RISCHIO IDRAULICO
MANUALE
DELLA SACCATA
A
CURA DEL GRUPPO COMUNALE VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE
DI
PONTE SAN NICOLO’
Gli argomenti trattati in questo documento sono frutto dell’esperienza diretta maturata dai Volontari del Gruppo Comunale di Ponte San Nicolò nel corso della vita lavorativa di alcuni e degli interventi di tutti nelle situazioni di rischio idraulico in cui si è operato, durante le esercitazioni periodiche e durante le reali situazioni di emergenza.
Le
immagini ed i testi che seguono non vogliono, né possono, essere esaustivi, ma
intendono costituire un ausilio su un tema di grande importanza, ritenuto a
torto troppo “povero” per una trattazione razionale e solitamente
“tramandato per tradizione orale”.
La
speranza del Gruppo Comunale di Volontari di Protezione Civile di Ponte San
Nicolò è che questa possa essere una delle tante basi per sviluppare un
proficuo scambio di informazioni che permetta di far crescere, con competenza e
professionalità, la “cultura della protezione civile” nel nostro Paese.
L’approntamento
di arginature con sacchi di sabbia, attività meglio conosciuta nel gergo dei
volontari di protezione civile come saccata, impone l’assoluto rispetto delle
norme di massima sicurezza del singolo, del gruppo e dell’ambiente.
Come
in ogni altro impiego operativo, il lavoro deve essere sempre di squadra e mai
individuale e deve prevedere l’adozione di tutte le procedure volte a
minimizzare i rischi immediati e futuri dell’attività.
In
questo senso, non solo deve essere sentito come obbligatorio l’uso dei
dispositivi di protezione individuale, ma bisogna anche evitare atteggiamenti e
comportamenti che possano ledere la salute di coloro che sono impegnati nelle
operazioni.
La
tecnica del passamano per il trasporto dei sacchi di sabbia dal luogo di
preparazione a quello di posa serve appunto ad evitare inutili sforzi sulla
colonna vertebrale e su tutto l’apparato muscolo-scheletrico, risparmiando le
energie, sempre preziose durante le emergenze.
La
catena umana è formata da una doppia fila di persone che vengono disposte
l’una di fronte all’altra, ma leggermente sfalsate, in modo che ognuno possa
guardare lateralmente i due colleghi più vicini.
I sacchi vanno tenuti con gli avambracci, mani verso l’alto e gomiti ben aderenti al torace. La distribuzione uniforme del peso ottenuta in questo modo ne agevola il passaggio, che si attua rimanendo fermi sul posto e ruotando solo il busto, prendendo il sacco dal proprio vicino “a monte” e porgendolo a quello “a valle”, senza mai lanciarlo.
L’arginello con sacchi di sabbia ad un corso è adatto a contrastare un’onda di piena non tumultuosa e tale da originare una bassa tracimazione.
Le
figure illustrano la modalità di posa in opera del manufatto: i sacchi,
riempiti al 50% della loro capacità e chiusi con un legaccio, vengono posati,
con la bocca rivolta controcorrente, parallelamente al rilevato arginale e
quanto più possibile vicini al bordo della scarpata a fiume.
La
prima fila è stesa curando che il fondo del sacco che segue copra bene la bocca
di quello che precede; completato il corso, esso deve essere energicamente
calpestato per comprimere la sabbia e minimizzare gli interstizi tra un sacco e
l’altro.
Le file successive, per un’altezza totale del soprassoglio che non deve superare 60 o 70 centimetri, vengono posate nel medesimo verso e con le stesse modalità della prima, ponendo attenzione che il sacco di testa sopravanzi i successivi in modo che risulti sempre visibile solo una bocca.
Allo scopo di rendere più stabile e solido l’arginello, aumentandone la resistenza contro la spinta dell’onda di piena, si possono posare dei sacchi di sabbia perpendicolarmente al corso, con la bocca rivolta verso il fiume, come spalletta di rinforzo.
Se l’onda di piena si preannuncia sostenuta e tumultuosa, l’arginatura di sacchi di sabbia ad un corso non sarà sufficiente ad ostacolarla. Si ricorrerà pertanto ad una tecnica analoga, ma tale da garantire solidità al manufatto tramite una struttura più resistente alle forze che l’acqua eserciterà tanto nel senso del suo scorrimento quanto ortogonalmente ad esso, durante la fase di tracimazione. La figura 2a le rappresenta graficamente con due frecce nere.
I
corsi sono formati da due sezioni, come illustrato dalla vista in pianta della
figura 2b: la prima è sempre composta da elementi posti parallelamente l’uno
all’altro, con il fondo verso l’acqua e con la bocca verso la campagna,
sormontata dalla parte centrale dei sacchi della seconda sezione. Questi vanno
messi in opera perpendicolarmente al primo corso, secondo la linea d’argine,
sfalsati e con il verso alternato, partendo dal basso con l’imboccatura
controcorrente.
Anche
in questo caso l’altezza del soprassoglio non dovrà superare i 70 centimetri,
avendo cura di pressare bene ogni corso, impaccando quanto più possibile la
sabbia nei sacchi.
La tecnica del telo dimostra la maggiore efficacia nei casi di fontanazzi aperti sul fianco dell’argine.
Figura
3a – Si apre il telo sulla sommità arginale e si fissano saldamente dei
sacchi di sabbia sul lato più vicino alla fiancata a fiume, con funzione di
zavorra.
Figura
3b – Partendo sempre dal lato a fiume, il telo viene avvolto su se stesso, con
i sacchi di sabbia al centro del rotolo, fino a formare un lungo
“salsicciotto”.
Figura
3c – Ponendo la massima attenzione alla sicurezza individuale e di gruppo, si
fa traslare il rotolo sulla parte della sommità arginale più vicina al fiume e
lì esso viene ancorato al suolo tramite dei picchetti.
Figura
3d – La fase di srotolamento a fiume del telo deve essere eseguita sfruttando
quanto più possibile l’azione della forza di gravità sulla zavorra ed
evitando il lancio, anche coordinato, dei sacchi: è questo il momento in cui
bisogna operare nella massima sicurezza, poiché si lavora sul ciglio della
scarpata a fiume, in condizioni di probabile indebolimento dell’argine.
Sebbene
non sia strettamente necessario ai fini della buona riuscita dell’operazione,
è buona norma legare uno degli angoli del lembo zavorrato con una corda lunga e
robusta, che sarà assicurata con un picchetto al sommo dell’argine ed
agevolerà, alla fine dell’emergenza, il recupero del telo.
Non
sempre si verifica che il fontanazzo abbia origine da una foratura della
scarpata a fiume perpendicolare al rilevato arginale. In alcuni casi, la
fessurazione può essere spostata anche di diversi metri alla sua destra o alla
sua sinistra. Per questo, una volta posto in opera il setto impermeabile,
bisognerà controllare che il flusso d’acqua diminuisca e si arresti; se così
non fosse, si renderà necessario posare un altro telo ovvero, solo se le
condizioni ambientali permettono di operare nella massima sicurezza, spostare il
telo a monte e a valle del fontanazzo, procedendo per tentativi, fino al
contenimento reale del fenomeno.
I
fontanazzi che si aprono sul piano campagna, ad una certa distanza dal pie’
d’argine, vanno trattati con la tecnica del pozzo di contenimento, o coronella,
il cui approntamento diventa tanto più urgente quanto maggiore è la quantità
di acqua torbida che affiora, segno tangibile dell’erosione dell’argine
dall’interno.
I
sacchi di sabbia vanno posati in circolo, formando una circonferenza atta a
contenere la zona attiva del fontanazzo. Le diverse file vengono sovrapposte con
gli elementi sfalsati rispetto a quelli del corso sottostante.
Ad
ogni chiusura di cerchio, la coronella va calpestata per compattare quanto più
possibile la sabbia e ridurre gli spazi tra i singoli elementi.
Con
lo scopo di contrastare la maggiore pressione idrostatica, la base del pozzo può
essere rinforzata utilizzando una doppia fila di sacchi, posti ortogonalmente
alla circonferenza e con la bocca rivolta verso di essa.
Le barriere con i sacchi di sabbia possono essere utilizzate con notevole efficacia anche per proteggere gli ingressi di locali minacciati dall’acqua alta.
Le figure 5a e 5b illustrano due metodi per
arginare porte con l’apertura verso l’interno: a seconda della posizione dei
cardini, che lascia nell’area dell’architrave più o meno spazio
all’allestimento della saccata, si può usare il primo, in cui gli elementi
vengono posti in opera occupando la sola luce dell’uscio, ovvero il secondo,
dove la barriera deve essere appoggiata anche alla muratura per trarre maggior
resistenza.
Nella figura 6 è invece illustrata la tecnica di
arginatura di una porta con il battente che si apre verso l’esterno, come nel
caso delle uscite di emergenza. Il corso dei sacchi di sabbia deve permettere
l’apertura dell’uscio, seguendone l’arco di circonferenza.
In tutti i casi, vanno rispettate le buone norme
per l’approntamento della struttura: le file devono essere sempre ben
calpestate per comprimerle e serrarle quanto più possibile; inoltre esse
andranno stese sfalsate e con il verso di posa alternato.