Libro del Cobra

 

In questo libro vengono raccolti i racconti scritti da e per il cobra.
Sprazzi di sogni e pensieri, ricordi, si sommano e si mescolano nelle pagine di questo tomo senziente, e solo chi vi leggerà con sguardo curioso e sarà scevro da idee preconcette, potrà assaporare la vera magia, di queste parole.
Parole che come cascate si sommano, si rincorrano, cadono, formando nuovi pensieri ed immagini, per snodarsi ancora....

 

Racconto del "nonno" Zifnab

Dono per il Cobra

 

 

Ecco a voi uno dei tanti racconti delle avventure vissute da Zifnab, il narratore della gilda, più comunemente chiamato "nonno" da tutti, per via del suo modo di essere, affettuoso e un po' bizzarro.
Sedetevi assieme a noi, ascoltando incantati le storie che egli racconta, esse sanno donare il sorriso e riappacificare gli animi di chi sarà ascoltare

 

ATTENTIS!!!!!!!

 

Vagavo in compagnia di quel buono a nulla di Pirite [un colossale e vecchissimo drago d'oro N.d.R.], quando sorvolammo una strana terra…

Atterrammo su una grossissima spiaggia (Zifnab gesticola come ad indicare il vasto orizzonte), ma non c’era traccia alcune del mare!!!!!!

Sconsolati e un tantino assetati, decidemmo di fare quattro passi…

…camminammo per diverse ore, ma non c’era traccia del mare! Cammina, cammina ci trovammo in una serra oscure…..ehmm…. NO!!!..quella è un’altra storia!!

Dicevo, camminammo fino a quando il sole, una grossissima palla di fuoco nel cielo pronta a colpirti quando meno te l’aspetti, ci fece arrendere.

Imprecai rumorosamente verso quel mago malvagio che si divertiva a tenere quella grossissima palla di fuoco nel cielo pronto a scagliarla verso un poveretto. Questi maghi!!!!!!

Sta di fatto che evidentemente il mago malvagio mi aveva sentito……

direttamente dalla palla di fuoco emerse un uomo vestito tutto di nero (probabilmente abbrustolito dalla sua entrata effetto), che con voce imperiosa disse: “CHI OSA PRONUNCIARE IL MIO NOME IN MANIERA COSI’ INSOLENTE?!?!”…….

“Innanzitutto non urli giovanotto!!!” gli risposi io, poi continuai “Allora ammettete di essere Voi l’artefice di quella grande magia lassù?!?!”…

“CERTO CHE SONO IO!! IO SONO…” ormai aveva confessato ed io non lo lasciai finire e dissi: “BENE!!! Allora brutto malandrino, cessate subito questa magia che qui si muore di caldo!!! GUARDATE!! Avete anche fatto evaporare il mare!!! delinquente!!” …

.. quell’uomo diventò livido in volto, evidentemente sapeva di averla combinata grossa!

“COME OSI STUPIDO VECCHIO?!!?!? TU NON SAI CON CHI STAI PARLANDO!..” subito mi accorsi della mia maleducazione, e levandomi il cappello in segno di rispetto, gli posi la mano e gli dissi: “ehmm.. scusatemi giovanotto, è vero, non ci siamo presentati! Piacere il mio nome è Zifnab!!!” (Pirite nel frattempo si era stranamente defilato).

Non feci in tempo a dargli la mano che quel mago malvagio disse: “COSA VOLETE CHE ME NE IMPORTI DI CHI SIETE?!?! PAGHERETE CARO IL PREZZO PER AVERMI INSULTATO!!!”…..

… gli risposi: “Beh, veramente non ho con me molti soldi, ma se li volete eccoli” , feci per darglieli nonostante quel birbante continuava ad urlare ed insultarmi, ma lui che evidentemente ne voleva di più urlò ancora: “MA COME OSI?!!?!? FAI LA CARITA’ A ME?!?! A RA..”

Qui fui io a perdere la pazienza! “RAGAZZO” dissi pensando che quel mago stesse dicendo il suo nome quando lo interruppi, “adesso mi sembra proprio che tu stia esagerando!!! Ma dico! Non hai rispetto per gli anziani?!?!” Per dar enfasi alla cosa gli diedi dei colpetti d’ammonizione sulla fronte con il mio bastone nodoso…

..qui accadde l’indescrivibile…

Il bastone si incenerì all’istante ed io fui investito nientepopodimenoche…. UNA PALLA DI FUOCO!!!!!

Ma dico avete capito?!?!?! Una palla di fuoco a me!! Un povero vecchietto!!!!

Mi rialzai (il volto del vecchio Zifnab diventa rosso, e lui comincia a gesticolare)

“MALEDUCATO!!!, non sapete che non si gioca con certe cose?!?! Da dove vengo io, c’è un mago malvagio che ogni volta che racconto una storia, verso la fine lancia una palla di fuoco!!!!! Non sapete quanto possa essere pericoloso?!?!? Non sarete mica Voi vero?!?!!?”

Vidi lo sconcerto negli occhi di quel povero mago, forse avevo trovato il responsabile delle palle di fuoco che ogni tanto vengono lanciate quando racconto le mie avventure ai miei nipotini, e lui adesso non sapeva cosa fare…

“MA…MA COME AVETE FATTO A …. COME MAI IL MIO FUOCO NON VI HA NEMMENO SCALFITO?!?!? IO…Io…chi siete?”

“Bene” dissi io, “ adesso almeno avete smesso di urlare!, io Ve l’ho già detto! Sono Zifnab. Capisco dalla Vostra voce che siete pentito, e quindi farete il bravo maghetto da oggi io poi?” chiesi in fine sorridendo..

Lui era veramente dispiaciuto, glielo leggevo negli occhi, io so capire certe cose.

Lui disse: “Non so chi siate, ma ci rivedremo! E la prossima volta la pagherete cara!!!”

“Sarò felice di rivederVi giovanotto, però Vi ho gia detto chi sono, io sono…” non feci in tempo a dirlo che lui cominciò a fluttuare nell’aria, in direzione della grande palla di fuoco che ancora si ostinava a tenere nel cielo.

Lo salutai (Zifnab comincia a gesticolare con la mano come per salutare qualcuno, e la sua mano comincia a diventare rossa…), poi la malvagità del mago venne fuori ancora: dal nulla comparve una grande palla di fuoco, sicuramente lanciata dal mago (dalla mano di Zifnab comincia a formarsi una palla di fuoco, e questo chiarisce cosa accadde realmente).

Evidentemente il mago non era così bravo, infatti la palla di fuoco che sicuramente lui aveva lanciato (…) lo colpì in pieno. Sentii lui urlare “NOOOOOOOOOooooooooooo” e poi sparì.

La grande palla di fuoco nel cielo rimase dov’era.

Questa storia per farvi capire che la magia è malvagia e spesso ti si può ritorcere contro!!

Ripresi il mio cammino, di Pirite non c’era traccia. Camminai ancora un pochino in quello che un tempo doveva essere stato un bellissimo mare, ora prosciugato dalla grande palla di fuoco alta nel cielo. Vidi una strana costruzione a punta e la cosa strana, accadde quando dal suo interno sentii una voce che diceva: “VIENI VECCHIO ZIFNAB, VIENI DA ANUBI..”

Felice che almeno qualcuno aveva capito come mi chiamo, ma scontento del fatto che tutti avevano il vizio di urlare, mi avviai verso l’entrata di quello strano edificio….

Ma questa è un’altra storia.

 

Zifnab     

 


 

Dono per il Cobra

Questo racconto è stato scritto da un condottiero che  non ha mai direttamente conosciuto il Cobra Argenteo, ma che ne ha saputo intravedere lo spirito e la forza, tributandogli un sincero dono, per celebrare la sua coerenza, e decisione.

 

La notte era al suo culmine, in un turbinio di venti di tempesta e nubi in grigio come fossero cumuli di cenere di case bruciate, mentre la luna scendeva verso il suo rifugio sotto al mondo. Nel salone di una fortezza, lontana dal centro del mondo quanto un dito della mano dista dal cuore, un uomo dai capelli corvini ricadenti sugli occhi sedeva su un rozzo seggio di legno, dinanzi ad un lungo tavolo rettangolare attorno al quale attendevano guerrieri, generali, e consiglieri non molto ascoltati. Il silenzio bagnava tutta la stanza, nessuno osava incrinarlo nell'attesa dell'arrivo del messaggero da oriente. Le occhiate tra gli uomini chiusi nella stanza erano gravi, preoccupate, alcune indifferenti, altre spente. L'uomo con l'oro nero fuso sul volto fissava la porta dinanzi a se' con freddezza, ma inquieto dentro di se'. Gli occhi nocciola non si scostavano dal legno dell'ingresso, e gli abiti neri non si muovevano d'una piega, nell'attesa interminabile. Ad un tratto, l'apatia del salone venne scossa dal battere sulla porta. Un cenno dell'uomo, e le ante vennero spalancate, lasciando passare il messaggero.

"Mio signore" s'inchino' quest'ultimo. "Porto notizie dall'Est."

"Lo so bene" intervenne Malek, dai capelli corvini. "Ti attendiamo da tutta la notte."

Il messaggero degluti', annuendo poi flebilmente.

"Ad oriente si vocifera che il Cobra e' morto." rivelo' il ragazzo.

Il silenzio non venne rotto neppure da uno spostamento di sedie. Ognuno immobile.

"Fuori di qui. Tutti, tranne il ragazzo. Quello che volevate sapere, voi, l'avete saputo." affermo' Malek, in tono roco. Nessuno pero' si mosse, riflettendo sull'avvenimento.

"Fuori di qui, tutti tranne il ragazzo." ripete' l'uomo, cadenzando le parole.

Ma anche questa volta nessuno si mosse, la notizia aveva sconvolto tutti, e sembrava che piu' di tutti era il condottiero stesso.

"FUORI HO DETTO!" urlo' stavolta, sguainando la spada corta e lanciandola verso la porta, facendola conficcare su un battente di legno dopo esser roteata piu' volte in aria. A quella dimostrazione di rabbia, i presenti non ebbero scrupoli ad uscire dal salone, lasciando soli il messaggero e il condottiero. Chiusero le porte dietro le loro spalle.

"Raccontami tutto. Tutto." chiese gelidamente il guerriero, sconvolto piu' di quanto s'aspettasse dalla morte di un ordine con il quale mai aveva avuto a che fare, se non per sentito dire, ma che rispecchiava cio' che lui voleva per il proprio esercito, per il proprio Fianna, per il proprio drappello.

Il messaggero passo' le ultime ore prima dell'alba a raccontare per filo e per segno le ingiustizie, i veleni, le bramosie, i tradimenti, i fatti che avevano portato il Cobra alla morte. Poi, con un sorriso, parlo' della degna uccisione che si era dato il Cobra stesso, ogni suo membro, affinche' la bandiera con il loro stemma non rimanesse in mani impure.

Malek annui'. "Ti ringrazio. Va a riposare, mangiare, quello che preferisci. Lasciami solo, ragazzo. Grazie di nuovo." lo congedo', e rimase solo nel salone della rocca.

Le tenebre sembravano essere scese nella sala, mentre il condottiero rifletteva tra se' e se'.

"E cosi' alla fine ti sei presa la tua ripicca, citta' invidiosa?" domando' all'aere. Odiava Lot, detestava quella citta' con tutto se' stesso, per il passato, per le insidie che ne aveva trovato, per il male che aveva visto serpeggiare, per i potenti che aveva visto regnare indegnamente. L'avrebbe assaltata col pieno delle forze, bruciata, rasa al suolo. Ma quella citta' aveva un cuore, un tempo. Qualcosa di puro, di fragile come un soffio di vento, e forte come una montagna. L'ordine col nome di Cobra, con la fierezza d'un nobile e la forza di un guerriero, l'animo di un poeta e la speranza d'un bambino. Qualcosa d'intoccato dall'impurita' delle umane genti viventi nella citta' che per il condottiero era maledetta.

"Ma la regina invidiosa non poteva lasciare una gemma nel suo trogolo..." sentenzio' con amarezza, stringendo con fredda rabbia l'elsa della lunga spada ancora in riposo nel proprio fodero. Non aveva mai avuto contatti diretti con l'ordine in questione, ma aveva sentito le dicerie che lo precedevano, la fama della sua signora che conosceva bene, e dei membri che mai aveva visto. Rispettava all'inverosimile quell'unica parte di citta', quella solcata dal Cobra. Ma, per invidia o ingiustizia, la citta' lo voleva morto. E a quanto il messaggero gli aveva narrato, il Cobra non s'era lasciato uccidere... aveva lasciato la sua pelle, i membri s'erano rifiutati di piegarsi ad un nuovo ingiusto signore, ed aveva bruciato la propria bandiera per non farla cadere in mani indegne e avversarie. Mai il Cobra sarebbe stato profanato da altri.

"La fine e l'inizio... cosi' si dice, pare..." affermo' in un sussurro. Ripenso' alla donna che capeggiava di diritto il Cobra, ai giorni passati al suo fianco. Non meritava tutto quello, ne' lei, ne' i suoi seguaci. Ma cosi' era andata. E il Cobra aveva morso un'ultima volta, prima di svanire nell'immensa foresta del mondo.

Sorrise amaramente, sguaino' la spada e la conficco' nel tavolo dinanzi a se'.

"Il Cobra continui a vivere nei tempi dei tempi." profetizzo', prima di ricadere nei suoi pensieri seduto sul seggio di legno.

 

Malek