Intervista ad Alberto Granado OLTRE LA DANZA MACABRA di Luisa Morgantini Intervista Mario Capanna A.R.C.I.

 

 

 

Intervista a Gino Strada

Fondatore di Emergency

(a cura di Raffaele Aprea)

 

 

Nell’ultimo libro di Mario Capanna, l’autore ipotizza, che in futuro verrà costituito un Parlamento Mondiale che si occupi degl’interessi di popoli, non essendoci stata un’istituzione in grado di curarli. Cosa ne pensa?

Preferirei stare con i piedi per terra oggi siamo in una situazione in cui sono morte le Nazioni Unite, non credo ci sia alcune possibilità di dare vita ad un parlamento mondiale. Non so neppure se servirebbe. Ognuno è libero di avere le sue idee ma mi sembra molto irrealistico.

 

Nella conferenza stampa che l’autore ha tenuto per la presentazione del libro ha indicato nell’uso del verbo avere la causa prima di un modo di comportarsi del mondo occidentale, che rapina il resto del mondo anche con la guerra. Il verbo “avere” e quindi il possesso di oggetti e persone come la possibilità e quindi anche la libertà di trasformare dominare e distruggere. La scienza però ha come fondamento della sua attività la manipolazione della fisicità delle cose. Lei come medico e quindi uomo di scienza, cosa ne pensa?

Non so! Credo che la ragione delle guerre sia sostanzialmente nel profitto e nello sfruttamento dell’uomo. Questa è la ragione per cui vengono fatti tutti i conflitti. Le conseguenze delle guerre le pagano sempre i più deboli, i più poveri ed i loro figli. La morte che accompagna ogni guerra colpisce sempre i più poveri ed i cittadini inermi. Tutto questo per arricchire una banda di pescecani.

 

La politica si occupa delle persone che soffrono la guerra ?

Direi proprio di no! La politica è una cosa strana, diversa da paese a paese, ma ho l’impressione che viviamo in società democratiche ma oligarchiche che sono mediate dalla casta della politica che sempre più spesso rappresenta un’insieme d’interessi che non coincidono con quelli della gente comune.

 

Lei è a conoscenza della prossima risoluzione ONU che dovrebbe consegnare l’Iraq ad una sorta di governo democratico? Cosa ne pensa?

Ritengo che gl’iracheni sceglieranno da soli il loro governo quando saranno messi in condizione di sceglierlo. Questo però non coincide con la situazione attuale. Il governo attuale è un governo fantoccio, è un governo messo in piedi dagli Stati Uniti che non ha grande accettazione da parte da parte degli iracheni e non è un caso che la nascita di questo governo sia stata accompagnata dalla nascita della guerriglia. Il dato più significativo è che l’85% degli iracheni ritiene di essere sotto occupazione militare degli USA.

 

Il rapimento dei quattro italiani ha degli aspetti molto ambigui: richieste insolite, tutte con accenti puntati circa un comportamento della cittadinanza italiana più che a richieste di portare via le truppe dall’Iraq. Lei cosa ne pensa?

Non sono in grado di rispondere a questa domanda! Vorrei che si riuscisse a risolvere questa questione fermo restando che i rapimenti fanno parte di una logica in cui gli stranieri sono dei bersagli perché ci sono molti iracheni che non vedono di buon occhio stranieri armati nel loro paese che fanno quello che vogliono. Speriamo che non si concluda in una tragedia. Sono ottimista ma è solo una speranza.

 

Lei svolge una professione che assume a volte anche l’aspetto di una missione, lei cura le persone che vivono in teatri di guerra, quindi le persone ferite dalle armi, piccole o grandi che siano. Giungono da lei per farsi curare e poi, una volta ristabilite ritornano nel medesimo teatro di guerra con i medesimi rischi. Ha mai riflettuto su questa dinamica?

Effettivamente coloro che hanno la fortuna di essere curati in un ospedale, all’uscita sono esposti ai medesimi pericoli che l’hanno condotti in ospedale. Il problema è come si può evitare che essi siano esposti a questi pericoli. In Iraq, per esempio, sarebbe necessario che tutti i cittadini non iracheni si allontanassero dal quel paese.

Intervista ad Hugo Ramo Milanes

Ambasciatore cubano in Italia

(a cura di Raffaele Aprea)

 

Se un bambino italiano le chiedesse cos’è Cuba cosa risponderebbe?

Cuba è un paese che vive una rivoluzione con un popolo protagonista del cambiamento, del governo e del destino di quel paese. Risponderei che il popolo non è convinto di avere la ricetta dello sviluppo non è convinto di stare a costruire il paradiso ma è convinto di avere scelto di costruire un mondo diverso di cui tanto se ne parla e che è riuscito ad avere importanti avvenimenti positivi nella direzione della ricerca di un mondo migliore.

 

Come spiegherebbe ad un bambino la Rivoluzione?

Difficilissimo! Ad un bambino direi che la Rivoluzione è una scelta politica che ha come oggetto fondamentale i bambini. Una scelta che possa favorire un pieno sviluppo umano che dia ai giovani la possibilità di studiare ed arrivare nella società fino a dove le loro capacità possono permettere. Una scelta politica che permetta di arrivare fino all’insegnamento superiore indipendentemente dalla condizione economica dei suoi genitori. Questa è una garanzia che gli offre la Rivoluzione. La possibilità di sviluppare al meglio le sue capacità all’interno delle istituzioni che abbiamo da un punto di vista culturale e sportivo. La Rivoluzione gli offre una vita sana perché c’è una Sanità che tra i principali obbiettivi la salute dei bambini.

 

Come ha vissuto la polemica che si è fatta per il convegno che si è tenuto a Cuba dal 2 al 4 giugno contro il terrorismo, tra il PRC e gli organizzatori del convegno?

È stato un po’ un malinteso ed un po’ un manipolazione di quello che realmente è accaduto. Cuba ed il Partito Comunista ha buoni rapporti con tutto il Partito della Rifondazione Comunista ed ha sviluppato buoni rapporti con tutte le anime del partito. Abbiamo rapporti con persone che rappresentano la tendenza “Essere Comunisti” ed il suo leader ma abbiamo anche tantissimi rapporti con la maggioranza ed il segretario Bertinotti. Abbiamo comunque rapporti con altri rappresentanti di altre tendenze interne al partito attraverso, anche, assessori consiglieri che sviluppano delle collaborazioni con Cuba. Il nostro obiettivo è sviluppare rapporti con tutte le tendenze del partito ed i loro rappresentanti e non c’è nessun interesse nel discriminare coloro che abbiano differenti posizioni politiche. Noi siamo aperti anche a discutere con il governo degli Stati Uniti, come possiamo escludere un settore di un partito amico.

 

Crede che l’Europa cambierà la sua posizione poco netta nei confronti di cuba?

Sono convito che ciò accadrà. Ci vorrà del tempo ma con la crescente tendenza che ha capito il fallimento della politica condotta negli ultimi anni. Con le pressioni politiche e diplomatiche, con le sanzioni ed il blocco economico non si arriverà ad avere buoni rapporti con Cuba. Con una politica onesta aperta al dialogo ed orientata allo sviluppo della cooperazione sicuramente c’è un futuro di collaborazione su cuba.