L’aggiunta della cenere volante, e quindi delle pozzolane, determina alcuni problemi come la diminuzione di resistenze meccaniche a breve stagionatura e la lenta idratazione delle stesse che in alcune situazione può essere un elemento positivo per la qualità del prodotto finale come ad esempio nei getti massivi dove è necessario ridurre al minimo il calore d’idratazione.
La pozzolana può essere definita come ogni sostanza silicea o silico-alluminosa che in presenza d’acqua è capace di reagire con l’idrossido di calcio, prodotto dalla reazione d’idratazione del cemento, per formare composti cementanti. La silice viene detta in questi casi silice attiva.
Perché un materiale abbia un’attività pozzolanica è necessario che:
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Moderne | Artificiali | Loppa d’altoforno |
| Fumo di silice | |||
| Cenere volante (da carbone) | |||
| Antiche | Artificiali | Argilla cotta e macinata | |
| Naturali | Di origine clastica | ||
| Di origine vulcanica |
Mediamente bruciando il carbone si ottiene il 15% di cenere volante. Questa in parte precipita sul fondo della camera di combustione sotto forma di cenere di fondo (in inglese bottom ash) costituita da granuli grossi fino a qualche centimetro. La maggior parte della cenere prodotta (circa 80-85% del totale) viene trascinata dai fumi della combustione dai quali viene separata da un filtro prima che questi siano scaricati come gas esausti nell’atmosfera: è questa la frazione che costituisce la cenere volante (in inglese fly-ash).

La cenere di fondo pesante per la sua grossezza non ha caratteristiche pozzolaniche come la cenere volante e quindi non viene utilizzata come tale.
La cenere volante si presenta di solito sotto forma di particelle sferiche di diametro compreso da meno di 1 micron fino a 200 micron ma la maggior parte della polvere ha dimensioni minore ai 45 micron. Questa è un materiale di natura prevalentemente silico-alluminosa; essa ha una struttura prevalentemente vetrosa a causa del brusco raffreddamento che impedisce la cristallizzazione delle goccioline liquide formate nella camera di combustione.
I primi tentativi di impiegare le ceneri volanti come pozzolana nei
calcestruzzi risale agli anni ’30 quando in USA si iniziò a bruciare
carbone polverizzato. Solo negli anni ’50 ci furono le prime importanti
applicazioni su vasta scala nelle costruzioni in calcestruzzo e nel ’70
la crisi energetica e gli alti costi del petrolio diedero una forte spinta
all’utilizzo di carbone e, quindi, una grande produzione di cenere volante.
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t/anno |
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| 1970 |
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| 1980 |
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| 1985 |
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| 1990*** |
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| 2000**** |
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| * Per l’Europa: Belgio, Danimarca,
Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Spagna, Svizzera
** Dati non disponibili *** Dato stimato **** Previsione |
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4.2 Composizione chimica
La composizione chimica delle cenere volanti ha sostanzialmente
due tipologie; secondo ASTM C 618 le ceneri volanti vengono classificati
in base al contenuto di
che rappresentano i costituenti principali. La norma definisce le due ceneri
con i seguenti limiti:
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Nella tabella seguente vengono riportate le tipiche composizioni delle
ceneri volanti:
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| p.a.f. Perdita al fuoco | |||||||||
Le ceneri disponibili in Italia si ottengono quasi tutte dalla combustione di lignite e quindi sono di tipo F
Le ceneri volanti presentano una fase vetrosa molto spinta che può
arrivare fino ad una percentuale di circa 80% mentre la restante parte
è caratterizzata da una ben definita fase cristallina.
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ASTM |
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quarzite
mullite sillimanite magnetite ematite |
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alluminato tricalcico
solfato di calcio solfoalluminato di calcio calce quarzite |
4.3 Distribuzione granulometrica
Le ceneri volanti sono caratterizzate da una distribuzione granulometrica
molto simile a quella dei diffusi cementi portland Le particelle che costituiscono
la polvere hanno una dimensione compresa tra 5 micron fino al massimo a
200 micron e non registrano sensibili variazioni dovute alle due tipologie
F e C anche se le prime sono leggermente più equidimensionali. Le
ceneri, in ogni caso, sono prodotti molto variabili sia in composizione
che in dimensioni fisiche a causa della loro origine e quindi una generalizzazione
ha il solo scopo di definire il materiale e il suo effetto nei calcestruzzi.
Uno studio completo e preciso può essere realizzato solo dopo un’attenta sperimentazione sulle caratteristiche chimiche e fisiche del materiale in oggetto. A titolo comparativo viene riportata una tipica curva granulometrica dei grani di un cemento portland 3.25 a confronto con quelle relative alle due tipologie di ceneri volanti.

I grani delle ceneri volanti presentano normalmente un aspetto sferoidale
ma non mancano grani con forme leggermente differenti sia in forma che
dimensioni. Queste si formano dopo una collisione delle goccioline di cenere
liquida con frammenti grossolani di carbone incombusto durante il loro
trascinamento nei fumi della combustione. Queste particelle grosse in parte
tendono a fondersi assumendo una forma tondeggiante ed in parte rimangono
nella loro forma irregolare anche dopo il raffreddamento.
La normativa di riferimento per la cenere volante è la UNI EN 450. Questa norma europea stabilisce i requisiti per le caratteristiche chimiche e fisiche nonché i procedimenti per il controllo di qualità delle ceneri volanti che possono essere utilizzate in tutta sicurezza come aggiunta pozzolanica per la produzione di calcestruzzo strutturale gettato in opera o prefabbricato. Non è comunque compito di questa norma stabilire le disposizioni per l'uso delle ceneri volanti nel calcestruzzo, per le quali si dovrebbe fare riferimento alla EN 206.
Le principali prove previste sono riportate nella tabella seguente.
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£ 2.5 |
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³ 85.0 a 90 gg |
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