Gli additivi sono dei prodotti chimici che vengono aggiunti per migliorare
le caratteristiche del calcestruzzo. In generale il miglioramento conseguito
con l’additivo può essere realizzato variando la composizione del
calcestruzzo o la sua tecnologia di esecuzione ma l’aggiunta di additivi
trova giustificazione nel fatto che il miglioramento di una caratteristica
del calcestruzzo deve risultare più vantaggiosa, dal punto di vista
economico, rispetto altre soluzione.
Gli additivi in commercio sono numerosi e sono costituiti generalmente
da uno o più principi attivi diluiti in acqua con l’aggiunta di
ingredienti secondari come stabilizzanti e antischiuma. A seconda della
loro funzione possono essere classificati in:
fluidificanti
superfluidificanti
acceleranti
ritardanti
aeranti.
In Italia la normativa di riferimento è la UNI 7101 e UNI 8145 che
classificano e definiscono i limiti di accettazione degli additivi. Le
UNI 7107 e UNI 7108 sono state, invece, sostituite dalla UNI 10765 che
prevede, per i soli prodotti fluidificanti-ritardanti o fluidificanti-acceleranti,
nuove classificazioni. La presente norma, infatti, definisce gli additivi
multifunzionali usati nel calcestruzzo, indicando i relativi requisiti
e i criteri di conformità.
Gli additivi vengono aggiunti al calcestruzzo nelle centrali di betonaggio
o a piè d’opera. E’ importante curare la miscelazione del prodotto
dopo l’inserimento dell’additivo in modo da garantire la massima omogeneità
del conglomerato; in caso contrario si potrebbero verificare sovradosaggi
in alcune parti e carenze in altre.
5.1 Additivi fluidificanti
Gli additivi fluidificanti sono stati i primi ad essere utilizzati con
il calcestruzzo; questi aggiunti al conglomerato determinano un aumento
di lavorabilità a parità di rapporto acqua/cemento, Di solito
questi materiali sintetici sono costituiti da sostanze polimeriche idrosolubili
capace di aderire ai granuli di cemento anidro con il risultato che le
particelle di cemento vengono disperse all’interno dell’impasto. L’incremento
di lavorabilità in termine di slump (UNI 9418) è dell’ordine
di 5-10 cm, mentre la riduzione del rapporto acqua/cemento è del
5-10 %. Poiché le qualità del calcestruzzo vengono notevolmente
migliorate con l’aggiunta dei fluidificanti questi additivi vengono largamente
utilizzati. Chimicamente possono essere classificati in tre gruppi in base
al loro componente principale:
lignisolfonati
acidi idrossi-carbossilici
polimeri idrossilati.
Ciascuno di essi può anche contenere, come componenti secondari,
altri prodotti che conferiscono all’additivo fluidificante altre funzione
come accelerante o ritardante.
I lignisolfonati sono i più usati. La loro azione è la
seguente: il lignisolfonato ricopre la superficie dei granuli di cemento
formando una pellicola che modifica il potenziale elettrico e genera un
effetto repulsivo tra le particelle del cemento e quindi una maggiore dispersione.
5.2 Additivi superfluidificanti
Per ottenere una riduzione maggiore dell’acqua di impasto si possono utilizzare
altri prodotti di origine sintetica: i superfluidificanti. La riduzione
del rapporto acqua/cemento può arrivare con questi prodotti fino
al 35-40 %. I principali prodotti chimici sui quali si basa la maggior
parte dei superfluidificanti sono polimeri solfonati di sintesi tra i quali
i più importanti sono:
copolimero acrilico-carboossilico
trimelammina solfonata condensata con formaldeide
naftalene solfonato condensato con formaldeide
Figura 5.1: Formula chimica degli additivi: a) copolimero
acrilico - carbossilico; b) trimelammina solfonata polimerizzata con formaldeide;
c) naftalene solfonato polimerizzato con formaldeide
Con l’impiego di additivi superfluidificanti diventa possibile produrre
calcestruzzi molto fluidi (slump fino a 20 cm) e quindi molto facili da
lavorare ma senza incrementare il rapporto acqua/cemento che comporterebbe
un peggioramento delle caratteristiche del conglomerato cementizio.
Il meccanismo d’azione di questi additivi, come quelli fluidificanti,
è basato su un potere disperdente dei granuli di cemento. In assenza
di superfluidificanti i granuli di cemento nell’impasto fresco si attirano
e tendono a formare agglomerati molto ingombranti e poco mobili perché
possiedono cariche elettriche di segno opposto causate dalle frattura delle
particelle di clinker durante la macinazione. Con l’aggiunta di questi
additivi le particelle di cemento che formano gli agglomerati tendono a
respingersi formando una struttura notevolmente più mobile e quindi
più lavorabile. L‘azione disperdente è creata dalla repulsione
elettrostatica dei granuli del cemento caricati tutti negativamente dopo
il contatto con l’additivo.
5.3 Additivi acceleranti
Gli additivi acceleranti hanno la proprietà di aumentare la velocità
di idratazione del cemento e di ridurre i tempi di presa o di indurimento.
Gli acceleranti di presa diminuiscono il tempo di presa mentre quelli di
indurimento determinano un aumento della resistenza meccanica iniziale.
I più importanti tranne, qualche eccezione, sono gli acceleranti
di indurimento. Questi permettono di ottenere a breve termine elevate resistenza
del calcestruzzo e, indirettamente, consentono di ovviare gli inconvenienti
delle basse temperature; per questo motivo vengono denominati impropriamente
additivi antigelo.
L’additivo di indurimento più utilizzato è il cloruro
di calcio (). La presenza di
rilevanti quantità di cloruro nel calcestruzzo armato e, soprattutto,
nel precompresso può favorire l’innesco di fenomeni corrosivi nelle
armature. Questo inconveniente non lo rende molto adatto alla sua funzione
primaria.
Figura 5.2: Effetto del
sull'idratazione del cemento
Molti altri prodotti sono stati provati al fine di trovare un prodotto
accelerante che non provocasse rischi di corrosione del cloruro di calcio.
Particolarmente impiegato nella pratica corrente è la trietanolammina
() e il formiato di calcio ().
L’effetto accelerante può portare però ad alcuni problemi.
Il riscaldamento eccessivo provocato dall’aumento della velocità
di idratazione può determinare la fessurazione della struttura perché
a causa dell’impedimento dell’espansione termica il calcestruzzo viene
sottoposto ad una sollecitazione a compressione compensata solo da uno
scorrimento viscoso. L’aumento di calore repentino favorisce anche l’eliminazione
dell’acqua contenuta nel getto e quindi a un eccessivo ritiro.
La velocità di sviluppo dei cristalli di idratazione comportano
la formazione di strutture microcristalline più disordinata e, quindi,
alle lunghe scadenze il calcestruzzo presenta una velocità di incremento
delle reazioni meccaniche minori di un conglomerato non additivato.
Questi problemi spiegano perché gli acceleranti vengono utilizzati
sono in presenza di particolari condizioni come, ad esempio, quando la
temperatura al momento del getto è particolarmente bassa in modo
che vengano garantite nel più breve tempo possibile resistenze meccaniche
sufficienti da resistere agli inconvenienti del gelo.
5.4 Additivi ritardanti
L’aggiunta di additivi ritardanti ha lo scopo di rallentare la presa del
cemento, per conservare più a lungo la lavorabilità e consentire
quindi un trasporto del calcestruzzo a lunga distanza. Naturalmente il
ritardo nell’idratazione del cemento determina una bassa resistenza del
calcestruzzo alle brevi stagionature mentre a lungo termine (oltre 28 giorni)
si manifesta un aumento delle resistenza meccaniche rispetto impasti non
additivati. Questo fenomeno è spiegato dalla possibilità
che ha il calcestruzzo di formare una strutture cristallina più
ordinata che determina una maggiore compattezza a lungo termine.
Le sostanze utilizzate come additivi ritardanti sono: glucosio, saccarosio,
fosfati, glicerina, fosfati, ecc.
5.5 Additivi aeranti
Gli additivi aeranti sono aggiunti al calcestruzzo per migliorare la resistenza
ai cicli gelo-disgelo attraverso la formazione di un sistema di microcavità
poste all’interno del conglomerato.
Sono prodotti costituiti da sostanze di origine naturale o di sintesi
che possiedono notevoli caratteristiche tensioattive. La loro aggiunta
durante la miscelazione del calcestruzzo deteminano l'inglobamento di bollicine
d'aria della dimensione dai 50 ai 250 micron. L’aumento di volume che si
verifica nella solidificazione dell’acqua contenuta nei poro capillari
della pasta cementizia provoca un aumento di pressione nell’acqua non ancora
congelata causando un degrado del materiale. La presenza di microcavità
d’aria consente di scaricare le pressioni idrauliche grazie al trasporto
di acqua dai pori capillari alle microbolle.
Oltre alla funzione principale l’aria all’interno del calcestruzzo influisce,
però, negativamente sulle resistenze meccaniche che registrano una
leggera riduzione. Questo effetto è compensato in parte da una diminuzione
dell’acqua di impasto determinato dalla presenza di numerose particelle
deformabili: le bollicine.