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Hate Haternal + Dying Fetus + Deeds of Flesh + Prejudice

Ecco un piccolo report del nostro caro Marco Stench Arnesano, che ha seguito all'Alpheus di Roma questo festival di brutalità!

Che avventura che è stata il giorno di questo festival!
Se comincio a raccontare tutto quello che ho passato insieme a miei amici non ci credereste... fra una multa alla metropolitana, tempo perso per trovare della dannate circolari e tanta di quella sfiga!!!
Comunque a parte tutto ne valsa davvero la pena vedersi queste grandi band all'Alpheus di Roma. Il bill che molti di voi conosceranno era capitanato dagli Hate Eternal seguiti dai Dying Fetus, Deeds of Flesh e i Prejudice. Con mio grande dispiacere non posso dirvi nulla sui Prejudice, perchè come ho detto prima per colpa del traffico non si è arrivati in tempo, quindi perdonatemi.
Una volta entrati in quel che era l'Alpheus non ho fatto altro che notare l'atmosfera presente, qualcosa di molto intimo e bello per tutti gli amanti di certe sonorità estreme. Ed ecco i Deeds of Flesh, trio che non mi ha mai convinto più di tanto però bisogna dire che la loro performance è stata niente male, infatti il loro brutal death alla Cannibal Corpse e Suffocation ha mantenuto un head-banging scatenato fra i loro fan e non, anche se si è intravisto più di uno sbadiglio. Dopo di che si è passati ai mitici Dying Fetus forti già di un'ottimo lavoro come "Stop at Nothing", i nostri hanno dimostrato con la nuova line-up un'attitudine sopra le righe cominciando con "Schematics", scatenando un pogo tremendo, per poi passare alla stupenda "Praise the Lord" del penultimo "Destroy the Opposition". L'esibizione è stata a dir poco perfetta senza alcuna caduta di tono, grazie ad una ritmica mozzafiato ed un John Gallagher che si è dimostrato il motore della band senza concedersi alcun errore! La performance è durata un'ora circa dopo l'ultima e tanto attesa "One Shot,One Kill" che ha regalato a tutti i fan l'ultima chicca prima di cedere il posto alla band di Erik Rutan. Il momento era giunto, quello dell'odio eterno, un odio blasfemo e malato che solo una band del genere può dimostrare; dopo una breve intro a base di effeti e tastiere si vede Derek Roddy prender posto dietro le pelli ed un bassista che tutti era tranne che Jared Anderson(altro enigma di quella serata). Ragazzi, mai una band mi ha impressionato così tanto! Finalmente ho compreso il vero talento di quell'Erik Rutan che fino a tempo fa non era altro che una sorta di "gregario di lusso" della band di Trey Azagthot.
Odio e violenza quindi senza risparmiare nessuno, un'impressionante Erik Rutan (da ricordare che è l'unico chitarrista) ed un Derek Roddy che sembrava una macchina da guerra; ottima performance non c'è altro da dire se non che il signor Rutan abbia cambiato un pò troppe volte la chitarra...

Data:

 22/01/04

Marco "Stench" Arnesano

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