PAPASIDERO
uno spettacolo della natura
Dopo la caduta dell'Impero Romano (476 d.C.), la Calabria passò sotto il dominio dell'Imperatore d'Oriente e vi rimase per tutta la seconda metà del primo millennio.
L'influsso bizantino è ancora documentabile nei residui culturali della popolazione, ma anche nelle testimonianze artistiche.
L'uso delle immagini per i monaci bizantini rivestiva un valore didattico-didascalico. Per le icone essi furono disposti a subire la persecuzione iconoclasta dell' VIII secolo e a fuggire nell'Italia meridionale dove fondarono i più importanti centri di vita monastica.
Uno di questi grandi centri basiliani fu la valle del Mercurion, come era allora chiamato il fiume Lao.
In tutto il territorio di Papasidero sono molto numerose le vestigia di questa antica presenza: dal nome dei luoghi, alle derivazioni linguistiche di molte parole dialettali, all'affresco del Santuario della Madonna di Costantinopoli, a quelli ben conservati nella Cappella di S. Sofia, a quello che si può ammirare nella cappella di S. Anna al Cimitero e a quelli che ancora si possono incontrare, riprodotti sulla roccia, lungo un sentiero che costeggiano il fiume Lao.
Al XVII secolo è ascrivibile l'attuale impianto del Santuario della Madonna di Costantinopoli, addossato alla roccia che precipita sulla riva destra del fiume Lao, in un incantevole scenario naturale.
La pianta è a T, a tre navate e tre campate scandite da archi a tutto sesto, poggiati su pilastri quadrati.
A destra dell'edificio svetta un tozzo campanile a base quadrata e cuspide a piramide.
La chiesa si raggiunge attraverso un ponte, fatto costruire nel 1904 da Nicola Dario, sopra la campata, ancora visibile, di quello medioevale.
Nell'interno si conserva un affresco di circa 2x3 metri che rimanda ad uno standardizzato filone iconografico della pittura controriformista meridionale
Altri affreschi del periodo bizantino si possono ammirare nella cappella di Santa Sofia: una costruzione a pianta leggermente trapezoidale, di 5 metri quadrati di superficie, che si trova incastonata tra le antiche case dell'abitato.
Il minuscolo locale conserva un altare settecentesco
e un ciclo di affreschi, probabilmente di autori locali, che utilizzano canoni assai vicini al gotico cortese e alla pittura toscana del Trecento.
Sulla parete centrale è raffigurata la Pietà con a sinistra S. Apollinare e a destra le Ss. Caterina e Lucia;
sulla parete sinistra S. Sofia e i Ss. Pietro e Paolo:
sulla parete destra i Ss. Biagio e Rocco e la Vergine di Costantinopoli in trono:
L'affresco conservato nella Cappella di Sant'Anna sita all'interno del recinto murario del Cimitero di Papasidero è rimasto per decenni totalmente sconosciuto nella sua reale dimensione e e nel suo effettivo contenuto
L'occasionale sterro del pavimento per lavori di rifacimento ha permesso di mettere in luce un dipinto racchiuso in un'ampia lunetta scavata nella parete centrale della cappella e divisibile in due distinti piani pittorici e narrativi. A sinistra è raffigurata una partoriente distesa su un letto a baldacchino drappeggiato e a destra (particolare riprodotto a lato) tre donne che si occupano del neonato.
Il gruppo attorno al neonato si rivela di fattura decisameente elevata rispetto all'altra parte del dipinto decisamente meno dettagliata forse perché ritenuta di secondaria inportanza narrativa.
Il dipinto pare risalire al 1705 ed è contenuto in un edificio certamente prreesistente alla costruzione della cappella attuale che è parte integrante dell'impianto cimiteriale fatto costruire nel 1908 dal benefattore papasiderese Nicola Dario.
In un luogo aspro, protetto da un riparo roccioso, lungo un viottolo che costeggia il fiume Lao, si può ammirare un dipinto del X-XI secolo:
Proseguendo lungo il sentiero, a volte impervio, ma sempre affiancato da paesaggi cangianti e suggestivi, si possono incontrare altre manifestazioni della fede popolare, come l'effigie che segue, opera di qualche antico artista del luogo.