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ROBERT SCHNEIDER - DIE FABRIK

 

..avevamo già incontrato il signor Robert Schneider su queste pagine, in occasione del suo disco Mono-Chrome del 2004.. in quell'occasione avevamo apprezzato la sua passione per la new wave e allo stesso tempo avevamo sottolineato tutti quei difetti che rendevano Mono-Chrome un disco poco gradevole.. è passato un anno da Mono-Chrome ed ora Robert Scheider ritorna con questo nuovo 13 tracce intitolato Die Fabrik.

Ma andiamo con ordine, la storia di Robert Schneider inizia nel '77.. attraversa il punk, la new wave e il synth-pop e suona persino in un gruppo prog, poi nel '98 decide di intraprendere una carriera solista e da allora pubblica un cd all'anno, questo è infatti il suo settimo lavoro.. passiamo a ciò che ha di positivo: 1) il nome: Robert Schneider, un nome figo, elettronico, tedesco, sa tanto di musicista quanto di intellettuale, o di poeta, o scienziato.. effettivamente lo invidio per il nome! 2) la passione per la new wave, per gruppi come Joy Division, Wire, Gary Numan e Kraftwerk (tutta gente che ha profondamente influenzato il modo di comporre questo Die Fabrik, non per niente Robert Schneider li nomina tra le info allegate al cd); 3) la ricorrenza a immagini evocative di mondi futuristici.. fabbriche, robot, corridoi illuminati al neon, laboratori bianchissimi, androidi, camici bianchi, scienziati anti-umani, civiltà robotiche.. tutte immagini suggestive e affascinanti, utili ad accompagnare una new wave tanto elettronica quanto malinconica e triste e in un certo senso claustrofobica.. 4) un aspetto grafico retrò e post-moderno..
..ora che ho elencato i lati positivi di
Robert Schneider passiamo a quelli negativi.. ma vista la moltitudine di aspetti negativi che pervadono il disco mi limiterò solo a parlarvi della voce (problema già incontrato nel precedente disco).. un orrendo effetto voce.. un misto tra un vomito e un rutto.. è qualcosa di inascoltabile.. solo che la si ascolta per 13 lunghe canzoni, che io, testardo, ho ascoltato più volte per cercare di cogliere qualche elemento positivo.. Robert così non va!!! te l'ho già detto in occasione di Mono-Chrome e tu mi ritorni con la stessa brutta, irritante, sgradevole voce?!? ..ma passiamo al lato strumentale.. ragazzi, non so voi, ma (oltre al fatto della voce vomitevole) io non manderei mai e poi mai un prodotto del genere per una recensione.. qualità audio da karaoke (ma vabbè, lasciamo passare, tanto è un'autoproduzione), strutture minimali di una banalità disarmante (si salvano pochi momenti durante i 3/4 d'ora del disco!!), melodie tanto semplici quanto insipide.. insomma un amalgama di rara bruttezza che cerca di collegarsi a un immaginario Kraftwerkiano, a una catacombale depressione Joy-Divisioniana e a piccoli momenti in cui tastierine à la Gary Numan scorrazzano allegramente.. ovviamente CERCA di prendere dai gruppi sopraccitati ma non ci riesce, anzi lo fa male, molto male.. mi dispiace parlare così di un disco ma cazzo! ascoltalo prima di mandarlo in giro!!! non ti accorgi di aver creato una schifezza? ma sei sordo? Robert mi ha deluso tantissimo.. come puoi spacciare questa spazzatura come "vero manifesto di postpunk ed "il testo" definitivo di una nervosa, acida ed abrasiva new wave.."????

Non so quanta serietà ci sia in queste 13 canzoni, ma di qualità ragazzi, ce n'è davvero poca, pochissima, non basta essere appassionati degli anni '80 per fare "new wave"!! ok, hai delle idee però non riesci a concretizzarle.. ma fatti aiutare, ma studia, ma ascoltati e sbatti la testa al muro finché non riesci a cavare qualcosa di decente.. no, perché questo lavoro è indecente soprattutto per uno che dice di suonare dal 1977!!!

Numero Tracce 13
Durata 42:19
Uscita 2005
Etichetta Autoproduzione

 

 

Paride "C.Ð.M." Polimeno

Tracklist

Line Up

1. Hate
2. Dawn fades (to Ian Curtis)
3. Saxophone sunrise
4. Les Artistes
5. Die Fabrik (The Factory)
6. Fear in the Western World
7. M.I.
8. I don't care
9. Coldbeat
10. Here comes the silent rain
11. Machines soul
12. Workline
13. The Beat 

  • Robert Schneider

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