S. MARIA ANNUNZIATA Un documento datato 1012 testimonia l'esistenza, a Calvizzano, della chiesetta di S. Maria Annunziata. Col passar degli anni, questa chiesetta si trovò ad essere situata al centro del paese ed essendo abbastanza piccola, non rispondeva alle esigenze dei fedeli. Allora, nel 1550, l'arcivescovo di Napoli, Mario Carafa, autorizzò l'Università di Calvizzano ad abbatterla e nello stesso luogo fu costruita, in seguito, la chiesa laicale di S. Maria Delle Grazie, inizialmente con la sola navata. Per avere a disposizione i fondi necessari, nel 1559 si formò una " confratanza ", cioè un'associazione di cittadini, autorizzati a raccogliere le offerte per la costruzione della nuova chiesa. Fu una chiesa laicale in quanto venivano eletti 25 governatori laici, che, con norme ben precise, s'interessavano al fabbisogno dello stabile, del culto e di tutto ciò che occorreva. I governatori laici non avevano rendite e si provvedeva a soddisfare gli oneri con elemosine. E' per la presenza dei laici che troviamo raffigurato sull'arco centrale della chiesa e sotto l'organo lo stemma con la dicitura: " Universitas Calvizzani ". L'amministrazione laicale fu abolita nel 1972 ed essa fu quasi sempre in lotta con i parroci. La costruzione della nuova chiesa iniziò nel 1580, fu benedetta nel 1596, fu terminata nel 1608. Nel 1809 diventò parrocchia del paese. Il soffitto dorato risale a dopo il 1600. Al centro di esso è raffigurata l'Assunzione di Maria, lavoro eseguito su tela nel 1676, dall'artista napoletano Andrea Malinconico. Negli angoli del soffitto c'è la raffigurazione dello stemma della famiglia Visconti, consistente in una vipera tortuosa che ingoia un bambino. Bisogna ricordare che Don Salvatore Visconti fu un grande benefattore della costruenda chiesa e l'Università di Calvizzano ne tramandò la memoria con una lapide che trovasi dietro l'altare maggiore. La chiesa ha due grandi cappelloni ed una maestosa cupola probabilmente disegnata e diretta dal noto architetto e scultore napoletano Domenico Antonio Vaccaro, al quale certamente sono da attribuirsi i pregevoli stucchi. Per rendere la chiesa sempre più imponente, l'Università ordinò 5 quadri al pittore napoletano Nicola Vaccaro, che iniziò il lavoro " a fresco ", cioè direttamente sulle pareti. Ma, dopo attenta riflessione, per timore che i quadri potessero essere andati perduti in seguito ad eventuali modifiche alla struttura della chiesa, l'Università stipulò col pittore un nuovo contratto e questi eseguì il lavoro su tela (1689). Da ciò si deduce che in quella data i cappelloni già esistevano. I tre dipinti, che ancora oggi si possono ammirare, sono: " La Madonna delle Grazie ", in alto dietro l'altare maggiore; " Gesù che porta la Croce " e " Gesù deposto dalla Croce ", sulle pareti dei due cappelloni. Le due entrate laterali, con ballatoi e parapetti di piperno furono aperte nel 1608. L'acquisto dell'organo risale a prima del 1684. Il pavimento della chiesa era di terra battuta, solo nel 1744 furono messi mattoni a disegno, che poi furono sostituiti dal pavimento di marmo che risale al 1862. Sia la sagrestia che la sala detta della " Concezione " risalgono al 1746, data in cui la chiesa fu definitivamente completata. La statua lignea di S. Giacomo fu acquistata nel 1740. La parrocchia di S. Giacomo è provvista di uno storico e decoroso archivio, ordinato scientificamente nel 1984. Si ricorda che fu il Concilio di Trento (1545-1563) ad imporre ai parroci l'obbligo della registrazione degli atti di battesimo, di matrimonio e di morte. Solo nel 1814, per disposizione di Napoleone, s'incominciò ad avere un ufficio anagrafico comunale diviso in tre sezioni: Battesimi, Matrimoni e Morti. Nella parrocchia è venerata una prodigiosa effige della " Madonna della piscina ". Si racconta che nel 1913 la piccola Cecchina Di Marino, di 5 anni, mentre si adoperava a recuperare con un arnese tridente, chiamato volgarmente " pulpara ", un secchio di rame caduto nel pozzo (" piscina ") dietro il campanile, portò in superficie una tela ravvolta, sulla quale era effigiata la Madonna del Carmine. Si gridò al miracolo e da quel momento cominciarono i pellegrinaggi dei fedeli imploranti protezione dalla Madonna. La tela, liberata dalla melma, venne sistemata in una buona cornice eseguita dall 'artigianto calvizzanese Sig. Ferrillo Raffaele. Nel 1931 la Sig.ra Majello Raffaella, madre di Cecchina e fervente devota della Madonna, dietro pressanti esortazioni del parroco Don Antonio Di Sabato, donò alla parrocchia il miracoloso quadro. Sia per la lunga permanenza nella melma della " piscina " e sia per la morsa distruttrice del tempo, la tela era enormemente rovinata e, pertanto, si rese necessario provvedere alla sua restaurazione, che avvenne nel 1980 e fu eseguita scrupolosamente e con competenza dal Sig. Salvatore Alfé. Nel 1981, il parroco Don Peppino Cerullo, provvide a far sistemare la tela in una cornice dorata.
A poco più di 1 Km dal centro di Calvizzano sorgeva la piccola cappella dedicata a S. Pietro. Forse faceva parte del distrutto Casale di " Carminianum ". In un documento del 1088, si parla di un " Andrea, custode della chiesetta di S. Pietro ad Carminianum ". Non si può determinare esattamente l'anno della sua costruzione, ma certamente esisteva nel 1336, come ci testimonia un documento custodito nella Biblioteca Vaticana. L'attuale chiesa, risale al 1656, anno della terribile peste, che colpì anche Calvizzano. I fedeli lasciarono il luogo abitato e si portarono nella zona di S. Pietro, in aperta campagna, e quivi venerarono il Santo, affinché li proteggesse dal morbo. Scampato il pericolo, con le offerte raccolte, i devoti ampliarono e abbellirono la vecchia chiesetta incorporandovi l'originaria abside. Per la sopravvivenza della Chiesa, il Sig. Fabrizio Cavallo, nel 1656 lasciò, per testamento, quattro moggia di terreno, nei suoi dintorni. Tutta la zona di S. Pietro ha avuto un buon incremento demografico. |