Tutta la storia del Venezuela, da prima della sua scoperta, fino ai giorni nostri.
Gli Albori
Si suppone che l'uomo apparì nel territorio che oggi conosciamo come Venezuela, 16.000 anni fa. Questa popolazione era giunta dal Sud, dalla regione Amazzonica, dall'Ovest delle Ande e dal Nord del mare dei Caraibi.
Le dimore erano varie. I raccoglitori, cacciatori e pescatori,
che cambiavano molto spesso di dimora, abitavano in semplici baracche di paglia.
Ma si potevano trovare anche capanne di forma circolare.
La scoperta del Venezuela - 1498
Il Venezuela fu scoperto da Cristoforo Colombo nel suo terzo viaggio, il 2
agosto 1498, quando approdò alla foce del fiume Orinoco dopo aver costeggiato
l'isola di Trinidad. Era la prima volta che gli spagnoli approdavano nel continente
americano! Infatti, nel primo viaggio, erano sbarcati all'Isola di Santo Domingo
e, nel secondo, su quella di Porto Rico.
La rotta di C. Colombo.
In seguito C. Colombo proseguì il suo viaggio passando per il Golfo
di Paria e costeggiando l'Isola Margarita, dove vide le prime perle; successivamente
seguì il suo viaggio verso il Nord a la Española.
Il golfo di Paria.
La conquista
La conquista fu il periodo successivo alla scoperta e durò fino alla
metà del secolo XVII. Gli spagnoli avevano due grandi motivi per dominare
questo nuovo mondo da poco scoperto. Il primo, un motivo "nobile",
quello dell'evangelizzazione, che consisteva nella conversione degli aborigeni
al cristianesimo i quali dovevano inoltre ubbidire al Papa e ai Re di Spagna.
Il secondo motivo, un poco meno nobile, era quello di procurarsi ricchezze,
particolarmente oro e perle.
Gli indigeni offrirono molta resistenza, uno dei più intrepidi ad opporsi
ai "Conquistadores" fu Guaicaipuro, il capo (Cacique) della tribù
Caribe.
Nella loro lotta contro gli spagnoli, gli indigeni distrussero qualche borgo costruito dai conquistatori e causarono il fallimento di qualche spedizione; nonostante ciò, Guaicaipuro fu catturato da Diego di Losada, lo stesso che qualche mese più tardi, il 25 luglio 1567, decise di fondare una città, che chiamò Santiago de León de Caracas.
La colonia
A differenza di Messico o Perù, che possedevano molte ricchezze (oro
e argento), le provincie che costituivano il Venezuela non erano molto importanti
per la Spagna.
Queste cinque provincie (Cumaná, Mérida, Maracaibo, Margarita e Guayana) dipendevano prima da Santo Domingo e in seguito da Santa Fe de Bogotá, che poi ascese allo status di Vicereame. (Come Messico e Perù).

La coltivazione più importante fu il cacao. A partire dal 1620 per
i successivi due secoli, fu il prodotto d'esportazione più importante
del Venezuela. Per coltivarlo arrivarono molti emigranti dalla Spagna ed in
particolare dalle isole Canarie. Più tardi, causa necessità
di maggior personale per coltivarlo, vennero importati schiavi negri dall'Africa.
Le stesse navi che li portavano venivano caricate col cacao per esportarlo
in Messico. Questo traffico naturalmente era illegale e obbligò la
Corona a propiziare la creazione della Reale Compagnia Guipuzcoana.
Francisco de Miranda
Il movimento pre - indipendentista più importante fu quello di Francisco
de Miranda. Dopo aver partecipato all'indipendenza degli Stati Uniti e aver
partecipato alla rivoluzione francese, Miranda (L'unico americano che figura
nell'arco di trionfo di Parigi), con l'appoggio dell'Inghilterra e degli Stati
Uniti, parte da New York nel gennaio del 1806, con la nave Leander.
Lo sbarco nella costa venezuelana non fu possibile, perché le navi
spagnole, che custodivano i porti, iniziarono una battaglia navale durante
la quale Miranda perdette due delle sue navi, e dovette fuggire a Trinidad.
Con l'aiuto del governatore dell'isola, organizzò una seconda escursione
che riuscì a sbarcare il 3 agosto nella Vela di Coro. Però Miranda
non ricevette l'appoggio dei coloni, molti del quali non avevano fiducia in
lui, immaginandolo un agente inglese. Miranda abbandonò il paese e
ritornò in Inghilterra.
L'indipendenza
L'indipendenza del Venezuela inizia a Caracas il 19 aprile
1810, quando un gruppo di creoli, approfitta del regnante di Spagna, un francese,
per convocare una riunione del Consiglio Comunale e proclamare un governo
proprio, fino a che Fernando VII non avesse riassunto il trono di Spagna.
Il Capitano Generale, Vincenzo Emparán, non era d'accordo con questa
decisione. Dalla finestra del palazzo municipale domandò, quindi, alla
popolazione che si era riunita nella Piazza Maggiore (ora Piazza Bolivar)
se volesse seguire quegli ordini. La moltitudine, istigata dal Presbitero
José Cortés de Madariaga, rispose: "NO". Emparán
disse che neanche lui voleva dare ordini, rinunciò a tutto e ritornò
in Spagna con i suoi collaboratori. Era l'inizio dell'indipendenza del Venezuela.
Il 5 luglio 1811, i membri della Società Patriottica, convinsero tutti
i congressisti meno uno, a dichiarare l'indipendenza, dimenticandosi dei diritti
di Fernando VII. Questo determinò la fondazione dello Stato Venezuelano.
Il Giovedì Santo del 1812, un forte terremoto scosse il paese, uccidendo
più di 10.000 persone e causando grandi distruzioni a Caracas ed altre
città.

In questa occasione Simón Bolivar pronunziò
la sua famosa frase: "Anche se la natura si oppone, lotteremo contro
di lei e faremo che ci obbedisca". Però i realisti, e molti religiosi
che l'appoggiavano, approfittando dell'ignoranza della gente, sparsero la
voce che quello era un castigo divino.
Miranda, che intanto aveva ricevuto il grado di Generalissimo e poteri assoluti
per difendere la nuova patria, fu sconfitto e non ebbe altra scelta che arrendersi
il 25 luglio 1812. Firmò un armistizio, che non fu rispettato da Monteverde,
il quale ordinò di rinchiuderlo mentre si preparava per partire per
l'estero. Ugualmente, ordinò di uccidere a migliaia di persone aderenti
alla causa patriottica (quelli che appoggiavano l'indipendenza), includendo
donne e bambini. Miranda morì nel carcere della Carraca, in Spagna,
il 24 luglio 1816. A causa di questi fatti era deceduta prematuramente la
Prima Repubblica.
Simòn Bolivar aveva avuto l'incarico di difendere Puerto Cabello, però
fallì e dovette fuggire a Cartagena, dove scrisse il Manifesto di Cartagena,
iniziando a profilarsi come un grande statista ed anche uno stratega. Con
questo manifesto ebbe l'appoggio del Congresso della Nuova Granada e ottenne
aiuti materiali e umani per iniziare quella che si chiamò La Campagna
Ammirabile, che iniziò con l'occupazione di San Antonio del Táchira
il 1º marzo 1813 e terminò con l'entrata trionfale a Caracas il
7 agosto 1813.
Con l'entrata di Bolivar a Caracas, rimaneva istituita una nuova repubblica
che controllava tutte le provincie meno Guyana e Maracaibo. Però, la
settimana stesse nella quale arrivò, dovette partire per lottare contro
Monteverde che si era rifugiato a Puerto Cabello. A settembre i realisti ricevono
rinforzi dalla Spagna. Però gli esiti militari dei patrioti continuano
durante il 1813, costringendo Monteverde a fuggire dal paese.
Un nuovo evento fu determinante per la caduta di questa giovane repubblica,
l'ingresso in campo di un altro comandante realista spagnolo, José
Tomás Boves, che con la sua conduzione e la promessa di dare ricchezza
ai bianchi, formò un poderoso esercito di abitanti di colore delle
pianure.
Dopo varie vittorie, Boves si stava avvicinando a Caracas. Quello che seguì
fu panico. La crudeltà di Boves era leggendaria e la popolazione di
Caracas, assieme a quella che era fuggita dalle altre parti del paese, emigrò
verso oriente.
Raccontano che in questa fuga morirono più persone
che nel terremoto.
Quello che seguì fu una serie di battaglie fino al 1817 nelle quali
non v'era un chiaro vincitore, ma gli indipendentisti riuscirono a conquistare
la Guayana e Margarita, però solo il 24 giugno 1821, quando si combatte
la battaglia di Carabobo dove un esercito comandato da Simón Bolivar
vince a Miguel de La Torre, si consolida l'indipendenza del Venezuela. A Partire
da quel momento, rimanevano solamente qualche posizione isolata spagnola che
fu distrutta da Bermúdez in Cumaná (ottobre 1821), dall'ammiraglio
Padilla nella battaglia navale di Maracaibo (24 luglio 1823) e da Antonio
José Pàez, con la cattura del forte di Puerto Cabello, l'8 novembre
1823. Il Venezuela era ora un paese completamente indipendente.

Monumento commemorativo della battaglia di Carabobo.
La transizione verso la democrazia.
Con la morte di Gómez, il 17 dicembre 1935, termina una delle dittature
più ferree della storia del paese e culmina anche il periodo che abbiamo
chiamato "Caudillismo" per iniziare la transizione verso la democrazia.
Il Generale Eleazar López Contreras, Ministro della Guerra e Marina,
fu incaricato della presidenza fino alla fine del periodo di Gómez,
il 19 aprile 1936. Nelle elezioni presidenziali convocate risultò eletto
per il periodo 1936 - 1943, però egli sollecitò la modifica
della costituzione per accorciare il periodo a 5 anni, cioè fino al
1941.
Nel 1941 assunse il potere un altro Generale, Isaia Medina Angarita che propiziò
una apertura democratica, modificando la costituzione per permettere la creazione
di partiti politici considerati, fino a questo momento, "rivoluzionari"
e stabilendo il suffragio universale e diretto per i deputati, anche se non
ancora per la presidenza. Durante il periodo di governo di Medina Angariata
non vi furono arresti a politici, neanche esili o perseguitati, con tutto
ciò, Medina fu deposto il 18 ottobre 1945 per una Giunta di Governo,
presieduta da Rómulo Betancourt e con la partecipazione di diversi
ufficiali dell'esercito.
La Giunta di Governo durò 3 anni nelle sue funzioni, fino a che modificò
la costituzione e si convocò a elezioni generali dirette, risultando
eletto lo scrittore Rómulo Gallegos. Ma durò poco tempo nel
potere, già che fu diroccato pochi mesi dopo, al finale del 1948, per
una Giunta di Governo presieduta da Carlo Delgado Chalbaud che assunse la
presidenza provvisoria. Dopo due anni il presidente fu sequestrato e assassinato,
assumendo il potere Germán Suárez Flamerich. Nel 1952 si realizzarono
elezioni che vinse il candidato dell'opposizione Jóvito Villalba. Però,
si produsse un frode elettorale, e Marcos Pérez Jimenez assunse il
potere fino al 1958, quando dovette fuggire dal paese, per lo malcontento
nazionale.
La democrazia
Al fuggire dal Venezuela il 23 gennaio 1958 il dittatore Marcos Pérez Jimenez, si formò una Giunta di Governo, presieduta dal ammiraglio Wolfang Larrazabal che promise la realizzazione di elezioni libere prima di finalizzare l'anno. In queste elezioni, un sociale democratico, Rómulo Betancoourt, risultò il vincente. Il suo è stato un periodo di governo abbastanza tumultuoso per la esistenza della guerriglia di sinistra. Soffrì un attentato contro la sua vita dal quale salì solamente con qualche scottatura.
Al governo di Rómulo Betancourt seguì quello di Raul Leoni, del suo stesso partito, che istituì un Governo di "amplia base" con la partecipazione, nel suo Gabinetto, di rappresentanti dei vari partiti. Durante il suo governo ebbe inizio il processo di pacificazione che concluse il suo successore, il Democratico Cristiano Rafael Caldera.
Rafael Caldera firmò la "Legge della restituzione",
primo passo verso la nazionalizzazione dell'industria petrolifera, nella quale
si stabiliva che nel 1983, si restituivano tutte le concessioni petrolifere
che erano state concesse a le imprese petrolifere straniere. Alla fine del
suo periodo di governo, accadde un evento che avrebbe inciso profondamente
sulla società venezuelana nei prossimi anni: Nell'ottobre del 1973,
a conseguenza della "guerra dei sei giorni" fra Israele e Egitto,
i paesi arabi realizzarono un embargo petrolifero che causò l'alza
del prezzo del petrolio che passò dai 3 $ il barile a 14 $ il barile,
triplicando il presupposto della nazione da 14 a 42 mille milioni di bolivar.
Carlos Andrés Pérez (CAP) si incontrò con un problema
che pochi governanti nel mondo avevano tenuto: Che fare con tanti soldi? Ciò
che sembra incredibile è che a tutto il caudale di ingresso addizionale
che ricevette CAP per l'incremento del prezzo del petrolio, si aggiunse un
enorme indebito causato dalle grandi inversioni che avrebbero dovuto fare
di Venezuela un "grande paese". È durante questo periodo
di governo che si promulgò la "Legge che riserva allo Stato l'industria
e la commercializzazione degli idrocarburi", mediante il quale, si "nazionalizzava"
(Si dovrebbe dire statizzava") il petrolio, a partire del 1 gennaio 1976.
Nei periodi seguenti, sotto la presidenza di Luís Herrera Campins e
Jaime Lusinchi s'iniziò un forte processo inflazionare che ancor oggi
non si è fermato, s'iniziò la fuga dei capitali ed una forte
recessione economica che provocò la prima svalutazione della moneta
nazionale, il Bolivar, stabile da molti anni. Fu il chiamato "venerdì
nero" (18 febbraio 1983) che i venezuelani di questa epoca ricordano
come la fine della prosperità e l'inizio di una crisi che ancora perdura.
Al terminare del governo di Jaime Lusinchi, le riserve internazionali del
paese stavano in uno dei livelli più bassi della storia, fatto che
obbligò al prossimo presidente, Carlos Andrès Pérez a
prendere serie e forti misure, che si chiamarono "Il pacchetto di misure
economiche"
Fra queste misure vi era la eliminazione del regime di cambio differenziale
che stava vigente da 5 anni, la eliminazione delle restrizioni sulla tassa
di interessi, la eliminazione dei sussidi e il controllo dei prezzi, ugualmente
l'aumento del prezzo dei combustibili. Pochi giorni dopo, il 27 e il 28 febbraio,
si produsse un fatto che mai si era visto in Venezuela da molti anni: una
esplosione sociale di grande proporzione, durante la quale si presentarono
disturbi e saccheggi da parte di una turba che distruggeva tutto ciò
che incontrava nel suo cammino, tanto in Caracas come nelle aree vicine di
Guarenas, Guatire, La Guaira, Catia la Mar e nelle valli del Tuy. Il governo
si vide obbligato a reprimere questi disturbi mediante l'intervento dell'esercito
e sospendere le garanzie costituzionali, lasciando un numeroso saldo di morti.
È quello che si conosce come il "Caracazo".
Posteriormente vi furono vari intenti di colpi di stato: Il 4 febbraio, un
gruppo di ufficiali, intentò appoderarsi del potere. Francisco Arias
Cárdenas riuscì ad ottenere il controllo totale dello Stato
Zulia, arrestando il governatore, Oswaldo Álvarez Paz. Un altro ribelle,
Hugo Chávez Frías, che aveva l'incarico di occupare la città
capitale fu arrestato, e davanti alla cineprese della televisione del paese,
assumendo con molto valore la responsabilità del successo, dichiarò
che "per adesso" dovevano sospendere l'intento di cambiare la direzione
del paese. Qualche mese più tardi il 27 ed il 28 novembre, si produsse
un nuovo intento da altri ufficiali, Gruber Odreman e Visconti, che fallì,
dovendo fuggire al Perù.
Nel 1993, la pressione politica contro il governo seguitò aumentando
e Carlos Andrès Pèrez fu progressivamente perdendo l'appoggio
del popolo ed anche del suo partito, e nel secondo trimestre di quest'anno,
si iniziò un giudizio contro di lui per uso improprio della partita
segreta, fatto che condusse alla sua destituzione appena pochi mesi prima
che terminasse il suo mandato presidenziale.
Lo storiografo Ramón J. Velasquez fu nominato presidente interino,
fino a quando si elesse, mediante elezioni popolari, il prossimo presidente,
Rafael Caldera. Nei primi anni il suo governo fu di tendenza "populista",
ritornando a ristabilire controllo di prezzi e non aumentando il prezzo dei
combustibili, che stava arrivando a un livello tanto basso essendo quasi il
più economico del mondo, arrivandosi a vendere al prezzo di costo di
produzione aumentato da quello del trasporto, ciò vuol dire con perdita.
Nella seconda parte del suo governo, apportò un cambio radicale con
la chiamata "Agenda Venezuela".
Nel dicembre del 1988, successe un fenomeno elettorale impensabile qualche
anno prima. I due principali partiti AD e Copey non ricevettero nemmeno il
5% dei voti. Ugo Chávez, candidato del Movimento Vª Repubblica
(MVR), vinceva ampiamente le elezioni sopra l'ex governatore dello Stato Carabobo,
Enrique Salas Römer, che aveva fondato un movimento politico denominato
"Progetto Venezuela".
Al arrivare alla presidenza, Hugo Chàvez convocò A un referendum
per la modificazione della Costituzione (che risultò positivo). Posteriormente
si elesse una Assemblea Costituente per redigere la nuova Costituzione della
"Repubblica Bolivariana di Venezuela" la quale fu approvata in un
altro referendum, aprendo un nuovo capitolo nella storia di Venezuela.