Principato di Masserano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Le origini di Masserano, come si usa dire in questi casi, si perdono nella notte dei tempi: zona abitata sin dal Paleolitico vede la sua storia delinearsi sui documenti a partire dal X Secolo, quando nel 951 Ottone I dona la corte di Campalona (area intorno al paese) all'Arciprete Astulfo.

Il termine Masserano compare solo nel 1141, in un documento di permuta, il diploma di Corrado III.

 

 

La derivazione del nome "Masserano"e'incerta, una delle ipotesi al riguardo dice che una famiglia patrizia latina avesse costruito qui una villa.

Il nome della famiglia era Messorio, da qui deriva Messoriano che vuoI dire terreni e case appartenenti alla famiglia Messorio. Da Messoriano derivò Messerano, nome che fu utilizzato fino a oltre la metà del 1800.  Altri sostengono invece che nel 800-900 d.C.alcune tribù di origine germanica si stanziarono nel luogo e costruirono una torre che doveva servire alla difesa degli abitanti dei piccoli villaggi, oggi scomparsi, di Muro e Campalona , sorgenti vicino all'attuale frazione di S. Giacomo. La torre venne costruita sulle alture ed attorno sorse poi un villaggio a cui venne dato il nome "Messer-hand", usando le parole della lingua longobarda (mano armata), come simboleggia anche lo stendardo.

 

 

Raggiunto il piazzale retrostante il Municipio e parcheggiata l 'auto, osserviamo la collina fiancheggiante il campo tennistico: i muri in chiara  posizione circolare sono il segno dell'antico insediamento della rocca.

Questa fu poi sostituita dal Palazzo dei Principi, la cui entrata è sul viale popolarmente chiamato della "Lea".

Il Palazzo fu costruito per volere della Marchesa Claudia di Savoia e del figlio Francesco Filiberto Ferrero Fieschi nel 1597.

Il Palazzo ha forma allungata, con pianta alquanto irregolare e differente da quella originaria. L'odierno aspetto venne determinato dagli episodi successivi alla rivolta del 1624.

In tale anno i Masseranesi, stanchi dei soprusi del Principe, insorsero ed invasero il Palazzo, semi-distruggendone il secondo piano.

 

 

Tornata la calma il principe ordinò una ricostruzione ed ampliamento che si completarono nel 1634.

Sul lato destro furono costruiti nuovi appartamenti (l'attuale caserma dei Carabinieri) e su quello sinistro l'ala di collegamento alla cappella privata del Principe

(gli attuali uffici del Comune).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Palazzo dei Principi

 

La struttura esterna della costruzione è sobria e lineare: un semplice intonaco bianco su cui spiccano due affreschi, la meridiana (recentemente restaurata) e sulla torretta centrale lo stemma di una famiglia che si imparentò con i Ferrero Fieschi. All'interno i soffitti sono a cassettoni spesso affrescati. La più interessante di tutte le sale è forse la quinta, detta dello Zodiaco o del trono. Ci si trova di fronte ad un bellissimo camino di marmo nero, fiancheggiato da due statue simili a cariatidi che sostengono una mensola, sulla quale si ergono due eleganti matrone. Sopra il camino è posta una tela raffigurante S. Giorgio e il drago.

Le scene dei nove cassettoni della sala sono a soggetto mitologico, i dipinti del soffitto sono attribuiti al Tanzio, mentre al Gianoli i fregi. Salendo un gradino si passa all'alcova, nome suggerito dagli affreschi del soffitto.

Al centro si vede Ronda, concubina di Giove, che dorme; accanto a lei Afrodite e Cupido. Le altre tavole rappresentano venere, Cupido e Marte; Venere e Cupido; Venere e Meropide in Focide e Vulcano; Diana ed Elico. Tutte di autore ignoto, come lo sono gli stucchi,

anch 'essi molto belli. Da non dimenticare la prima sala di rappresentanza, dove è custodito il restaurato altare di S.Teonesto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Palazzo dei Principi ( esterno )

 

Usciti da Palazzo imbocchiamo via Roma verso il centro del paese. fino alla gotica chiesa dell'Annunziata.

Fu eretta per volere di Innocenzo Fieschi a seguito di alcune lamentele espresse da coloro che. dovendosi recare alle funzioni serali alla chiesa di S. Teonesto. collocata al di fuori delle mura, trovavano le porte del Borgo chiuse.

Lo stile della chiesa non è ben definibile, in quanto più volte rimaneggiata: la pianta è a croce latina con numerose ed interessanti cappelle. tra le quali segnaliamo quella che custodisce una raffigurazione lignea della Madonna degli Infermi.

Nella chiesa sono anche esposte due preziose tavole, una di Raffaele Giovenone: La Madonna del Rosario del 1484 e l'ultima cena di G. Ferran.

Procedendo per via Roma. raggiungiamo l’antichissima piazza del Mercato; quando Masserano era feudo pontificio vi sorgeva l'edificio della zecca, demolito nel 1799.

 

 

Il privilegio di battere moneta era stato concesso ai Fieschi in tempi lontani da Federico I, detto Barbarossa: a quei tempi i Fieschi con i Doria, gli Spinola e i Grimaldi, erano le quattro famiglie principali di Genova. Il privilegio fu successivamente confermato anche per il feudo di Masserano, assunto da una ramo della famiglia. Il diritto fu poi protratto nel tempo, sino al passaggio, nel 1547, da Contea a Marchesato.

I rapporti tra i signori di Masserano e la popolazione furono spesso tesi i falsi della zecca, che venivano imposti e spesi nel Principato, è una delle concause della rivolta del 1624. Il principe Besso decise il trasferimento del torchio e degli attrezzi al Palazzo ed il vecchio edificio della zecca, ormai abbandonato, fu demolito. Oggi le monete coniate a Masserano sono molto ambite dai collezionisti.

 

Imbocchiamo via Beccherie, anticamente sede dei beccai o macellai e proseguiamo sino allo slargo dedicato a

E. Ferraris. Sulla casa di centro si nota un gatto scolpito che la tradizione vuole di origine celtica, molto più probabilmente è da ascrivere al periodo basso- medievale.

Svoltiamo a sinistra lungo i portici del Borgo inferiore ed  imbocchiamo la stretta stradina antistante al barocco oratorio della Sacra Famiglia: è il cosiddetto Vicolo Bobba. ciò che rimane dell'antica cerchia muraria. Alcuni passi verso sinistra e siamo in prossimità della chiesa di S.Teonesto, romanica struttura di cui abbiamo ammirato l'altare nel Palazzo dei Principi.

 

 

Chiesa di S. Teonesto

 

È questa la più antica chiesa del paese, attribuita a Tiribinto d' Arona, la cui costruzione risale probabilmente  ai secoli X-XI . La facciata a capanna è sovrastata da due contrafforti  che le conferiscono un ritmo verticale. Poche parti della costruzione sono intonacate e sulla facciata restano sbiadite tracce di affreschi, che sono stati recentemente restaurati.L' interno della chiesa purtroppo attualmente non visitabile, si sviluppa su tre navate. La preziosa Icona di legno che era attribuita  a Tiribinto

d' Arona , che era sull' altare, è oggi custodita nel Palazzo del Municipio. La chiesa fu parrocchia sino al 1507, successivamente fu occupata dai frati Minori Osservanti riformati di S. Francesco, che ampliarono la chiesa e costruirono il convento con il chiostro Sui muri del chiostro è conservata una serie di orologi solari o meridiane che, per il numero, costituiscono un reperto quasi eccezionale per il Biellese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Chiesetta di San Bernardo