| Genere |
Black
/ Noise / Industrial (?) |
Irritante
e inquietante quest'album di Morte Interna.Ma veramente un bel lavoro.
Un
album che proviene dall'inferno, l'inferno che ha vissuto il nostro
Morte Interna in prima persona.. in uno di quei viaggi che si fanno con
la mente.. ma non di semplice immaginazione.. quei viaggi che riescono a
metterci in contatto con altre forme di vita tramite la mente e che si
possono fare quando si dorme.. non so se Michele Chieli abbia realmente
fatto un viaggio mentale in un altro posto o se è soltanto frutto di un
sogno, ma quello che ha cercato di mettere in musica su quest'album è
ciò che ha visto.
La prima volta che ho ascoltato il disco mi son
detto "ma che merda è questa?", ma man mano che passavano
avanti le tracce riuscivo ad abituarmi a quei suoni disturbanti e a
quelle voci maligne.. e mi ci sono abituato sopratutto grazie alle
ultime 4 tracce. Una volta riascoltato il disco tutto scorreva meglio e
riuscivo a vedere questo inferno.. ma un inferno industriale,
tecnologico, dove dominano le macchine e ci si perde nelle buie strade
delle grandi metropoli, un inferno che potrebbe anche ritrovarsi in
alcune opere cinematografiche dell'espressionismo tedesco di inizio
secolo.. disturbante.. assordante.. per uscirne fuori bisogna solo
uccidersi, altrimenti si viene investiti da una scarica di malignità e
di dolore claustrofobico che è impossibile togliersi da dosso.. molti
non capiranno e premeranno STOP, uscendono fuori col commento che feci
IO al primo ascolto, ma altri riusciranno a valutare quest'opera che ci
mostra un inferno futuristico in musica.
PS: come ha detto il mio
collaboratore Alessandro nella sua drastica recensione, anche IO avrei
visto quest'album sotto un aspetto migliore se ci fossero state delle
canzoni in meno, sicuramente il risultato finale sarebbe stato
migliore.. perchè l'ascoltatore potrebbe annoiarsi prima di arrivare
alle parti più importanti del lavoro..
[vedi rece di Alessandro]
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