Primi interrogatori per il clan Marchi

 

La giornata degli interrogatori. E degli ostinati silenzi del clan Marchi. Ora le indagini puntano su San Marino, nelle cui banche potrebbe essere custodito parte del tesoro miliardario estorto a migliaia di teleclienti a caccia di numeri fortunati e riti contro il malocchio. A Palazzo di Giustizia di Milano arrivano dal carcere di San Vittore Wanna Marchi, il suo convivente Francesco Campana e la figlia Stefania Nobile. Wanna Marchi è la prima a entrare nell'ufficio del giudice per le indagini preliminari Mariolina Panasiti. Vi resta quasi un'ora, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Così fanno anche la figlia e il convivente. Silenzio davanti al magistrato, non una parola sul tesoro della società, i 32 milioni e mezzo di euro che risultano dalle 300 mila schede dei clienti, e gli altri milioni, l'imprecisata ma alta cifra, ottenuta con truffe e ricatti. Tacciono anche gli avvocati difensori.
Dall'altra parte di Milano, in una caserma delle fiamme gialle, fino a tarda sera è stato un susseguirsi di interrogatori dei protagonisti meno noti della vicenda. Ma quelli che in realtà operavano sul campo, quelli che tenevano al telefono le 'vittime', che le blandivano per poi passare alla minacce e ai ricatti, alle estorsioni.

Dietro la vendita in tv di numeri del lotto "fortunati" e di prodotti "scioglipancia", secondo le indagini del nucleo provinciale di polizia tributaria della Gdf di Milano ritengono ci sia un giro di oltre 63 miliardi incassati dal 96 al 2001. Nel corso delle perquisizioni, infatti, i militari hanno costruito un archivio-clienti con 305.964 nomi di cui 235.882 relativi ai cosiddetti "prodotti esoterici". Quando i numeri, pero' non uscivano, i clienti, che per questo si rivolgevano agli operatori telefonici, finivano nel "giro" dell'organizzazione. Quando veniva prospettata la possibilita' di imminenti disgrazie i cilenti versavano altre somme di denaro, via via crescenti in cambio di presunti "riti purificatori" da parte del "Maestro di vita" in grado di eliminare "gravi negativita"' rappresentate da malocchio, magie nere e sortilegi che incombevano su di loro.

 

Primo giorno di carcere per Mamma Ebe : truffa ed estorsione

E' in carcere alla Dozza di Bologna mamma Ebe (Ebe Giorgini, 68 anni) l'indiscusso capo carismatico dell' organizzazione "Opera di Gesù Misericordioso" smantellata ieri mattina da un'operazione della polizia che ha portato complessivamente in carcere o agli arresti domiciliari, in diverse parti d'Italia, 28 persone con gravi accuse che vanno dall' associazione per delinquere, all' esercizio abusivo della professione medica, falso ideologico in ricette, truffa, maltrattamento di bambini, sequestro di persona.
L' operazione è nata tra fine giugno e l'inizio di luglio quando al Commissariato di Cesena arrivò una lettera anonima di una signora che diversi anni fa aveva conosciuto Ebe Giorgini. In due pagine la donna raccontava tutto quello che succedeva nella villa di Carpineta e nell' adiacente ambulatorio tra massaggi e terapie. Gli uomini del Commissariato riuscirono a rintracciare l'autrice della missiva e a parlarle; da lì è scattata l'operazione che è decollata in autunno e ha impegnato a tempo pieno sei elementi del Commissariato di Cesena.

Il blitz decisivo  ieri mattina alle 5.30 in contemporanea nella villa di Carpineta di mamma Ebe, nella casa-ambulatorio adiacente, poi a Montiano, Carpineta, Roncofreddo, Gambettola e Forlì. Nello stesso momento, medesimo copione a Prato, Pistoia e Alessandria. Nella villa di Carpineta dormivano mamma Ebe e il marito, nell' ambulatorio-abitazione altre otto persone. Sono stati una trentina gli uomini del Commissariato di Cesena, insieme ai colleghi della questura di Forlì, che hanno compiuto gli arresti a Carpineta. Tutti gli arrestati sono stati sorpresi nel sonno.
Mamma Ebe era tutta casa e bottega, viveva nella villa (ora sotto sequestro), ma si recava di continuo nel vicinissimo ambulatorio dove effettuava le sue pratiche di guaritrice. Complessivamente il giro di pazienti è valutato in 400 persone, pochissime provenienti dalla Romagna, la maggior parte dalla Toscana in particolare dalla zona di Pistoia. Altri due ambulatori funzionavano in due mega ville (19-20 vani ciascuna) a Morlupo di Roma e nel pistoiese. Nella villa di Carpineta di Mamma Ebe sono stati sequestrati diversi chili d'oro, pellicce, oggetti di valore (orologi soprattutto) e quattro computer i cui dati ora sono esaminati dalla polizia.
Nell' ambulatorio di fronte, in un edificio sempre di proprietà di Ebe Giorgini, sono stati sequestrati venti scatoloni di medicinali: antidepressivi, anabolizzanti ma pure strumenti chirurgici e ginecologici.

 

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