Rainer Maria Rilke

 

Poeta Austriaco

 

 Nacque il 4 dicembre 1875 a Praga. Morì il  29 dicembre 1926 a Valmont, Svizzera

 

Spirito irrequieto, compì viaggi e soggiorni in Russia, Francia, Italia e Svizzera.

Spesso visse del sostegno e dell’ospitalità di amici, incontrando talvolta difficoltà

economiche estreme. Infatti fu presso il castello di un’amica, la contessa Thurn und Taxis,

a Duino, che iniziò a comporre le Elegie Duinesi.

E’ considerato uno dei maggiori poeti del Novecento

 

Canto D'Amore

Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla, oltre te, ad altre cose?
Ah, potessi nasconderla in un angolo
perduto nella tenebra, un estraneo
rifugio silenzioso che non seguiti
a vibrare se vibri il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me, insieme ci prende come un arco
che da due corde un suono solo rende.
Su qual strumento siamo tesi, e quale
violinista ci tiene nella mano?


Il Prigioniero
II

Pensa, se ciò che ora è cielo e vento,
e aria alla tua bocca e chiarore al tuo occhio,
divenisse di pietra, tranne quel punto minimo
dove sono il tuo cuore e le tue mani.
E ciò che ora in te ha nome domani,
più tardi, e l'anno prossimo, e oltre -
divenisse in te piaga e denso pus,
e suppurasse, e mai più fosse alba.
E ciò che fu, impazzito,s'aggirasse
delirando entro te, la cara bocca
che mai rise, schiumante di risate.
E ciò che fu Dio fosse soltanto il tuo guardiano
e otturasse l'ultimo buco, perfido,
con l'occhio sporco. Ma tu fossi vivo.


 

La Morte Del Poeta

Giaceva. Sopra i ripidi cuscini
il suo volto s'ergeva pallido di rifiuto
da quando il mondo e questo suo pensarlo
- scisso ormai dai suoi sensi - in grembo all'anno
indifferente era ricaduto.
Non seppe mai, chi lo vedeva vivere,
com'era in ogni cosa uno e indiviso, poichè tutto,
queste profondità con questi prati
e queste acque erano il suo viso.
Oh, il suo viso era questo spazio immenso
che ancora in lui si cerca e a lui si tende,
e la sua maschera che l'agonia dissolve
è aperta e tenera come l'interno
di un frutto che all'aria si corrompe.

La Cattedrale

In quelle piccole città ove in cerchio vecchie case
stanno come baracche di una fiera accovacciate,
chi di lei con spavento s'accorge, all'improvviso
chiude le sue botteghe e intento e muto,
tacendo i gridi, fermatisi i tamburi,
tende in alto le orecchie alla sua voce -;
mentr'essa, sempre calma dentro il vecchio
panneggio dei suoi contrafforti si erge
e delle case nulla sa:
n quelle piccole città si vede
come le cattedrali eran cresciute alte
sul mondo circostante. Il loro sorgere
tutto sopravanzava, come cose
troppo vicine all'occhio sempre eccedono
l'orizzonte della nostra esistenza,
quasi non accadesse altro e il destino
fosse quello che in loro oltre misura,
pietrificato per durare, cresce;
non ciò che è in basso nelle oscure vie
attinge al caso e porta un qualche nome
come il bambino porta il verde e il rosso
del grembiule ed altra tinta che si trovi.
Allora in questi bassi c'era nascita,
impeto e forza erano in quell'ascendere
e ovunque amore come pane e vino,
e ai portali le voci del lamento amoroso.
Esitava la vita al suon dell'ore e nelle torri
che colme di rinunzia a un tratto più
non ascendevano, c'era la morte.

Dio Nel Medio Evo

E lo avevano tratto dalla propria sostanza,
e vollero che fosse e giudicasse,
e infine come pesi gli sospesero
(per impedire la sua ascesa al cielo)
carico e massa delle loro grandi
cattedrali. E egli doveva solo,
ruotando sopra i suoi numeri immensi,
scandire l'ora e come un orologio
dar segni alle opere del loro giorno.
Ma ad un tratto entrò in pieno movimento
e il popolo della città atterrita
dalla sua voce lo lasciò - staccata
la suoneria - seguitare il cammino
e fuggì via dal suo quadrante.

Tardo autunno a Venezia

La città più non fluttua come un'esca
a captare ogni giorno che s'affacci;
ora al tuo sguardo i vitrei palazzi
dànno un suono più crudo. E dai giardini penzola

l'estate come marionette in mucchio,
a testa in giù, estenuate, uccise.
Ma dal fondo, da antichi scheletri di foreste,
una volontà sale, come se l'Ammiraglio

dovesse in una notte raddoppiare le galere
nell'Arsenale in veglia a incatramare
già la prossima brezza mattutina

con una flotta che a forza di remi
avanza e empiendo il giorno di pavesi
prende il gran vento, raggiante e fatale.


 

Requiem


Noi quando amiamo
abbiamo solo questo da offrire:
lasciarci;
perché trattenerci è facile,
e non è arte da imparare.



Canto del mare


Soffio antichissimo del mare,
vento del mare a notte:
a nessuno tu vieni;
per chi vegli
resisterti
è una prova:
soffio antichissimo del mare


Jardin du Luxembourg

Con un tetto e con la sua ombra gira
per breve ora la giostra dei cavalli
multicolori, tutti del paese
che lungamente tarda a tramontare.
Molti sono attaccati alle carrozze,
eppure tutti hanno un cipiglio fiero,
e un feroce leone, tinto in rosso, va con loro,
e a quando a quando un elefante bianco.

Perfino un cervo c'è, come nel bosco,
ma porta sella e, fissa alla sua sella,
una minuscola bambina azzurra.

E cavalca il leone un bimbo bianco
tenendosi ben fermo con la mano che scotta,
mentre il leone scopre lingua e zanne.

E a quando a quando un elefante bianco.

E passano su cavalli anche fanciulle
in vesti chiare, quasi troppo grandi
per questi giochi e nella corsa alzano
lo sguardo in su, verso noi, chi sa dove-

E a quando a quando un elefante bianco.

E il tutto va e s'affretta alla sua fine,
e gira e gira in cerchio e non ha meta.
Un rosso, un verde, un grigio che balena,
un breve, appena abbozzato profilo-.
E ogni tanto rivolto in qua, beato,
un sorriso che abbaglia e che si dona
al cieco gioco che ci toglie il fiato...

Infanzia

SI dovrebbe riflettere a lungo per parlare
di certe cose che così si persero,
quei lunghi pomeriggi dell'infanzia
che mai tornarono uguali - e perchè?
Dura il ricordo -: forse in una pioggia,
ma non sappiamo ritrovarne il senso;
mai fu la nostra vita così piena
di incontri, di arrivederci, di transiti
come quando ci accadeva soltanto
ciò che accade a una cosa o a un animale:
vivevamo la loro come una sorte umana
ed eravamo fino all'orlo colmi di figure.
Eravamo come pastori immersi
in tanta solitudine e immense distanze,
e da lontano ci chiamavano e sfioravano,
e lentamente fummo - un lungo, nuovo filo-
immessi in quella catena di immagini
in cui duriamo e ora durare ci confonde.

Volafarfalla

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