Dr Antonio Brianza  Medico Veterinario

Omeopatia,  Podologia,  Consulenza agroalimentare

Omeopatia e Medicina Integrata

Solo di recente per poter prescrivere un rimedio omeopatico ad animali è stato reso obbligatorio essere in possesso di laurea in medicina veterinaria (D.Lgs 193/2006 e 143/2007).
Prima chiunque poteva acquistare in farmacia un rimedio omeopatico e somministrarlo al proprio animale. Eppure solo relativamente questo è un passo avanti.
Sempre di recente infatti, è stato reso obbligatorio per i veterinari avere determinati titoli di studio e altri requisiti per “pubblicizzare” la propria competenza nella prescrizione di terapie omeopatiche.
Tenuto conto che nella carriera universitaria non sono previsti corsi per imparare il metodo omeopatico, ciò significa che un comune veterinario può prescrivere un rimedio omeopatico anche senza conoscere nulla di omeopatia
. Deve essere in possesso di titoli di studio specifici in materia solo per eventuali fini pubblicitari.

Si può constatare allora che se di allopatia ufficiale (fatta secondo "metodo") ce n'è una, di omeopatia ufficiale (fatta secondo "metodo"), per motivi politico-economici non vi è traccia.
L'una e l'altra disciplina richiedono anni di studio e pratica per essere applicati efficacemente, eppure legalmente ciò è previsto per l'allopatia ma non per l'omeopatia.

Perciò a tutt'oggi non viene applicata e venduta l'
Omeopatia ma le omeopatie, tante quante sono le iniziative di chi la vuole conoscere, e magari interpretare. La stragrande maggioranza di ciò che si spaccia per omeopatia è, per forza di cose,  a ragione non "cura" ma "acqua fresca".
In questi ultimi 200 anni dalla morte di Hahnemann, le Scuole di Omeopatia sono sorte nel mondo intero un po’ come le prime università nel medioevo, su iniziativa di liberi professionisti che hanno affermato le loro capacità, e propongono l’uso corretto del metodo.

 

A complicare il quadro di una medicina già molto difficile nei suoi principi per esser prescritta, vi è una plasticità intrinseca all’omeopatia che le permette di essere usata in più modi, e nello specifico tre.
Essi ricalcano un po’ il percorso di studi attraverso cui il fondatore, CFS Hahnemann, arrivò alla stesura del metodo omeopatico.

1. Il primo, l’omeopatia complessista, prevede l’uso di più sostanze contemporaneamente a dosi molto vicine a quelle molecolari.

2. Il secondo, l’omeopatia pluralista, prevede l’uso di più rimedi, somministrati uno alla volta in successione.

3. Il terzo, l’omeopatia unicista, prevede di ricavare dallo studio del caso i dati per prescrivere un solo rimedio, il più appropriato. Ciò è possibile talvolta in prima prescrizione, talora in seconda.

Le prime due offrono talora buoni risultati, troppo spesso però solo apparentemente incoraggianti, perché eliminano un sintomo ma non la sua genesi.
L’omeopatia unicista è quella più complicata da studiare, e di conseguenza la più difficile da attuare. Ma i migliori risultati (quelli a volte ritenuti miracolosi!) si ottengono con essa.
Si sa, sempre i risultati migliori si ottengono con gli sforzi più difficili.

In medicina veterinaria, come in medicina umana, l’omeopatia può essere applicata con tutti e tre i metodi.

La visita omeopatica consiste in una visita medica fisica sul paziente (quella classica), e di un interrogatorio mirato alquanto lungo, talvolta di mezzora o anche più. Da essi il medico omeopata deve ricavare tutti i segni e i sintomi per prescrivere il rimedio più adeguato al caso.

 

Già da queste considerazioni si capisce come la cura omeopatica sia fatta su misura per il soggetto, che è unico e non può essere standardizzato.
La cura allopatica invece è
su misura per una malattia, standardizzata su più soggetti.
In omeopatia cioè la malattia è semplicemente un linguaggio del soggetto, che manifesta un benessere squilibrato. La terapia omeopatica non vuole “contrastare” la malattia, ma riequilibrare il paziente affinché siano le sue forze ad eliminare i sintomi, non i farmaci.

Il processo di guarigione completo è molto lungo, e quasi sempre occorrono settimane o mesi di somministrazione per debellare le malattie croniche.

Questo è un altro motivo per cui ottenere i risultati sperati con l’omeopatia non è cosa semplice, e richiede attenzione e impegno non solo dal medico, ma anche dal proprietario dell’animale.

 

Quando bene eseguita, la terapia omeopatica dà risultati già entro poche ore, prima sul benessere totale dell’individuo, poi sui singoli sintomi organici. Se manca l’uno o l’altro livello d’azione, la terapia non ha funzionato. E può succedere come per ogni altra terapia!

 

 

 

 


Il Manifesto dell’Omeopatia così recita:


« Non esiste la malattia
ma il Malato. Non esiste l'omeopatia ma l’Omeopata »


Si evince da ciò che l’oggetto della terapia è la singolarità dell’individuo malato, e che la sensibilità del medico è la chiave della riuscita o meno di tale impresa.

Ovviamente con la collaborazione del paziente (e del proprietario!).
E come in tutto, con la giusta dose di fortuna.

...NELLA PRATICA

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