Concilio Vaticano II – Gaudium et Spes


 

Il pontificato di Giovanni XXIII (1958-1963) costituì una svolta nella linea della Chiesa cattolica rispetto alla prima metà del Novecento. Il suo predecessore, Pio XII, aveva retto la Chiesa durante il ventennio fascista e, soprattutto, durante la Seconda guerra mondiale. In una Italia debole e povera l'autorità religiosa era sempre più un punto di riferimento per un popolo che voleva risollevarsi dalle macerie.

 

La Chiesa di Pio XII mostrava una linea intransigente nei confronti della politica, tanto da porsi in netta contrapposizione con i comunisti e favorendo l'ascesa della Democrazia Cristiana.
Gli anni Cinquanta, in Europa, costituirono il momento di massima tensione tra il blocco occidentale e quello sovietico. La guerra fredda testimoniava una conflittualità fortissima che poteva portare, in ogni momento, al ritorno alle armi per affermare il predominio di uno dei due schieramenti.

 

La Chiesa di quegli anni fronteggiò con il blocco occidentale i paesi comunisti, portatori di una dottrina "blasfema" perché fondata sull'ateismo e sul materialismo, antitetica al cristianesimo.
Giovanni XXIII, dopo un avvio di pontificato all'insegna della continuità con il suo predecessore, avviò un processo di modernizzazione della Chiesa; introdusse una linea più morbida nei confronti dei soggetti laici o comunque non cattolici: una linea improntata al dialogo e al generale rinnovamento delle istituzioni da lui presiedute. Gli anni Sessanta, nel panorama internazionale, si presentavano come anni di transizione e di cambiamento, i venti di guerra si erano ammorbiditi e soprattutto le nuove generazioni si facevano portatrici di nuovi ideali di libertà e di emancipazione da ogni autorità oppressiva.

 

Kennedy era il primo presidente cattolico della storia degli Usa, mentre dall'altra parte Krusciov, dopo il terribile Stalin, cercava di porre fine alla guerra fredda attuando una strategia politica improntata ad una maggiore apertura nei confronti dell'Occidente. Giovanni XXIII colse in pieno lo spirito dei tempi e diventò il collettore del dialogo tra i popoli. Suo l'appello agli "uomini di buona volontà" per la costruzione della pace nel mondo, suoi gli incontri diretti con Kennedy da una parte e dall'altra con la figlia di Krusciov. Per il Papa il dialogo con chi era di idee anche religiose diverse non solo era possibile, ma era un dovere.

La strategia politico-culturale di Giovanni XXIII culminò nel 1962 con l'istituzione del Concilio Vaticano II, 400 anni dopo il Concilio di Trento, all'indomani della Riforma protestante.
Il Concilio II, durato tre anni, cercò di "ringiovanire" la Chiesa, eliminandone la struttura chiusa e autoreferenziale che fino a quel momento aveva fatto solo i conti con la sua tradizione. L'ordine del giorno fu proprio la necessità di dare risposte alle novità del secolo, partendo dalla condizione degli uomini e dai loro bisogni reali, materiali ed etici.

La "nuova Chiesa" si fece portabandiera del rispetto della dignità, della libertà e dei diritti delle persone di ogni popolo, religione, estrazione sociale e culturale. Con un occhio di particolare riguardo ai giovani e alla loro connaturata energia, esortandoli a costruire una società più giusta e umana.

Punto centrale del Concilio Vaticano II è la “Gaudium et Spes” con cui la Chiesa si apre al mondo contemporaneo, chiudendo un periodo di rottura e di conflitto e avviando con tutti gli uomini un dialogo sui problemi del mondo contemporaneo. Gaudium et Spes è una delle Costituzioni del Concilio, raccoglie i principi dottrinali che relazionano la Chiesa con il mondo degli uomini. In essa viene esposto il pensiero sull’uomo, sulla dignità della persona umana, sul peccato e sulla dignità della coscienza morale.

Affronta i problemi del mondo attuale derivanti dall’evoluzione della conoscenza e delle attività creative dell’uomo, che involontariamente si ripercuotono sui suoi giudizi e sui suoi desideri, riuscendo a condizionarne il modo di agire. Nello sforzo di ampliare la sua potenza non sempre l’uomo riesce a sfruttare le conoscenze acquisite in quanto, malgrado le tante ricchezze a disposizione, spingono verso nuove forme di individualismo. Il più amplio scambio di idee porta, da un lato la libertà, ma a seconda delle differenti interpretazioni, può assumere un significato perverso.

La Chiesa sente profondamente queste tematiche e tenta di fornire una risposta alla luce della rivelazione Divina con cui si ridà una dignità all’essere uomo, perché la rivelazione insegna che l’uomo è ad immagine e somiglianza di Dio, capace di conoscere e di amare, in grado di governare la natura, ma anche nato per relazionarsi con gli altri uomini.

Il matrimonio è la più alta relazione tra esseri umani; nel mondo contemporaneo la famiglia viene molte volte bistrattata ed emarginata. È necessario che tutta la società si adoperi per il bene della famiglia e per il rispetto della vita, tante volte messa da parte per egoismo ed individualismo.

Nella Gaudium et Spes si mette in risalto la promozione della cultura come crescita spirituale dell’uomo all’interno della società. Lo sviluppo della società che ne deriva deve essere al servizio dell’uomo e per l’uomo. Da ciò deriva che il cristiano deve essere partecipe della vita politica della società come appartenente alla comunità cristiana, promuovere la pace e la concordia tra le nazioni nel dialogo e nel rispetto reciproco.

 

Relatori

Arrigo Gino

Curreri Francesco

Liotta Antonino