Le 500 in abito firmato
La Fiat, subito dopo avere presentatato la 500 di serie, si apprestò a fornire ai più abili artigiani
le scocche nude da carrozzare per creare interesse e rilanciare l'immagine della vettura.
La vendita degli autotelai iniziò in settembre; nel novembre del 1957 Francis Lombardi,
Frua, Zagato, Moretti, Siata, Ghia, Pininfarina, Vignale, Viotti, Savio e Canta presentarono
le loro creazioni.
Pininfarina e Zagato proposero berlinette sportive molto simili fra
loro che erano vere e proprie miniature delle classiche Gt all'italiana. La 500 di Pininfarina
rimase esemplare unico, quella che venne prodotta fu la 500 di Zagato che adottò
meccanica Abarth e collezionò molte vittorie sportive.
La 500 di Ghia fu una delle proposte più significative.
Fu adattata per un uso nel tempo libero
mediante l'asportazione del tetto e delle porte.
I sedili vennero realizzati in vimini per consentirne l'utilizzo anche con il costume bagnato.
La 500 "Jolly" di Ghia fu acquistata da molti personaggi celebri del mondo della finanza e
dello spettacolo.
Anche la 500 che Francis Lombardi presentò nel 1957 non aveva vere e proprie portiere.
Per il suo costo rimase esemplare unico così come la 500 di Savio, che ripeteva la linea
pur avendo le portiere.
Va citata anche la 500 di Frua.
Si tratta di una vettura da spiaggia la cui nota stilistica
erano i fari arretrati per evocare le luci di via dei motoscafi.
La piccola cabriolet della Siata invece aveva un impronta sportiva, con una grande griglia sul frontale
che suggeriva la presenza di un potente motore.
Nella coda le pinnette all'americana erano
appesantite da tre finte prese d'aria circolari.
Molto raccolta e proporzionata apparve la 500 coupè di Canta, nella quale gli unici
elementi discutibili erano le barre cromate anteriori che formavano un trapezio in contrasto
con le linee curve di tutto il resto.
Negli anni sessanta con il successo della vettura di serie, calò drasticamente la produzione
di carrozzate. Fra le concause della caduta d'interesse vi fu il successo della Bianchina, una
fuoriserie prodotta dalla Autobianchi su disegno di Luigi Fabio Rapi.
Tra le rare 500 fu molto interessante la piccola spider di Viotti del 1961. Le caratteristiche
di questa vettura furono i particolari fari a "occhi di rana" e il parabrezza scendente.
Due anni dopo i carrozzieri Sibona & Basano crearono la 500 Decathlon utilizzando per la prima volta
della vetroresina. Nel 1964 fu il turno di Francis Lombardi con una 500 Coupè chiamata
Coccinella.
Le linee penetranti del frontale e il padiglione che scendeva sulla coda davano
alla piccola vettura un aspetto sportivo e filante, purtroppo la sua carrozzeria era più
pesante dell'originale.
Ancora più interessante dal punto di vista commerciale fu la Gamine
di Vignale, che ebbe consistente seguito produttivo soprattutto nel mercato francese. Nella Gamine il riferimento stilistico
al passato non fece capo a nessuna vettura concreta.
Fra le 500 carrozate non dobbiamo dimenticare le elaborate che ebbero larga diffusione
in quegli anni. I carrozzieri, pronti a interpretare le esigenze del pubblico, inventarono
le elaborate, nelle quali la ricchezza di fregi cromati, la verniciatura accurata spesso bicolore,
i ritocchi stilistici e l'allestimento interno davano una sensazione di opulenza sconosciuta
alle utilitarie originali.
Le modifiche giustificavano l'aumento di prezzo e una rete commerciale parallela provvedeva
a rendere disponibili le "elaborate" in pronta consegna. Il modello che ebbe maggior successo fu
la 500 My car di Francis Lombardi.
L'indovinata scelta di accessori ne aumentava
la piacevolezza d'uso per l'automobilista esigente. Era dotata di tinte metallizzate, una
griglia cromata sul frontale, i finestrini posteriori apribili a compasso e la plancia rivestita
in plastica nera. L'abilità posteriore in senso verticale era migliorata per la particolare
forma del tetto. Francis Lombardi
creò
anche la 500 "Maggiolina" ma non ebbe un seguito produttivo per gli elevati costi di costruzione.
Un capitolo a parte fra le 500 carrozzate
è costituito dalle fuoristrada. I primi a scoprire le qualità da fuoristrada della
500 furono gli agricoltori. L'eccezionale mobilità della vettura sui terreni diffici
traeva origine dal peso ridotto e dalla motricità garantita dal motore posteriore a sbalzo
il cui peso gravava totalmente sulle ruote posteriori. La prima 500 fuoristrada fu la Savio Albarella sorella
minore della fortunatissima Jungla su telaio 600. Ben più serio fu il "Ranger" della Ferves di Torino.
Dotato di meccanica 500, il veicolo aveva uno specifico telaio in profilati d'acciaio rivestiti
da una compatta carrozzeria in lamiera d'acciaio assemblata mediante chiodatura. Vennero modificate le
misure delle carreggiate in funzione della maggior larghezza delle ruote, che erano più
piccole di diametro per fornire una maggiore demoltiplicazione. Il passo fu ridotto per migliorare
la manovrabilità e l'altezza da terra fu aumentata. Venne prodotto anche in versione
da lavoro denominato "Cargo" con 300Kg di portata utile. L'aspetto della carrozzeria e le
finiture della vettura era piuttosto spartana ma una cura inconsueta fu posta nella realizzazione
del cruscotto, che venne dotato di contagiri e di molte spie.
Nei prototipi del 1967 la trazione
era assicurata dalle sole ruote posteriori, mentre dal 1968 la trazione poteva avvenire su
tutte e quattro le ruote mediante un comando azionabile anche in marcia.
|