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Capitolo N°12
Tratto dal libro:
"50 anni di attività
con la tecnica della
registrazione e riproduzione analogica"
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FONORIVELATORI PER RIPRODUZIONE DA DISCO |
Edgardo Magnaghi
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Sono discusse le più importanti qualità peculiari che
hanno caratterizzato la costruzione di buoni fonorivelatori inizialmente
con funzionamento piezoelettrico e successivamente con sistema magnetico
o dinamico. |
Esigenze comuni nei fonorivelatori mono e stereo |
Qualità fondamentali di un buon sistema fonorivelatore :
Forza di appoggio
Per poter avere la massima cura dei dischi e nello stesso tempo permettere
alla puntina, normalmente di zaffiro o diamante, l’ottimale pattinamento
nel solco, la forza di appoggio deve essere quanto più possibile
piccola. Tuttavia è anche indispensabile mantenere una, anche se
piccola, costante forza di appoggio. Essa deve sottostare a due fondamentali
grandezze fisiche dei fonorivelatori : nelle basse frequenze è
determinante la cosiddetta cedevolezza (costante elastica del sistema),
nelle alte frequenze invece è determinante la massa efficace del
sistema riferita alla sommità dell’elemento di lettura. Ne
consegue che non è quindi sufficiente, per poter applicare una
piccola forza di appoggio, per esempio aumentare la cedevolezza, occorre
nel medesimo tempo che venga ridotta la massa efficace della puntina.
Solo così sarà garantito un sicuro contatto tra puntina
e disco per la lettura dell’intero campo di frequenze ed è
il più importante presupposto per una lettura il più possibile
senza distorsioni. Il raggio di arrotondamento della puntina di lettura
è definito nelle norme DIN 45500 per tutti i dischi microsolco
con 15mm ±3mm per la puntina conica e 6mm/20mm per la puntina biradiale.
Risonanza del disco
Una maggiore massa efficace della puntina rivela nello schema di frequenze,
in un campo di lettura con alte frequenze, un marcato picco di frequenze
più o meno acuto. Ciò è riconducibile alla risonanza
tra la massa della puntina e l’elasticità del materiale del
disco. Questa risonanza pregiudica la qualità della riproduzione
e frequentemente suonando un disco provoca il danneggiamento irreparabile
del solco sonoro dello stesso. In un sistema fonorivelatore veramente
buono, questa frequenza di risonanza si trova al di sopra di 20 KHz.
Risonanza del fonorivelatore
Con una bassa cedevolezza del sistema (alta elasticità) e contemporaneamente
con una piccola massa del fonorivelatore e del braccio, può verificarsi
nella parte inferiore del campo di lettura (con basse frequenze), egualmente
un effetto di risonanza che penalizza le caratteristiche elettroacustiche.
Per portare questo punto di risonanza, causato per esempio dal contrappeso,
al di sotto del campo di lettura, sarebbe possibile aumentare l’intera
massa del fonorivelatore ; ma questo può essere causa di vibrazioni
verticali e/o orizzontali sul disco che si presentano in limitati valori
di circonferenza. E’ quindi da ritenersi migliore, anche se più
impegnativa, la soluzione di aumentare la cedevolezza. Tuttavia anche
qui esiste un limite importante perché la cedevolezza deve garantire
un supporto sicuro affinché la forza di appoggio della puntina
venga esercitata nella direzione longitudinale del braccio.
Tensione d’uscita
La tensione d’uscita del fonorivelatore deve essere il più
possibile alta per poter risparmiare sul costo dell’amplificatore.
Per l’accoppiamento diretto allo stadio finale di un apparecchio
radio oppure a un impianto di amplificazione è necessaria normalmente
una tensione d’uscita di circa 1 Volt.
Equalizzazione
In alcuni sistemi fonorivelatori viene data la possibilità (equalizzazione)
di compensare la correzione effettuata secondo la linea guida d’incisione/costante
di tempo standardizzata nelle norme DIN 45546 e 45547 (62), trasformate
in seguito nelle norme IEC 60098 (87), cioè il leggero aumento
dell’ampiezza delle alte frequenze con 75ms, la riduzione dell’ampiezza
delle basse frequenze con 318ms e la limitazione con 3180ms. L’equalizzazione
viene eseguita normalmente con i fonorivelatori magnetici e dinamici dove
in primo luogo è necessario lo stadio di preamplificazione. Nei
sistemi piezoelettrici è sufficiente una risposta di frequenza
più lineare che viene ottenuta con un abile utilizzo della sagomatura
e della proprietà dei materiali impiegati (accoppiamento dei trasduttori
al porta-puntina, sospensione dei trasduttori nell’alloggiamento,
riempimento con appropriata sostanza ammortizzante). La tensione che forniscono
i trasduttori piezoelettrici è generalmente così alta che
è possibile fare a meno del preamplificatore. Questo è il
motivo principale per cui tale sistema è stato il più diffuso.
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Speciali esigenze dei fonorivelatori stereo |
Conformità nella risposta di frequenza
La tensione riprodotta in tutta la gamma di frequenze deve essere uguale
in entrambi i canali. Le eventuali differenze di uniformità in
tutta la gamma di frequenze possono essere corrette, se le stesse non
superano il campo di regolazione, mediante il regolatore di bilanciamento.
Deve essere altrettanto uniforme la risposta di frequenza in entrambi
i canali per poter evidenziare le correzioni di registro, per esempio
di uno strumento musicale, o di un apparente passaggio di sorgente sonora.
Diafonia (perturbazione indotta)
Per ottenere un evidente effetto stereo si deve ottenere la separazione
dei canali secondo le stabilite esigenze di diafonia ; nelle frequenze
molto basse o molto alte può anche essere ammesso un valore superiore
di diafonia in quanto per il fenomeno della fisiologicità d’ascolto
dell’effetto stereo vengono evidenziate le medie frequenze.
Queste due prime caratteristiche sono comunemente riscontrabili nei fonorivelatori
magnetici perché più facili da realizzare rispetto quelli
piezoelettrici.
Angolo di traccia verticale
L’angolo di traccia verticale è molto importante per la lettura
di dischi stereo senza distorsioni. Secondo le specifiche raccomandazioni
(DIN 45500) deve essere di 15° ±5°.
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Fonorivelatori piezoelettrici
Fonorivelatore a cristallo
Il trasduttore piezoelettrico usato per la fabbricazione di questo fonorivelatore
è il cristallo di sale di Seignette o di Rochelle (tartrato neutro
sodico-potassico). Mediante una particolare tecnica di taglio con filo
è possibile ricavare da un blocco di cristallo un certo numero
di lastrine con spessore da 0,25 a 0,3 mm che saranno poi accoppiate dopo
averle spruzzate su entrambi i lati con una vernice conduttiva. Quindi
le due lastrine vengono incollate una sull’altra, con colla conduttiva,
inserendo una striscietta di stagnola d’argento che forma un primo
conduttore. Con una seconda striscietta di stagnola si collegano le due
superfici esterne creando così il secondo conduttore (Fig. 1-2).
Infine per ultimare l’elemento trasduttore quando è asciutto
dovrà essere protetto con una speciale vernice contro gli agenti
atmosferici quali per esempio l’umidità.
Così fabbricato il trasduttore costituisce un ottimo oscillatore
torsionale cioè se sollecitato a torsione si sviluppa tra i due
collegamenti una tensione elettrica. Due trasduttori vengono quindi forzati
in apposite sedi create in un cuscinetto posteriore stampato con uno speciale
PVC (cloruro di polivinile) elastico. Per trasmettere sollecitazioni dal
movimento del porta-puntina provvede una brida d’accoppiamento stampata
in Poliuretano. Essa è modellata in modo da separare i canali per
la riproduzione stereofonica e di trasmettere torsionalmente il movimento
lineare del porta-puntina all’appropriato trasduttore (Fig. 3).
Come già ricordato le caratteristiche della brida d’accoppiamento
e del cuscinetto posteriore determinano fondamentalmente la qualità
del fonorivelatore. La loro durezza Shore e la loro ripercussionabilità
(ritorno elastico) sono accuratamente selezionate ; anche la precisione
delle dimensioni dei componenti è eccezionalmente critica. Allo
stesso modo è molto importante la posizione del punto di accoppiamento
tra la brida e il porta-puntina. L’applicazione di un adatto criterio
di smorzamento permette di migliorare la risposta di frequenza e la diafonia.
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Fig. 1
Sezione del trasduttore piezoelettrico a cristallo
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Fig. 2
Blocco di cristallo ed elementi
del trasduttore nelle diverse fasi della
lavorazione
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Il fonorivelatore rappresentato in Fig. 4 è costruito nel modo
sopra descritto e produce una tensione che va da 1 a 3 Volt (velocità
di picco V^=14cm/s) a 1000 Hz. La risposta di frequenza, la diafonia e
la forza di appoggio necessaria (sono prescritti 2 g) possono ottimamente
sottostare a tutti i parametri delle condizioni Hi-Fi secondo le norme
DIN 45500. Un grave difetto di questo fonorivelatore però è
la insufficiente resistenza climatica. Malgrado le molteplici verniciature
protettive e il riempimento con una speciale pasta o con gomma-silicone,
in condizione di alti valori di umidità e temperatura dell’aria,
la continuità di servizio non è sufficiente. Considerando
che con temperatura superiore a 30°C si riduce molto anche il valore
della tensione d’uscita, è possibile affermare che il fonorivelatore
con sale di Seignette non è assolutamente adatto a zone tropicali. |
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Fig. 3
Premontaggio del sistema a cristalli |
Fig. 4
Fonorivelatore a cristalli con due puntine, rispettivamente per dischi
78 giri e stereo
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Fonorivelatori ceramici
In alternativa al trasduttore con sale di Seignette esiste il trasduttore
ceramico composto da un materiale policristallino, generalmente il titanato
di bario. Questo trasduttore viene prodotto mediante un processo di sinterizzazione.
Esso deve la propria piezoelettricità al trattamento cui viene
sottoposto ad una determinata temperatura con alta tensione continua eliminando
in questo modo anche la necessità dell’elettrodo centrale
e del collegamento sui due rivestimenti esterni. Conformemente alla polarità
della tensione di polarizzazione è possibile produrre trasduttori
positivi o negativi. A causa della sua conformazione questo trasduttore
agisce come oscillatore a flessione.
Come per il trasduttore a cristallo, due trasduttori vengono forzati negli
appositi alloggiamenti ricavati nel cuscinetto posteriore. I movimenti
del porta-puntina vengono trasmessi ai trasduttori mediante una brida
d’accoppiamento elastica che li collega. Questa brida è diversamente
sagomata rispetto quella del fonorivelatore a cristallo in quanto come
già detto, il trasduttore ceramico quale oscillatore a flessione,
necessita di accoppiamento rettilineo (Fig. 5-6).
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Fig. 5
Premontaggio di sistema ceramico
con l’elemento ammortizzatore
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Fig. 6
Sezione del fonorivelatore ceramico
con il porta-puntina
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La forza di appoggio necessaria è di circa 4 g e la tensione
prodotta è compresa tra 0,5 e 1 Volt. La risposta di frequenza
con alte frequenze, se confrontata con quella di analoghi fonorivelatori
a cristallo non risulta altrettanto buona.
Per attenuare la risonanza propria del trasduttore (barretta ceramica)
è necessaria una particolare misura di smorzamento. A questo scopo
si forza sulle barrette un elemento antivibrante stampato in uno speciale
PVC elastico e lo si posiziona davanti a circa un terzo della lunghezza
delle stesse barrette ceramiche. Un ulteriore miglioramento del campo
di frequenze è possibile mediante il riempimento del guscio con
pasta smorzante o con gomma-silicone fluida.
Sebbene le proprietà elettroacustiche del fonorivelatore ceramico
non siano altrettanto buone rispetto quelle del fonorivelatore a cristallo,
esso ha avuto un vasto sviluppo a scopo esportazione per la sua certificata
idoneità tropicale. La Fig. 7 mostra una cartuccia ceramica finita.
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Fig. 7
Fonorivelatore ceramico
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Fonorivelatori magnetici
I fonorivelatori magnetici si possono dividere in due categorie :
Fonorivelatori a magnete mobile e
Fonorivelatori a resistenza magnetica variabile (magnete indotto).
Entrambi i tipi sono basati su principi fondamentalmente semplici per
cui anche la costruzione risulta molto semplice come per i fonorivelatori
piezoelettrici precedentemente descritti.
Fonorivelatore a magnete mobile
Il fonorivelatore a magnete mobile è costituito da un piccolo magnete
a forma di barretta solidale all’insieme porta-puntina. Il tutto
viene supportato attraverso un appropriato materiale elastico che gli
consente un leggero movimento. Il magnete mobile viene circondato, nel
fonorivelatore stereo, dalle quattro espansioni polari delle quattro bobinette,
nel caso mono da solo due, opportunamente predisposte. Le bobinette contrapposte
sono collegate in serie (esecuzione quadripolare) e forniscono la tensione
modulata rispettivamente per il canale destro e il canale sinistro.
Fonorivelatore a resistenza magnetica variabile
Il fonorivelatore a resistenza magnetica variabile funziona con un principio
abbastanza differente dal precedente. In quest’ultimo è presente
un’ancorina mobile costruita con un materiale ferromagnetico. Necessariamente
il flusso magnetico di un magnete permanente fisso viene indotto dall’ancorina
mobile. La collocazione delle bobinette è simile al sistema magnetico
con magnete mobile (Fig. 8).
Dati tecnici
La tensione prodotta da entrambi i tipi oscilla da 10 sino a 25 mV con
una velocità di picco di V^ = 14 cm/s a 1000 Hz. La forza di appoggio
necessaria varia nell’ordine di grandezza da 0.75 a 3 g. Il semplice
concetto di costruzione permette di raggiungere eccellenti valori in risposta
di frequenza e diafonia. La risposta di frequenza è proporzionale
alla velocità per cui, come già menzionato, è possibile
correggere mediante l’equalizzazione la linea guida d’incisione.
La qualità dell’impulso sonoro di questo sistema di lettura,
per la piccola massa efficace del portapuntina, è particolarmente
buono. In conclusione il sistema magnetico viene giudicato il migliore
sistema fonorivelatore apparso sul mercato.
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Fig. 8
Schema funzionamento del fonorivelatore magnetico a resistenza variabile
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Fonorivelatore magneto-dinamico
Mentre con il sistema magnetico vengono mossi rispettivamente un magnete
oppure un’ancorina, il sistema dinamico necessita di una oppure
due (se stereo) piccole bobine mobili in un, il più intenso possibile,
campo magnetico. Mediante una brida d’accoppiamento rigida, le bobinette
vengono animate dal porta-puntina. Per creare il campo magnetico viene
utilizzato un relativamente pesante magnete permanente che ingrandisce
notevolmente la massa del fonorivelatore. Il vantaggio del sistema dinamico
è la piccola distorsione propria del trasduttore elettro-meccanico
poiché il collocamento della bobinetta nella omogeneità
del campo magnetico può positivamente influenzare il profilo della
curva di un segnale. Al contrario nel sistema magnetico può presentarsi
una distorsione nelle grandi ampliezze causata dalla poca distanza tra
le espansioni polari e l’ancorina mobile in quanto il flusso magnetico
varia proporzionalmente con il quadrato del traferro. Svantaggio del sistema
magneto-dinamico è invece la minore tensione d’uscita perché
per ottenere una massa efficace ridotta viene ridotto il numero di spire
nelle bobinette mobili. Nello stesso si deve generalmente applicare anche
uno speciale elevatore di tensione direttamente nel sistema fonorivelatore.
In un sistema fonorivelatore magneto-dinamico giapponese veniva impiegato,
come bobina, uno speciale avvolgimento a disco di nastro d’alluminio.
Questo sistema generava una tensione d’uscita di 7.5 mV (V^=14 cm/s
a 1000 Hz), in questo modo si poteva rinunciare all’elevatore di
tensione. Purtroppo però, nel medesimo sistema, la risonanza del
disco, nonostante la bobina fosse d’alluminio, era a circa 9 kHz,
cioè ancora nel campo delle frequenze sonore trasmissibili, così
che lo stesso non poteva essere classificato di grandi pretese.
Fonorivelatore a semiconduttore
Il fonorivelatore a semiconduttore è molto simile a quello piezoelettrico.
Invece del trasduttore piezoelettrico viene opportunamente utilizzato
uno speciale materiale semiconduttore la cui resistenza elettrica varia
sensibilmente con le sollecitazioni meccaniche. Questa variazione di resistenza
è in grado di trasformare, nel semiconduttore, una corrente continua
in tensione alternata. Poiché la massa da muovere è piccola,
ne risulta una buona proprietà di trasmissione. Per il principio
tipico del trasduttore, la risposta di frequenza è possibile sino
a circa 0 Hz ; ma considerando che tali basse frequenze non sono presenti
sul disco, questa caratteristica non giustifica l’alto prezzo.
Fonorivelatore capacitivo
Nel fonorivelatore capacitivo viene utilizzata la variazione di capacità
di un porta-puntina adeguatamente sagomato, verso un elettrodo esterno
fisso. Poiché la variazione di capacità risulta molto piccola,
si adopera per produrre la tensione di riproduzione il medesimo procedimento
in alta frequenza che viene applicato nei microfoni a condensatore.
Fonorivelatore foto-elettrico
Nel fonorivelatore foto-elettrico è previsto sul porta-puntina
un diaframma con due fessure entro le quali filtra la luce emessa da una
piccola lampada a incandescenza che viene captata da due fotodiodi per
un tempo determinato dalla modulazione del solco sonoro.
La qualità della riproduzione di entrambi gli ultimi sistemi descritti
è ottima a causa della piccola massa efficace della puntina che
si può ottenere. Purtroppo la loro diffusione è stata limitata
dall’elevato costo (circa 800.000 Lire nel 1970).
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LETTERATURA
[1] H. Sachse : Ferroelektrica. Editore Springer. Berlino (1956)
[2] H.J.Martin : Ferroelektrica. Società Editrice Accademica.
Lipsia (1964)
[3] F. Bertold : Moderna tecnica del disco. Editore Franzis. Monaco (1959)
[4] O. Marquardt : Fonorivelatori per riproduzione da disco (TFK-1969)
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Indice
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