La
ricerca scientifica medica, a seguito di un'inaspettata inversione
di tendenza, è giunta a comprendere che i migliori approcci
terapeutici debbano assecondare il più possibile la naturale
evoluzione degli eventi, ovvero non debbano almeno opporsi alle
naturali reazioni organiche.
A tal proposito in chirurgia, dopo diversi insuccessi, è
stato visto come la risposta della materia vivente all'insulto
chirurgico non corrisponda sempre alle attese sperate.
Il buon chirurgo è colui che invece di scontrarsi con le
risposte tissutali, conosce e sa sfruttare le proprietà
della materia vivente per ottenere i migliori risultati.
In campo zootecnico, la gestione degli animali, è stata
modificata nel senso di un'intensivizzazione più razionale
degli allevamenti, volta ad un maggior rispetto dei normali processi
fisiologici animali. Anche in questo caso il risultato è
stato un inaspettato incremento produttivo.
Se la scienza, si è limitata ad attenersi alle leggi della
natura, la filosofia ha addirittura invocato dette leggi come
uniche possibili chiavi della vita.
Naturalmente mi riferisco alle più recenti tendenze del
pensiero, volte alla ricerca della natura come fonte di benessere
e via di salvezza.
Gli allevamenti biologici, le coltivazioni biologiche, le beauty
farms, la medicina naturale trovano ragione nelle attualissime
richieste del mercato.
Dall'altra parte, i prodotti tecnologici, gli OGM, le industrie,
l'agricoltura e l'allevamento intensivi, i mezzi di trasporto,
i campi elettromagnetici, le tecnologie atomiche e nucleari, disturbano
la nostra sensibilità di persone stressate e psicologicamente
condizionabili.
Purtroppo la discussione relativa al "terrorismo" tecnologico
contrapposto ai "benefici" delle scelte naturali, esula
dagli obiettivi del presente articolo.
Mi limiterò a sostenere la possibilità di un'integrazione
fra tecnologia e natura, fra ingegneria genetica e approccio biologico.
In effetti, la simbiosi tra l'approccio naturale e quello artificiale
risponde perfettamente alle idee che tenterò di esprimere.
L'approccio naturale, relativamente al mio campo d'indagine, implica
la sferratura del cavallo ed il conseguente impiego senza ferri.
L'approccio artificiale corrisponde ovviamente all'impiego del
cavallo ferrato.
Alcuni
studi in diverse parti del mondo hanno recentemente
condotto al rifiuto della ferratura o quanto meno alla
ricerca di un metodo naturale di pareggio e di ferratura.
Le ricerche effettuate prendono le mosse dallo studio
dell'anatomia funzionale e della fisiologia dello zoccolo.
Lo zoccolo è soggetto alla forza peso del cavallo.
Il peso è a tutti gli effetti, una forza, a causa
del fenomeno della gravità.
Una forza applicata su un corpo o su una superficie,
determina una deformazione.
La deformazione può essere sensibilmente apparente
o meno: è ben visibile sui corpi o superfici,
morbidi.
La forza peso del cavallo grava su ossa, articolazioni,
angoli articolari, zoccoli e sul terreno. La deformazione
prodotta in dette entità, può essere elastica
o permanente. |
Fig.
1. Elaterio. Da Adams' |
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Il
terreno è un corpo sia elastico che plastico,
perciò risponde alla pressione in entrambi i
modi.
Lo zoccolo è prevalentemente elastico: ritorna
alla forma originaria quando cessa la pressione.
In particolare, l'espansione dello zoccolo in appoggio
è detta "elaterio". Lo zoccolo è
quindi soggetto a serie ritmiche di espansioni-restringimenti,
durante la deambulazione. |
Le
serie di espansioni-restringimenti, attraverso l'intervento
delle strutture podali compreso il cuscinetto digitale,
producono delle pressioni sui vasi sanguigni. La conseguente
azione di pompaggio favorisce il ritorno del sangue
verso cuore, il cui reflusso è impedito dalla
chiusura passiva di speciali valvole venose a "nido
di rondine", localizzate nei vasi venosi degli
arti.
Il descritto sistema di pompaggio ematico è particolarmente
importante nel cavallo vista l'assenza di ventri muscolari,
dalle articolazioni dei garretti e delle ginocchia (zootecniche:
degli arti anteriori) in giù. Al contrario, nell'uomo
è la contrazione dei muscoli delle gambe e delle
cosce a coadiuvare la risalita del sangue contro la
forza di gravità. Tutto ciò a dimostrazione
dell'importanza dell'elaterio.
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Fig.
2. Cuscinetto digitale.
Da Hickman-Humphrey |
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L'espansione
dello zoccolo è massima nella regione dei talloni
e decresce sensibilmente attraverso i quarti e le mammelle,
per divenire pressoché nulla in punta.
Recenti studi sono giunti a dimostrare l'influenza negativa
della ferratura sull'elaterio.
Secondo i citati studi, la ferratura andrebbe abortita.
Un altro evidente vantaggio del cavallo sferrato è
la realtà di un pareggio più fisiologico
e naturale dell'unghia.
Al contrario uno zoccolo ferrato, oltre a non fruire
di un pareggio naturale, è attraversato da pericolose
vibrazioni, originatesi nell'impatto tra ferro e terreno.
A fare le spese di queste vibrazioni, sono le strutture
osteo-artro-tendinee superiori.
Nonostante evidenti controindicazioni, la ferratura
resta, almeno in alcuni casi, indispensabile.
Se molti dei nostri cavalli sono in grado di procedere
nel proprio lavoro anche sferrati, altri non sarebbero
in grado di assolvere i loro compiti. I cavalli da lavoro,
da endurance e quelli da carrozza, sottoposti a lunghe
marce su substrati abrasivi, non possono fare a meno
dei ferri. Un chiaro esempio di questa affermazione
è la rotazione dei cavalli sferrati, praticata
dai pellerossa americani, i quali nutrivano per altro
un grande rispetto per i cavalli. In tal senso la ferratura
risponde bene alla definizione di "male necessario"
almeno per una buona parte dei cavalli.
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Lo
zoccolo ferrato è come detto, soggetto alle vibrazioni
prodotte dal ferro durante l'impatto con il terreno.
A prescindere dalla possibilità di impiego di
materiali meno concussivi come alluminio e resine, è
da segnalare che se da una parte il ferro produce cattive
vibrazioni, dall'altra rende lo zoccolo molto meno sensibile
con la conseguenza di un appoggio più sicuro
anche su substrati duri.
Per contro, l'alluminio permette un appoggio altrettanto
sicuro senza l'insulto meccanico vibratorio.
Lo zoccolo sferrato diventa anch'esso meno sensibile
perché diviene progressivamente più duro,
tuttavia il progressivo logorio tende ad avere la meglio
sulla durezza.
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Fig.
3. Simmetria dello zoccolo.
Da Adams' |
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Alcune
considerazioni vanno invece fatte circa il pareggio
naturale dell'unghia. Il pareggio naturale, tipico del
cavallo sferrato, ha la peculiarità di permettere
allo zoccolo di atterrare "piatto". Ciò
significa che nessuna parte dello zoccolo guadagna il
terreno prima delle altre. Al contrario, altri metodi
di pareggio ricercano la simmetria del piede. |
Nel
cavallo sferrato, il pareggio è naturale e favorisce
l'atterraggio "piatto" dello zoccolo. La condizione
ottimale sarebbe rappresentata da uno zoccolo simmetrico
che atterri piatto.
Un piede che atterra piatto, spesso è un piede
asimmetrico, tuttavia a volte anche uno zoccolo asimmetrico
può non atterrare piatto: si dice che atterra
"in due tempi".
Il pareggio naturale quindi l'atterraggio "piatto",
è auspicabile al fine di evitare sollecitazioni
anomale alle articolazioni e ai legamenti compresi quelli
collaterali. D'altra parte, zoccoli che atterrano in
due tempi, ancora a seguito di un pareggio naturale,
non sollecitano eccessivamente le strutture accennate,
grazie alla presenza di ossa brevi, di più piani
articolari e di molti legamenti collaterali, che condividono
letteralmente le deflessioni. |
Fig.
4. Piede asimmetrico e
sollecitazioni anomale. |
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Il
pareggio naturale non è però dominio
assoluto dello zoccolo sferrato: alcuni maestri
maniscalchi hanno compreso l'importanza di ricreare
la condizione del pareggio naturale.
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TABELLA RIASSUNTIVA
CAVALLO
SFERRATO |
CAVALLO
FERRATO |
Maggiore
elaterio |
? |
Pareggio
naturale |
Metodi
di pareggio naturale o ferratura dopo pareggio
naturale |
No
vibrazioni |
Materiali
assorbenti le vibrazioni (alluminio, materiali
sintetici) |
Maggior
consumo ungueale |
No
consumo ungueale, maggior sicurezza dappoggio |
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Fig.
5. Piede asimmetrico, pareggio naturale: l'unghia
non viene resa simmetrica.
Da Hickman-Humphrey |
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La
tabella chiarisce la possibilità di superare
alcune controindicazioni alla ferratura. D'altra parte
resta da spiegare come sia possibile ferrare lo zoccolo
senza diminuirne l'elaterio.
E' intuitivo che la ferratura limiti in ogni caso l'espansione
dello zoccolo, tuttavia abbiamo definito la ferratura
come un male spesso necessario.
Vista la necessità della ferratura, almeno per
una parte dei nostri cavalli, risulta indispensabile
ottenere un compromesso fra gli evidenti svantaggi e
i vantaggi di tale pratica zootecnica.
In altre parole, la ferratura dovrebbe ostacolare l'elaterio
il meno possibile.
A prescindere dalla buona pratica di calzare ferri "comodi"
e con rami prolungati oltre i talloni, una ferratura
che non ostacoli l'elaterio, non deve prevedere il blocco
dell'espansione ungueale.
Tali blocchi sono rappresentati dalle barbette ai quarti
ma soprattutto dai chiodi.
Le barbette ai quarti sono utili nelle fratture della
terza falange, in quanto bloccando l'elaterio, fissano
i capi di frattura.
I chiodi servono banalmente, al fine di "appiccicare"
il ferro allo zoccolo. I chiodi, al pari delle barbette
ai quarti, ostacolano l'espansione ungueale, che è
ancora massima ai talloni e decresce verso la punta.
Il numero e soprattutto la posizione dei chiodi condizionerà
allora l'elaterio. La posizione dei chiodi dipende dalla
posizione delle stampe, che sono i "buchi"
forgiati nei ferri.
I maestri maniscalchi, così come per i metodi
di pareggio naturale, hanno indicato il numero di chiodi
che vanno utilizzati per ogni ferro prefabbricato.
I ferri prefabbricati italiani e olandesi, possiedono
rispettivamente nove e otto stampe. Le stampe, in particolare
quelle dei ferri italiani, sono distribuite anche nelle
regioni dei quarti.
Ogni ferro prefabbricato andrebbe fissato con sei soli
chiodi, attraverso le stampe più vicine alla
punta.
I chiodi impegnerebbero così, solo le regioni
della punta e delle mammelle, nelle quali l'effetto
dell'elaterio è minimo.
Le stampe aggiuntive dei ferri prefabbricati, vanno
invece intese come opzionali, per casi particolari,
benché spesso vengano utilizzate tutte.
La presenza delle stampe aggiuntive, ha un significato
pratico: il maniscalco non deve forgiarle al momento,
nei casi di necessità.
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CAVALLO
SFERRATO |
CAVALLO
FERRATO |
Maggiore
elaterio |
Compromesso:
la ferratura deve ostacolare il meno possibile lelaterio |
Pareggio
naturale |
Metodi
di pareggio naturale o ferratura dopo pareggio naturale |
No
vibrazioni |
Materiali
assorbenti le vibrazioni (alluminio, materiali sintetici) |
Maggior
consumo ungueale |
No
consumo ungueale, maggior sicurezza dappoggio |
La
ferratura, al fine di ostacolare l'elaterio il meno
possibile, dovrà prevedere l'assenza di chiodi
nelle regioni dei quarti e dei talloni, nelle quali
l'elaterio è massimo.
Un alto numero di chiodi, specialmente se di grosso
calibro, a prescindere dalla distribuzione delle stampe,
provoca in aggiunta, un effetto cuneo nella linea bianca.
Il risultato prodotto dall'effetto cuneo, è una
compromessa integrità della linea bianca che
può esitare in tarli meccanici e micotici.
Le uniche condizioni che classicamente richiedono l'impiego
di molti chiodi, sono le fratture interessanti la terza
falange (più chiodi, barbette ai quarti) e piedi
piatti. La presenza di molti chiodi, atta a diminuire
l'elaterio, implica l'utilizzo di chiodi di piccolo
calibro, onde evitare l'effetto cuneo sulla linea bianca.
Le indicazioni fornite fin ora, vanno integrate con
altre istruzioni sempre basate sull'idea di ferratura
naturale.
E' pratica comune ad esempio, squadrare la punta dell'unghia,
al fine di favorire il più possibile lo stacco
del piede dal terreno.
Tale pratica minimizza lo sforzo falangeo e articolare
interfalangeo ma anche quello relativo a strutture osteo-articolari
superiori o prossimali.
Al tempo stesso, il margine della terza falange risente
di un'asportazione eccessiva della punta dello zoccolo,
a causa della pressione settoriale.
Il massimo beneficio prodotto dall'asportazione della
punta, implica purtroppo una grande sofferenza della
terza falange. Il compromesso del caso, consiste
come al solito nella soluzione naturale: il pareggio
naturale dello zoccolo non produce punte a spigolo
vivo, così come non porta a punte estremamente
logore.
Nella ferratura normale, la punta dovrà perciò
essere
limata quel tanto che basta a mimare la condizione naturale
dello zoccolo sano.
Altrettanto diffusa risulta essere la pratica di "pulire"
la muraglia con la lima, durante la fase della preparazione
dell'unghia.
La sensazione derivante dal contatto con una muraglia
limata, è di ruvidità e secchezza. Al
contrario, una muraglia naturale risulta liscia e grassa,
al tatto.
Le due diverse condizioni della muraglia, implicano
un diverso comportamento nei confronti dell'acqua.
Questa tenderà infatti a ristagnare nella muraglia
limata, mentre scivolerà via da quella naturale.
Tale ristagno è causa di ammorbidimento della
muraglia, che diventerà secca e fragile in seguito
ad evaporazione dell'acqua.
Ancora una volta, il suggerimento della natura, che
sa praticamente sempre ciò che deve fare, è
prezioso: il film esterno della muraglia va' preservato.
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Fig.
6a. Ferro italiano prefabbricato, posteriore destro.
Notare il numero e la dis-tribuzione delle stampe. |
Fig.
6b. Ferro a sedile eccentrico con meccanismo allarga-talloni.
Notare la corretta distribuzione
delle stampe. |
Fig.
7. Antico ferro celtico.
Da Hickman-Humphrey. |
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Naturalmente
ignoriamo molti dei suggerimenti della natura, che potranno
essere acquisiti solo grazie all'eternità del
tempo.
In conclusione, nonostante la ferratura rappresenti
spesso un male necessario, onde evitare di abortire
totalmente questa pratica, conosciuta fin dalla cultura
celtica, è auspicabile nonché possibile
seguire i consigli della natura, al fine di arrecare
al cavallo il minor danno possibile, a fronte di un
beneficio evidente. |
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