Nel volgere di
due anni però la situazione muta radicalmente:
Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1
maggio.
Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21
aprile,
giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non
dice più niente ai lavoratori,
mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai
"sovversiva", divenendo occasione
per esprimere in forme diverse, dal garofano rosso all'occhiello
alle scritte sui muri,
dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria,
l'opposizione al regime.