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ETOLOGIA:
La società equina
La società equina - La struttura del branco -
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ETOLOGIA - La società equina
Tratto da: Lo Sperone - by Liana Ayres
La società equina segue le regole di una comunità pacifica nella quale regna quasi sempre l’armonia.
  Quando si cerca di interpretare e studiare il comportamento del cavallo si fa spesso riferimento all’osservazione sistematica e comparativa del suo comportamento in branco, che è poi uno degli elementi costitutivi dell’etologia. Da questi studi, il primo fattore che emerge incontrastato è che il cavallo è un animale sociale, che ricerca cioè la compagnia dei suoi simili. Ciò è dovuto principalmente a due fattori legati a filo doppio al tema della conservazione della specie:
la sopravvivenza e la continuazione della razza. I cavalli in branco hanno più possibilità di sfuggire ai predatori e più possibilità di procreare formando dei ‘nuclei’ familiari. Come tuttavia si regolino le gerarchie all’interno del branco è un tema tutto da discutere e che, attraverso gli studi più recenti, arriva a delineare graduatorie assai differenti da quelle che ci si potrebbe aspettare.
L’immagine del branco capeggiato e guidato da un fiero stallone che protegge i suoi gregari dai pericoli o dall’arrivo di soggetti estranei appare oggi legata solo a un quadro romantico poco veritiero, così come l’idea che all’interno del branco stesso viga un’organizzazione prestabilita secondo la quale i soggetti appartenenti interagiscano seguendo un peck order, cioè una gerarchia di branco prefissata.
Basandosi sull’osservazione dei branchi, si è rilevato che nonostante vi sia una discreta costante comportamentale, le condizioni di vita alle quali il branco stesso è soggetto sono in larga parte responsabili per la sua organizzazione sociale e quindi per i ruoli che i propri ‘iscritti’ vengono a ricoprire. Basti una considerazione sopra ogni altra per chiarire il concetto. Quello che comunemente viene definito leader in un branco, non necessariamente il maschio stallone, è colui o colei che per primo ha diritto d’accesso al cibo o all’abbeverata. E ciò è in parte vero ma è altresì legato a condizioni di vita particolari che prevedono, per esempio, la distribuzione del cibo in mucchietti ordinati e circoscritti: allo stato brado, laddove non c’è alcuna competizione per accaparrarsi il cibo che è disponibile ovunque (si pensi a un intero prato di foraggio fresco), questa forma di gerarchia viene a cadere. E lo stesso discorso vale per lo spazio, per il pascolo e, paradossalmente, per le attenzioni dell’uomo che possono originare vere e proprie gelosie.
Molti degli atteggiamenti che sono stati spesso ricondotti alla gerarchia del branco vanno quindi considerati come una sorta di deviazione dovuta al nostro intervento e non alla precipua natura degli equini, anche se questi ultimi sembrano adattarvisi piuttosto rapidamente, modificando il loro codice comportamentale.
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LA STRUTTURA DEL BRANCO
Tecnicamente si definisce branco un gruppo di soggetti che si muovono e vivono insieme. Generalmente un branco si compone di alcune femmine, da quattro a otto, di un maschio adulto e dei nuovi nati fino all’età di due anni.
Caduta la teoria del peck order quale espressione naturale del cavallo, è stato osservato che i principali valori di riferimento all’interno del branco sono davvero poco distanti dai nostri: famiglia e amicizia. Famiglia per la matrice fortemente indirizzata alla procreazione, sottolineata anche dalla presenza di un maschio per più femmine; amicizia per la coesione che i soggetti riescono a raggiungere nell’accudirsi l’uno con l’altro, nel difendersi e nel tenersi anche solo compagnia.
Ma vediamo ora come, all’interno di questa struttura, possono essere ripartiti i compiti di ciascun soggetto anche se i ruoli sono molto meno fissi di quanto è stato sostenuto in passato: possono modificarsi in accordo con le necessità del momento.

LO STALLONE - Il suo compito principale è la procreazione attraverso la quale, oltre alla conservazione della specie, si esplica una funzione coesiva per il gruppo composto prevalentemente da femmine che gli gravita intorno. All’interno del gruppo svolge un’attività ‘organizzativa’ senza però sconfinare nella tirannia. Ogni volta che il branco è in movimento o in pericolo, lo stallone si posiziona in coda al gruppo per mantenerlo unito e coprirne l’eventuale fuga. È raro che uno stallone mostri aggressività nei confronti di un membro del suo gruppo: piuttosto contro eventuali intrusi che ne minaccino la supremazia nell’harem.

LA FEMMINA DOMINANTE - Quando lo stallone è impegnato nell’accoppiamento, è il matriarcato che vige nel gruppo e si esprime attraverso le azioni di una femmina esperta. È lei che prende le decisioni per il branco e, se le attenzioni di un maschio giovane si fanno troppo evidenti nei confronti di una delle altre femmine, lo riconduce decisamente al ‘suo posto’.

LE ALTRE FEMMINE - Generalmente sono quelle che devono accudire ai propri puledri o quelle non gravide che collaborano alla routine del branco. Le femmine hanno principalmente il compito di difendere i nuovi nati e consentire loro una buona crescita fino a che rimangono con il branco, essendo quindi membri del nucleo familiare.

LE PULEDRE - Rimangono con il branco d’origine fino a oltre un anno, dopo uno svezzamento graduale. Il loro padre generalmente non cercherà di accoppiarsi con loro e quindi non verranno scoraggiate, dopo i due anni d’età, a raggiungere nuovi gruppi con maschi non consanguinei.

I PULEDRI - All’interno del nucleo familiare di base del branco, una volta raggiunti i diciotto mesi d’età, iniziano a rappresentare una minaccia per la supremazia riproduttiva del loro stesso padre e quindi vengono allontanati, per formare dei gruppi di ‘scapoli’ che origineranno nuovi nuclei familiari. Di tanto in tanto un giovane maschio particolarmente esuberante può cercare di sottrarre una femmina al branco originario sfidando lo stallone adulto ma molto più semplicemente, nella maggior parte dei casi, l’accoppiamento avverrà con una delle femmine giovani fuoriuscita dal proprio branco.

ANCHE L'AMICIZIA HA IL SUO PESO
Accanto al valore familiare, l’amicizia è l’altro grande regolatore dell’armonia del branco.
Nei soggetti domestici è facile osservare questo genere di relazione in coppie di cavalli che pascolano vicini dividendo il proprio territorio o proponendosi in operazioni di grooming reciproco, grattandosi magari il garrese l’un l’altro. Nei gruppi bradi, l’amicizia viene espressa anche nel viaggiare vicino mentre la non-affinità di due soggetti si esplica nell’occupare posizioni fisicamente lontane nel gruppo sia durante gli spostamenti sia al pascolo.
Nelle coppie di amici è frequente scoprire che i caratteri dei soggetti si completano vicendevolmente.
Un cavallo tranquillo e sereno sarà spesso amico di un altro più nervoso e insicuro, consentendo così alla ‘coppia’ di raggiungere una buona stabilità emotiva. Non è un caso se, anche durante le prime fasi di addestramento, di fronte a situazioni nuove che innervosiscono i soggetti più insicuri, scegliere di affiancargli ‘l’amico’ più esperto o tranquillo determina una maggior facilità di apprendimento e nel complesso uno stress inferiore. Ma non solo.
Secondo un’osservazione condotta su un gruppo di giovani soggetti presi da un branco e messi in lavoro, quelli di carattere più socievole, che avevano beneficiato cioè dell’amicizia di altri cavalli ed erano avvezzi a interscambi affettivi ed emotivi, si sono rivelati i più facili da addestrare e i più propensi a interagire con l’uomo, mostrando una maggiore stabilità di carattere.
La società equina segue le regole di una comunità assai pacifica, nella quale regna quasi sempre una discreta armonia e dove il benessere è garantito da amicizia e affiliazione, tutte cose che possono essere portate a nostro totale vantaggio se riusciamo a inserirci nel quadro generale senza creare eccessivo scompiglio e facendo lavorare queste caratteristiche innate a nostro vantaggio; in pratica se riusciamo a farci accettare dal cavallo come un ulteriore amico con il quale creare una nuova relazione basata sulla fiducia reciproca.
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OBBLIGATORIO SAPERE
E' LO STALLONE CHE SOFFRE DI PIU'

Secondo quanto riportato da uno studioso americano, nel Montana fu rinvenuto alcuni anni or sono un vecchio stallone che era stato probabilmente sostituito all’interno del branco da uno stallone più giovane e quindi si era dovuto allontanare in solitudine. Piuttosto che trascorrere le ore al pascolo da solo, questo soggetto aveva legato una stretta amicizia con un’altrettanto anziana antilope che era diventata il suo nuovo nucleo di riferimento. A causa della loro innata possessività, gli stalloni sembrano più soggetti allo stress determinato dalla solitudine che sfocia spesso in nervosismo e panico e può rapidamente condurre a comportamenti negativi. Per questa ragione, in situazioni di scuderizzazione singola, se uno stallone inizia a mostrare segni di intolleranza, noia o nervosismo si usa mettergli in box un animale da cortile (una capretta, un’oca… ) che gli tenga compagnia e lo aiuti a scaricare la tensione accumulata con l’isolamento. È un principio analogo a quello che a volte spinge anche noi a portarci a casa un cane, un gatto o un canarino, altrimenti detti animali da compagnia

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