Tanto,
tanto tempo fa una dea camminava ai bordi di una nuvola
argentata
portando con sé una grossa anfora.
All’improvviso guardò verso il basso, poi versò il contenuto
dell’anfora sulla Terra:
era un liquido rosso, il quale, a contatto con il suolo, si
trasformò in ferro.
La prima cosa che il ferro fece, appena nato, fu quella di
correre a salutare il fuoco,
ma il fuoco, geloso e prepotente, gli fece una cattiva
accoglienza.
Sibilando e scoppiettando cercò di avvolgerlo in un cerchio di
fiamme
per sottometterlo alla sua volontà.
Il ferro, che aveva un carattere timido e pacifico, si tuffò in
un lago e poi corse a
nascondersi sotto le radici di una betulla.
Il fuoco, implacabile, bruciò l’albero dalla bianca corteccia,
raggiunse il ferro,
lo trascinò via e lo consegnò agli uomini.
Ma un fuoco ben più terribile, quello dell’avidità e del potere,
bruciava nel cuore degli uomini:
fu per questo che il ferro, amante della pace e dell’armonia,
venne usato suo malgrado per costruire armi terribili.
Ed è per questo che, ancora oggi, sparge spesso sulla Terra
dolore e rovina.
Volafarfalla
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