~Dobbiamo farcela~

by Mysticmoon

 

 

Dobbiamo Farcela!

Quel mattina, Akagi aveva deciso di indire un’assemblea straordinaria del club di basket.

Durante l’intervallo per il pranzo, era andato personalmente ad avvertire tutti componenti del club che aveva deciso di tenere quest’assemblea alla paninoteca che si trovava vicino alla scuola, luogo che molto spesso frequentavano separatamente, dopo i duri allenamenti cui Akagi li sottoponeva.

Erano più o meno le cinque e mezza del pomeriggio quando tutti i giocatori dello Shohoku furono finalmente seduti nella saletta privata, prenotata da Akagi, dove dovevano discutere sul da farsi.

Mitzui era stato l’ultimo ad arrivare, visto che era passato ad ordinare un vassoio di pasticcini per Angy, per ringraziarla del favore che gli aveva fatto (NdA: io non credo solo per quello!).

Quando anche lui si fu accomodato su di una sedia, il capitano Akagi si alzò e, schiarendosi la voce, prese la parola.

- Ragazzi, siamo arrivati ad una svolta per il nostro club, e lo sappiamo tutti quali drammatici eventi ci hanno portato a ciò, per questo non vi starò neanche a spiegare perché siamo qui, dirò solo che, democraticamente, dobbiamo decidere che cosa fare ora.

Akagi si sedette di nuovo, ed attese qualche reazione dagli altri.

La prima a prendere la parola fu Ayako.

- Ragazzi, io sono soltanto la vostra manager e la mia opinione non è importante quanto la vostra, ma vorrei dire la mia. Ora che il sogno del campionato nazionale si è infranto e la palestra è inagibile, e non sappiamo neanche per quanto lo resterà, direi di staccare la spina per un po’, allenarci non più di tre volte alla settimana per l’esattezza.

- Ma allenarci sotto la guida di chi?- chiese Yasuda.

- D’Akagi, naturalmente- disse Ayako.

- No, non me la sento di prendere il posto del signor Anzai. Io non ce la farei mai a sostenere il peso di questa responsabilità e non potrei neanche- disse Akagi, scotendo il capo.

- Non dire sciocchezze! Saresti perfetto!- disse Kogure dandogli una pacca sulla schiena, tentando d’incoraggiarlo.

- No, non potrei mai- ripeté Akagi.

- Ma perché sei così cocciuto?- disse Ayako.

- Perché ho deciso di abbandonare il basket, per sempre- disse piano Akagi, ma non abbastanza da impedire che tutti i ragazzi seduti attorno al tavolo sentissero e trasalissero dalla sorpresa.

- Non è possibile Akagi! Tu non puoi aver deciso di abbandonare il basket! E’…è contro natura! E’ contro ogni logica! Non puoi abbandonare il basket, lo sport che ami di più al mondo solo per quell’incidente- esclamò Mijagy, molto sorpreso dalle parole d’Akagi, ma soprattutto a quanto quelle parole somigliassero alle parole che gli gridavano dentro dal giorno della morte d’Anzai.

- " Neanch’io ho più la forza di giocare a basket! Non potrei più mettere piede sul parquet senza che dentro me si ripresentino le immagini di Hanamichi che salta, scatta e tenta di fare finte con quella faccia da idiota, e soprattutto del sorriso rassicurante del signor Anzai. Ho deciso, rivelerò anch’io agli altri, proprio come sta facendo Akagi, che non ce la faccio più neanch’io a giocare a basket, qualsiasi siano le reazioni degli altri!"- si disse Mijagy, mentre il suo sguardo, languido, passava da compagno a compagno, fino ad arrivare ad Ayako, la donna che amava con tutto il suo cuore.

Mijagy sospirò e disse:

- Ragazzi, io la penso come Akagi.

- Come?!- esclamò Ayako, guardandolo con gli occhi sgranati.

- Avete sentito bene. Non ce la faccio a giocare a basket - disse Mijagy, con tono più convinto.

I ragazzi cominciarono a confabulare con se stessi, chiassosamente, parlottando così velocemente e così piano, che nessuno di loro riusciva a cogliere le delucidazioni degli altri.

Ad un tratto una voce calma e cinica disse:

- Sentite, se vogliamo sciogliere la squadra facciamolo alla svelta e senza tante cerimonie, ragazzi.

Era stato Rukawa a dire queste parole.

Tutti i ragazzi si voltarono verso di lui, tutti tranne Mitzui, che pareva immerso in tutt’altri pensieri.

- Ehi, Rukawa, non starai parlando sul serio?- chiese Ayako, sempre più sorpresa dalle parole dei ragazzi.

- Certo che sto parlando sul serio- rispose con tono calmo e piatto- Siamo qui riuniti per decidere cosa fare dopo quest’incidente, ma ognuno di noi, in cuor suo, sa che è già tutto deciso e che da questo momento in poi la nostra squadra non esisterà più, per cui è meglio farla subito finita, senza troppi piagnistei e scenate. Facciamolo in fretta e non parliamone più. Ho voglia di andare a casa e mettermi sotto le coperte a dormire.

- Ma …ma non possiamo farlo! Diglielo anche tu Kogure!- disse Ayako, cercando disperatamente l’appoggio di quest’ultimo.

Kogure sospirò e disse:

- Ayako, deve essere una decisione unanime la nostra. Dobbiamo essere tutti d’accordo …

- Vuoi mollare anche tu, non vero?- lo interruppe Ayako con tono di voce molto basso.

- Ayako, cerca di capire che noi siamo … diciamo, molto disorientati da questi eventi, e non riusciamo più a concentrarci come prima, così sarebbe meglio smetterla e basta.

Mitzui in quel momento sembrò risvegliarsi e, alzandosi, disse:

- Che bel branco di pecorelle! Scappate, scappate pure.

Poi si voltò e fece per andarsene, ma prima di farlo guardò Akagi con aria di sfida e disse:

- Non c’è che dire, il signor Anzai sarebbe proprio fiero di voi!

Poi fece un sorriso amaro, pieno di tristezza, che lasciava risaltare sempre più la luce che aveva negli occhi, una scintilla di dolore ed odio misto a comprensione e determinazione, e si diresse verso la porta.

Akagi rimase folgorato sia da quelle parole sia da quegl’occhi, pieni di sentimenti così contrastanti.

- Credevo che Mitzui sarebbe stato il più sollevato nel lasciare l’ambiente che gli avrebbe ricordato di più il povero signor Anzai, invece, sembra quello più attaccato alla nostra squadra!

- Aspetta Mitzui!- gridò Akagi.

Il ragazzo si voltò e disse:

- Sì? Chi c’è?

- Non siamo dei codardi- disse Akagi.

- Lo siete invece. Non avreste deciso di sciogliere il club di basket se non foste spaventati.

- Noi non abbiamo detto di essere spaventati!- ribattè Mijagy.

- Allora è solo un caso che senza una guida voi abbandoniate i vostri sogni.

- Ma il campionato per noi è finito!- esclamò Kogure – Noi l’anno prossimo non ci saremo più!

- Noi no, ma Mijagy ci sarà per un altro anno, Ayako potrà essere manager per un altro anno, e per quanto riguarda Rukawa, ha la possibilità di giocare nello Shohoku per altri due anni. Come possiamo essere così egoisti? Potremo sempre dare una mano in futuro, ma non se il club venisse chiuso, tutti i nostri sogni verranno infranti, e ne infrangeremmo anche altri, tutti i nostri tifosi, quelli delle matricole che arriveranno l’anno prossimo e negli anni a venire. Questo per me significa giocare a basket ed essere attaccati alla divisa che si indossa, secondo me - disse Mitzui, tornando a sedersi.

I ragazzi rimasero in silenzio, pensando alle belle parole che Mitzui aveva pronunciato.

Qualche minuto dopo Ayako, mentre si ripeteva le parole di Mitzui, ebbe un’illuminazione e disse di getto:

- E di Sakuragi? Perché non hai parlato di Sakuragi per il futuro della squadra, Mitzui?

I ragazzi guardarono tutti Mitzui, poi Mijagy disse:

- Mitzui, perché per il futuro della squadra non hai menzionato per niente Sakuragi? E non dirmi che ti è sfuggito, perché non ti crederei.

- Perché non potrei essermene dimenticato?

- Perché sei tu quello che è stato quasi sempre all’ospedale in questi giorni, per avere informazioni sul suo stato di salute, per cui è poco probabile che tu te ne sia dimenticato.

Mitzui si morse fugacemente il labbro inferiore, ma non disse una parola.

- E’ un nostro diritto sapere come sta, Mitzui. Dicci che cosa succede! – gridò Mijagy.

Mitzui li squadrò tutti poi disse:

- Non volevo dirvi niente prima della conferma ufficiale, ma se è ciò che volete, vi dirò tutto per filo e per segno. Ebbene, sappiate che non era mia intenzione tenervelo nascosto per molto, ma Hanamichi ha riportato una compressione delle vertebre cervicali.

- Questo ce l’avevi già accennato- disse Akagi.

- Già. Ma non vi avevo detto che molto probabilmente resterà tetraplegico a causa di ciò- disse, abbassando lo sguardo.

- Cosa?! Vorresti dire Hanamichi rischia di finire su una sedia a rotelle per il resto dei suoi giorni?- disse Ayako, sbigottita.

- Sì. Ma non è tutto qui. Vedete, ha perso parecchio sangue ed è molto debole. Per ora fanno trasfusioni e la situazione è stazionaria…

- Mitzui, sii più chiaro. I medici ti hanno detto che non se la caverà?- esclamò Mijagy, afferrandolo per il colletto con molta veemenza.

- Ehi, mollami immediatamente, tappetto!- disse Mitzui, scrollandoselo di dosso.

-Non lo sanno, va bene come risposta? Prima di sapere se ce la farà, dovrà uscire dal coma. I medici non possono sbilanciarsi ora, e neanch’io posso sbilanciarmi e darvi notizie certe al 100%, perché non lo sono- disse Mitzui con tono molto scocciato, innervosito dai pessimi modi del compagno di squadra.

- Mitzui, dicci quello che sai, per favore- disse Ayako, con molta calma.

Mitzui attese un paio di minuti, per calmarsi, poi disse:

- Ragazzi, io non sono in grado di spiegarvi esaurientemente come sta Hanamichi, per cui, perché non venite con me all’ospedale? Lì sono sicuro che sapranno essere più chiari.

- Torni lì anche oggi?- disse Mijagy.

- Sì, ed il perché lo sapete anche voi, ve l’ho detto ieri mattina. I dottori mi hanno detto che ha bisogno, oltre che di cure, anche d’affetto e parole di conforto- disse Mitzui, messo sulla difensiva.

- Ehi, non scaldarti!- disse Mijagy – Ma sei sicuro che non ci sia niente sotto?

- Certo che non c’è niente sotto!

- Dalla tua reazione non si direbbe proprio!- disse Ayako con tono sarcastico.

Mitzui si alzò, andò verso la porta e disse, senza neanche voltarsi:

- Chi vuole, venga con me, ma non molti perché non sarebbe possibile entrare tutti insieme da lui. Mi raccomando, qualsiasi cosa accada, non mi dovete intralciare, e soprattutto, non voglio commenti idioti!

Mijagy, Kogure e Ayako si guardarono, poi si alzarono e seguirono Mitzui.

Mitzui, nonostante si vergognasse da morire davanti a loro, passò dalla pasticceria a ritirare il vassoio di pasticcini per Angy.

Mijagy si trattenne dal fare commenti idioti di fronte al freddo Mitzui che, con un vassoio di pasticcini, andava a ringraziare un’infermiera, ma quando vide Mitzui andare a cercare disperatamente la ragazza aveva scatenato quella scintilla in lui, non riuscì più a resistere alla tentazione di fare dell’umorismo e diede una lieve gomitata ad Ayako.

Lei si voltò, con la fronte corrugata, lo fissò.

- E così anche il nostro Mitzui è stato trafitto dalla freccia di Cupido- disse sorridendo divertito Mijagy.

- Sta attento che non ti senta! Ha detto niente battute idiote, e dal tono che usava, deve tenerci proprio molto a fare bella figura davanti a lei- disse Ayako, sorridendo di rimando.

- Dev’essere stato proprio amore a prima vista.

- Come minimo! L’ha conosciuta soltanto ieri!

- Ehi, che cosa state confabulando voi due?- disse Mitzui, avvicinandosi ai ragazzi, che durante la discussione sottovoce si erano avvicinati parecchio- Hai deciso di farlo felice, Ayako?

La ragazza arrossì violentemente e s’infuriò, dando un sonoro colpo di programma sulla testa di Mitzui.

- Non dire idiozie!- esclamò.

Poi si calmò e disse:

- Allora, possiamo vederlo?

- Angy mi ha informato che abbiamo soltanto pochi minuti, per cui dobbiamo sbrigarci.

- Allora l’infermiera che ha trafitto il cuore del nostro adorato baciapiselli si chiama Angy!- esclamò Mijagy, prima di mordersi la lingua e prendere uno scappellotto nel giro di tre decimi di secondo.

- Non fare umorismo!- disse Mitzui con aria truce, mentre faceva strada lungo i corridoi.

Angy li stava aspettando nella saletta dove la sera prima si erano preparati.

- Angy, ti presento la manager della mia squadra, Ayako e Ryota Mijagy, il nostro playmaker. Ayako, Mijagy, questa è Angelica Roustemberg e si occupa delle condizioni di Sakuragi - disse Mitzui.

- Piacere di conoscervi- disse Angy, porgendo la mano verso i due.

Ayako sorrise calorosamente, così come Mijagy.

- Bene ragazzi, vi porterò io dal vostro amico, ma prima dovete seguire le procedure standard, che v’illustrerà Mitzui. Io devo andare per qualche minuto a parlare con il dottor Komatsu. Così vi farò sapere anche le ultime notizie.

- Sei sicura che possiamo restare qui da soli?- chiese Mitzui.

- No, di solito non potreste restare qui senza nessuno del personale, ma Komatsu si fida di te, Mitzui, e ti ha accordato anche un permesso provvisorio per visitare il paziente quando desideri, come se tu fossi un suo familiare. Devo andare a prendere proprio quello da lui.

- " Sono felice per lui"- si disse Ayako, mentre osservava quali sguardi di sottecchi si scambiavano i due.

Mitzui pochi minuti prima, imbarazzatissimo, era andata a cercare Angy con il vassoio di pasticcini in mano.

Si vergognava parecchio di presentarsi con quei pasticcini in mano, ma non sapeva dove abitasse e non aveva neanche il coraggio di chiederglielo, così era costretto a consegnarglieli sul posto di lavoro.

L’aveva trovata al Pronto Soccorso, dove stava medicando un’ustione ad una bambina di circa tre anni.

Mitzui, imbarazzato, rimase fermo sulla porta, ad osservare le sue mosse sicure ed allo stesso tempo delicate con cui passava la crema antinfiammatoria e bendava la parte lesa, a guardare il sorriso radioso e sentire le parole dolci, con cui tentava di rassicurarla.

Era come ipnotizzato, così tanto che ci aveva messo qualche secondo prima di rendersi conto che il dottor Smith era apparso alle sue spalle e gli chiedeva di spostarsi.

A quel punto Angy aveva alzato la testa e si era accorta della presenza di Smith e dello sguardo assorto di Mitzui.

- Entri pure, dottore. Ehi Mitzui, perché non mi hai detto che eri qui? Aspettami qualche secondo lì, ho quasi finito qui.

Mitzui a quelle parole si riscosse e si spostò dallo stipite, appoggiandosi poi al muro opposto.

- Angy, credo che le faccende con Mitzui siano più urgenti.Finisco io qui- disse Smith, riuscendo finalmente ad entrare nella stanza.

- Non si preoccupi, finisco io. Vuoi che ti curi io o il dottore, Kioko?- disse lei, sorridendo.

- Io voglio Angy – disse piano la bambina.

- Allora aspetterò qui con il nostro amico- disse Smith, uscendo dalla porta e appoggiandosi al muro, accanto a Mitzui.

- Allora Mitzui, come va con la squadra?- disse Smith.

- Non molto bene. La depressione regna sovrana, inoltre le condizioni di Sakuragi preoccupano tutti.

- Mi dispiace- disse Smith, poi indicò i pasticcini e sorrise.

- Dimmi la verità, sono per Angy, vero?- disse Smith.

- Sì, per ringraziarla per ieri sera- disse in fretta Mitzui.

- Eccoci qui- disse Angy, uscendo dalla saletta con la bambina in braccio, che stringeva in mano un piccolo lecca-lecca colorato- Adesso io e Kioko andiamo dalla sua mamma, vero?

- Sì, così torno a casa e mi mangio il lecca-lecca- disse piano la bambina.

- Venite con noi?- disse Angy.

In quel momento il cercapersone di Smith cominciò a suonare.

- Io non posso. Ciao ragazzi- disse l’uomo, sparendo dietro un angolo.

Dopo aver riconsegnato la bambina alla madre, Mitzui e Angy si diressero verso il reparto Rianimazione, chiacchierando.

- Ormai la conosco bene, quella bambina. E’ un vero tornado! La vedo con la frequenza impressionante di una volta alla settimana!

- Così spesso?

- Sì, le piace fare ciò che non dovrebbe. Oggi, ad esempio, voleva provare a vedere se è brucia di più l’orsacchiotto o il cane di peluche. Per fortuna che non si è fatta niente di serio.

- Senti Angy, io volevo ringraziarti per il passaggio che mi hai dato ieri sera. Questi sono per te- disse Mitzui, porgendole finalmente il vassoio.

- Grazie Mitzui, ma non dovevi disturbarti.

- Non ringraziarmi. Finchè Sakuragi sarà qui, credo che verrai disturbata molto spesso da me.

La ragazza rise, una risata che colpì nel profondo il cuore di Mitzui, scatenando una sensazione d’immenso calore e felicità.

- Scusami, ma devo andare a chiamare i miei amici. Sai, sono venuti per sapere come sta Sakuragi ma non sanno dove andare- disse Mitzui quando arrivarono di fronte alla porta del reparto.

- Va bene, vi aspetto nella saletta- disse Angy, entrando nel reparto.

Angy accompagnò i ragazzi, preparati di tutto punto, nella stanza di Hanamichi, e disse loro:

- Mi dispiace, ma avete solo pochi minuti, prima che il medico passi per la visita di controllo.

- Pochi minuti saranno sufficienti- disse Ayako, inginocchiandosi accanto al candido letto.

- Ehi, testaccia dura?- disse Mijagy, con tono forzatamente allegro- Che fai, dormi? Guarda che devi allenarti per il campionato dell’anno prossimo! Non che la tua presenza sia così essenziale, ma ci farebbe comodo una riserva in più, soprattutto in vista dell’anno prossimo. Ah, dimenticavo che tu giochi in modo a dir poco indecente!

Ayako guardò il volto di Mijagy mentre stava pronunciando quelle parole, e nei suoi occhi vide il dolore che provava nel vedere il suo caro amico in quelle condizioni, simboleggiato da una lacrima malcelata che faceva capolino da un angolo dell’occhio destro.

- Caprone, guarda che ti aspettiamo! Tu sei fondamentale per la nostra squadra. Non dar ascolto a Mijagy – disse Ayako, sorridendo tristemente e passando una mano sul volto di Hanamichi, coperto d’escoriazioni.

- Ragazzi, dobbiamo uscire- disse Mitzui, che nel frattempo aveva dato una mano a Angy.

I quattro giovani uscirono dalla stanza e si divisero: Mitzui ed Angy attesero nella saletta di fronte alla stanza, mentre Ayako e Mijagy decisero di andare a prendere un po’ d’aria fresca, per riprendersi dalla vista.

- Ayako, come ti senti?- disse Mijagy, che seguiva la sua manager a qualche passo di distanza.

Stavano camminando in un parco pubblico situato proprio di fronte all’ospedale.

Ayako non rispose, immersa com’era nei suoi pensieri.

- Ehi Ayako?- disse Mijagy, avvicinandosi a lei e appoggiandole una mano sulla spalla.

Ayako, come se si svegliasse di soprassalto da un sogno, sussultò, poi si voltò verso Mijagy.

Il suo volto era quasi bianco cadaverico ed aveva l’aria smarrita.

Mijagy, vedendo in che stato era ridotta, si sentì stringere il cuore.

Senza dirle una parola, solo facendole un cenno con la testa, le passò una mano sulle spalle, l’accompagnò verso una panchina e la fece sedere.

- Hai bisogno di qualcosa? Vuoi che ti vada a prendere qualcosa?- chiese il ragazzo, accovacciandosi in modo da poterla guardare fisso negli occhi.

Ayako ricambiò lo sguardo di Mijagy, poi, scoppiando in lacrime, si avventò su di lui.

Mijagy, colto impreparato dall’improvvisa reazione d’Ayako, cadde seduto a terra, mentre Ayako, stretta a lui, piangeva come una fontana.

Mijagy, a quel punto, l’abbracciò a sua volta e cominciò a parlarle con tono calmo e suadente.

- Ayako, non piangere, vedrai che presto si sveglierà e tornerà ad essere il solito Hanamichi. Lui non è il tipo da arrendersi in questo modo. Dobbiamo fidarci di lui, non possiamo farne a meno. Deve sentire che noi gli siamo vicini e che ci teniamo a lui. Solo in questo modo potremo aiutarlo, non piangendolo come morto.

Ayako tirò su con il naso, poi guardò Mijagy, vedendo nei suoi occhi la preoccupazione che provava per lei, ed allora comprese ciò che non era riuscita a comprendere nei due anni precedenti, ossia di quanta maturità e sensibilità fosse capace, nonostante fosse un giocherellone.

- Sì, hai ragione Ryota, ma è così difficile! Vederlo stare così male, conoscendolo e sapendo di quanta energia sia capace, ti fa sentire male dentro. Pensando poi che forse la nostra squadra si scioglierà … So come la pensi e capisco come ti senti in questo momento…

- Ayako, io ho già preso la mia decisione definitiva per quanto riguarda la squadra di basket e nessuno mi farà cambiare idea, mai e poi mai- disse Mijagy, interrompendola.

- E quale sarebbe?

- Ho visto cosa sta facendo Hanamichi, ed ho capito tutto quanto. Ti ricordi cosa ci disse la signora Anzai all’obitorio? Che suo marito era morto per cause naturali e non portava segno del crollo. Ci ho pensato molto, e l’unica spiegazione possibile è che Hanamichi l’abbia protetto e abbia lottato per salvarlo. Sapeva che era rischioso, ma l’ha fatto. Ora lui sta lottando di nuovo, contro la morte stavolta, ed io farò lo stesso. Io lotterò per portare a compimento il sogno d’Anzai e di tutti i giocatori che lasceranno la scuola quest’anno. Io continuerò a giocare a basket nello Shohoku, anche a costo d’essere il solo del nostro gruppo attuale. Io porterò la nostra squadra al campionato nazionale.

- No, tu non sarai solo. Io resterò con te, e insieme lotteremo per forgiare una squadra fortissima- disse Ayako, sorridendo.

- Insieme per vincere- disse Mijagy, sorridendo a sua volta- Vuoi rientrare, Ayako?

- No, Ryota, restiamo un altro po’ qui. Si sta così bene all’aria aperta!- disse piano Ayako.

Poi si slegò dall’abbraccio di Mijagy e si alzò. Mijagy fece lo stesso, poi le passò una mano attorno alle spalle.

L’inseparabile programma di Ayako saettò fuori dalla tasca, pronto a colpire Mijagy, ma si fermò a mezz’aria, per poi essere rimesso nella tasca.

Mijagy, che era già pronto al colpo, rimase sorpreso dal fatto di non aver ricevuto il colpo.

Ayako tolse con delicatezza la mano di Mijagy, poi si voltò verso di lui e gli stampò un bacio sulla guancia.

- Grazie Ryota, se un vero amico- disse lei.

Ryota divenne rosso dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi e la guardò, sempre più stupito.

- Perché mi guardi così? Pare che abbia fatto chissà che!- disse Ayako, continuando a sorridere.

- Mi hai colto un po’ alla sprovvista, tutto qui- disse Mijagy, con l’aria da pesce lesso dipinta in volto – Insomma, tutto mi sarei aspettato tranne questo! Tu non sei mai stata così affettuosa nei miei confronti! Forse non è vero niente e sognando tutto questo?

Ayako sorrise, poi cominciò ad allontanarsi da lui. Mijagy la seguì in silenzio, attraverso i vialetti del parco, osservando i suoi movimenti e sentendo dentro di sé molte emozioni che ribollivano. Curiosità per quel gesto, amore profondo per quella ragazza così ermetica e preoccupazione per Hanamichi si rivoltavano nella sua mente, scombussolandolo.

Dopo una decina di minuti Ayako si fermò e si voltò verso Mijagy.

- Andiamo a vedere come va da Mitzui?

- Sì, andiamo- disse Mijagy, mettendosi accanto a lei.

Mentre Mijagy e Ayako erano nel parco, Mitzui e Angy si erano accomodati nella saletta. Purtroppo, appena avevano cominciato a chiacchierare Angy era stata chiamata ed era dovuta andare a dare una mano al Pronto Soccorso, così Mitzui era ancora solo quando Mijagy ed Ayako erano rientrati.

Mitzui se ne stava appoggiato contro un muro.

- Angy non doveva essere qui con te?- chiese Ayako.

- E’ stata chiamata per dare una mano al Pronto Soccorso. Non so quando ritornerà qui- rispose lui.

- Ti hanno detto qualcosa su Hanamichi?

- No, il dottor Komatsu è ancora là dentro. Angy mi ha detto che appena avrà finito, verrà ad informarci.

- Allora non dobbiamo far altro che aspettare- disse Mijagy, mettendosi a sedere su un lettino.

Ayako si sedette su una sedia e, in silenzio, attesero.

" Ma come m’è saltato in mente di dare quel piccolo bacio a Ryota! Forse sono stata troppo impulsiva, lui potrebbe fraintendere. Come sono stata sciocca, eppure, mentre lo facevo, mi sono sentita così viva! Poi, era un bacetto innocente, niente di così eclatante. Comunque se l’è meritato, è stato così dolce nei miei confronti e non ha approfittato della situazione. Quando vuole sa essere davvero molto maturo, e la sua iperprotettività nei miei confronti in certe situazioni non è poi così fastidiosa"- si disse Ayako, mentre guardava Mijagy, anche lui immerso nei suoi pensieri.

" Non mi sarei mai aspettato un ringraziamento simile da Ayako. Lei, sempre così fredda ed aggressiva, mi ha dato un bacio sulla guancia per ringraziarmi d’averla consolata e detto parole di conforto! Ma quella parola, amico, non so per quanto riuscirò a farmela bastare. IO L’AMO CON TUTTO IL CUORE! Solo oggi mi sono reso conto di quanto io l’ami profondamente. Il solo vederla piangere mi ha quasi dato più dolore della notizia della morte del signor Anzai. Ho deciso, qualsiasi cosa faccia, io l’appoggerò, e se s’innamorerà di qualcun altro, la lascerò andare e fare ciò che desidera, perché non riuscirei a sopportare l’idea di vederla infelice a causa mia"

" Dev’essere successo qualcosa tra di loro. Mijagy ha un’aria troppo seria e anche Ayako mi sembra diversa, e non penso che sia solo choc di vedere Hanamichi in quelle condizioni. Però, com’è stata gentile Angy nei nostri confronti, soprattutto nei miei! Quei pasticcini non credo che siano sufficienti. Devo trovare qualche altro modo per ringraziarla"

Pochi minuti dopo il dottor Komatsu, seguito da Angy, entrò nella stanza.

- Salve Mitzui – disse l’uomo, sorridendo.

- Salve, dottor Komatsu, sono felice di vedervi- rispose Mitzui, sorridendo a sua volta.

Ayako e Mijagy rimasero basiti di fronte al sorriso fatto da Mitzui, che non era solito sorridere molto facilmente.

- Dottor Komatsu, vi presento Ayako e Ryota Mijagy. Sono nostri compagni di squadra- disse Mitzui, sempre con il sorriso in volto.

- Piacere di conoscervi, ragazzi.

- Il piacere è tutto nostro- risposero all’unisono i due.

- Non posso trattenermi per molto, per cui sarò celere nel darvi un quadro della situazione, che purtroppo non è buona. Mi dispiace, ma il vostro amico non reagisce alle cure come dovrebbe. E’ peggiorato rispetto a ieri e le sue condizioni sono da considerarsi critiche.

- Ma guarirà, vero?- disse di getto Ayako.

- Mi dispiace, ma non lo sappiamo ancora, e se continua così ...

Ayako a quelle parole scappò via, verso l’uscita e l’esterno dell’ospedale, seguita a ruota da Mijagy, che fece un rapido saluto, prima di sparire.

Ayako correva come un’ossessa lungo il marciapiede, disperata, senza neanche guardare dove andava.

Senza una ragione, s’infilò in uno stretto vicolo. All’improvviso una mano apparve dal buio e le afferrò il polso, costringendola a fermarsi e voltarsi.

Un ragazzo, alto e robusto, con lunghi capelli neri, l’aveva afferrata ed ora le stringeva il polso, sorridendo biecamente e mangiandosela con gli occhi.

- Ciao bellezza, come mai da queste parti? Non lo sai che è molto pericoloso venire da sola da queste parti? C’è il rischio di fare brutti incontri- disse lui, respirandole addosso.

Il suo alito puzzava d’alcool, segno che era completamente sbronzo.

Ayako, sconvolta, prese in mano il suo programma degli allenamenti e glielo diede più volte in testa, ma non ebbe l’effetto sperato. Il ragazzo, contrariato dal gesto, lo fece volare via con un gesto di mano, poi la spinse contro il muro, bloccandola con il suo corpo.

- Prova a urlare mentre lo faccio, ed io prima ti pesto fino a renderti uno spezzatino, poi ti sgozzo- disse lui, mostrandole la scintillante lama di un coltello.

Il ragazzo cominciò a passarle rozzamente le mani sul corpo, dal basso verso l’alto, alzandole i vestiti.

Quando una mano cominciò a risalire sotto la sua maglietta, Ayako, in lacrime, non riuscì a resistere e lanciò un grido.

Lui, per tutta risposta, si spostò e le diede un poderoso schiaffo, facendola cadere a terra, poi cominciò a coprirla di calci e strapparle i vestiti con il coltello.

In quel momento Mijagy, a dir poco furioso, si avventò sull’aggressore di Ayako. Aveva sentito il grido della ragazza, che aveva perso di vista, ed era corso in suo soccorso.

Con un pugno, lo atterrò, poi gli strappò di mano il coltello, gettandolo lontano, e continuò a picchiarlo fino a quando l’aggressore, sfinito e sanguinante, non se la diede a gambe.

Appena lo vide sparire dietro l’angolo, Mijagy corse da Ayako. Era ancora a terra, sanguinante, sporca di polvere e con i vestiti laceri, e tremava come una foglia, mentre piangeva.

Mijagy, senza dirle una parola, la prese in braccio e la trasportò via.

Lei non si oppose, troppo sconvolta anche solo per parlare.

Per fortuna la casa di Mijagy era lì vicino, oltre ad essere vuota, visto che i suoi genitori erano andati a trovare una vecchia zia che si era rotta una gamba e non sarebbero tornati prima di un paio di giorni.

Mijagy la depose sul letto in camera dei suoi genitori.

- Nell’armadio potrai trovare dei vestiti di mia madre. Spero che ti stiano bene. Io intanto vado a prendere la cassetta del Pronto Soccorso. Va bene se ti lascio da sola un attimo?

Ayako gli lanciò uno sguardo vacuo non rispose, così Mijagy lo prese come un sì e uscì dalla stanza.

Quando tornò, Ayako indossava ancora i suoi vestiti.

Mijagy si sedette accanto a lei sul letto, e la osservò attentamente. I suoi vestiti erano ridotti a stracci, pieni di strappi frastagliati e sporchi di polvere e sangue raggrumato. Il suo viso era sporco di sangue a causa del labbro inferiore spaccato ed il naso, oltre che essere pieno di lividi che ben presto sarebbero diventati violacei e piccoli tagli. Nel suo sguardo c’era tutta la disperazione del mondo.

Mijagy decise di intervenire, così mise dell’acqua ossigenata su un batuffolo di ovatta e lo passò sul labbro di Ayako.

Il bruciore provocato da ciò ebbe l’effetto di risvegliare Ayako da quello stato di passività.

Sbattè le palpebre un paio di volte, poi guardò Mijagy, che la fissava con occhi pieni di compassione, mentre continuava a passarle il batuffolo sul viso.

Ayako, con mano tremante e sguardo smarrito, passò una mano su un bernoccolo di Mijagy, che sorrise con fare rassicurante.

- Non preoccuparti, non mi fa male- disse lui.

- Perché l’hai fatto? Avrebbe potuto ferirti gravemente con quel coltello- disse piano Ayako.

- Mai tanto quanto stesse ferendo te. E questo era il dolore più grande che mi potesse fare. Ti brucia?

- Un po’, ma non troppo.

- Appena avrò finito, ti vuoi fare una doccia?

Ayako si guardò allo specchio che si trovava di fronte al letto e decise che era proprio il caso di farsi una doccia.

- Ma i miei vestiti…

- Non preoccuparti, puoi prendere dei vestiti di mia madre dall’armadio. So che potrebbero non piacerti …

- Non preoccuparti, andranno benissimo.

Da quel momento i due non si rivolsero la parola, troppo immersi nei loro pensieri, fino a quando Mijagy non ebbe finito di pulirle il viso dal sangue raggrumato.

- Ayako, ho finito qui. Te la senti di pulirti da sola le altre ferite? Non perché io non sappia e possa farlo, ma forse sarebbe imbarazzante per te, ed anche per me lo sarebbe.

Ayako guardò Mijagy, che nel dire quelle parole, era arrossito come un peperone, poi disse:

- Non me la sento di farlo da sola. Per favore, fallo tu, che sei molto più bravo di me in questo caso.

Mijagy, con fare serio, cominciò a medicarle le escoriazioni e i tagli sulle gambe con garze e bende imbevute d’acqua ossigenata, poi fece lo stesso alle braccia, sempre stando attento a non farle provare alcun dolore e non gli passò minimamente per la mente di approfittare della situazione.

Mijagy, dopo aver finito di curare Ayako, andò nella saletta e si sedette a vedere la televisione.

Circa un’ora dopo Ayako riapparve. I suoi capelli bruni erano bagnati e sciolti, cadendole a ciocche sulla maglia rossa a maniche lunghe che indossava, oltre al paio di pantaloncini presi sicuramente dal padre di Mijagy.

Mijagy riprese la cassetta con bende, garze e cerotti, e fece cenno ad Ayako di sedersi. Con gesti rapidi ma delicati contemporaneamente, le fasciò e medicò tutte le ferite.

Dopo qualche minuto di silenzio tra i due, Ayako disse:

- Grazie per quello che hai fatto. Prima non te l’ho detto. Se non ci fossi stato tu, io non mi sarei salvata.

- Figurati, era mio dovere intervenire.

A quelle parole Ayako si avvicinò a lui, poi appoggiò la testa sulla sua spalla e scoppiò in lacrime.

Mijagy, per risposta, appoggiò la sua testa sopra alla sua e le passò una mano attorno alla vita.

Ayako, tremando, si strinse ancor di più a Mijagy, fino a spostarsi di fronte a lui e abbracciarlo.

- Ormai è finita! Ormai non c’è più niente da fare! Anche Hanamichi morirà, proprio come il signor Anzai! E se tu non ci fossi stato, anch’io sarei morta- gridò all’improvviso Ayako, tremando come una foglia dalla carica d’adrenalina che aveva in corpo.

- Non devi dirlo, mai! Te l’ho detto anche prima, dobbiamo avere fiducia in lui, e tu non dovresti neanche pensare a ciò che è accaduto prima. Devi solo pensare che andrà tutto bene. Te lo ripeto, lo so che è difficile, ma dobbiamo riuscirci, per il bene di tutti.

- Non ce la faccio!

- Vedrai che ci riuscirai, ci riusciremo insieme, se lo vorrai.

- Mi aiuterai?- disse piano Ayako.

- Certamente, io ti aiuterò in qualsiasi modo possibile.

- Grazie, sei un tesoro- disse Ayako, passandosi una mano sugli occhi per asciugare le lacrime.

- Di niente.

- Ryota, potrei chiederti una cosa?

- Dimmi pure.

- Potrei … restare a dormire qui da te, per questa sera? Se mio padre vedesse come sono conciati i miei vestiti e questi lividi, sarebbero guai seri- disse Ayako, sempre restando accoccolata contro Mijagy.

- Certo, ma cosa racconterai ai tuoi?

- Mi farò coprire da Haruko, racconterò che sono da lei perché aveva bisogno di conforto.

- E ti crederanno?

- Lo spero. Dov’è il telefono?

- Lì- disse, indicandole un mobiletto che sporgeva da dietro la porta.

La bugia di Ayako fu accettata dai suoi genitori, così dopo un paio di minuti era di nuovo seduta al tavolo accanto a Mijagy e insieme decidevano cosa mangiare per cena.

Mijagy si propose di preparare le sue specialità, riso al curry e pollo alla cantonese, così andò in cucina, lasciando Ayako da sola.

Quando Mijagy tornò nella saletta, con la cena su un vassoio, trovò Ayako profondamente addormentata, con la testa appoggiata sul tavolo.

Mijagy sorrise, poi si disse che non poteva certamente lasciarla a dormire lì sul tavolo, così la sollevò tra le sue braccia e la trasportò a dormire in camera dei suoi genitori.

- Dobbiamo farcela, Ayako. Non so ancora in quale modo, ma dobbiamo farcela a superare questo brutto momento- le sussurrò in un orecchio, prima di andare nell’altra stanza a mangiare.