causa delle temperature più basse; perfino all'equatore, alcune delle montagne più alte d'Africa e Sud America hanno le vette coperte di neve. La linea delle nevi perenni sulle montagne, si abbassa al crescere della latitudine e su pendii più esposti al vento e più ombreggiati.
LE ZONE TEMPERATE
I climi temperati si estendono all'incirca tra le latitudini 30° e 60° e si distinguono per avere due stagioni estreme (inverno ed estate) ben nette e due stagioni di transizione (primavera e autunno) abbastanza ben definite. Il carattere dominante del clima temperato è la grande variabilità delle correnti aeree dovuta soprattutto all'alternanza, piuttosto frequente, delle zone di alta e di bassa pressione, apportatrici le prime di periodi secchi, le seconde di periodi di maltempo. I climi temperati, a parte la suddivisione nei tre tipi climatici basati esclusivamente sul regime pluviometrico, mostrano ulteriori differenziazioni a seconda che la zona presa in esame sia a maggiore o a minore distanza da oceani, mari o da rilievi più o meno importanti. Pertanto, tenendo conto anche di questi fattori geografici, si possono distinguere le seguenti varietà del clima temperato:
clima temperato marittimo: presenta temperatura media piuttosto stabile ed escursione annue e mensili contenute, umidità alquanto elevata anche nelle ore centrali della giornata e formazioni nuvolose frequenti. Le piogge presentano il loro massimo soprattutto durante il periodo invernale. Il clima temperato marittimo può distinguersi nelle due varietà:
-mediterranea: che forma un vero e proprio clima di cui parleremo più avanti.
-oceanica: si nota in tutte le coste occidentali dei continenti alle latitudini soggette, per la maggior parte dell'anno, ai venti di ponente spesso violenti ma in prevalenza dolci e umidi, che rendono poco evidente il passaggio tra le stagioni. Il tipico clima temperato oceanico si riscontra nelle Isole Azzorre, a Madera, lungo le coste meridionali del Cile, in diverse zone della nuova Zelanda e in Tasmania.
Clima temperato sub-continentale: costituisce il clima di transizione tra il clima dolce e uniforme delle coste e il clima più marcato del vicino entroterra. Possono sicuramente classificarsi in questo clima, per esempio, la Pianura Padana (costituita dalle zone pianeggianti di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna), l'interno della Provenza, la Germania meridionale, alcune zone della Svizzera e della Gran Bretagna.
Clima temperato continentale: rappresenta il clima temperato più marcato, con la stagione invernale più lunga, la stagione estiva piuttosto calda e una riduzione delle due stagioni di transizione. Le escursioni diurne della temperatura risultano per lo più notevoli; marcata inoltre è l'escursione annuatra il mese più freddo ed il mese più caldo. I più elevati quantitativi di pioggia si registrano durante il periodo estivo, e la quantità totale delle precipitazioni diminuisce procedendo verso l'interno del continente. Sono un'eccezione le zone montuose sui versanti sopravvento, dove si ha generalmente un aumento delle precipitazioni.
Clima degli altipiani: si trova nell'America meridionale, nella Cordigliera delle Ande compresa tra le latitudini di 10° N e di 23° S. La lunga catena montuosa si eleva fino ai 7000 metri e presenta altipiani ad altitudine media di 3500 metri. Le escursioni diurne della temperatura risultano molto pronunciate; le piogge registrano valori piuttosto alti nella stagione calda, mentre prevalgono piogge di breve durata a carattere temporalesco durante la stagione fredda. Facendo un discorso in generale, si può dire che lungo i margini occidentali delle masse continentali la piovosità è essenzialmente ciclonica, anche se c'è un forte effetto orografico nelle zone montuose. Precipitazioni piuttosto intense, più di 2500 mm l'anno, si registrano su coste e versanti esposti a ovest in Scozia, Norvegia e sull'Isola Meridionale della Nuova Zelanda. La piovosità tende a diminuire procedendo all'interno, anche se l'aumento della precipitazione dovuta alle montagne può essere localmente importante. I sistemi depressionari sono frequenti e più intensi di inverno, con il risultato che in questa stagione si ha la massima piovosità in molte zone marginali occidentali temperate. La pioggia orografica, d'altra parte, tende a toccare il massimo nella tarda estate o in autunno perché i mari, più caldi in queste stagioni, aumentano il contenuto di umidità delle masse d'aria marittime dominanti. Ancora più all'interno nei continenti diventa maggiormente importante la pioggia convettiva, che si ha soprattutto d'estate (con il caldo), e, inoltre, le depressioni e le relative fasce di maltempo tendono a penetrare più facilmente all'interno dei continenti durante l'estate. La neve è comune alle latitudini temperate, anche se di solito persiste per parecchie settimane solo nelle zone interne e in quelle orientali dei continenti, dove si accumula e costituisce la maggior parte delle precipitazioni invernali.
I climi temperati, infine, si distinguono nettamente per una stagione morta che dura da uno a cinque mesi, in cui la temperatura media scende sotto la soglia dei 6°c, necessari anche per la crescita delle piante.
LE ZONE MONSONICHE
I climi monsonici comprendono le classiche terre monsoniche dell'India e, inoltre, terre monsoniche temperate e zone sub-tropicali d'Africa, Australia e Sud America. In esse prevale il clima caldo, con una media di almeno 25°c e due stagioni ben definite. Il monsone d'Asia meridionale, o monsone indiano, è il più vistoso fenomeno stagionale dei tropici e spirano da nord-est per metà anno e da sud-ovest per l'altra metà. Le vere foreste monsoniche (gli alberi più comuni sono i teak) si hanno dove la pioggia è moderatamente abbondante (tra i 1000 e i 2000 mm), mentre nel Decan occidentale (India) e nella India nord-occidentale vi sono precipitazioni annue di poco superiori ai 600 mm. Le savane africane e australiane e i llanos e i campos del Sud America sono terre tropicali, con un clima dominato da un effetto monsonico. Durante la stagione secca, masse d'aria stabile e subsidenti, sospinte dagli dagli anticicloni sub-tropicali, provocano cielo sereno con temperature massime tra i attorno ai 33°c, che a volte s'avvicinano ai 40°c immediatamente prima della piogge del monsone estivo. Altre volte il tempo può essere decisamente caliginoso sul Golfo della Guinea quando dai vicini deserti soffia un forte vento da nord-est, l'harmatan, carico di polvere. Nella stagione delle piogge, le zone monsoniche vengono investite da masse d'aria instabile provenienti dalla Zona di convergenza intertropicale (ZCIT), che è una stretta fascia che varia di ampiezza da pochi chilometri fino a circa cento chilometri, vicino all'equatore. I venti alla superficie soffiano verso la ZCIT sia da nord che da sud, cosicché in generale essa è una zona d'aria ascendente. La sua posizione varia di giorno in giorno, ma di solito è situata entro l'emisfero estivo. La temperatura viene lievemente abbassata da nubi spesse e violenti acquazzoni, ma le condizioni restano sgradevoli a causa dell'umidità. La piovosità annua, che varia da 750 a 1500 mm, diminuisce allontanandosi dall'equatore e ai margini dei deserti diventa estremamente variabile. I monsoni temperati sono estensioni dei climi monsonici classici e hanno luogo sui margini orientali delle masse continentali: nella Cina centrale, in Giappone, negli Stati Uniti sud-orientali e nella Australia orientale. A differenza della versione classica, la pioggia qui cade tutto l'anno, con un totale tra 1000 e 1200 mm, ma si nota ugualmente un deciso massimo estivo. Il tempo in queste regioni è dominato da masse d'aria tropicale marittima, che danno estati torride e umide, con occasionali cicloni tropicali, e inverni miti. Nel Nord America e in Asia irruzioni di aria polare continentale possono a volte apportare condizioni di freddo fuori stagione.
LA STEPPA
Ci sono tre tipi di steppe: le steppe dell'Eurasia e le praterie del Nord America, le praterie dellemisero sud (le pampas dell'Argentina, il veld del Sud Africa, le dune dell'Australia) e le steppe tropicali. Le prime occupano il centro delle due grandi masse continentali dell'emisfero nord. Poiché si trovano lontano dall'influenza moderatrice degli oceani, esse vanno incontro, per quanto riguarda temperatura e piovosità, ad ampie escursioni giornaliere e amplissime escursioni annue. Durante la breve, calda estate le temperature medie mensili variano tra i 17°c e 20°c. L'inverno, d'altra parte, è lungo e rigido, con temperature medie mensili ben al di sotto dello zero; e a volte si hanno tormente di neve, specie nelle praterie del Nord America. Al contrario, le praterie dell'emisfero sud, hanno in genere un clima più caldo ed uniforme: questo, perché sono più vicine all'equatore e si giovano dell'influenza mitigatrice del mare. La piovosità annua di tutte le praterie temperate è moderata: in quella nord-americana i venti occidentali apportatori di pioggia vengono bloccati dalle Montagne Rocciose, nelle pampas dalle Ande;le steppe sono al riparo grazie alla loro grande distanza dal mare. Le steppe tropicali si trovano a basse latitudini, ai margini dei torridi deserti. Esse, di solito, sono sottoposte ai venti apportatori di pioggia, e connesse perturbazioni, per un breve periodo dell'anno, il che produce climi semi-aridi piuttosto che prettamente desertici. Qui, la precipitazione annua varia da circa 300 a 700 mm, ma è strettamente imprevedibile da un anno all'altro, specialmente nelle steppe tropicali situate sul lato equatoriale dei torridi deserti. La vegetazione naturale comprende cespugli spinosi, macchia e piante grasse.
I TROPICI
I climi tropicali si trovano in una fascia tra 10° N e 10°S. La temperatura media è di 27°c, con una escursione annua inferiore a 3 gradi e diurna fra 10 e 12°c. Distribuite uniformemente in tutto l'anno, si hanno piogge intense, con totali annui di almeno 1500 mm. Situati nella zona di massima insolazione, i tropici godono di un tempo stabile e regolare. Appena il sole sorge si ha un rapido innalzamento della temperatura e la foschia mattutina svanisce rapidamente. Più tardi, si formano quasi sempre nubi cumuliformi che si trasformano in cumulonembi durante il pomeriggio con conseguenti rovesci torrenziali, spesso accompagnati da temporali, nel pomeriggio avanzato; le piogge sono in genere seguite da serate limpide. L'umidità, costantemente alta, viene attenuata sulle coste dalle brezze marine, che si instaurano con regolarità quasi cronometrica, facendosi sentire, a volte, fino a 150 chilometri all'interno. Una delle anomalie climatiche più notevoli del mondo ha luogo a ovest delle coste dell'Ecuador e del Perù, tra le longitudini 160° e 170° E. In questa zona la piovosità è inferiore a qualunque altro luogo, nei tropici: meno di 250 mm nella parte est, 750 mm nella parte ovest. Si ritiene che queste insolite condizioni siano dovute alla scissione della Zona di convergenza intertropicale in due rami stabilmente a nord e a sud dell'equatore. Il caldo e le piogge abbondanti generano la vegetazione tipica della regione, la foresta pluviale tropicale, che nella sua forma estrema è rappresentata dalle selvas del Bacino delle Amazzoni nel Sud America, soggette a selvaggi disboscamenti da parte dell'uomo che non pensa come queste grandi foreste riescono ad "aspirare" tanta dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo stesso.
LE AREE MEDITERRANEE
I climi mediterranei si trovano soprattutto ai bordi del Mar Mediterraneo, e anche in parti della California, Cile, Sud Africa e Australia sud-occidentale. Per quanto riguarda l'Italia, esso interessa le isole, la fascia tirrenica e la parte meridionale del litorale adriatico (quest'ultimo, comunque, in inverno vede anche invasioni d'aria molto fredda provenienti da nord-est). In queste zone si hanno estati calde e secche e inverni miti e piovosi e il sole splende per buona parte dell'anno. Situati tra la fascia anticiclonica sub-tropicale e le perturbazioni mobili dei venti occidentali delle medie latitudini, i climi di queste regioni vengono determinati dallo spostamento stagionale di queste zone atmosferiche, che causa aridità sub-tropicale d'estate e moderata tempestosità d'inverno. La penetrazione estesa nell'entroterra di climi mediterranei avviene solo in Europa: nell'America, sia settentrionale che meridionale, le catene montuose che corrono da nord a sud interrompono questo tipo di clima a poca distanza dalla costa. Tipiche temperature medie mensili sono di solito tra 25 e 30°c d'estate e tra 11 e 17°c d'inverno. La piovosità annua, da leggera a moderata, varia tra 400 e 800 mm ed ha luogo soprattutto d'inverno. Molto spesso il tempo è sereno e assolato; persino d'inverno sono piuttosto rari i giorni completamente privi di sole, dato che la pioggia è di breve durata. Le gelate occasionali che avvengono d'inverno sono per lo più il risultato del raffreddamento radiativo notturno, che segua l'arrivo d'aria fredda polare. Un certo numero di venti caratteristici - scirocco, mistral, o maestrale, tramontana, estesio, santa ana - sono collegati con i climi mediterranei. Lo scirocco è un vento secco e torrido, a volte carico di polvere, che ha origine nel del deserto Sahara e soffia verso nord sul Mediterraneo. Ciò facendo raccoglie molta umidità e apporta condizioni di caldo umido e afoso su Spagna e Italia. Le catene dei Pirenei, delle Alpi e dei Balcani costituiscono barriere contro la penetrazione a grande scala dell'aria polare sulle zone d'Italia a clima mediterraneo e nel bacino del Mediterraneo stesso. Tuttavia, ci sono varchi attraverso i quali l'aria si incanala, a volte con violenza, producendo venti locali come il mistral della valle del Rodano e la tramontana (ricordiamo che la tramontana è la bora che soffia sul Nord Italia e che scendendo viene chiamata con tale nome). Il mistral può soffiare di continuo per parecchi giorni e come frangivento sono stati piantati filari di cipressi. I costanti venti etesii di nord-est o nord, presenti nel Mediterraneo orientale durante l'estate, sono relativamente secchi. A volte, pero, oltre ad causare cielo coperto, in certe località (come Atene) possono sollevare soffocanti nubi di polvere. Nelle pianure costiere della California meridionale, il rovente e secco santa ana, che soffia dall'altopiano desertico dell'entroterra attraverso le gole montuose circondanti Los Angeles, prende il nome da un particolare canyon, nel quale lo si incontra spesso. Infine, le zone con clima mediterraneo sono caratterizzate dalla macchia mediterranea, un tipo di vegetazione composta da piccoli alberi sempreverdi e da cespugli.
I DESERTI
La caratteristica essenziale dei deserti è l'estrema secchezza dell'atmosfera. La quantità annua di precipitazione è inferiore a 250 mm e si registrano intere annate senza pioggia. A causa della estrema secchezza, l'aria è molto trasparente: di giorno, pertanto, tutta la radiazione solare può giungere direttamente fino agli strati bassi dell'atmosfera a contatto del suolo, mentre, durante la notte, l'irraggiamento da parte della superficie terrestre risulta così intenso da portare le temperature sino a pochi gradi al di sopra dello zero e a volte anche al di sotto (ovviamente si sta parlando dei deserti caldi). E' per questo che i deserti presentano le massime escursioni giornaliere del mondo. Infine, i deserti caldi (fig. AD), come il Kalahari e il Sahara, hanno soltanto la stagione estiva con una media delle temperature attorno ai 35-40°c,anche di più e con temperature massime che possono toccare i 57°c. I deserti freddi, come il Gobi (Mongolia) e il Gran Bacino (Nevada, USA) hanno almeno un mese con media sotto ai 6°c.
I MICROCLIMI
La microclimatologia è lo studio dettagliato, a piccola scala, delle condizioni atmosferiche nel sottile strato d'aria situato immediatamente al di sopra della superficie terrestre. L'escursione termica giornaliera vicino al suolo è molto forte. Per esempio, se una stazione meteorologica osserva un'escursione giornaliera di 10 gradi a un'altezza di 2 metri, il valore al livello del terreno potrebbe essere tre o quattro volte superiore. Di questo effetto dà una prova visibile il deterioramento di rocce ed edifici, che è diverso secondo l'altezza. Un'altra caratteristica dello strato superficiale d'aria, al di sotto dei 2 metri, sono le rapide fluttuazioni dell'umidità:questa,infatti, vicino alla superficie terrestre deriva dell'evaporazione delle precipitazioni, della sublimazione di ghiaccio e neve e della traspirazione delle piante, sicché il vapore acqueo generalmente diminuisce con lo aumentare dell'altezza. Le foreste hanno una notevole influenza moderatrice sul clima. Le chiome fronzute di una foresta alta e densa formano una superficie praticamente ininterrotta, che in larga misura assume le funzioni del terreno. Durante il giorno, la maggior parte della radiazione solare viene assorbita dalle chiome: pertanto, le temperature più alte della foresta si hanno sulla parte superiore della copertura. A causa dell'ombra proiettata dagli alberi, la temperatura diminuisce verso il basso e il suolo della foresta è generalmente più fresco del terreno aperto circostante: in una calda giornata estiva, la differenza nelle ore centrali del giorno, può essere di 5 gradi o più. Di notte la foresta è più calda del territorio circostante. L'umidità è ordinariamente più alta nella foresta, dove le correnti d'aria vengono molto ridotte: i venti, rallentati dalla copertura, vicino al suolo diventano molto leggeri. All'interno delle aree urbane le proprietà fisiche e chimiche dello strato superficiale d'aria sono state alterate e ne è risultato un tipo ben distinto di microclima. Anche parametri meteorologici, come temperatura, visibilità e vento, presentano vistose differenze tra città e campagne. Il velo d'inquinamento presente nelle aree urbane modifica il bilancio radiativo, schermando linsolazione durante il giorno e riemettendo la radiazione terrestre durante la notte. La maggioranza della città sono immerse in una massa d'aria calda che si estende fino oltre i 100 metri d'altezza, nota come isola di calore. Differenza tra temperature urbane e rurali di 6 gradi sono comuni; le massime differenze (10 gradi) si hanno di notte. Solo quando la velocità del vento supera i 25 Km/h la ventilazione diventa abbastanza forte da disperdere questo effetto di riscaldamento. La visibilità nelle città e spesso inferiore a quello delle aree rurali a causa della maggior concentrazione di particelle inquinanti in sospensione; queste aumentano la torbidità atmosferica sia per il loro diretto effetto di schermo, sia perché agiscono come nuclei di condensazione per la nebbia. A causa del maggior attrito con la superficie, la velocità del vento nelle grandi città è di circa il 25% inferiore rispetto alle aree rurali e la riduzione è particolarmente percepibile quando il vento è forte. Peraltro, la superficie diseguale delle arre costruite accresce la turbolenza e i vortici, e gli effetti d'incanalamento provocati dai grani edifici possono essere fastidiosi. Le differenze urbano-rurali in materia di precipitazioni sono più difficili da stabilire, ma sembra che l'urbanizzazione abbia aumentato la piovosità su molte grandi città. Atri tipi di microclimi possono essere riscontrati sulle rive dei laghi, come detto nel capitolo che tratta i fattori del clima: se essi non ghiacciano rendono mite il clima circostante ma se ghiacciano fanno diventare il clima del posto ancora più rigido. Un altro microclima può esserci dove una località venga riparata da un monte o da una catena montuosa: qui, soprattutto se è esposta al sole, ci possono essere differenze molto sensibili di temperatura e precipitazioni rispetto a zone vicine.
AF. Un immagine del deserto, tipico paesaggio di un clima arido caldo