Padre Pio

La folla acclama Pio, il San Francesco del 21° secolo

Trecentomila fedeli, che avevano invaso San Pietro sin dall’alba, hanno assistito sotto un sole asfissiante alla canonizzazione di Padre Pio: San Pio si festeggerà il 23 settembre. La cerimonia è stata officiata dal Papa che ha defenito il frate di Pietrelcina santo perché «generoso dispensatore di misericordia». Una sorta di San Francesco del ventunesimo secolo. Una prolungata ovazione dell’immensa folla ha salutato il culmine della cerimonia: un frate e una suora hanno collocato vicino all’altare una reliquia del nuovo santo. In piazza c’era anche il piccolo Matteo salvato da una forma di meningite fulminante grazie alle preghiere che i genitori hanno rivolto a Padre Pio.

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IL RITO A SAN PIETRO   Wojtyla esalta il Frate  e gli dedica una preghiera.                                                        Ma fa smentire che gli abbia predetto il Pontificato


Trecentomila uniti in un applauso. Che dalla piazza gremita fino a via della Conciliazione ed oltre, interminabile si protende verso il cielo terso sopra san Pietro. Picchia il sole fin dalle otto del mattino. Due ore dopo diventa spietato, ma che fa. Padre Pio è santo. Sono quasi le dieci e mezzo quando Karol Wojtyla ha finito di pronunciare in latino la formula di canozzazione («dichiariamo e definiamo Santo il Beato Pio da Pietrelcina»): il frate già beato tre anni fa, il 2 maggio del 1999, arriva così agli onori degli altari universali. E la sua festa «in forma solenne e obbligatoria» sarà il 23 settembre, giorno della morte. Quasi richiama una sorta di san Francesco del nuovo millennio, il padre Cappuccino che sorride alla folla dall’effigie sulla Loggia della Basilica mentre un frate e una suora subito depongono accanto sull’altare alcune reliquie del frate. In una forte chiave d’attualità il Papa lo indica come sintesi ed esempio di «umiltà, preghiera e carità». Al di là degli eccessi miracolistici che rischiano poi di essere la degenerazione della devozione popolare. Prova ne sia anche la smentita che a nome dello stesso Giovanni Paolo II padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ha tenuto a fare proprio nel giorno della canonizzazione su una presunta profezia del frate, secondo la quale Wojtyla sarebbe assurto al soglio pontificio: «Il Papa ha smentito di aver ricevuto da padre Pio la profezia che un giorno sarebbe diventato Papa».
Dalla leggenda, appena una delle innumerevoli, alla cronaca di un giorno che si fa storia, la gioia di chi crede così come l’ammirazione pure suscitata da padre Pio in tanti laici, può finalmente esprimersi tutta. E che la si guardi dall’alto del Braccio di Carlo Magno, quasi sul sagrato della Basilica, o molto più da lontano, addirittura da Castel Sant’Angelo dove ancora si assiepano gruppi, identico è il tripudio di suoni e colori in quest’oceano di folla che agita cappellini e ombrelli o copricapo di fortuna. I più previdenti, e come altrimenti, sono cardinali e alti prelati in prima fila che si riparano sotto ombrelli maxi, immense cupole biancogialle, i colori del Vaticano.
Ma lui, il Papa dei monti Tatra che il caldo non ha mai amato troppo, mostra invece di reggerlo bene. Si risparmierà solo di somministrare la comunione, ma il piccolo Matteo Colella, il bambino miracolato dalla meningite fulminante, la riceve ugualmente sul sagrato a due passi dal pontefice. Che prima della Messa solca in papamobile la folla, così come farà alla fine della celebrazione, salutando e contraccambiato tra le acclamazioni. Con voce chiara e molto meno stanca che in altre occasioni scandisce il rito della santificazione. Cosa ancora più significativa, legge personalmente e per intero l’omelia concedendosi anche il gusto di sempre per un fuori programma a braccio: quando, riferendosi alla instancabile attività di confessore svolta da padre Pio, rivela di «aver avuto io stesso il privilegio dentro i miei anni giovani, di approfittare di approfittare di questa sua disponibilità alla penitenza». Un amarcord che riconduce al ’47, quando Karol Wojtyla studiava a Roma e volle recarsi a San Giovanni Rotondo. Aveva appena 27 anni, il futuro Papa che al termine dell’omelia pronuncia anche una preghiera, la prima per il nuovo Santo da lui personalmente composta.
Ed è una invocazione ai valori chiave della fede cristiana che riassumono la portata universale assegnata dalla Chiesa cattolica alla complessa e di sicuro travagliatata vicenda umana e spirituale del santo numero 457 proclamato da questo pontefice. Padre Pio - chiede infatti Wojtyla - insegni «l’umiltà di cuore, la preghiera senza mai stancarci, uno sguardo di fede capace di riconoscere nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Gesù, il sostegno nell’ora del combattimento e della prova, permettemdoci se cadiamo di conoscere il perdono»; e ancora, di trasmetterci «la tenera devozione verso Maria» e di accompgnarci «nel pellegrinaggio terreno verso la patria beata dove speriamo di giungere anche noi».
Parole intense del Papa tante volte poeta. E altrettanto incisivo e denso di spunti sulla figura anche controversa del frate Wojtyla si rivela poco prima durante l’omelia tracciando la traiettoria del frate di Pietrelcina: laddove afferma che «ha cercato una sempre maggiore conformità al Crocifisso»; che «è stato sintesi di preghiera e carità» e perciò «esempio» per i sacerdoti di oggi. Motivi che riprendono e rilanciano la riflessione avviata da Wojtyla su padre Pio già in occasione della sua beatificazione il 2 maggio di tre anni fa: allora, alla vigilia del Giubileo, il Papa lo additò come esempio anche per la pace nel suo essere stato «balsamo» per tanti sofferenti. Oggi è alla dimensione dell’impegno spirituale e caritativo troppo spesso latitante che Giovanni Poalo II punta. E senza enfasi su polemiche innescate da episodi controversi. Nessuno più di Wojtyla ha voluto padre Pio santo, accelerandone le tappe: gli basta poter affermare che «la vita e la missione di padre Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità».

Fabio Scandone

da il Mattino del 17 giugno 2002                   

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Nell’afa un brivido: fermato un giovane  troppo vicino al Papa

Hanno dovuto coprirsi anche loro con ombrelli e cappellini. Ma nessuno ha voluto rinunciare ad assistere alla cerimonia di canonizzazione del Frate con le Stimmate. Lunga la lista delle personalità politiche e istituzionali presenti ieri in Piazza San Pietro: il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, accompagnato dal sottosegretario Gianni Letta e dal presidente della Commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva. Presenti anche il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, il vicepresidente del Csm, Giovanni Verde, oltre al senatore Giulio Andreotti. Diversi anche i ministri: Rocco Buttiglione, Enrico La Loggia, Lucio Stanca, Maurizio Gasparri, Girolamo Sirchia, Mirko Tremaglia. Presenti anche i presidenti delle Regioni Lazio, Francesco Storace; Puglia, Raffaele Fitto; e Campania, Antonio Bassolino, accompagnato dall’assessore al Turismo, Teresa Armato.
Stop al tedesco. Ha cercato di avvicinarsi al Papa poco prima della conclusione della cerimonia in Piazza San Pietro, ma le forze della sicurezza vaticana lo hanno immediatamente bloccato e allontanato dal palco. L’uomo, circa 30 anni, incensurato e in possesso di un regolare biglietto, avrebbe soltanto voluto abbracciare il Pontefice.
Le acrobazie delle suore. In due, abito bianco, hanno seguito la canonizzazione di Padre Pio da una posizione di visuale privilegiata su Piazza San Pietro. Le suore, infatti, sono salite fino sul tetto di un edificio di via Rusticucci, che sbocca su via della Conciliazione. Le due religiose, pur in mezzo a un gruppo di tralicci, si sono trovate ad una altezza superiore rispetto a quella del braccio di Carlo Magno, sul lato sinistro del colonnato che avvolge piazza San Pietro e sul cui terrazzo sono stati fatti salire i circa duecento giornalisti accreditati.
I record. Duemila pullman, dieci treni, 310mila persone trasportate con i mezzi pubblici fino al Vaticano, 781 bagni installati, mille agenti in servizio d’ordine, altrettanti volontari, 12 megaschermi installati, 500 interventi di soccorso, 350mila litri d’acqua distribuiti. Ma a misurare l’affluenza di pellegrini ieri a Roma c’è anche la quantità di rifiuti che l’azienda municipale ha raccolto a conclusione della manifestazione. Cento e 80 tonnellate di scarti vari, in prevalenza bottiglie e contenitori di bibite, giornali, materiale cartaceo, resti di cestini da viaggio. La raccolta, cominciata subito dopo la fine della cerimonia, si è conclusa entro le 18.
Gli intrusi. Sono finiti in manette undici borseggiatori. Tra loro sei nomadi minorenni, di nazionalità bosniaca, sono stati arrestati in flagranza di reato mentre stavano cercando di derubare una turista toscana. Stessa sorte è toccata a una loro connazionale di 18 anni, che aveva preso di mira una cittadina francese di 61 anni.

 

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 E da Napoli in viaggio fin dall’alba per poter dire «C’ero anch’io»

La macchina organizzativa per “il giorno di Padre Pio” inizia all’alba, quando dalle piazze di Napoli partono decine di bus: direzione San Pietro e San Giovanni Rotondo. In tutte le parrocchie c’è stata la celebrazione eucaristica in contemporanea con la cerimonia dell’imprimatur pontificio. Nella parrocchia di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana, il parroco, don Franco Rapullino, ha fatto giungere l’audio della diretta tv in chiesa e quando è stato scoperto il quadro del Santo, è stata incensata la terza cappella a destra dell’altare. Dalla parrocchia sono partiti cento fedeli, con due pullman, per Roma. Da Napoli e provincia sono partiti in almeno trentamila per piazza San Pietro. Solo per poter assistere alla cerimonia, nell’area riservata, sono stati prenotati dai gruppi di preghiere, dalle chiese, dalle diocesi e dalle associazioni religiose 250 mila biglietti, tra posti seduti e in piedi. Sicuramente è l’assalto più ingente alla capitale quello arrivato dal Sud. Secondo le ultime stime dovrebbero essere circa 72.548 fedeli ad aver partecipato. Sei treni speciali sono stati organizzati dalle organizzazioni religiose, di assistenza e dai volontari.

 

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TANTI PELLEGRINI RACCONTANO MIRACOLI. PRIMA COMUNIONE PER MATTEO
In piazza, per grazia ricevuta


«E mo’ ’ndove annamo. Da Padre Pio? Io nun ce credo, ma bisogna rispetta’ pure chi ce crede». Ne ha di storie da raccontare il taxista, che assicura come da 3-4 giorni ormai non faccia altro che viaggiare verso il Vaticano. Che racconta come abbia salvato dai bagarini una pellegrina venuta da Genova, disposta a comperare biglietti per l’ingresso in piazza anche a 200 euro, mentre lui, il taxista, sapeva con certezza che erano gratis. Che spiega come dalle 5 di ieri mattina abbia già trasportato 6 viaggiatori, tutti devoti del Santo da Pietrelcina. «Ce facesse almeno er miracolo de far vincere er campionato», dice mentre già si intravede il Cupolone.
Di miracoli, però, Santo Padre Pio (ma per i fedeli resterà sempre Padre Pio) ne ha fatti eccome. Bastava guardare ieri Piazza del Vaticano, Via della Conciliazione per capire la potenza del frate delle Stimmate: oltre 300mila fedeli, venuti anche dall’America e dal Giappone, alcuni in attesa già alla mezzanotte di sabato, pronti ad affrontare una mattinata da 35 gradi e oltre pur di assistere alla cerimonia di canonizzazione. E allora non sorprende che qualcuno finisca per omologare i contenitori in tetrapack dell’acqua a una sorta di reliquia, per via di quel «Padre Pio santo, 16 maggio 2002» scritto in evidenza sulla confezione. O che le maglie con l’effigie del Santo vadano a ruba, cosiccome i santini venduti a 0,3 euro e le statue da 3 a 5 euro. Un vero business quello nato attorno al Santo, con tanto di emissione di francobollo, di vendita di medagliette di varia misura, di giochi da tavola, come quel ”Padre Pio è mio: divertirsi imparando e conoscere giocando”. Sessantotto tappe per arrivare da Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, percorso che il Santo compì in 29 anni (nato nel 1887 arrivò in Puglia nel 1916) e che il gioco promette di abbreviare grazie a qualche tiro fortunato ai dadi.
C’era anche questo, ieri mattina in Via della Conciliazione, accanto agli strilloni con le edizioni speciali dei quotidiani, accanto alle rare carrozzelle che cercavano di farsi largo in mezzo alla bolgia, alla ricerca di un po’ d’ombra. Si saprà più tardi che saranno oltre 500 gli interventi di soccorso. Crisi di panico, svenimenti, disidratazione, che il getto degli idranti, entrati in funzione fin all’inizio della cerimonia, non riesce a evitare. Mancano pochi minuti alle 10 quando comincia a crescere l’applauso e sui megaschermi distribuiti lungo Via della Conciliazione si vede la Papamobile. «Che c’è? Passa Padre Pio?», dice una bambina. La piccola, anche lei pugliese, non sa che nelle prime file c’è un bambino poco più grande di lei: un bambino paffuto, un po’ frastornato dall’attenzione che in questi ultimi giorni si è fatta ancora più pressante. È Matteo Pio Colella, venuto da San Giovanni Rotondo a Roma per la sua Prima Comunione. Del resto, difficile negare che non sia un bambino speciale, lui miracolato dal Frate con le stimmate, che lo guarì due anni fa da una meningite fulminante. Ma casi analoghi, almeno a sentire la piazza, ce ne sarebbero altri: c’è Rosa, anziana, che racconta di quando ha conosciuto Padre Pio, dell’odore di rose che ha sentito e della madre che guarisce. C’è chi ha figli miracolati, fratelli salvati quando ormai i medici rispondevano che non restava altro che aspettare. «Ma aspettare che? Che mio fratello lo aiutasse Padre Pio, non la medicina», spiega Antonio, umbro 76 anni, mentre il sudore gli riga la fronte. E allora, si capisce come 300mila pellegrini, gli occhi quasi socchiusi per la stanchezza, possano aspettare ore e ore sotto il sole, seduti a terra. Come possano aspettare che arrivi il momento di applaudire quel Santo. Il loro Santo.

Maria Paola Milanesio

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