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Difficile definire tutte le influenze presenti nello stile di questo solo project nato nel lontano 1993. Il solista in questione, Boris Ascher, ha iniziato questa strada dopo aver appreso l'utilizzo di tutti gli strumenti suonando in diverse bands della scena underground, e si trova adesso al proprio terzo album. Ascoltando il disco (ben 11 tracce!) colgo sfumature che mi ricordano qualcosa dei Rotting Christ, heavy metal, spunti death e qualcosa di black, ma il tutto in chiave assolutamente non opprimente, molto melodica sia nei soli di chitarra che nell'utilizzo delle tastiere, le quali spadroneggiano in ogni traccia, ahimé, fino all'eccesso. Per certi versi mi fanno pensare ad alcune canzoni dei Death SS (spero di non venir divorato vivo dai fans della band in questione, eh!), nelle melodie quasi allegre ma tendenzialmente "evil".
Un respiro di sollievo lo faccio alla quarta traccia, che potrei definire black melodico, ma si strozza in gola all'inizio della quinta traccia, devastata da tastiere e riff heavy, fino ad un momento "acustico" e atmosferico, che si lascia apprezzare, ma... non basta a farmi godere.
La registrazione, riahimé, è troppo limpida e pulita, gli alti opprimono nel modo sbagliato, soprattutto le tastiere (il cui volume sarebbe dovuto essere più basso). I pezzi di chitarra solista che fanno tanto heavy metal a me non piacciono per niente, ma chi può dire che non possano aggradare i gusti di qualcun'altro? Io in ogni caso mi rompo le palle a sentire questa chitarra che non si ferma mai, senza percepire alcun BEL RIFF, di quelli che canticchi... niente, tanta fantasia e pazienza, ma manca qualcosa di molto importante! Tutta la musica è ben composta e scorrevole, non lascia mai aggrottare le sopracciglia, ma il problema è che tutto rimane molto poco coinvolgente, scivola addosso come acqua su un impermeabile, non insegna nulla. Ririahimé.
La drum machine sfocia spesso in ritmi banali e privi di fantasia, con suoni talvolta troppo "finti"; un intermezzo strumentale si lascia gradire nelle proprie fantasiose composizioni medievali/folkeggianti, ma non è sufficiente a rialzare il livello dell'opera, soprattutto quando la traccia successiva manda in coma letargico o crisi d'astinenza d'eroina, e toglie la voglia di ascoltare il pezzo successivo (traccia 9), che però risulta, all'inizio, gradevole: è questa però nient'altro che un'illusione pianificata in vista della *disillusione*, che accorre quando poi si scaga (non avevo termini per definire l'effetto scorreggia del passaggio in questione) con l'inizio di una musica tipo "cartoni animati" o videogames, con screaming che rendono maggiormente apprezzabile la voce (forse è l'unica cosa che salverei in questo lavoro) ma non danno giustizia all'ascoltatore, il quale rimane profondamente turbato, senza però conoscere le origini del disagio, rintracciabili nella caotica totalità di questo disco.
Magari non avrete capito niente di tutto quello che ho scritto fino a questo punto, parole battute in una manciata di secondi, ma il fine era proprio una similitudine con i sentimenti indotti dal CD qui recensito: un accozzaglia di note che non lasciano nulla dentro, a differenza delle mie parole, le quali credo abbiano raggiunto comodamente il proprio obbiettivo.
No, non ci siamo. Boris Ascher dovrebbe concentrarsi totalmente su uno o due strumenti, e lasciare che "chi di mestiere" provvedesse al resto della musica. Solo la prima canzone è valida in "Gnosis Diablo", e la rimanente accozzaglia di tracce basso-mediocri ha seppellito anche quanto di buono vi fosse in essa.
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