Le Fracchie
La processione delle Fracchie è
una cerimonia religiosa pubblica appartenente al genere del ciclo
pasquale ed avente funzione penitenziale e propiziatoria. Essa si
snoda lungo un percorso che attraversa le strade principali del
paese in un lungo fiume di fuochi divampanti che precede la
processione della Madonna Addolorata.
Le fracchie sono delle grandi torce di dimensione
diverse, a forma di cono, al cui interno contengono rami, sterpi,
schegge di legno e frasche, tenute insieme da grossi cerchi di
ferro. La fracchia è poi intrisa di pece e altre sostanze
combustibili e viene bruciata dalla parte anteriore, quella più
larga. Il trasporto, dato che a volte esse raggiungono un peso
considerevole, viene effettuato con rudimentali carretti su cui
si appoggiano longitudinalmente i grossi coni da incendiare, con
un contrappeso sulla parte posteriore e trainate da funi o catene.
La parte posteriore è completata da un palo che reca alla sua
sommità una immagine della Madonna Addolorata e tutta la
fracchia è poi agghindata con bandierine colorate. E' caduta in
disuso l'usanza di decorare i balconi delle case poste lungo il
percorso della processione con lampioncini alla veneziana.
Secondo alcuni studiosi locali, le fracchie
avrebbero assunto l'importanza e l'imponenza che hanno
attualmente soltanto dopo la prima guerra mondiale. Più
anticamente, invece, esse si sarebbero sviluppate nella prima metà
del Settecento, periodo in cui viene fondata anche la
confraternita della Chiesa dell'Addolorata. Secondo questa
interpretazione, inizialmente le fracchie, di dimensioni molto più
piccole e trasportate a mano a mo' di torce, avrebbero avuto la
funzione soltanto di illuminare la strada alla processione della
Madonna che partiva dalla sua Chiesa posta fuori dell'abitato.
E' dunque in questo secolo che si sviluppa
fortemente la cerimonia delle fracchie: molto diffuso tra giovani
e ragazzi è lo spirito di competizione che induce a mettere un
grosso impegno per costruire le migliori fracchie possibili: non
solo di forma perfettamente conica e spettacolarmente grandi, ma
anche capaci di bruciare bene e a lungo.
Grande impulso alla celebrità della processione
è stato dato dal Comune che distribuisce gratuitamente la legna
occorrente e l'effetto di rimbalzo prodotto dai mass-media che ha
valorizzato maggiormente agli occhi dei sammarchesi la cerimonia
stessa, nonché la premiazione finale per la migliore fracchia
realizzata.
La Puglia offre numerosi esempi di falò rituali
in occasione di determinate feste, ma vi sono due esempi
particolari che presentano molte analogie con le fracchie del
Gargano. A Fara Filiorum Petri (Chieti), i falò di S. Antonio
del 17 Gennaio hanno un nome simile, "Farchie", e sono
costituiti anch'essi da lunghe fasce di canne riempiti di paglia,
fascine ed erba secca; vengono poi portati in processione a
braccia, o su carretti, dagli abitanti delle varie contrade,
ciascuna con la propria farchia, fino al piazzale della chiesa
dove sono poi bruciati. Ad Agnone, in Molise, i falò che invece
vengono accesi la notte di Natale, sono chiamati 'ntuocce, torce,
e come per la processione delle fracchie, anche qui il corteo si
scioglie con l'assegnazione di un premio per la migliore
esecuzione.
Infine va ricordato che in occasione della festa
di San Michele, in tutto il Gargano si accendono fanoie, falò,
con l'usanza rituale di saltarvi sopra: ciò avviene soprattutto
a Monte Sant'Angelo e a San Marco in Lamis in occasione delle
feste di San Giuseppe e dell'Annunziata.
Per quanto riguarda l'etimologia del termine
"fracchia", essa rimanda al latino "facula"(fiaccola),
di cui la variante ricostruita "falcula", ha dato l'abruzzese
"farchia", col significato di fiaccola di canne in
riferimento all'uso rituale di intrecciare legna a mo' di falò
che si brucia la notte di Natale. Non vi è alcun dubbio che da
quest'area abruzzese provenga il sammarchese "fracchia".