutture in c.a. e c.a.p. creando le premesse per una corrosione delle armature. E’ evidente, quindi, che mentre nessun limite viene posto per le opere in calcestruzzo normale per le opere in calcestruzzo armato a precompresso è necessario impiegare calcestruzzi non molto porosi caratterizzati da un rapporto acqua/cemento contenuto.

Se alle precendenti azioni si aggiunge l’effetto del gelo ne consegue il congelamento dell’acqua che con la sua dilatazione nel passaggio di stati provoca l’espansione del calcestruzzo.

Alla classe di esposizione 2 appartengono gli ambienti caratterizzati da una U.R. maggiore del 70 %; essi comprendono ambienti aerei esterni in genere, quelli sotto l’acqua ed in terreni non contenenti specifici sali aggressivi. In questa classe, rispetto la precedente, interviene l’azione dell’acqua (piovana, corrente, di condensa, di risalita capillare) che in aggiunta alla presenza di anidride carbonica comporta un elemento di addizionale degrado per il dilavamento del calcestruzzo, oltre alla corrosione dei ferri.

La classe di esposizione 3 considera l’effetto congiunto del gelo e dei sali disgelanti in ambienti umidi. Questa classe riguarda le opere in calcestruzzo sulle cui superfici nella stagione invernale vengono sparsi sali disgelanti per rimuovere il ghiaccio. I fenomeni di degrado del calcestruzzo comprendono l’attacco del sodio del  sugli aggregati eventualmente reattivi e l’attacco del  sulla matrice legante del calcestruzzo.

La presenza di sali disgelanti porta alla scagliatura superficiale del conglomerato con degrado interno ed esterno. L’effetto di sali disgelanti contenente cloruri si manifesta anche nelle accelerazioni della corrosione dei ferri di armatura e in presenza di alcali anche nell’innesco e nella accelerazione della reazione alcali aggregati.

Alla classe di esposizione 4 appartengono gli ambienti marini sia quelli sotto l’acqua o semi immersi che quelli in prossimità della zona costiera dove può pervenire acqua marina trascinata eolicamente. L’acqua di mare si presenta aggressiva sia nei confronti del calcestruzzo che dei ferri di armatura soprattutto per il suo contenuto di ioni solfato, sodio e cloruro. Il calcestruzzo può essere aggredito tanto dagli ioni solfato nei confronti della pasta cementizia quanto dagli ioni sodio nei confronti degli aggregati eventualmente reattivi. I ferri d’armatura di armatura possono essere corrosi, invece, dalla presenza di ioni cloruri. L’eventuale presenza di gelo, raro in Italia, in prossimità di mare determina una condizione di aggressività analoga a quella del gelo in presenza di sali.

Alla classe di esposizione 5 appartengono gli ambienti aggressivi genericamente definiti "chimicamente aggressivi" e suddivisi in tre classi di esposizione ambientale: 5a, 5b, 5c a seconda che l’aggressione sia debole, moderata o forte.
 

Classe di esposizione
Esempi di condizioni ambientali
1
ambiente secco
  • interni di abitazioni o uffici *
2
ambiente umido a) senza gelo
  • interni con umidità elevata (> 70%)
  • elementi strutturali esterni
  • elementi strutturali in acqua o in terreni non aggressivi
b) con gelo
  • elementi esterni esposti al gelo
  • elementi in acqua o in terreni non aggressivi ma esposti al gelo
  • elementi interni con umidità elevata ed esposti al gelo
3
ambiente umido con gelo e uso sali
  • elementi interni ed esterni esposti al gelo ed ai sali antigelo
4
ambiente marino a) senza gelo
  • elementi parzialmente o completamente sommersi in mare o situati nella zona di battiglia
  • elementi in aria ricca di salsedine (zone costiere)
b) con gelo
  • elementi parzialmente o completamente sommersi in mare o posti nella zona di battiglia, esposti al geloelementi in aria ricca di salsedine esposti al gelo
Le seguenti classi possono presentarsi da sole o assieme alle precedenti
5
ambiente chimicamente aggressivo ** a)
  • ambiente debolmente aggressivo (gas, liquidi o solidi)
  • ambiente industriale aggressiva
b)
  • ambiente moderatamente aggressivo (gas, liquidi solidi)
c)
  • ambiente fortemente aggressivo (gas, liquidi o solidi)
* Questa classe di esposizione resta valida se, prima che la costruzione sia terminata, la strutture o i componenti non si trovino esposti a condizioni più severe per un prolungato periodo di tempo

** Gli ambienti chimicamente aggressivi per la presenza di ioni solfato e di anidride carbonica aggressiva sono classificati nella UNI 8982


 

In relazione alle varie classi di esposizione ambientale la UNI ENV 206 prescrive rapporti a/c ed i dosaggi minimi di cemento previsti nella tabella seguente. La stessa riporta anche i valori minimi di copriferro indicati dall’Eurocodice 2.

Prescrizioni
Classe di esposizione
1
2a
2b
3
4a
4b
5a
5b
5c
Rapporto a/c max 
  • calcestruzzo normale
  • calcestruzzo armato
  • calcestruzzo precompresso
-

0.65

0.60

0.70

0.60

0.60

0.55 0.50 0.50 0.50 0.55 0.50 0.45
Dosaggio minimo di cemento kg/m
  • calcestruzzo normale
  • calcestruzzo armato
  • calcestruzzo precompresso
150

260

300

200

280

300

200

280

300

200

300

300 300 280 300 300
Contenuto minimo % di aria aggiunta per aggregati con diametro max. di: 

32 mm

16 mm

8 mm

    4

5

6

4

5

6

  4

5

6

     
Aggregati resistenti al gelo     si si si si si si si
Calcestruzzo impermeabile     si si si si si si si
Tipi di cemento per calcestruzzo normale e armato secondo ENV 197           resistente ai solfatise il contenuto di solfati è >500 mg/kg in acqua, >3000 mg/kg nel suolo
Copriferro minimo (mm) secondo l’Eurocodice 2[6] c.a.

c.a.p.

15

25

20

30

25

35

40

50

40

50

40

50

25

35

30

40

40

50

  1. In aggiunta, il calcestruzzo deve essere protetto dal contato diretto con il mezzo aggressivo mediante rivestimenti, tranne nei casi in cui questa protezione non sia ritenuta necessaria.
2) I tipi di cemento permessi sono quelli previsti dalla prenorma ENV 197 o dalle norma di legge nazionale finché vigenti. Quando dei fini pozzolanici o ad attività idrauliche latente vengono introdotti nella miscela, essi non devono essere tenuti in conto nel calcolo del dosaggio minimo di cemento e del massimo rapporto acqua cemento.

3) Con un fattore di spaziatura delle microbolle d’aria inglobata di 0.20 mm. misurato sul calcestruzzo indurito.

4) Nei casi in cui il grado di saturazione del calcestruzzo resti elevato per lunghi periodi di tempo, valori o misure diversi possono essere utilizzati qualora venga accertato mediante prove che il calcestruzzo possiede un’adeguata resistenza al gelo in accordo con UNI 7087.

5) La resistenza ai solfati di un cemento deve essere determinata secondo UNI 9156 ed UNI 9607.

6) Determinazione secondo la UNI 8520/20


 
      9.6.2 La revisione della ENV 206
         
Attualmente è in revisione la della ENV 206. La nuova edizione si differenzia dalla precedente per un nuova trattazione in tema di durabilità. L’attenzione classificare le condizione ambientali si è spostata sui parametri che influiscono sulla durabilità secondi criteri adeguati a ciascun tipo di degrado del calcestruzzo armato e non armato.

La proposta di una nuova classificazione è stata prevista anche dalla recente linea guida del Ministero dei Lavori pubblici del 1996 e prevede la seguente terminologia:

         
        Classi
        Denominazione della classe
        Tipologia
        Strutture
        1
        X0
        Nessun rischio di corrosione delle armature o di attacco al calcestruzzo (X0)
        Non armate
        2
        XC
        Corrosione delle armature indotta da carbonatazione del calcestruzzo (XC)
        Armate
        3
        XD
        Corrosione indotta dai cloruri (XD)
        non armate e armate
        4
        XS
        Corrosione indotta dai cloruri dell’acqua di mare (XS)
        Non armate e armate
        5
        XF
        Attacco da cicli di gelo/disgelo (XF)
        Non armate e armate
        6
        XA
        Attacco chimico (XA)
        Non armate e armate
I componenti del calcestruzzo capaci di garantire la durabilità sono stati individuati essenzialmente sulla base di ricerche di laboratorio studiando il comportamento di provini e a volte di elementi strutturali di geometria semplice e di limitate dimensioni, in ogni caso di campioni accuratamente preparati e conservati in condizioni di esposizioni ben definite e controllate.
I criteri in base ai quali si definisce la durabilità del calcestruzzo fanno riferimento al tipo ed al contenuto di cemento, al rapporto a/c ed allo spessore del copriferro.

Questi criteri sono comuni a tutte le normative riguardanti la durabilità: all’aumentare dell’intensità dell’attacco si aumenta il contenuto minimo di cemento, si abbassa il rapporto a/c e si aumenta lo spessore del copriferro.

Nelle seguente tabelle sono indicate le prescrizioni per la varie classi con la limitazione riguardante il massimo rapporto acqua cemento e il minimo dosaggio di cemento.

         
        Classe
        Ambiente di esposizione
        Esempi di condizioni ambientali
        a/c max
        Contenuto minimo di cemento*
        X0 molto secco Interni di edifici con umidità relativa molto bassa
        -
        -
        XC1 Secco Interni di edifici con umidità relativa bassa
        0.6
        280
        XC2 bagnato, raramente secco Parti di strutture di contenimento liquidi; fondazioni
        0.6
        280
        XC3 umidità moderata Interni di edifici con umidità da moderata ad alta; calcestruzzo all’esterno riparato dalla pioggia
        0.55
        300
        XC4 Ciclicamente secco e bagnato Superfici soggette a contatto con acqua non comprese nella classe XC2
        0.50
        320
        * cemento Portland 32.5 R, aggr. 20-32 mm

         
        Classe
        Ambiente di esposizione
        Esempi di condizioni ambientali
        a/c max
        Contenuto minimo di cemento*
        XD1 umidità moderata Superfici esposte a spruzzi diretti d’acqua contenente cloruri
        0.55
        300
        XD2 bagnato, raramente secco Piscine; calcestruzzo esposto ad acque industriali contenenti cloruri
        0.50
        320
        XD3 Ciclicamente secco e bagnato Parti di ponti; pavimentazioni; parcheggi per auto
        0.45
        350
        * cemento Portland 32.5 R, aggr. 20-32 mm

         
        Classe
        Ambiente di esposizione
        Esempi di condizioni ambientali
        a/c max
        Contenuto minimo di cemento*
        XS1 Esposizione alla salsedine marina ma non in contatto diretto con acqua di mare Strutture sulla costa o in prossimità
        0.50
        320
        XS2 Sommerse Parti di strutture marine
        0.45
        350
        XS3 nelle zone di maree, nelle zone soggette a spruzzi Parti di strutture marine
        0.45
        350
        * cemento Portland 32.5 R, aggr. 20-32 mm

         
        Classe
        Ambiente di esposizione
        Esempi di condizioni ambientali
        a/c max
        Contenuto minimo di cemento*
        XF1 grado moderato di saturazione, in assenza di agenti disgelanti Superfici verticali esposte alla pioggia e al gelo
        0.55
        300
        XF2 grado moderato di saturazione, in presenza di sali disgelanti Superfici verticali di opere stradali esposte al gelo e ad agenti disgelanti nebulizzati nell’aria
        0.50
        320
        XF3 grado elevato di saturazione, in assenza di sali disgelanti Superfici orizzontali esposti alla pioggia e al gelo
        0.50
        320
        XF4 grado elevato di saturazione, in presenza di sali disgelanti Superfici verticali e orizzontali esposte al gelo e a spruzzi d’acqua contenenti sali disgelanti
        0.45
        350
        * cemento Portland 32.5 R, aggr. 20-32 mm

         
        Classe
        Ambiente di esposizione
        Esempi di condizioni ambientali
        a/c max
        Contenuto minimo di cemento*
        XA1 Aggressività debole
        tabella 9.1
        0.55
        300
        XA2 Aggressività moderata
        0.50
        320
        XA3 Aggressività forte
        0.45
        350
        * cemento Portland 32.5 R, aggr. 20-32 mm

         
        Agente aggressivo

        nelle acque

        Grado di attacco
        debole
        moderato
        forte
        pH
        6.5-5.5
        5.5-4.5
        4.5-4
        aggressiva (mg )
        10-30
        30-60
        60-100
        ioni ammonio (mg )
        15-30
        30-60
        60-100
        ioni magnesio (mg )
        100-300
        300-1500
        1500-3000
        ioni solfato (mg )
        200-600
        600-3000
        3000-6000
        Agente aggressivo nel terreno
        ioni solfato (mg  di terreno seccato all’aria)
        2000-6000
        6000-12000
        > 12000

        Tabella 9.1
         
         
         

E’ interessante confrontare le terminologie della UNI 9858 e ENV 206 e le proposte di aggiornamento promosse dal Ministero dei Lavori Pubblici con la pubblicazione delle linee guida:
         
        Ambiente d’esposizione
        Classi di esposizione
        (UNI 9858)
        UNI 9858
        Linee Guida
        Secco/ molto secco(0)
        1
        X0(0)
        Umido senza gelo
        2a
        XC1 XC2
        Umido con gelo
        2b
        XF1
        Umido con gelo e sali disgelanti
        3
        XF2-3
        Marino senza gelo
        4a
        XS1 XD2
        Marino con gelo
        4b
        XF2-3
        Debolmente aggressivo
        5a
        XC3 XD1 XA1
        Moderatamente aggressivo
        5b
        XA2 XC4
        Fortemente aggressivo
        5c
        XD3 XS2 XS3 XF4 XA3

         
         
         
      9.6.3 UNI 9858 e le Linee Guida del Ministero dei LL.PP.
Le linee guida sottolineano come primaria importanza l’esigenza di realizzare strutture di calcestruzzo durabili: a tal fine occorre che il materiale di composizione adeguata venga messo in opera e stagionato con corrette mobilità operative.

Per quanto riguarda la durabilità Le Linee Guida recepiscono le indicazioni delle normative europee e nazionali quando, per identificare le caratteristiche di composizione del materiale, fanno riferimento alla classificazione dell’aggressività dell’ambiente in cui le opere di calcestruzzo dono destinate a vivere.

La bozza di norma europea per il calcestruzzo prEN 206 ha sostituito allo schema articolato in sette classi e sottoclassi di esposizione della ENV 206 con un nuovo schema di classificazione. Tale schema prevede sei classi principali ()X0, XC, XD, XS, XA) a loro volta articolate in sottoclassi identificate con un numero d’ordine crescente con il livello di aggressività. A tale schema fa riferimento la classificazione proposta dalle Linee Guida che riporta, per ciascuna elle sottoclassi, alcuni esempi applicativi.

La nuova classe di esposizione è stata prevista per cogliere l’articolazione delle condizioni presenti nei diversi paesi della Comunità: si pensi, ad esempio, alle diverse condizioni ambientali a cui sono sottoposte strutture marine si calcestruzzo realizzare nel mare del Nord, con temperature al di sotto di 0°C per un numero elevato di giorni dell’anno o nel mare Mediterraneo, ove le condizioni di gelo sono rare.

Nella pagina seguente è riportato una tabella di confronto tra le prescrizione promosse dalla UNI 206/UNI 9858 e quelle relative alle Linee Guida.
 
 

AMBIENTE
ESEMPIO APPLICATIVO
CLASSI DI ESPOSIZIONI
A/C max
DOSAGGIO CEMENTO 

(5)

UNI 9858
Linee Guida
UNI 9858
Linee Guida
UNI 9858
Linee Guida
XC
XD
XS
XF
XA
n. a.

(1)

a.

(2)

p.

(3)

(4)
n. a.

(1)

a.

(2)

p.

(3)

(4)
SECCO Interni di edifici con umidità molto bassa
1
-
0.65
0.60
-
150
260
300
UMIDO Interno di edifici con umidità relativa moderata. Parti di strutture per contenimento liquidi, fondazioni
2a
1-2
0.70
0.60
0.60
0.60
200
280
300
280
UMIDO CON GELO Superfici permanentemente o temporaneamente bagnate soggette al gelo
2b
1
0.55
0.55
0.55
0.55
200
280
300
300
UMIDOCON GELO E SALI DISGELANTI Superfici orizzontali e verticali esposte al gelo e all’azione di agenti disgelanti anche nebulizzati in aria
3
2-3
0.50
0.50
0.50
0.50
200
300
300
320
MARINO Strutture esposte alla salsedine: strutture sella costa o in prossimità. Strutture a contatto con acque contenenti cloruri
4a
2
1
0.50
0.50
0.50
0.50
300
300
300
320
MARINO CON GELO Strutture sulla costa o in prossimità soggette a gelo
4b
2-3
0.50
0.50
0.50
0.50
300
300
300
320
DEBOLMENTE AGGRESSIVO Strutture esposte ad attacco debole e a spruzzi di acque contenenti cloruri
5a
3
1
1
0.55
0.55
0.55
0.55
280
280
300
300
DEB. AGGRESSIVO CON GELO Strutture esposte ad attacco debole e a spruzzi di acque contenenti cloruri soggette a gelo
5a+2b
3
1
1
0.50
0.50
0.50
0.55
280
280
300
300
MODERATAMENTE AGGRESSIVO Interni di edifici con umidità medio-alta. Piscine, strutture esposte ad acque industriali contenenti cloruri. Strutture prossime alla costa
5b
4
2-3
0.50
0.50
0.50
0.50
300
300
300
320
MOD. AGGRESSIVO CON GELO Strutture sottoposte ad attacco chimico di media entità soggette al gelo
5b+2b
4
1-2-3
0.50
0.50
0.50
0.50
300
300
300
320
FORTEMENTE AGGRESSIVO Strutture fortemente aggredite chimicamente: calcestruzzi per ponti, pavimentazioni, solette di parcheggi aggredite da cloruri. Strutture marine
5c
3
2-3
3
0.45
0.45
0.45
0.45
300
300
300
350
FORT. AGGRESSIVO CON GELO Impalcati stradali e ponti esposti ad agenti disgelanti, superfici verticali e orizzontali esposte al gelo e a spruzzi d’acqua contenenti agenti disgelanti
5c+2b
4
0.45
0.45
0.45
0.45
300
300
300
350
(1) Struttura non armata
(2) Struttura armata
(3) Struttura precompressa
(4) Cemento Portland 32.5 R, dmax 20-.32 mm
(5) Espresso in  di calcestruzzo