Questa è una doppia iniziazione: per noi si tratta della prima volta che ospitiamo un grande personaggio della stagione più furiosa dell'hardcore italiano e della fama e bravura di Silvio Bernelli, bassista dei Declino e degli Indigesti, mentre per Silvio questa è la prima intervista virtuale, destinata a pubblicazione sul Web...
Siamo orgogliosi di essere stati i più veloci ad accaparrarcelo!
 
 
 

Silvio al tempo degli Indigesti


Il bassista svolge una buona dose di "lavoro oscuro" all'interno di un gruppo... Forse è per questo che ora, in rete, non si sente tanto parlare di Silvio (Declino/Indigesti), nonostante le tue doti di abilità tecnica e di inventiva... Comincia quindi col darci qualche informazione sui tuoi esordi... Come ti sei avvicinato alla musica hardcore? Facevi parte del collettivo di Torino? Hai cominciato con l'essere un punk o con l'essere un musicista?

Grazie dei complimenti, intanto.
Mi sono avvicinato all'hard core nell'81, quand'ero appena un ragazzino e il collettivo di Torino doveva ancora nascere. Avevo appena cominciato a suonare il basso, ma già allora mi vedevo come un musicista hard core, anzi un bassista hard core. Era lo strumento che avevo scelto, e credevo che l'hard core portasse con sé, tra mille altre cose, anche un nuovo modo di suonare il basso.
 

Tra le mille novità introdotte dall'hardcore, ce ne ricorderesti un paio? In che senso era diverso suonare il basso in questa musica? Penso che, almeno per quanto riguarda la scena italiana, tu abbia contribuito molto a dettare i canoni dell'innovazione di questo strumento, con pezzi come Terra Bruciata o Scelte Imposte…

Le novità dell’hard core erano soprattutto la velocità, l'impasto sonoro, l'energia con cui si suonava, soprattutto all'inizio. E poi anche molte che non avevano strettamente a vedere con la musica, come la voglia di libertà e di aggregazione consapevole.
Per quanto riguarda più precisamente il basso, ero convinto che l'hard core, con la ritmica così serrata tra batteria e chitarra, poteva darmi maggiore libertà. Molto presto avevo cominciato a sfruttare le sonorità delle corde vuote in leggera distorsione alternate con le note di una o due ottave più alte, ampliando così il fronte del suono. Presto ho usato gli accordi, tempo dopo lo slap, ma sempre ho utilizzato scale quasi jazzate. ho sempre suonato da protagonista, in questo senso. Per capirci, Dune degli Indigesti è un esempio del basso hard core di cui stò parlando.  Anche se il suono è diverso, l'approccio non è troppo lontano da quello di Mike Watt dei Minutemen, ad esempio, o Chuck Dukowski dei black flag.
 

Mi sbaglio o i Declino sono stati il primi gruppo a suonare a Torino (o forse in Italia) un punk di ispirazione americana? Cosa vi affascinava della musica e della scena hardcore? Rappresentava forse una forma di rottura ed innovazione rispetto alla musica Inglese? C'è stato un momento, secondo te, dopo il quale la carica creativa del genere è mancata?

Il primo direi di no, ma il Declino è stato certamente tra i primi gruppi europei a suonare hard core in stile USA, a porre le basi per lo stile dell'HC italiano e a incidere un disco (il 45 giri d'esordio è della primavera dell'83).  L'hard core ci piaceva perché era la cosa più nuova che ci fosse. Era davvero una faccenda rivoluzionaria e travolgente di cui nessuno sapeva ancora nulla. Era affascinante suonare hard core, forse anche magico.
Per quanto riguarda la carica creativa dell'hard core, credo che si sia esaurita intorno all'85-86, anche se qualche disco interessante è uscito anche dopo.
 

Quali erano i componenti del gruppo? Mi sembra ci siano stati un po' di avvicendamenti...
Visto che è il sogno erotico di una mia amica, vuoi ricordare che tipo era Sandr’opp?

Sì, ci sono stati molti cambi, ma le formazioni "vere" sono state solo due:
quella del 45 giri - Sandropp, voce - Max, chitarra - Orlando, batteria - Silvio, basso
e quella di "mucchio selvaggio" e dei due tour europei dell'84-85 e del disco a metà con i negazione con Mungo al posto di Max e Tax, chitarrista dei Negazione, alla batteria al posto di Orlando.
Sandropp era molto tosto e molto leale, un tipo decisamente in gamba.
 

Nei due tour europei, ci sono stati dei concerti che ricordi in modo particolare?

Ricordo in particolare l'esordio europeo al concerto del Chaos Tag a Bielefeld in Germania nell'estate dell'84. I punk del Nord Europa ci prendevano in giro perché non eravamo vestiti come loro, punk vecchio stile, insomma, ma sul palco li spazzammo via tutti, gruppi come i Disorder compresi. La stragrandissima maggioranza di loro non aveva mai visto dal vivo una band Italiana. Per loro vedere della gente "normale" suonare così cattivo e veloce fu uno shock.
Un altro concerto che ricordo con piacere è quello a copenaghen in danimarca nel gennaio '85. Uno degli ultimi della nostra storia, eravamo al top della forma.
 

Pensi che tra chi suonava hard core e i punk vecchio stampo ci fosse solo una differenza di gusti musicali e, diciamo pure, di occasioni oppure che soprattutto la provenienza sociale e culturale non fosse la stessa?

Oggi come allora penso che punk e hard core fossero due cose molto diverse, sia sul piano musicale che su quello culturale e politico.
 

I Declino sono stati anche uno dei primi gruppi straight-edge in Italia... O forse eravate gli unici in quegli anni?
Ti senti ancora legato a questa filosofia? Cosa pensi di come si è evoluto il movimento straight-edge negli anni successivi a quelli che ti hanno visto protagonista e della musica che ha preso origine dalla scena di New York '88?

Mi fa molto piacere che il Declino venga ricordato come gruppo straight edge, anche se all'epoca più o meno tutti gruppi hard core stile USA lo erano. Per quello che riguarda me, lo straight edge è una filosofia più che valida anche adesso. Delle evoluzioni di oggi, mi dispiace, ma non so niente.
 

Tax Farano ha detto che i Declino sono il solo gruppo Torinese che ha veramente amato... E anche tra i pochi ragazzi di oggi che ascoltano hardcore anni '80 siete molto apprezzati, nonostante non abbiate prodotto molti dischi... Non avete pensato di fare un ristampa della vostra discografia, come hanno fatto altri gruppi del vostro periodo?

Tax amava il declino tanto da venirci a suonare la batteria per un paio d'anni e so che ancora oggi parecchi apprezzano il nostro gruppo; credo che dipenda dal fatto che di quella stagione storica, della prima ondata dell'hard core italiano, quella dell'82-83, il declino era certamente uno dei gruppi di spicco. dischi ne avevamo fatti pochi, vero, ma avevamo suonato parecchio dal vivo per l'epoca, sia in italia, sia fuori.
Per quanto riguarda le ristampe: qualcosa in giro c'è, su compilation ecc, ma se ci fosse la possibilità di fare una ristampa ufficiale su CD, la faremmo.
 

Con l'orecchio di oggi preferisci lo split con i Negazione o il 7" "Rivolta e Negazione"?

Con l'orecchio di oggi preferisco il 45, che non si intitola "rivolta e negazione" ma "ep". Credo che all'epoca non si fosse ancora sentito un gruppo italiano suonare così veloce e preciso.
Con il cuore preferisco "mucchio selvaggio", perché la storia dei declino e dei negazione è stata una lunga storia di amicizia tra un gruppo di persone, una storia che in parecchi casi continua ancora oggi.
 

Veniamo al tuo passaggio agli Indigesti... In che anno è avvenuto? I Declino si erano sciolti o hanno continuato anche senza di te? Come si è evoluto il sound degli Indigesti dopo il tuo arrivo?

Il Declino si sciolse dopo il secondo tour europeo dei gruppi del "mucchio selvaggio" di Torino, Declino e Negazione, all'inizio dell'85.  Il Lp "eresia" uscì postumo. Iniziai subito a suonare con gli Indigesti, che si stavano riformando dopo un anno e mezzo di stop. Con loro registrai "osservati dall'inganno" e suonai fino allo scioglimento nell'autunno dell'87. Il suono degli Indigesti cambiò parecchio, un po' anche a causa del mio arrivo, perché c'era un compositore in più, e molto perché l'hard core si era evoluto durante lo stop degli indigesti e c'era bisogno di un nuovo approccio.
 

L’evoluzione di cui parli ha portato una maggiore professionalizzazione dei musicisti, un songwriting più elaborato e testi più personali; secondo me, si cercava di dare un ordine al caos iniziale... Non pensi che questo abbia in un certo senso "tradito" l'ideologia del punk e del primissimo hardcore?

Penso di no. Sul piano musicale ho sempre preferito i Bad Brains agli Agnostic Front, tanto per fare dei nomi. E non mi sembra che ci siano stati tradimenti.
 

Ormai siamo giunti alla fine… Prima di salutarci, spiegaci di che cosa ti occupi adesso. Sei rimasto nell'ambiente della musica? Segui ancora la scena punk/hardcore?

Ho fatto molte cose, quasi tutte lontane dalla musica e dell'hard core. Comunque è parecchio che faccio il copywriter, il creativo tra molte virgolette, in un'agenzia di pubblicità. Oltre a quello scrivo articoli, saggi eccetera.
 
 

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