Dov’è il problema?

Cosa c’è da preoccuparsi?

Sì, nulla è più come prima.

Ma in fondo che importa?

Oh certo, “non siamo abituati”, beh, poco male.

 

Quando tutto è crollato cosa ci rimane da fare?

Banale come domanda no?

 

Ci sono solo due strade percorribili.

O si ricostruisce o si muore nel crollo.

E se si ricomincia l’unico rischio è il fallimento,

e si torna al punto di partenza.

Quindi alla fine l’unico “pericolo” è la morte.

Beh, in fondo non è che non facendo nulla si possa riuscire a sfuggirle no?

 

Ma è qui il segno.

Proprio qui.

Questo è un passaggio davvero molto delicato.

Nient’altro che una dolce sfumatura di concetto.

Dov’è la differenza, da dove nasce la diversità nell’agire di fronte ad una simile scelta?

( o ad una scelta qualunque)

Eccolo il segno!

 

Può essere chiamato con vari nomi certo, ma in fondo uno vale l’altro, e a me piace “segno”.

Ma di nome in nome la sostanza dei fatti non cambia, ed il fulcro è sempre lo stesso.

 

Purtroppo lo conosco, e conosco i motivi per i quali i più lo sfuggono, ma, lo dirò all’infinito, non li accetterò mai. ( beh mi auguro di non farlo…)

 

Lo so, è facile parlare, lo so bene.

 

Però so anche un’altra cosa, non mi sono ancora arreso e non ho intenzione di farlo. ( il “mai” lo ometto per pura scaramanzia)

 

Sì, a volte sembra tutto così futile, ma a volte basta un nulla, e se dico nulla intendo davvero qualcosa di tanto effimero da risultare niente.

 

Perciò sono qui.

Se vi va guardatemi.

Io rimango comunque qui.

Non posso, o non voglio (questo è da stabilire), fare nient’altro.

Continuo ad essere me stesso, continuo a fare ciò che mi sento.

Posso pregare.

Posso regalare una preghiera oppure un sogno.

A volte capita che anche questo mi sembri inutile.

Ma io sono qui.

E so cosa c’è da fare.

 

Posso piangere o sorridere.

Sentirmi solo o nulla di tutto questo.

Ma non è mi è data scelta, e forse neanche l’avrei accettata.

Questa è la strada, un’altra sarebbe stretta.

Lo so fin troppo bene e l’ho sempre saputo.

Perché c’è una cosa che mi urla nel petto.

Perché vedo qualcosa ovunque posi lo sguardo.

Perché anche io ho paura, tremo nel buio e sento il freddo della solitudine.

 

Devo ancora chiedere scusa ad una persona per essermi lamentato un giorno.

Perché non ho alcun diritto di lamentarmi.

Ho il dovere, verso me stesso, di essere ciò che posso essere.

E non mi nascondo.

Posso nascondermi agli altri certo, ma non posso nascondermi a me stesso.

 

So perché parlo così.

So perché agisco così.

So perché provo quello che provo.

So perché vedo ciò che vedo.

So perché sono ciò che sono.

So che questo non cambierà MAI.

E so anche perché so tutte queste cose.

 

Io sono Magia.