L'APRIMENTO

 

Da sempre, in ogni epoca nel corso dei secoli, si sente parlare di INIZIAZIONE, come di qualcosa evanescente e al tempo stesso concreto e, INIZIATi son diventati un po' tutti: ricercatori, ciarlatani, superficiali, fino agli addetti ai lavori più segreti delle piccole e grandi imprese della vita sociale e associativa, anche se non attinente al tipo di ricerca introspettiva, come al tempo di m'esser calandrino del Mugello, tutto alla ricerca della PIETRA FILOSOFALE, su e giù per il greto di fiumi e torrenti.

Il perché di tanto affaccendarsi era tutto racchiuso nel simbolismo arcano che rendeva il fortunato possessore invisibile agli occhi di tutti e, quindi, con poteri illimitati al punto che ne scaturirono delle chiassose sceneggiate orchestrate da sfaccendati buontemponi, con grandinate di ciottoli sul malcapitato m'esser calandrino il quale, per avvalorare la convinzione dell'invisibilità acquisita, sopportava con rassegnazione compiacente la fitta sassaiola sul groppone.

Oggi, come ieri, come sempre, tutti ne parlano, ognuno dice la sua di prima mano, specie le turbe che commerciano "pratiche iniziatiche" - tu dai una cosa a me e, io do una cosa a te - bivaccando ai margini del SACRO RECINTO nel tentativo di forzare la porta che non vedono, sebbene aperta, del tutto spalancata e, di facile accesso a coloro che ritornano.

Il perché di tanta cecità è presto detto: tutti, chi più, chi meno, da duemila anni siamo impastati di cattolicesimo, ovverosia di una religione venuta fuori da un miscuglio di essenismo, ebraismo, di caldaico, di egizio che traevano dai MITI TRADIZIONALI la loro fonte di essere.

Col passare dei secoli, o meglio, col passar degli uomini di diversa levatura evolutiva, la conoscenza dei VERI SACRI è andata perduta ed i MITI, volgarizzati a misura d'uomo, son diventati dogmi per tutti: per i fedeli ed i "santi padri" della nuova chiesa.

Dato che la nuova religione si regge sin dagli inizi della sua invasione delle coscienze, sui dogmi, nessun fedele deve tentare di dipanarli, pena la caduta in peccato, oggi, e ieri, nelle grinfie dei frataccioni della "santa inquisizione", come il Divino Cagliostro, Giordano Bruno e, tutta una folla di derelitti, nessuno palesemente si è più addentrato nella investigazione die misteri dell'Ignoto, lasciando ai preti ogni arbitrio interpretativo e vivendo la propria vita nel migliore dei modi, ammantati di ipocrisia e di apparenze, affidandosi alla buona sorte del post mortem, sperando che vi sia pur qualcosa.

Il fatto poi che apparentemente per mancanza di LUCE MENTALE nessuno ritorna dall'aldilà per dirci che fine ha fatto avvalora la tesi dei preti del giudizio universale e, quella dei morituri che non salutano proprio nessuno, intenti nell'arte di tirare a campare finché si è in vita, poi DIO ci pensa, se c'è, e sarà quel che sarà.

Fatalismo dunque ad oltranza in una vita pianificata all'insegna di una resa completa e totale dello sterminato gregge belante in attesa di che cosa?

Di questo passo, ognuno vive la vita secondo i propri istinti: preti, fedeli e... infedeli e la giungla umana rintrona di lamenti e di più spari, a riprova della fede che più avanza (platealmente) come conclamata ai quattro venti.

Abituati a pensare col cervello degli altri, per veto religioso e per l'educazione che la società impone, ognuno stenta oggi a "ripensare" con il proprio cervello, fermandosi ai tabù più secolari, anche perché "immemori" della conoscenza che da millenni si tramanda a noi dallo splendore e dalle magnificenze dei templi di Ninive, di Babilonia, di Menfi, dagli Olimpici "fabulosi" insegnamenti della Grecia; dalle aquile della sapienza teocratica di Roma sacrale, il cui centro fu il tempio di Vesta, alimentato dal FUOCO SACRO che ancor oggi vivifica l'INIZIATURA di sempre, la stessa immutabile in ogni angolo dell'universo, in occulto p manifesta, secondo i tempi, le circostanze, gli APRIMENTI, per coloro che ritornano con nuova missione nel cuore e nella mente.

Da seimil'anni in qua, si è sempre parlato del CRISTO come di uno staio di essere individuale e soggettivo dell'uomo, potenzialmente di ogni uomo. Analogicamente per le sue insite qualità lo si è raffigurato col Sole, la coscienza, la SCIENZA SACRA, la luce, l'uccello per gli egizi, il pesce (l'ictus) per i primi cristiani, che sale alla superficie del mare e scende negli abissi, ovvero l'anima dell'uomo della tradizione mitica, di ogni uomo, che sale ai cieli nascosti dentro di noi e scende negli abissi ancestrali sempre dentro di noi, e, quando ha acquisito il potere di montare e di scendere come il pesce, di proiettarsi in ogni dove onnipresente, risorgendo come l'ARABA FENICE dalle proprie ceneri, allora e solo allora è fatto ad immagine e somiglianza del DIO, mentre che prima di questa conquista, è solo un uomo comune, un terrigeno addormentato e rappresentato dalla testuggine.

Così la SCIENZA del CRISTO, cioè soggettivamente dell'uomo, di ogni uomo di BUONA VOLONTA', divenne oggettivamente la religione cristiana e cattolica per una sterminata turba di popoli e razze, da imprimere sull'unico cliché rappresentato dal Nazareno immaginato morto e insanguinato, per aver un unico stampo di tutta l'umanità nel vaniloquio di uno strano spiritualismo per la morte e non per la vita, per il dopo morti e non nel mentre si è in vita.

E l'I.N.R.I. (IGNE NATURA RENOVATUR INTEGRA) incisa a lettere di FUOCO sull'ARS del templi sacri dell'URBE ETERNO, a monito e a sprone per ogni neofito aspirante alla LUCE MENTALE, divenne per tutti un indirizzo di facciata da imitare martoriando e svilendo il proprio corpo in una vita di pianti, mentre che condizione essenziale per incamminarsi sulla via iniziatica e: MENS SANA IN CORPORE SANO. Qui la differenza abissale tra SCIENZA SACRA e religione, tra INIZIAZIONE e fede.

La rappresentazione cristiana del CRISTO morto umanizzato nel Nazareno per ammazzamento reale e corporale, altro non è che la confusione del MITO personificato ed oggettivato plasticamente; il calvario, il bere il calice fino alla feccia sono altrettante tappe della lenta morte di tutti gli istinti in ogni neofito, mentre che la risurrezione dalla morte ha il significato di rimonta nel ridisporre in modo armonico le forze purificate e latenti in noi, verso la LUCE e verso la VITA, né più, né meno, stando all'analogia che è la chiave di volta di ogni mistero, come il seme del grano che marcisce, muore nelle visceri della terra, per poi riemergere in una ridente spiga baciata dal SOLE e cullata dalla brezza mattutina del miracolo nuovo...

I primi cristiani erano quali prossimi ai VERI nell'indicare nelle qualità natatorie del pesce la potestà del CRISTO: non dimentichiamo che il CRISTO è uno stato di essere, potenzialmente realizzabile in ogni uomo di BUONA VOLONTA' e kristo e il pesce erano il passo di accesso ai lavori.

Solo tre secoli dopo fu assunta la croce ed è quella di Roma sacrale: dei quattro elementi dell'universo e dell'uomo.

Le turbe di ieri di di oggi che sono le stesse, sotto altre sembianze, la intesero e la intendono come strumento di morte, per un uomo reale, nazareno per giunta, venuto a redimerle in olocausto per loro.

A noi sembra piuttosto che l'umanità è peggiorata e di grosso, oggi che la furia omicida ha travalicato ogni confine della dignità umana.

La redenzione dalla materia non avviene per interposta persona, bensì per diretta e cosciente autotrasformazione psicofisica, per chi può, per come può, per come vuole, di esistenza in esistenza, attraverso sofferenze inaudite, in una completa rigenerazione indescrivibile per chi non la prova.

E' questa un'opera titanica degna degli HEROI MITICI e di cui anche le fatiche di Ercole sono poca cosa e, ciò non per tanto, che mai viene a cimentarsi nell'impresa? Chi mai spera di vincere la prova?

Sempre una folla di entusiasti e stanchi innanzi tempo, alle prime avvisaglie di bufere in vista, rari uno più uno equilibrati e sani, senza illusioni e la gran fretta in tasca.

E son lì tutti, assiepati come mura di città che mai non crolla, ai margini del SACRO RECINTO che riappare come fata morgana di altri tempi, aspirano a che cosa, non lo sanno, con mezzi inadatti e inefficaci, trasudanti desideri di bambini per quando grandi avere più poteri.

vedono e non vedono all'ingresso, lo IEROFANTE che si apre in un sorriso, poi sentono il parlare che è tutto un canto che toglie mano mano ogni illusione di poi veder il SOLE sfolgorante.

Parla il Maestro e l'uditorio tace, ascolta decifrando come può: bando ai convenevoli Fratelli, dura è la regola, ma luminoso il divenire.

1°) Bisogna possedere coraggio senza limiti, ragione fredda e incapace di accendersi al primo bagliore di illusione;

2°) avere alto il sentimento della rettitudine e della morale e aver paura in nome della rettitudine e della morale di abusare di ciò che si tenta di rapire all'Ignoto;

3°) desiderare che la LUCE arrivi per consolare coloro a cui le imperfezioni terrestri impediscono di vedere;

4°) comprendere e far comprendere che l'uomo ha in sé il necessario per sviluppare le qualità sovrumane del suo spirito;

5°) persuadersi che le coscienze rette, desiderose del BENE, ragionevoli ed intere, senza ipocrisia e senza paura invitano il Genio più affine alla natura dell'individuo a manifestarsi;

6°) che la corrente delle opinioni e delle frasi fatte deviano e contorcono e traducono male il linguaggio che il Genio parla alla nostra coscienza e che chiudiamo gli orecchi alla verità per ascoltare la menzogna;

7°) che se il Genio si prende a duce, il serpente astrale che si affaccia in segno di lotta si domina e si diventa NUME: se invece di intendere si fraintende, cioè si sogna il vituperio, allora si cade in bocca al serpente e... felice notte.

Per uscire dal pantano delle idee innestatevi a viva forza dall'educazione profana e religiosa, per purificarvi da tutte le immagini vive e impure che voi respirate nella vita profana, per dileguare dalla vostra mente tutto il cumulo delle impressioni fumanti ancora dell'errore umano, il neofito farà infiniti sforzi e lunghissimi sacrifici.

Quando la purificazione si è ottenuta, le percezioni intellettuali arrivano. Sono bagliori indistinti: poi lampi fugaci, poi idee luminose.

Se nelle morse dei vocaboli umani il neofito sentirà suggellare i barlumi della prima luce inafferrabili, avrà perduto il tempo: concretando e proiettando con la parola la sua percezione, egli avrà tradito la natura, avrà voluto umanare ciò che è ultraumano e DIVINO e che solo ai migliori si fa sentire e, come sacrilego, perderà la ragione della LUCE.

A questo parlare solo qualcuno si stacca dalla folla che arretra sbigottita e varca la soglia del tempio che svanisce in baleno. Poi riprende il vociare del mercato come pioggia che scroscia verso sera, di una giornata che muore.

Lacedonia, 14 maggio 5991 F.N.