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Tavoli del refettorio

Ci sono sei tavoli in legno ricoperti di formica; il primo a destra sul fondo era destinato al Padre Guardiano, alla sua sinistra quello riservato ai forestieri ,nel primo  a destra del Superiore il Padre Vicario ,gli era vicino  il frate decano ,quindi gli altri frati

Stoviglie usate nei secoli scorsi

Nei secoli scorsi i frati non usavano piatti e oggetti in vetro ma adoperavano scodelle di terra verde, taglieri di legno, bicchieri di peltro. Erano caratteristici il piattin, le amuč, ( boccali per acqua e vino) e le cuppette. Al posto dei bicchieri usavano i boccali che poggiavano su una tavoletta chiamata taggin. Alla mensa ogni religioso usava un tovagliolo ed una pezzetta per pulire e asciugare le proprie posate in legno. Terminato di mangiare ogni frate riponeva tutto nel cassetto sotto il proprio tavolino.

 

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Il Chiostro

Nel 1902 venne rifatto il chiostro con arcate aperte. Il lavoro fu eseguito gratuitamente da alcuni volontari di Morego, S.Biagio, Cesino, S.Cipriano, PontedecimoAltri lavori sono stati realizzati nel 1927 da P. Roggero da Terzorio, nel 1962 da P.Pierbattista, nel 1968 da Padre Nazario Damonte e negli anni ottanta da Padre Pancrazio Lazagna. Purtroppo č andato distrutto un affresco in giardino, era stato restaurato daVenturi Gilberto (a sinistra della foto) su richiesta di  P.Masseo da Casola (nel centro della foto accanto a padre Cornelio)

E' composto da tre braccia con arcate coperte e protette da vetrate,al centro il giardino e la vasca dei pesci. Ai lati due porte con la scritta "Clausura "

Parlatorio

E' dove i frati ricevevano i parenti che non potevano entrare in clausura. Si entrava nel parlatorio passando dal chiostro.

Nel 1894 i frati per allestire il presepe decisero di costrire un locale con due ingressi . il primo dal chiostro, il secondo da via San Bonaventura.

Il locale attualmente č sede del Museo "Arte e Cultura Africana "

 

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La Torre

Sull'angolo del Convento si nota una piccola torre. Nel secolo  scorso era un campanile con l'orologio del paese. Terminato il campanile della chiesa di San Giacomo l'orologio venne trasferito insieme alla campana che batteva le ore.

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