Favola
(senza pretese)
C'era una volta un re che aveva tre
castelli.....
Ma no questa è un'altra storia, raccontata in un altro tempo, o
mai narrata
C'erano una volta tre valli
Tre valli stupende
Una luccicava di mille riflessi, perchè le rocce erano cristalli bellissimi dai mille riflessi colorati
La seconda era ammantata di mille colori, ed i profumi più soavi allietavano le nari di chiunque vi passasse, perchè non esisteva angolo, anfratto o roccia che non fosse ricoperto dalle più svariate specie floreali.
La terza era più piccola delle precedenti, ricoperta da un bosco rigoglioso e fresco, allietato dalle melodie più dolci che mai orecchio umano potrà udire. Lo stormire del vento fra quei rami, era dolce come in nessun altro luogo, ed il canto degli uccelli melodioso e soave, perchè vi abitava una famiglia di usignoli di una razza mai vista altrove.
Fatto strano, nessun essere umano aveva mai osato costruire nulla in queste valli. Vuoi perchè erano piccole, vuoi per la loro incredibile bellezza, nessuno ci aveva mai anche soltanto pensato.
In effetti non erano neppure mai state
acquisite da nessuno.
Erano semplicemente lì, da sempre, e da sempre la gente vi
entrava quasi in punta di piedi, quasi timorosa, reverente, per
assaporare quella bellezza, e conservarla negli occhi e nel cuore
durante le lunghe giornate di lavoro nei campi.
Un bel giorno (o un brutto girono, fate voi) mentre camminava per quei luoghi, un principe che regnava su delle terre non lontane pensò che quelle valli sarebbero state uno splendido dono per la sua promessa sposa.
Il caso volle però che anche un altro sovrano avesse pensato, proprio quella mattina, che le valli sarebbero state un magnifico dono per il suo erede, che stava per nascere.
Non si sa bene come andò, ma tutti e due erano
valenti spadaccini, e vantavano nelle loro corti fra i migliori
combattenti del reame.
Così, da un giorno all'altro, la pace che da tanti anni regnava
in quelle terre fu rotta.
Si combattè per giorni e giorni, e per molto tempo l'unica eco che si udiva correre per le tre valli fu quella del fragore delle armi, le grida di battaglia, ed i lamenti dei soldati feriti.
Alla fine, dopo tanto combattere, finalmente uno dei due eserciti scacciò l'altro dalle valli.
Quale dei due? Oh Cielo, davvero al momento non
sono certa di ricordarlo con sicurezza... ma non è poi molto
importante.
Stavo dicendo....
Uno dei due sovrani riuscì finalmente a conquistare le valli, e
non'appena l'esercito sgomberò il campo, andrò a visitare i
territori appena acquisiti.
Entrò nella prima delle tre valli, a testa
alta e con passo sicuro, ma ad un tratto, mentre camminava, si
rese conto che qualcosa non era come avrebbe dovuto.
Ci mise un po' a capirlo....
D'apprima pensò fosse per colpa della luce, ma il sole, pur non
essendo alto e brillante nel cielo, mandava luce è più nè meno
rispetto a tante altre volte che aveva fatto visita alla valle.
Poi si rese conto che la colpa era del fiume.
Già, dovete sapere che un piccolo fiume attraversava quella
valle. e le sue acque rifletevano la luce del sole e delle rocce,
creando riflessi stupendi.
Quel fiume però adesso era torbido, i suoi riflessi scuri e
tristi. Le sue acqua infatti, e le rocce circostanti, erano
impregnate del sangue dei soldati che erano morti in quella dura
battaglia.
Il sovrano sbuffò un po' seccato. Adesso non era più un regalo adatto. "Che sciocco" si disse "avrei dovuto pensarci prima"
Passò ad ispezionare la seconda valle.
Qui niente era mutato. Eppure, i mille profumi che riempivano
l'aria erano scomparsi, come per opera di un maleficio.
Proprio non sapeva capacitarsi di questo fatto,
nulla lasicava vedere le tracce del rapido passaggio dei pochi
soldati che avevano osato avventurarvisi, e nessun corpo
straziato aveva mai profanato la bellezza di quel posto.
Incuriosito e seccato da quello strano fenomeno, il monarca
iniziò a rigovagare per la vallata.
Verso sera trovò un fiore.
Non era particolarmente bello, o appariscente, ma i suoi petali ora in disordine e rovinati ispiravano una dolce commozione, il suo capo pendeva, semi reciso, da un lato. Un passo poco accorto doveva averlo pigiato contro il terreno, ed ora rimaneva così, e da quella corolla tutta rovinata, proveniva un lieve, lievissimo profumo, appena percettibile.
Si sarebbe detto che tutto il profumo della valle dipendesse da quel piccolo, insignificante fiore.
Questo dovette constatare, scontento, il vittorioso sovrano.
"Averlo saputo prima..." borbottò fra sè. E si avviò verso l'ultima valle, mentre il suo cuore si rattristava.
Ma neppure questa doveva riservargli una sorpresa migliore.
Il vento passava ancora fra gli esili rami, ma
gli ricordava una sorda nenia, un lamento continuo.
Sgomento si guardò attorno.
Nessun usignolo più cantava, nessun volatile osava posarsi su quei rami.
E gli occorese davvero poco a comprenderne il
motivo.
Riverso in terra, giaceva il più anziano degli usignoli che vi
nidificavano, l'esile corpo trapassato da una freccia scoccata
nel corso delle battaglie susseguitesi in quei luoghi.
Il sovrano oramai non pensava più al dono che
avrebbe voluto fare, il suo cuore era stretto in una morsa di
angoscia.
Più nessuno avrebbe goduto di quelle meraviglie, tante vite,
tanto impegno, erano valsi solo ad una sconfitta.
Fu strappato ai suoi pensieri da un debole
cinguettio. Si voltò, e vide che l'uccellino si muoveva
debolmente.
Lo raccolse con infinita cura, e notò che in realtà il dardo
gli aveva solo ferito l'ala.
Avrebbe ancora potuto cantare, e forse gli altri srebbero
tornati, attirati dalla sua voce soave.
Gli tornò in mente il piccolo fiore. lo avrebbe fatto curare dai migliori giardinieri, anzi, lo avrebbe curato lui in persona.
Le cure e l'amore avrebbero fatto guarire quelle innocenti vittime della guerra, e col tempo l'acqua del fiume avrebbe lavato via il sangue dalle rocce, e con esse il ricordo stesso di quella guerra, che ora gli appariva così stolta.
Si così sarebbe stato. Lui e tutti i suoi uomini si sarebbero impegnati per riportare le valli al loro antico splendore, perchè tutti potessero tornarvi a godere di tanta magnificenza.
Il buon sovrano in fondo sapeva che questo impegno gli avrebbe impedito di concentrarsi nella difesa di ciò che aveva appena conquistato, e forse anche degli antichi territori, giacchè il suo rivale, seppur vinto, non avrebbe certo rinunziato a vendicarsi dello smacco subito. Ma non gli importava, non gli importava affatto.
Saggio era quell'uomo, che aveva saputo capire ed accettare il suo errore, ed al contempo impegnarsi in una nuova battaglia, questa volta per rimediare ai suoi sbagli, e per raggiungere ciò che veramente era importante, per lui, come per ogni uomo che abbia mai avuto la fortuna, di attraversare quelle straordinarie valli.
Forse se sarete fortunati, un giorno,
passeggiando senza meta, potreste trovarne una.
Nessuno sa dove effettivamente siano, ma quando il vostro cuore
sentirà la bellezza dolce e semplice di quei luoghi
raggiungerlo, e fargli dimenticare per un attimo, la stanchezza e
gli affanni, potrete star certi di esserci riusciti.
Di aver trovato una delle tre valli che seppero insegnare la
saggezza al cuore indomito di un principe di un altro tempo,
l'amore, il riso e le dolci lacrime di commozione a mille e mille
genti, lì giunte, come voi, per caso, seguendo il filo
invisibile dei propri pensieri, di un sogno destinato a
sciogliersi ai primi raggi dell'alba.