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ALIMENTAZIONE:
Dal Phleum Pratense
un ottimo foraggio
Dal Phleum Pratense un ottimo foraggio
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ALIMENTAZIONE - Dal Phleum Pratense un ottimo foraggio
di Alessandra T. Calligarich - Lo Sperone
Il ‘fleolo’ è ben gradito ai cavalli: l’erba resta a lungo tenera e il prato resiste per molti anni

  Una delle graminacee foraggere maggiormente adatte alla produzione di foraggio verde e affienato di elevato valore nutritivo e di alta appetibilità per i cavalli è il Phleum pratense, volgarmente denominato fleolo o coda di topo. Si tratta di una pianta comunemente presente nei pascoli dell’Italia settentrionale in quanto particolarmente adatta ad ambienti freschi, con buona disponibilità idrica e buona fertilità dei terreni. Il fleolo, infatti, soffre il caldo e tende ad arrestare lo sviluppo vegetativo al di sopra dei 25° C. La temperatura minima di vegetazione è lo 0° anche se il miglior sviluppo si ottiene intorno ai 18° C.
La semina del fleolo prevede l’impiego di circa 30 Kg/ettaro se effettuata in purezza, mentre la dose può essere inferiore se si utilizzano consociazioni con leguminose come l’erba medica, il trifoglio bianco o il ginestrino. La produzione di foraggio del fleolo in purezza si aggira intorno alle 10-12 tonnellate/ettaro di sostanza secca, con una epoca di spigatura più tardiva rispetto alle altre graminacee foraggere, vale a dire verso fine maggio-primi di giugno. In genere si consiglia di sfalciare il fleolo prima

della piena spigatura in quanto, data la scarsa resistenza al secco della pianta, in questa fase si ha un rapido decremento di sostanze nutritive.
Il famoso Timothy Hay non è altro che il fieno di fleolo che gli americani tanto impiegano per le caratteristiche di appetibilità e valore nutritivo soprattutto durante la stagione estiva per le diverse categorie di cavalli. Ma il Phleum pratense si presta anche ottimamente al pascolamento ed è ben gradito ai cavalli in quanto l’erba resta a lungo tenera grazie alla tardività della pianta, e tende a resistere in un prato per diversi anni, in base al grado di sfruttamento cui è sottoposto.
Proviamo a riconoscerlo
Tra le graminacee foraggere non è difficile distinguere il Phleum pratense: si presenta cespitoso, con molte foglie basali larghe, di colore verde-grigio chiaro con nervature poco evidenti, taglia alta da 80 a 120 cm con portamento generalmente eretto, infiorescenza a pannocchia tipicamente cilindrica molto stretta, steli cilindrici alla cui base vi sono dei rigonfiamenti con funzioni di riserva per i periodi di massima crescita.
A volte è possibile confondere il Phleum pratense con l’Alopecurus pratense (coda di volpe), un’altra graminacea foraggera che presenta una infiorescenza abbastanza simile a quella del fleolo, ma certo più morbida, più argentata e con una singola resta sulle glume.
Il fieno di fleolo può essere fornito a volontà in sostituzione del foraggio di prato stabile e in associazione, ad esempio, a un fieno di leguminose. Trattandosi di un fieno a contenuto proteico piuttosto limitato se ne consiglia l’impiego in associazione a foraggi più proteici come quello di erba medica, sulla, lupinella o a mangimi proteici.

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