Le rubriche di "Casa orfano"

::Riflessione sull'esistenza, o meno, di una trama nella vita. di Marco Sara


E' assolutamente infrequente l’esistenza di una trama nella realtà. Nell’arte la sua presenza sussiste, anche celata con degli artifizi, sensata per i più oppure assolutamente irrispettosa verso la loro ignavia. La considerazione circa l’irreperibilità di una storia nella realtà, in comunione con la sua bizzarra necessità, spiega molte cose.
La mente sembra assetata di senso, nelle cose del mondo, ed essa non si accerta della loro veridicità per la semplice ragione che quest’ultima è la peggiore nemica dei bisogni e delle paure. Madre dell’inquietudine, lucido orrore per i perdenti, fragorosa denuncia dei nostri limiti.
I ragionamenti dell’uomo seguono fili che si perdono nei fatti, ciò spinge verso gradi variabili di superficialità ed approssimazione, allontanando sempre di più l’uomo dal suo mistero. Il rapporto con il mistero è quasi osceno, è più coperto di tabù dell’incesto e dell’odio. Per tale ragione se ne affida l’amministrazione alle chiese ed alle ideologie frettolose. La chiesa non è e non può essere altro che il sistema previdenziale ed assicurativo di ciò che definiamo anima. Essa ci assicura verso quanto ci aspetta, in cambio chiede di esistere e fare sue le paure mediocrizzandole, spersonalizzandole, frustrando i coraggiosi di ogni tempo e luogo, svilendo il desiderio e la rabbia.
Il filosofo la definì l’oppio dei popoli, i burocrati che fecero delle sue considerazioni una pragmatica costruirono un altro oppio, meglio ancora un oppiaceo. Nuovamente il coraggio delle convinzioni individuali si trasformò nelle ragioni di accusatori ed aguzzini.
Ma oggi assistiamo al nascere di un'altra nauseante forma ideologica mercantile, ormai sfuggita ai banchieri ed imposta e goduta da tutti: la visione manageriale del mondo, la dittatura di conti che nessuno capisce. L’ottusa convinzione che tutto sia mercato accompagna ogni considerazione ed ogni sofferenza. La chiesa è perdente nella sua profondità, vincente nelle sue casse.
Ed è il mercato a farci la guerra, il suo fondamentalismo è convolato a nozze con tutti gli altri fondamentalismi e le loro più ciniche visioni del mondo.
Fa un freddo terribile e c’è chi vorrebbe aggrapparsi agli anziani, alla loro virtù di essere convinti senza essere in grado di convincere. Ma loro, i vecchi, non convengono, e pertanto non sono più rispettati. La gioia è stata sostituita dal consumo che la trattiene come un enorme e soffocante preservativo.
Il pessimismo è vietato, la morte è nascosta, il dolore fisico staccato da quello morale da fiumi di farmaci, sempre più nuovi, e paradossalmente sempre meno efficaci.
E’ incoraggiato in ogni modo un nauseante ottimismo, quell’ottimismo che ci accompagnerà verso una guerra ancora più pervasiva ed avvolgente fatta di supertecnologie e sassi arroventati.

Non abbiamo saputo fare nulla per evitarlo e non è colpa di nessuno perché, ricordate, non esiste una vera trama nella realtà!

Ho qualcosa da dire anche io su quest'argomento...mail