SECONDO ALTARE a sinistra

 

L’altare è opera degli scultori G. e G. Mattiussi,
Pala: ALESSANDRO VAROTARI detto "il Padovanino"
(Padova 1588 - Venezia 1648) Madonna di Loreto
con i Ss. Giovanni Battista e Nicolò (o Pietro Alessandrino?).
Misure: cm 253x130 Restauri: Giancarlo Magri 1985

Bello doveva essere il duomo di San Vito alla fine del500, ornato com’era da tanti dipinti dell’Amalteo e sfarzoso per gli stucchi e gli intagli dorati; certamente esso emergeva per ricchezza fra le altre chiese di San Vito. Scampato alla distruzione del 1546, esso sopravvisse per altri due secoli e fu abbellito nel600 da una pala del Padovanino che gli era stata commissionata dagli Altan, per i quali sembra abbia eseguito anche altre opere. Alessandro Varotari detto il “Padovanino” aveva eseguito anche “due quadri bislunghi” per la medesima chiesa, secondo quanto afferma lo Joppi, che sono purtroppo andati perduti. La tela rimastaci è posta, come un tempo, sull’altare di cui gli Altan avevano il giuspatronato. Questa tela fu tagliata nel Settecento per adattarla al ricostruito altare.
La Madonna, ornata da un ricco diadema e avvolta in un mantello bianco, è posta in alto, al centro della composizione, dentro una nicchia come fosse una statua; ai suoi lati Santi di “debole nervatura” (Rizzi). A sinistra S. Giovanni Battista sembra bloccato in una contorta genuflessione (Rizzi); a destra S. Pietro Alessandrino (forse S. Nicolò?) con ampio manto rosso tiene nella mano destra il lungo pastorale, che divide obliquamente la tela in due parti. Il santo, scorciato magistralmente, è atteggiato “in una compostezza formale e fredda” (Pallucchini). Al centro un putto con agnello in cui “la vena antimanieristica del Padovanino trova accenti felici” (Rizzi). Secondo il Rizzi questa è un’opera probabilmente tarda, da porsi fra il 1630-40 e afferma che essa, come le altre opere friulane del Padovanino, “nell’economia dell’attività dell’artista... anche per situazioni cronologiche”, ha “un peso importante perché segna - con le altre - alcune tappe decisive del suo linguaggio pittorico”. Lo stesso autore inoltre ne ammira anche lo zampillare del colore, pur notando che l’impostazione della pala
è arcaicizzante.
L’Altare fu fatto costruire da Lelio II Altan; ha finissimi marmi tra cui due colonne di verde antico molto stimate, ed un paliotto a pietre rare, incastonate. E’ stato restaurato nel 1991 dal sig. Eugenio Nonis di San Giovanni di Casarsa, come diremo alla fine. Il Tabernacolo conteneva le Reliquie del sangue di S. Bernardino da Siena, ora custodite insieme con i reliquiari del Duomo nell’apposita nicchia a destra del presbiterio. Ai lati dell’altare, due lapidi in marmo carrarese ricordano la visita ed il miracolo
di S. Bernardino da Siena. Iscrizione a sinistra:


D. BERNARDINO SENENSI

CUI ANTE TRIA FERE SAECULA

IN ALTANORUM AEDIBUS DIVERSANTI

SANGUIS E NARIBUS PROFLUXIT

HENRICUS ALTANUS

S. R. I. AULAEQ. CAESAREAE

ET SALVAROLI COMES

SACRUM ILLUM AB ATAVIS COLLECTUM

CRUOREM VENERATUS

IMPAR MONUMENTUM D. D.


Traduzione:


A San Bernardino da Siena

che circa tre secoli fa

mentre alloggiava nella casa degli Altan

ebbe emorragia nasale

Enrico Altan

conte del S. R. Impero e del palazzo imperiale

e (conte) di Salvarolo

avendo in venerazione quell'augusto sangue

raccolto dagli antenati

questo modesto monumento dedicò.

 

Iscrizione a destra:

 

ANTONIUS ALTANUS

EX OPPIDO S. VITI

URBINATIUM EPISCOPUS

POST VARIAS OBITAS LEGATIONES

A NICOLAO V PONT. MAX.

IUSSUS FUIT

IN D. BERNARDINI MIRACULA

QUORUM FAMA LATE PERCREBUERAT

DILIGENTIUS INQUIRERE

JOSEPHUS ALTANUS EQ. HIER.

HOC REI MONUM. POS.

 

Traduzione:

 

Antonio Altan (+ 1453)

della città di San Vito

Vescovo di Urbino

dopo aver compiuto gli incarichi di molte legazioni

da Niccolò V Pontefice Massimo

fu comandato

di procedere diligentemente ad un'inchiesta

circa i miracoli di San Bernardino

la cuzfama si era largamente diffusa.

GiuseppeAltan (+ 1782) Cavaliere di Gerusalemme

questo ricordo del fatto pose.

 

Iscrizione sotto il tabernacolo:

PETRI ALEXANDR. ANT. AB. BERNARD. SEN. LIPSANA

ALTHANAE FAMILIAE RELIGIO CONDIDIT

ANNO MDCCLVI

Traduzione:

Le r-eliquie di Pietro d’Alessandr-ia, Antonio Abate (e)

Bernardino da Siena

la pietà della famiglia Altan ripose

nell'anno 1756.

 

In proposito del miracolo di S. Bernardino, ricordato dall'altare degli Altan, così si legge in R. ZOTTI, S Vito nella Storrà - Uomini e Famtglzé notabr7i, Sacile 1926:

"Dicesi che passando egli (S. Bernardino) per S. Vito per recarsi ad Udine nell'estate del 1446 fu ospitato dai Signori Altan ed essendo la stagione calda, ed essendo per il viaggio il santo Uomo riscaldato, li corse il sangue dal naso, qual sangue fu da una Gentildonna di quella Casa raccolto in una Ampolla, e con gran devozione fra le sue più care cose in una cassetta riposto.

Un giorno mentre la gentildonna pregava vide che dalla cassetta, per sotto il coperchio uscivano raggi di fuoco; spaventata aprì la cassetta ma non vide nulla. La rinchiuse e si ripetè il miracolo. Si seppe poi che in quello stesso giorno San Bernardino era morto ad Aquila.

Onde essendo tutto il successo ai sacerdoti riferito, fu da quelli con bella e solenne pompa e riverenza portato detto sangue dalla Casa alla Chiesa. Ed in memoria di questo fatto ancora oggi si fa una processione, e si porta intorno quel Sangue nel giorno, che si celebra la solenne festività li 20 di maggio di questo glorioso santo".

 

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