Nacque il 5 marzo del 1922 a Bologna. Morì 2
novembre 1975
Dotato
di una straordinaria versatilità culturale si è distinto in
numerosi campi lasciando il segno come scrittore,
poeta,
filosofo, linguista, regista e giornalista. Attento
osservatore della trasformazione della società dal
dopoguerra alla metà degli anni '70, spesso ha causato forti
polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi
giudizi
e delle sue scelte di vita. Molti dei suoi scritti, spesso
in equilibrio tra lirismo e impegno civile, s
i sono
rivelati nel tempo profetici.
Oggi è
Domenica,
Oggi è
Domenica,
domani si muore,
oggi mi vesto
di seta e d'amore.
Oggi è Domenica,
pei prati con freschi piedi
saltano i fanciulli
leggeri negli scarpetti.
Cantando al mio specchio,
cantando mi pettino.
Ride nel mio occhio
il Diavolo peccatore.
Suonate, mie campane,
cacciatelo indietro!
"Suoniamo, ma tu cosa guardi
cantando nei tuoi prati?"
Guardo il sole
di morte estati,
guardo la pioggia,
le foglie, i grilli.
Guardo il mio corpo
di quando ero fanciullo,
le tristi Domeniche,
il vivere perduto.
"Oggi ti vestono
la seta e l'amore,
oggi è Domenica,
domani si muore".
Dedica.
Fontana d'acqua del mio paese.
Non c'è acqua più fresca che nel mio paese.
Fontana di rustico amore.
Il Fanciullo
Morto
Sera luminosa, nel fosso
cresce l'acqua, una donna incinta
cammina per il campo.
Io ti ricordo, Narciso, avevi il colore
della sera, quando le campane
suonano a morto.
Pioggia Sui Confini
Giovinetto, piove il Cielo
sui focolari del tuo paese,
sul tuo viso di rosa e miele,
nuvoloso nasce il mese.
Il sole scuro di fumo,
sotto i rami del gelseto,
ti brucia e sui confini,
tu solo, canti i morti.
Giovinetto, ride il Cielo
sui balconi del tuo paese,
sul tuo viso di sangue e fiele,
rasserenato muore il mese.
Dilio
Vedi, Dilio, sulle acacie
piove. I cani si sfiatano
per il piano verdino.
Vedi, fanciullo, sui nostri corpi
la fresca rugiada
del tempo perduto.
O me giovinetto
O me giovinetto! Nasco
nell'odore che la pioggia
sospira dai prati
di erba viva… Nasco
nello specchio della roggia.
In quello specchio Casarsa,
come i prati di rugiada ;
trema di tempo antico.
Là sotto io vivo di pietà,
lontano fanciullo peccatore,
in un riso sconsolato.
O me giovinetto, serena
la sera tinge l'ombra
sui vecchi muri: in cielo
la luce acceca.
Tornando al
Paese
Giovinetta, cosa fai
sbiancata presso il fuoco,
come una pianticina
che sfuma nel tramonto?
"Io accendo vecchi sterpi,
e il fumo vola oscuro,
a dire che nel mio mondo
il vivere è sicuro".
Ma a quel fuoco che profuma
mi manca il respiro,
e vorrei essere il vento
che muore nel paese.
Canto delle
Campane
Quando la sera si perde nelle fontane,
il mio paese è di colore smarrito.
Io sono lontano, ricordo le sue rane,
la luna, il triste tremolare dei grilli.
Suona Rosario, e si sfiata per i prati:
io sono morto al canto delle campane.
Straniero, al mio dolce volo per il piano,
non aver paura: io sono uno spirito d'amore,
che al suo paese torna di lontano.
Danza di
Narciso
Io sono una viola e un ontano,
lo scuro e il pallido nella carne.
Spio col mio occhio allegro
l'ontano del mio petto amaro
e dei miei ricci che splendono pigri
nel sole della riva.
Io sono una viola e un ontano,
il nero e il rosa nella carne.
E guardo la viola che splende
greve e tenera nel chiaro
della mia cera di velluto
sotto l'ombra di un gelso.
Io sono una viola e un ontano,
il secco e il morbido nella carne.
La viola contorce il suo lume
sui fianchi duri dell'ontano,
e si specchiano nell'azzurro fumo
dell'acqua del mio cuore avaro.
Io sono una viola e un ontano,
il freddo e il tiepido nella carne