In
questa dinamica epoca, in cui il motore occupa una parte importante,
l'uomo nutre ancora per il cavallo, nobile e generoso animale
che fin dai lontani oscuri giorni della preistoria lo ha accompagnato
nel suo lungo cammino, un affetto profondo.
Quando, nel 1915, l'esigua schiera di Spagnoli capitanata
da Ferdinando Cortes s'inoltrò fra le gole e i deserti
del Messico, si vide fatta segno da parte degli indigeni a straordinarie
manifestazioni di rispetto e di deferenza: gli Aztechi veneravano
nei pallidi guerrieri venuti dal Levante i compagni di Queztalcoatl,
il dio fondatore della stirpe, signore del tuono e della folgore,
dal torso d'uomo e dal corpo belluino.
Non
avevano mai visto un cavallo, quegli ingenui sudditi di Montezuma,
e credevano che gli Spagnoli fossero tutt'uno coi loro animali,
come giganteschi centauri.
In
America, infatti, fino all'arrivo degli europei, il cavallo era
del tutto sconosciuto: e ciò appare piuttosto strano a
noi, che siamo abituati da millenni a considerarlo come il compagno
indivisibile dell'uomo in tutte le sue imprese di guerra e di
conquista. In Europa e in Asia esso compare fin dalla più
remota preistoria; senza risalire all'età paleolitica (sulla
parete di una grotta della Dordogna è dipinto un bellissimo
cavallo in corsa, che risale a forse 50.000 anni fa), basta pensare
alle civiltà degli Arii in India, dei Cinesi e dei Giapponesi
in Estremo Oriente, degli Assiri e degli Ittiti nel Mediterraneo,
per vedere, protagonista di ogni fatto storico, l'uomo a cavallo.
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I
Romani curavano l'allevamento ippico con
criteri simili a quelli moderni: le corse delle quadrighe, al
circo Massimo, richiamavano
enormi folledi
appassionati.
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Una
cavalla col suo puledrino; il giovane redo,
dalle lunghe zampe ossute, muove incerto i primi passi nel recinto
del pascolo. |
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Greci
e Romani avevano per i cavalli, per le corse dei cocchi, per l'equitazione,
una passione che rasentava il fanatismo: Caligola, il folle imperatore,
arrivò a creare senatore il suo cavallo Incitatus, e a fargli
costruire una scuderia di marmo e d'argento.
Dalle
gradinate del Circo Massimo le grida frenetiche di 200.000 spettatori
accompagnavano il galoppo delle quadrighe; spesso, fra i sostenitori
delle due parti avverse, scoppiavano zuffe sanguinose.
Crollò anche l'impero romano, con la sua decadente e raffinatissima
civiltà forse una delle poche cose che sopravvissero a
tanto sfacelo fu l'arte equestre, che si venne sempre più
affermando come privilegio della nobiltà. Le pianure di
Maremma e di Normandia fornivano ai cavalieri medioevali i massicci
stalloni da guerra, capaci di sopportare il peso delle grevi armature:
e si può dire che, dal XII fino al XVII secolo, fino a
quando, cioè, gl'Inglesi cominciarono ad incrociare i loro
cavalli con quelli arabi, gli allenamenti, i metodi, e i mercati
italiani dominarono il mondo ippico d'Europa.
Oggi
esistono decine di razze equine, spesso assai diverse l'una dall'altra,
adatte ai più svariati compiti. Così l'Hackney, inglese,
un bel animale dalle forme robuste, che si presta sia al tiro leggero
che alla sella; il Pony, piccolo e tozzo la cavalcatura prediletta
dai bambini; il cavallo da polo, simile al precedente, allevato
appositamente per questo gioco; lo Shire, un mastodontico cavallo
da tiro, dalle zampe larghe e pelose, pesante fino a 10 quintali.
In Oriente dominano il cavallo Arabo e il Berbero; piuttosto piccolo
il primo, grigio pomellato, resistente e velocissimo; più
robusto, di mantello rosso o roano, il secondo.
Da incroci fra cavalli arabi e inglesi è nato, come si è
detto, quel magnifico campione di velocità e di resistenza
che è il purosangue inglese, dominatore degli ippodromi. |
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In
un nembo di polvere, una colonna di Beduini galoppa nel deserto.
Gli Arabi selezionano da secoli cavalli di razza pregiata, tenendo
nota precisa delle genealogie. |
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Una
carica del Savoia cavalleria.
Scene come questa, che un tempo
rappresentavano il momento culminante di
ogni battaglia, sono oggi soltanto un ricordo.
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Lanciate
intorno alle gambe dell'emù
(struzzo americano) in corsa, le "bolas"
(quelle grosse palle di legno che vedete
in capo ai lacci) lo immobilizzano. |
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Ottime
razze sono pure la Normanna, adatta al tiro pesante, e l'Andalusa,
indigena della Spagna, che produce cavalli vivaci e di bell'aspetto.
In Italia abbiamo l'eccellente cavallo Sardo (o meglio, Arabo-Sardo,
perchè ottenuto originariamente da incroci con Arabi), il
Maremmano, che costituiva il nerbo della nostra cavalleria, il Lipizzano,
uno splendido cavallo di parata che si alleva nell'Istria, dal pelame
bianchissimo.
Da più di un secolo sono stati importati alcuni esemplari
di purosangue inglesi da corsa; oggi gli allevamenti italiani di
galoppatori sono tra i primi al mondo (gli sportivi ricordano ancora
il grande Nearco, il puledro italiano che passò come un trionfatore
sugli ippodromi d'Europa; fu venduto ad allevatore inglese per una
somma pari a quattrocento milioni di lire). Nelle corse al trotto
dominano invece, incontrastati, gli allevatori americani; anche
i trottatori europei sono tutti originari d'oltre Atlantico.
L'equitazione,
che in Italia è stata rivoluzionata dal capitano Caprilli,
ha raggiunto forse il suo massimo livello tecnico; è difficile
pensare che i cavalieri futuri riescano a trovare qualcosa di
nuovo in un'arte che viene praticata da migliaia d'anni. L'allevamento,
invece, attende dalla scienza nuovi impulsi; effettivamente, oggi
otteniamo cavalli migliori di quelli che si avevano solo cent'anni
fa, tant'è vero che i records sul miglio si abbassano di
anno in anno.
Il purosangue che vediamo sfilare davanti alle trincee prima della
corsa, fremente di vita sotto il serico mantello baio o sauro,
è il frutto di lunghi studi, di sapienti accorgimenti:
per accrescerne le doti di resistenza e di velocità, per
adattarlo al terreno elastico o pesante, per imprimergli lo spunto
veloce ai nastri o sul tragurdo, allevatore e trainer hanno dovuto
spiegare tutta la loro esperienza e la loro sagacia.
E quando il puledro rientra al peso, madido di sudore e con gli
occhi inniettati di sangue, dopo la vittoriosa galoppata sulla
pista erbosa, gli uomini che l'hanno curato e allenato lo accarezzano
con gli occhi umidi dalla commozione: e in quel gesto è
tutto l'amore dell'uomo verso il nobile animale che dai lontani,
oscuri giorni della preistoria lo ha accompagnato nel suo lungo
cammino.
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Nella
prateria già immersa nelle tenebre,
il gaucho si appresta al bivacco notturno:
questi uomini della pampa argentina hanno
per il loro cavallo un affetto fraterno.
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La
"doma" di cui qui vediamo una scena,
è uno spettacolo di origine americana: in un recinto,
i cow boys si cimentano con cavalli selvaggi, tentando di domarli
e di mettere loro sella e morso. |
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Una
cavalcata nella brughiera, sulle tracce della volpe.
La caccia a cavallo è sempre stata, fin dall'antichità,
lo svago prediletto della nobiltà. |
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I
magnifici cavalli che vediamo trottare
a tempo di musica, nell'arena del circo,
appartengono a razze speciali e pregiate.
Molto usata è la razza lipizzana.
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L'elettrizzante
arrivo di una corsa al galoppo:
i purosangue sono animali delicatissimi,
che esigono cure e accorgimenti d'ogni genere
prima e dopo la corsa. |
Testi
e disegni tratti da:
Enciclopedia VITA MERAVIGLIOSA
Edizioni M. Confalonieri |
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