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ETOLOGIA:
A scuola
dalla mamma
A scuola dalla mamma -
La poppata
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ETOLOGIA - A scuola dalla mamma
di Emma Bianchi - Lo Sperone
Già nelle prime ore di vita il puledro acquisisce l'insegnamento della madre.

  Quando si pensa all'etologia, spesso la si intende come una sorta di scienza esatta, capace di interpretare ciascuna singola azione del nostro cavallo.
In realtà, questa è un'idea almeno approssimativa di una disciplina che, pur nell'ambito della sua scientificità, si basa per la formulazione di teorie sull'osservazione e lo studio approfondito di casistiche le più vaste possibili.
Se si escludono eventi eccezionali, vale a dire non direttamente connessi con il
normale svolgimento della vita del cavallo, tra quelli che offrono il più consistente campo d'osservazione c'è il rapporto tra la fattrice e il puledro. Si tratta di un modello comportamentale ricorrente e costante, frutto di una relazione spontanea, innata e volta alla conservazione della specie; un settore d'osservazione ideale quindi per stabilire il comportamento tanto del piccolo quanto della madre.
Si dice che il rapporto con la madre costituisca il primo importantissimo e indelebile modello di comportamento per il puledro e ciò è indubbiamente vero, anche se in realtà coinvolge ambiti sui quali non ci si sofferma quasi mai. Se ci viene abbastanza facile intuire che il puledro inizia a interagire con l'ambiente che lo circonda osservando come si comporta la madre, forse non sono altrettanto palesi gli insegnamenti che il piccolo riceve dal genitore riguardo ad azioni quali la deambulazione, il riconoscimento o l'orientamento, insegnamenti che si innescano fin dai primi istanti dopo il parto.
Chi ha avuto la fortuna di assistere a un parto, avrà notato che la cavalla inizia quasi subito a leccare vigorosamente il piccolo. Questa semplice azione nasconde di fatto motivazioni molto importanti. In primo luogo, leccando il neonato, la fattrice attenua e gradualizza la perdita di calore alla quale viene esposto nel nuovo ambiente. L'attenta operazione di pulizia veicola sull'intero corpo del piccolo la saliva materna che, una volta asciutta, fornisce il primo elemento per il riconoscimento famigliare grazie ai ferormoni in essa contenuti. Queste cure aiutano poi il piccolo a focalizzare la sua attenzione sulla madre, in uno stadio della sua esistenza in cui non ha alcun tipo di esperienza acquisita. Fin dalla fine di queste prime cure, che durano lo stretto necessario, la madre ha gettato delle solidissime basi per un riconoscimento reciproco uditivo, visivo, gustativo e olfattivo che crescerà di lì a qualche giorno.
A questo punto il puledro, in piedi nel giro di poco, inizia a perlustrare l'ambiente che lo circonda, alla ricerca della prima poppata. Di norma la fattrice assume una posizione passiva e lascia che sia il piccolo a trovare la strada verso il primo pasto, spostandosi solo quel tanto che basta per indirizzare l'orientamento verso la mammella. Subito dopo la nascita, le capacità visive del piccolo non sono particolarmente affinate: vede molto bene da vicino, ma il muscolo attorno al cristallino non è ancora abbastanza sviluppato da consentirgli una visuale più lontana.
La ricerca del capezzolo materno avviene quindi attraverso l'utilizzo dell'esplorazione tattile del muso e del naso, dotati fin dalla nascita di baffi o vibrisse, favorita da strategici cambi di direzione della madre per creare contatti che aiutino il piccolo a focalizzare la sua attenzione.
La parte inferiore della pancia della fattrice, probabilmente vista come una rassicurante sagoma in ombra dai tratti delineati, attrae l'attenzione del piccolo ancora miope e gli indica dove potrà accedere al primo cibo.
I primi tentativi di succhiare il latte sono approssimativi e goffi.
Non è detto che il piccolo faccia centro al primo colpo e, dall'osservazione di molti soggetti, il fatto di trovare la mammella materna è determinato più che altro da una serie di tentativi, alla quale la madre si sottopone quasi sempre interferendo pochissimo. Semmai, intanto che aspetta pazientemente che il puledro si concentri sulla sua presenza e individui il punto dal quale succhiare il latte, emette suoni frequenti e distinti, simili a quelli che il puledro interpreterà in età più
avanzata, come avvertimenti rispetto a oggetti, persone o altri cavalli.
L'arco di tempo che intercorre dalla nascita alla prima poppata può variare, in considerazione del tempo che il puledro impiega per raggiungere la posizione eretta. In genere le femmine sono più rapide dei maschi e riescono ad accedere al cibo, in media, in un'ora e mezza di tempo. Ai maschi occorrono invece mediamente un paio d'ore. L'importante è che in ogni caso la prima poppata avvenga entro le prime due ore e mezza di vita.
Ne seguiranno altre, rapide e frequenti, per le quali il piccolo avrà localizzato la mammella e vi si avvicinerà per apprendimento acquisito.
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LA POPPATA
Fattrice e puledro, nella maggioranza dei casi, se la cavano benissimo anche senza alcun intervento umano che, anzi, in momenti così delicati potrebbero essere dannosi per i processi di riconoscimento tra madre e neonato. Tuttavia, con discrezione e limitando al minimo le interferenze, è bene tenere d'occhio alcuni step fondamentali del post-parto e i loro tempi di svolgimento.
Entro due ore e mezza dopo la nascita, il puledro deve aver ricevuto la prima poppata, riccha di colostro, e deve aver espulso il meconio. Se ciò non avviene bisogna richiedere con sollecitudine l'intervento del veterinario. Secondo stime attendibili, il 2% dei puledri presenta una ritenzione del meconio e il 5% ha invece bisogno di assistenza per la prima poppata.
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