7  Il calcestruzzo
Il calcestruzzo è un materiale composito che nasce dalla miscelazione di tre componenti fondamentali: il cemento, gli aggregati e l’acqua.

Ciascuno di questi materiali, per la propria natura e in funzione dei rapporti quantitativi con gli altri, esercita un’influenza diretta sulle caratteristiche del calcestruzzo.

Il prodotto finale, il calcestruzzo indurito in opera, viene ottenuto attraverso una serie di operazioni intermedie: miscelazione, trasporto, getto, stagionatura, non tutte realizzabili con la stessa precisione e con il dovuto controllo e non è semplice, quindi, prevedere quali siano le caratteristiche finali del calcestruzzo.

Gli elementi da considerare durante la progettazione della miscela di calcestruzzo sono i seguenti:

      7.1.1 Modello di calcolo
Il progetto del conglomerato cementizio si propone di definire quali sono le proporzioni con le quali materiali costituenti entrano a far parte della miscela finale affinché questa presenti, dopo la messa in opera, le caratteristiche finali definite in fase di progetto.

E’ necessario precisare che il progetto della mescola deve essere eseguito nel rispetto delle norme tecniche che sono contenute nella legge del 5 novembre 1971 n. 1086. Questa legge guida il progettista a realizzare un prodotto di buona qualità e conforme alla normativa vigente sia per la determinazione della composizione volumetrica che per la qualificazione e l’accettazione dei materiali costituenti la miscela.

Le caratteristiche principali che caratterizzano il conglomerati cementizio sono:

Le caratteristiche sopra citate sono antitetiche per cui è necessario, in sede progettuale, ottimizzare uno o più aspetti del prodotto finale. Normalmente il progettista tende a concentrare la sua attenzione sulla massima resistenza meccanica anche per soddisfare i requisiti tecnici fissate dalle normative.

La resistenza finale del calcestruzzo e funzione della durezza, della tenacità e della granulometria degli aggregati; del rapporto acqua / cemento; del dosaggio del cemento. In particolare è verificato che, a parità di altre condizioni, la resistenza meccanica del conglomerato cresce all’aumentare della sua massa volumica. La riduzione dei numero di vuoti è raggiunta mediante un’opportuna distribuzione granulometrica degli aggregati ottenuta con un modello di calcolo ampiamente sperimentato e fondato su una curva granulometrica ideale proposta da Bolomey:

[1]

dove Pic è in passante del cemento e dell’aggregato, B è il coefficiente di Bolomey, d il diametro equivalente del vaglio considerato, D il diametro massimo dell'aggregato.

Nella pagina seguente vengono riportate e definite le variabili utilizzate in questo modello di calcolo.
 

A
litri Acqua di calcolo
Ab
litri Acqua di bagnatura
Ab
litri Acqua di bagnatura della classe i-esima
Ap
litri
Acqua di presa
Atot
litri
Acqua d'impasto totale
Au
litri
Acqua di umidità
Aui
litri
Acqua di umidità della classe i-esima degli aggregati
Abrh
cm
Abbassamento al cono di Abrahms (UNI 9418)
B
  Coefficiente di Bolomey
C
%
Contenuto relativo di cemento su massa degli aggregati + cemento
d
mm
Diametro equivalente del vaglio (le aperture di maglia dei setacci sono convertite in diametri moltiplicando per 1.25)
D
mm
Diametro massimo delle classi granulometriche
Gb
kg/dm
Min+K
Gc
kg/dm
Massa volumica del cemento
Gi
kg/dm
Massa volumica del grano della classe i-esima degli aggregati
Gtot
kg/dm
Massa volumica degli miscela di aggregati
K
kg/dm
Dosaggio di cemento a metro cubo
Min
kg
Massa della miscela di aggregati 
Mi
kg
Massa volumica della classe i-esima degli aggregati
Pic(d)
%
Percentuale di passante in massa di aggregato+cemento al diametro d
Pin(d)
%
Percentuale di passante in massa di aggregato al diametro d
Vc
dm/m
Volume occupato dal cemento
Vi
dm
Volume occupato dalla classe i-esima degli aggregati
X
%
Percentuale in massa della classe i-esima di aggregato
mm
Diametro massimo significativo della classe i-esima di aggregato (code passante 97%)
mm
Diametro minimo significativo della classe i-esima di aggregato (code passante 3%)
l/kg
Quantità di acqua stechiometrica per idratazione del cemento

 

Il primo passo per progettare una miscela di conglomerato cementizio è quello di fissare il dosaggio di cemento K e di stabilire un grado di lavorabilità che permetta la migliore posa in opera del materiale.

Il coefficiente di Bolomey definito dalla formula [2] è espresso in forma percentuale ed è stato determinato nei laboratori del Politecnico di Torino a seguito di molteplici sperimentazioni. Questo parametro è correlato alla lavorabilità del calcestruzzo, espresso con l’abbassamento al cono () e al dosaggio di cemento (K):

[2]

Al variare si B si hanno diverse configurazioni di curve ideali. Per valori di B crescenti si ottengono maggiori quantità di fino e la curva di passanti ideale (curva di Bolomey) si sposta verso l’alto.

Importante è anche fissare il diametro massimo (D) degli aggregati da utilizzare. A tal fine è necessario seguire tre importanti suggerimenti:


Dopo aver definito il rapporto tra il dosaggio di cemento e la massa di questo più quella degli aggregati

[3]

si può determinare l’equazione del modello di riferimento che definisce il passante della sola miscela degli aggregati:

[4]

da cui si ottiene la seguente:

[5]

A questo punto non è ancora nota la massa degli aggregati Gb e quindi si può inserire un valore di primo tentativo cercando di non allontanarsi molto dall’ordine di grandezza tipico che è circa 2300  di calcestruzzo. Il valore corretto sarà determinato successivamente.

Ottenuta la formula della curva ideale [5] si determina, nota la distribuzione granulometrica di ogni classi di aggregato, la curva reale come combinazione lineare dei passanti delle classi granulometrica utilizzate:

[6]

dove  rappresenta il passante al vaglio i-esimo con apertura di maglia pari a d.

L’obiettivo è quello di ottenere una curva reale molto prossima a quella ideale e quindi occorre impostare una relazione che renda minimo lo scarto tra le due curve:

[7]

dove W rappresenta il passante (al setaccio con apertura d) della curva reale e G quella della curva ideale. Per risolvere il problema per ogni apertura al vaglio utilizzati si imposta un sistema come il seguente:

[8]

Questo sistema si può risolvere con vari algoritmi come il metodo del Simplesso o con il risolutore di Excel anche se quest’ultimo impone approssimazioni maggiori di quelle del primo metodo. Le incognite sono  che rappresentano le percentuali in peso delle classi granulometriche degli aggregati che permettono di rendere la curva reale il più possibile vicino a quella ideale di Bolomey. Il sistema, però, può essere risolto definitivamente solo dopo avere determinato le masse ed i volumi degli altri costituenti del calcestruzzo. A questo livello, dopo avere fissato il valore di Gb non conoscendo il valore di Min, occorre fissare il valore di  provvisorio di primo tentativo (ad esempio tutti uguali). I valori precisi si determineranno nelle successive iterazioni.
 
 

      7.1.2 Calcolo dell’acqua d’impasto
Note le masse degli aggregati occorre valutare le masse degli altri componenti del calcestruzzo. La definizione di Gb si effettua attraverso il cosiddetto calcolo dell’acqua.

L’acqua di calcolo Atot si ottiene sottraendo a quella totale d’impasto (A) l’acqua di umidità (Au):

L’acqua di calcolo a sua volta è costituita da quella di presa e quella di bagnatura. Mentre quella di presa interagisce con il legante dando origine ai composti di idratazione quella di bagnatura consente di bagnare l’aggregato per lubrificare la miscela, per saturare i vuoti permeabili dell’aggregato (per gli aggregati di ottima qualità l’assorbimento è tendenzialmente nullo mentre gli aggregati porosi devono essere preventivamente saturati perché potrebbero sottrarre l’acqua necessaria alle reazioni di presa).

In generale più è fine il materiale e maggiore è la superficie specifica e maggiore sarà la necessità di acqua. Nei calcoli il granulo si considera saturo a superficie asciutta (SSS). Quando l’aggregato è conservato in mucchio si può verificare che anche gli spazi intergranulari siano saturi; in questo caso l’acqua di umidità andrà sottratta da quella totale.

L’acqua di presa viene calcolata mediante il coefficiente stechiometrico  che normalmente varia dal tipo di cemento utilizzato e quindi occorre determinarlo sperimentalmente:
L’acqua di bagnatura si determina in base alle seguenti formula di natura empirica. La [12] rappresenta la quantità di acqua di bagnatura per una classe granulometrica espressa in litri per ogni kg di aggregato:
L’acqua di bagnatura di una classe granulometrica, quindi, si ottiene moltiplicando  per la massa dell’aggregato [13]; la [14] e la [15] mostrano la formula per determinare l’acqua di bagnatura della miscela di aggregati:
Le incognite sono Gtot e Vin. La soluzione si ottiene impostando un sistema di equazioni relative ai volumi delle classi granulometriche:
Sostituendole (16a, 16b, …. , 16d) nella 16e si ottiene:
Per definizione si ha:
e quindi sostituendo la [17] nella [19] si ottiene:
Sostituendo la [19] nella [20]:
e si può determinare i singoli volumi delle classi granulometriche [16a], [16b]:
      7.1.3 Equazione di congruenza
Impostando l’equazione di congruenza volumetrica si può scrivere:

[23]

[24]

[25]

Risolvendo l’equazione [25] si ottiene il volume della miscela degli aggregati:

[26]

e determinare la massa delle classi granulometriche necessarie per confezionare il calcestruzzo:

[27]

Il quantitativo di aggregato da utilizzare si ottiene sommando al valore ottenuto (Mi) la percentuale di acqua di umidità:

[28]

[29]

[30]

Ora è possibile determinare il valore di Gb. Questo è naturalmente ancora provvisorio in quanto non sono ancora note con esattezza le percentuali  delle classi granulometriche ed il valore esatto di Min poiché dipende a sua volta dalle .

[31]

La procedura da seguire è la seguente:

La procedura di calcolo risulta molto veloce e semplice se inserita in un foglio elettronico su un pc; in tal caso fissati i dati iniziali occorre modificare solo il valore di Gb che ogni reiterazione il computer determinerà utilizzando un unico vincolo: ottimizzare la massa volumica della miscela progettata.

[32]

[33]

Massimizzare l’espressione [33] equivale a minimizzare il denominatore della frazione:

[34]


    7.2 Caratteristiche del calcestruzzo
Dopo la messa in opera del calcestruzzo al suo interno possono rimanere alcuni vuoto la cui quantità dipende principalmente dalla composizione del conglomerato stesso e dal sistema di compattazione utilizzato. A parità di altre condizioni più è alta la lavorabilità e minore è il lavoro richiesto per confezionarlo ed ottenere un materiale compatto. Questo dimostra che un calcestruzzo lavorabile risulta essere anche più economico per l’impresa.

Il sistema più semplice ed economico per aumentare la lavorabilità di un conglomerato cementizio è quello di introdurre più acqua al momento dell’impasto. Se però il dosaggio del cemento rimane costante si ottiene un notevole aumento del rapporto acqua/cemento con il sorgere di tutte le conseguenze negative per il materiale che sono trattate nel capitolo dedicato alla durabilità. Quindi se si desidera aumentare la lavorabilità del calcestruzzo senza danneggiare il materiale è necessario aumentare il dosaggio di cemento in modo da mantenere il più possibile costante il rapporto acqua/cemento.

Questa procedura, però, determina due conseguenze non desiderate:

Il problema è risolto con la possibilità di utilizzare gli additivi fluidificanti o superfluidificanti che garantiscono una notevole lavorabilità senza danneggiare la qualità del prodotto confezionato.

L’altra possibilità per aumentare la lavorabilità e quella di impiegare aggregati con una curva granulometrica studiata per questa finalità. Lavorando, infatti, con diverse classi granulometriche si possono ottenere miscele che conferiscono a parità di rapporto acqua/cemento un migliore lavorabilità. Questo è possibile perché maggiore è la dimensione dell’aggregato e minore è la superficie specifica. Quindi aggregati con elevate dimensioni richiedono meno acqua per essere rivestiti dalla pasta cementizia.

La tabella successiva mostra come la quantità di acqua dipende dalla dimensione massima della classe granulometrica utilizzata.
 

Diametro massimo della classe granulometrica
dell’aggregato
Contenuto di acqua: litri/m di calcestruzzo
Lavorabilità: Slump (cm)
4
8
16
10
200
210
240
20
185
200
215
40
165
180
200
80
145
160
170

La lavorabilità viene misurata con varie metodologie ma le più utilizzate sono:

L’abbassamento al cono noto anche con il nome di slump test è un metodo molto semplice che viene utilizzato soprattutto nei cantieri per controllare immediatamente la lavorabilità del calcestruzzo. Il metodo consiste nel misurare la deformazione di un calcestruzzo per azione del peso proprio. L’apparecchiatura è costituita da un tronco di cono aperto alle due estremità di altezza pari a 30 cm.

Figura 7.1: Cono di Abrams

La prova consiste nel riempire il suddetto elemento con calcestruzzo disposto a strati e assestato con 25 colpi con un pestello standardizzato per ogni strato. Dopo questa operazione si solleva il cono e si registra l’abbassamento rispetto l’altezza del cono stesso.

Si possono verificare tre tipologie di abbassamenti:


La norma UNI 9858 definisce 5 classi di consistenza misurata con lo slump test:
 

Classe di consistenza
Abbassamento al cono
mm
Denominazione corrente
S1

S2

S3

S4

S5

da 10 a 40

da 50 a 90

da 100 a 150

da 160 a 200

³ 210

umida

plastica

semifluida

fluida

superfluida

Il consistometro VeBe consiste in una tavola vibrante sopra il quale avviene la compattazione del calcestruzzo. Il conglomerato fresco viene compattato in uno stampo uguale a quello usato per la prova di abbassamento al cono . Lo stampo viene completamente sollevato e un disco trasparente viene collocato sopra la parte superiore della forma di calcestruzzo ed abbassato con cura fino al contatto con il calcestruzzo e si registra l'abbassamento. Quindi si aziona la tavola vibrante e si misura il tempo necessario affinché la superficie inferiore del disco trasparente risulti coperta completamente con la boiacca del calcestruzzo.

La norma UNI 9858 individua le seguenti classi di consistenza misurate con in consistometro VeBe:
 

Classe di consistenza
Tempo Vebè
s
V0

V1

V2

V3

V4

³ 31

da 30 a 21

da 20 a 11

da 10 a 5

£ 4


 

Figura 7.2: Consistometro Vebè
 
 
      7.2.2 La resistenza meccanica
L’indurimento del calcestruzzo determina la caratteristica più importante di questo materiale da costruzione: la resistenza meccanica. Convenzionalmente essa viene misurata nelle prove di laboratorio a 28 giorni di stagionatura dei provini secondo diverse metodologie. Le prove tipiche realizzate sui calcestruzzi vengono effettuate per misurare: Quando si parla di resistenza del calcestruzzo occorre ricordare che il parametro di riferimento è la cosiddetta resistenza caratteristica. Questa è la resistenza raggiunta o superata dal 95 % dei provini oggetto di prova.
 
 
        7.2.2.1 La resistenza a compressione
Le resistenze a compressione possono essere registrate su provini cubici o cilindrici. I secondi presentano una superficie di rottura più vicina alle situazioni di esercizio che quelli cubici e per questo la loro resistenza è più bassa. I simboli utilizzati sono:


Poiché i provini cilindrici hanno alcune difficoltà di confezionamento si utilizzano correntemente i provini cubici. La UNI 9858 ha classificato il calcestruzzo in base alle resistenze a compressione a 28 giorni riferite a provini cilindrici di diametro 150 mm ed altezza 300 mm: ed a provini cubici di 150 mm di lato:
 

Classe (MPa)
C12/15
C16/20
C20/25
C25/30
C30/37
C37/45
C40/50
C45/55
C50/60
12
16
20
25
30
37
40
45
50
15
20
25
30
374
45
50
55
60

Il D.M. del 9/1/1996 stabilisce due tipologie di controllo della resistenza caratteristica del calcestruzzo:

le tre resistenze con:

Il controllo è positivo se risultano verificate:

è ammesso un controllo statistico:

dove  è la resistenza media dei 15 prelievi,  il valore minimo dei 15 prelievi e lo scarto quadratico medio.

La norma, inoltre, definisce la resistenza di un prelievo come la media della resistenza di due provini. Il provino deve essere posto sul piatto della macchina in modo che il carico sia applicato normalmente alla direzione di costipamento durante il getto.

Non è ammessa alcuna interposizione di strati di materiale deformabile (cartone, feltro, piombo, ecc.) tra i piatti della macchina e le facce del provino. Deve essere curata in particolare modo la centratura del provino sul piatto inferiore della macchina.

Il piatto superiore deve quindi essere accostato al provino, ma la completa aderenza va ottenuta sollevando lentamente il piatto inferiore, in modo da consentire l'assestamento dello snodo sferico.

Sin dall'inizio il carico deve essere applicato gradualmente, senza urti, ed il gradiente di carico deve corrispondere a 5 +/- 2 kgf / ( x a) pari a circa 50 +/- 20 N/ ( x a).

Il carico deve essere aumentato sino alla completa rottura del provino e si deve prendere nota del carico massimo raggiunto.
 
 

Figura 7.3: Distribuzione degli sforzi nel provino compresso
 
 
 

        7.2.2.2 La resistenza a trazione (UNI 6133 UNI 6135)
Il valore della resistenza a trazione si determinare con le seguenti prove: Trazione diretta

La prova consiste nel sottoporre un provino prismatico di calcestruzzo a trazione assiale. Il provino deve essere predisposto in modo da presentare due teste di serraggio e una zona centrale, di sezione costante e di altezza non minore di 4 volte la massima dimensione trasversale. Per la prova di trazione si usa una macchina adatta, di precisione non minore dell'1% e dotata di opportune articolazioni, in modo da garantire che il provino venga caricato assialmente. Il gradiente di applicazione del carico deve essere di 0.5 +/- 0.2 kgf/ ( x s) pari a circa 5 +/- 2 N/( x s).

La rottura deve avvenire entro il tratto centrale di sezione costante: in caso contrario la prova deve essere scartata e di ciò deve essere fatta menzione nel resoconto.
 
 

Figura 7.4: Schema prova a trazione diretta
 
 

Trazione indiretta

Per questa prova si possono impiegare:

a) provini cubici;

b) provini cilindrici di altezza non maggiore di 3 volte il diametro;

c) monconi di provini prismatici dopo la rottura per flessione.

Per i provini cubici e per i monconi dei provini sperimentali a flessione, la prova si esegue comprimendoli secondo le mezzerie di due facce parallele tramite due rulli di diametro uguale al lato del provino.

Per i provini cilindrici, la prova si esegue collocandoli con l'asse orizzontale fra i due piani di una pressa e comprimendoli quindi secondo due generatrici opposte.

La resistenza per trazione indiretta si misura con la seguente espressione :

dove:

P è il carico di rottura in kgf ovvero in N;

A è l'area della sezione di rottura teorica in .

Il gradiente di applicazione del carico deve essere di 0,5 +/- 0,2 kgf/( x s) pari a circa 5 +/- 2 N/ ( x s).
 
 

Figura 7.5: Schema di trazione indiretta (Brasiliana)
 
 

Trazione per flessione

La prova può essere eseguita applicando il carico concentrato sulla mezzeria del provino,

utilizzando il dispositivo con un coltello di carico o , preferibilmente, applicando il carico, suddiviso in due parti uguali, al terzo ed ai due terzi della luce fra i coltelli di appoggio (utilizzando il dispositivo con due coltelli di carico).

Si predispongono dapprima i coltelli del banco d'appoggio fissandoli simmetricamente rispetto all'asse della macchina ad una distanza d fra di loro pari ad almeno 3 volte il lato h della sezione trasversale dei provini e minore di almeno 40 mm della lunghezza dei provini.

Si predispongono, nel caso dei due coltelli di carico, i coltelli stessi simmetricamente rispetto all'asse della macchina ad una distanza fra di loro pari a d/3.

Si colloca il provino sul banco di appoggio, centrandolo sui relativi coltelli e facendo in modo che il suo asse rimanga nel piano di flessione della macchina. Il provino va orientato in modo che il carico applicato normalmente alla superficie del provino agisca in direzione ortogonale alla direzione di costipamento.

Si accostano il coltello od i coltelli di carico, in modo da assicurare la completa aderenza del dispositivo di carico. Si applica il carico gradualmente fin dall'inizio, senza urti. Il gradiente di carico deve essere tale da determinare un incremento di tensione (valutato elasticamente) nelle fibre più sollecitate di 10 N/( x s) [ = 1 kgf/( x s )].

Il carico deve essere aumentato fino alla completa rottura del provino e si deve prendere nota del carico massimo raggiunto. La resistenza a trazione è:

P è il carico di rottura, in newton (kgf);

l è la distanza, in centimetri, tra un appoggio di estremità e il coltello più vicino;

B e h (altezza) sono le dimensioni trasversali del provino, in centimetri.

Figura 7.6: Schema della prova di flessione su calcestruzzo
 
 

      7.2.3 Il bleeding
Il bleeding del calcestruzzo consiste nella separazione dei vari componenti della miscela a causa delle differenze di dimensioni e di massa volumica della particelle. Gli elementi più grossi e più pesanti tendono a sedimentare sul fondo della struttura mentre quelli piccoli e leggeri, in particolare l’acqua, tendono ad affiorare in superficie. La conseguenza più visibile è la formazione di materiale eterogeneo e soprattutto di una superficie meccanica più debole.

Per eliminare e ridurre questo fenomeno è opportuno utilizzare aggregati ben assortiti granulometricamente oppure ridurre l’acqua in eccesso con fluidificanti o eventualmente utilizzare la cenere volante.
 
 

Figura 7.7: Esempio di Bleeding nel calcestruzzo fresco