R2D2

Un robot ispirato a Guerre Stellari

 

 

Chi non lo ricorda ?

Il celebre R2D2, il droide della saga di Lucas Guerre Stellari

 

 

 

 

 

Ma ecco R2D2: il robot dell’Università di Pisa”

E' ispirato al droide R2D2 di Guerre Stellari il robot costruito all'universita' di Pisa in collaborazione con Microsoft research che si muove, accompagna i visitatori e tramite una 'pelle' speciale riesce a percepire l'ambiente esterno.  

Il robot, ha un'altezza di un metro e mezzo, è largo 90 centimetri e pesa 150 chili. E' stato realizzato dal Dipartimento di Informatica dell'Ateneo pisano sotto la responsabilità del professor Vincenzo Ambriola, la supervisione del dottor Antonio Cisternino e dallo studente di dottorato Diego Colombo.  

R2D2 si muove, si interfaccia con il mondo esterno, puo' accompagnare eventuali visitatori presso vari uffici, rilevare informazioni sullo stato della struttura, come la temperatura, e fornire un numero sempre crescente di servizi grazie al collegamento a internet tramite una rete wireless.

 Inoltre, un rivestimento in vetroresina e legno costituisce la pelle sulla quale sono inseriti sensori capaci di percepire l'ambiente in cui si trova.

 

 

Da: La Repubblica (18 maggio 2005). Negli stessi mesi in cui George Lucas girava le spettacolari sequenze-clou di Episodio III - La vendetta dei Sith, qualcun altro, a migliaia di chilometri di distanza, lavorava sulla mitologia Star wars. Parliamo di un team di ricercatori che fa capo alla facoltà di informatica di Pisa, e che ha progettato, costruito e ultimato un prototipo di robot interamente ispirato a uno degli eroi della saga: il piccolo, buffo, fedele droide R2-D2. Quell'ammasso di metallo bianco e blu che ricorda un barattolo, e che, insieme al collega umanoide e logorroico C-3PO, è uno dei segreti del successo di Guerre stellari.

E così adesso, dopo tanto impegno da parte di una ventina tra tecnici e scienziati - ma con uno "zoccolo duro" di sole cinque-sei persone - la versione italiana e supertecnologica di R2-D2 viene presentata il 19 maggio, nel corso dell'anteprima del film che si svolgerà presso il multisala Medusa di Livorno.

Proprio così: nello stesso giorno in cui, al Warner Moderno di Roma, personaggi dello spettacolo e della politica assistono alla ben più patinata anteprima vip, alla presenza di alcuni protagonisti (Hayden Christensen, Ian McDiarmid e il produttore Rick McCallum), nella città toscana i fan possono "consolarsi" assistendo, dal vivo, alla performance del robot made in Italy. Che cammina proprio come il personaggio del film, e che come lui - all'apparire di un uomo col costume del cattivo Darth Vader, con tanto di spada laser rossa - tenta in tutti modi sfuggirgli, emettendo i caratteristici suoni un po' strani.
Ma non c'è solo un elemento di curiosità, nella creazione dei ricercatori di Pisa. Perché in realtà dietro a questo simil-droide c'è la volontà di realizzare un cosiddetto "robot-servo" (capace cioè di aiutare l'uomo nelle attività più disparate) con un'interfaccia amichevole. Con cui, cioè, una persona abbia facilità a comunicare e interagire. E cosa meglio di un eroe che a 28 anni dalla sua prima apparizione ha fatto ridere e sognare gli spettatori di diverse generazioni, con la sua presenza in tutti e sei i film della saga?

A insistere su questo aspetto è uno dei ricercatori più coinvolti nel progetto, Diego Colombo. Che - insieme ai colleghi Antonio Cisternino, Giorgio Ennas, Roberto Ricci, Luca Alessi e Maria Epiro, e sotto la direzione del professor Vincenzo Ambriola - ha dedicato un anno di vita alla costruzione di questo strano macchinario: "E' stata una gran fatica, ma anche un divertimento - racconta - abbiamo lavorato con la collaborazione di docenti in ingegneria meccanica e di tecnici, e con un finanziamento della Microsoft Research. Il nostro budget era di circa 50 mila euro".

E il risultato, come mostrano le fotografie, è un robot che ricorda tantissimo il suo modello. Variano solo i colori e l'altezza, maggiore di circa 30 centrimetri: "Il nostro è di circa un metro e mezzo - spiega Colombo - perché, per interagire con gli esseri umani, il suo occhio (una telecamera, ndr) non poteva essere posizionato troppo in basso".

Ma vediamo di descrivere un po' meglio questo "figlioccio" italiano del mitico R2-D2. "Il nostro scopo - dice ancora Colombo - era capire che succede se a un computer vengono date delle 'gambe', cioè delle ruote, per camminare. E così abbiamo creato questo oggetto discretamente semplice dal punto di vista meccanico, che ha in sé una rete wireless, un'interfaccia blue tooth, e connessioni standard a un pc tramite normali prese usb". E non basta: per poter interagire nello spazio, il robot ha sensori a infrarossi e a ultrasuoni per capire l'ambiente in cui si trova; ha una telecamera che gli permette di analizzare la visione, e di riconoscere forme, oggetti e volti (ad esempio è stato programmato per riconoscere le spade laser di Star Wars); e ha due microfoni per comandi vocali, per emettere suoni (tra cui quelli, buffi e particolarissimi, tipici di R2-D2) e per localizzare la posizione di chi parla.

Insomma, un barattolone che cammina come il modello - con un movimento a due o a tre gambe, proprio come nei film di Lucas. E che, secondo i ricercatori di Pisa, può essere programmato per un utilizzo nei musei, o negli ospedali. O perfino, in prospettiva futura, nelle case. Del resto non è la prima volta che per creare robot-servi ci si ispira, per rendere il loro aspetto più familiare, a film di successo: ad esempio è stato recentemente presentato un prototipo svizzero che, nella parte superiore, ricorda molto Johnny 5, la macchina di Corto Circuito. Così come i giapponesi, all'avanguardia in questo settore, spesso si rifanno alla loro tradizione di robot-cartoon.
 

 

      Elenco revisioni
12-11-2005 Prima emissione