Vincenzo SANFILIPPO
(1998)
Artista - Critico teatrale
Opere pittoricamente eloquenti, immaginifiche,
riferite alle “Teorie della visione”.
Le pitture e le sculture di Pinella Lena,
contenengono un fertile dualismo, in quanto vi coesistono un amalgama cromatico,
impalpabile e penetrante, cultura artistica della realtà fenomenica
e istinto che sviscera le emozioni.
C’è una qualità particolare
nei suoi lavori, che al di là dell’impulso formativo dello stile
“astratto”, focalizza la capacità di evocare, attraverso le costanti
estetiche del colore, le percezioni, le sensazioni, i diversi istanti della
creazione in una armonicità policromatica che mette ordine nel disperdersi
della materia deflagrante in un reticolo di filiformi articolazioni ottico-psicologiche,
quale rapporto arte-natura-sentimento.
La dualità della sua ricerca sistematica
si può ricondurre (in un rapporto tra causa-effetto, tra passato
e presente) ai due capisaldi delle avanguardie storiche: Klee e Kandischky.
Pinella Lena oggettiva la sua biografia
esistenziale al suo percorso di ricerca coerente costituito da un interessante
corpus di lavori trans-figurali riassumibili in un bestiario evanescente
e fantasmagorico di matrice simbolica e psicologica.
La sua ricerca attuale è approdata
ad un nucleo implosivo che attraverso una materia pittorica costituita
da stratificazioni cromatiche (acquerelli, acrilici con velature molto
trasparenti) riesce con “leggerezza di tocco” a rifrangere le cromie
disintegrandole con i colori della luce, quale sorta di liberatoria auto-analisi
obbligata “giocoforza” dalle restrizioni dell’esistenza.
Nelle sue opere policromatiche l’artista,
partendo da un nucleo-massa estensivo saturo di smaglianti epifanie, dipinge
fluide rifrazioni, organizzandole nello spazio della tela come un exploit
ciclico a carattere cosmico.
Le sue opere diventano, dunque, parte del
cosmo, paesaggio-arcobaleno, pianta-rugiada, animali simbolici che rappresentano
l’eternità dei cicli cosmici; rientrano cioè in un natura
che non si configura come antitesi ma come continuazione “creaturale” del
proprio essere. |